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Luglio - Moked

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pagine ebraiche n. 7 | luglio 2012<br />

Una piccola bandiera tedesca<br />

cucita sulla divisa di gioco.<br />

Non è obbligatoria, ma sono<br />

tanti i giocatori di hockey su<br />

ghiaccio del campionato tedesco a<br />

portarla. Fra loro c’è anche Evan<br />

Kaufmann. Che è anche uno dei pochi<br />

atleti ebrei a rappresentare la<br />

Germania nelle grandi competizioni<br />

sportive internazionali, con una peculiarità.<br />

Evan, 27 anni, militante dei<br />

Metro Stars di Dusseldorf, è nato in<br />

Minnesota e in Germania durante il<br />

regime nazista, i suoi bisnonni morirono<br />

nello sterminio, cui sopravvisse<br />

invece fortunosamente il non-<br />

ebrei detengano troppo potere a livello internazionale<br />

o che siano (stati) corresponsabili dell'odio verso di<br />

loro, a desiderare di non dover condividere la casa<br />

o l'intero vicinato con degli ebrei, a imputare loro<br />

la meschinità di lucrare sulla propria stessa Shoah.<br />

Questa particolare dislocazione delle tendenze antisemite<br />

nella federazione tedesca dà la misura della<br />

capacità di permanenza di certe credenze e atteggiamenti<br />

sociali, in particolare dei pregiudizi e delle<br />

xenofobie. A questo punto dell'indagine ci si deve<br />

domandare: come si può spezzare questa catena dell'odio?<br />

Vi è, nelle credenze sociali, un margine di<br />

malleabilità? Per provare a dare una risposta Voigtländer<br />

e Voth focalizzano l'attenzione sulle generazioni<br />

cresciute nella Germania divisa. Il risultato<br />

afferma che l'efficacia delle politiche di denazificazione<br />

predisposte dagli Alleati varia da una zona di<br />

occupazione post 1945 all'altra. Al netto delle tendenze<br />

storiche naziste e prenaziste, le aree che furono<br />

sotto il controllo sovietico e britannico presentano<br />

un tasso di antisemitismo decisamente più basso rispetto<br />

a quelle d'influenza francese e americana.<br />

tato il paese nel baratro. Corruzione, mala gestione,<br />

immigrazione incontrollata e la voragine del<br />

debito pubblico (con conseguenti tagli a stipendi,<br />

pensioni, welfare) hanno aumentato le tensioni<br />

sociali. Addirittura alcuni temono per la tenuta<br />

democratica della Grecia, con ricordi nefasti del<br />

triennio 1946-49 e della guerra civile.<br />

Intanto i video e i racconti delle violenze nelle<br />

strade sono davanti agli occhi di tutti. Tanto quanto<br />

l’impunità degli aggressori. E qui la chiave secondo<br />

alcuni del successo di Alba Dorata: la passività<br />

se non collaborazione della polizia greca.<br />

“Almeno il 50 per cento della polizia ha votato<br />

Alba Dorata – spiega al Guardian Dimitris Trimis,<br />

presidente della Associazione dei giornalisti greci,<br />

che poi fa riferimento al caso Kasidiaris – Potrebbe<br />

anche esserci la volontà politica di arrestarlo, ma<br />

l’inerzia delle forze dell’ordine non permetterà<br />

rigurgiti neonazi, fenomeno preoccupante ma<br />

marginale. Nessuno sarebbe oggi disposto a sottoscrivere<br />

le teorie razziste, comunque non più in<br />

Germania che altrove. Consideriamo piuttosto il<br />

tedesco medio, l'opinione pubblica moderata. Essa<br />

si chiede: “I Südländer (greci, italiani, spagnoli,<br />

portoghesi) sono sfaticati, evasori, corrotti. Impro-<br />

no, che dopo la guerra emigrò negli<br />

Stati Uniti.<br />

Sono decine di migliaia gli ebrei che<br />

in tutto il mondo hanno ottenuto il<br />

passaporto tedesco in base a una legge<br />

del 1949 che riconosce a tutti coloro<br />

che furono spogliati della cittadinanza<br />

dal nazismo (e ai loro di-<br />

che questo accada”. Testimone involontario della<br />

lentezza della polizia greca è stato Gil Shefner,<br />

giornalista del Jerusalem Post. Mentre documentava<br />

lo scorso giugno una sfilata per le vie di Atene<br />

di uomini a volto coperto e spranghe in mano –<br />

una spedizione punitiva nei confronti degli immigrati<br />

– Shefner è stato aggredito e pestato dai vigilantes.<br />

Dopo venti minuti dall’aggressione sono<br />

ORIZZONTI / P11<br />

scendenti) il diritto di riceverla nuovamente<br />

con una procedura piuttosto<br />

rapida. Secondo uno studio<br />

dell’Università di Bar Ilan, Israele è<br />

il paese con il maggiore numero di<br />

cittadini tedeschi dopo la stessa Germania<br />

(circa 100 mila).<br />

“E’ quasi surreale - ha ammesso<br />

www.moked.it<br />

duttivi. Non è forse ingiusto che noi tedeschi, laboriosi<br />

e puntuali, i primi nelle esportazioni, ci accolliamo<br />

i loro buchi di bilancio?”. A parte il fatto<br />

che la Germania è “prima nelle esportazioni” finché<br />

c'è qualcuno (pigro) che importa i suoi prodotti<br />

e se li può permettere, hanno ragione. I<br />

tedeschi hanno costruito una società più ricca, più<br />

Kaufmann intervistato dal New York<br />

Times in occasione del suo debutto<br />

con la nazionale - Dal punto di vista<br />

professionale è un successo straordinario,<br />

d’altra parte è incredibile<br />

pensare a cosa mio nonno ha dovuto<br />

sopravvivere per consentirmi di<br />

essere qui oggi”. Evan ammette di<br />

L'ipotesi formulata dai due ricercatori a motivazione<br />

di questa differenza è che inglesi e russi attuarono<br />

una politica di denazificazione più giusta e trasparente,<br />

o almeno percepita tale, e dunque più efficace.<br />

Americani e francesi invece agirono in modo più<br />

grossolano e pedagogicamente errato (epurazioni,<br />

carcerazioni di massa, visite forzate ai campi di concentramento),<br />

generando un effetto che viene definito<br />

“contraccolpo”, un risentimento generalizzato che<br />

ostacolò sensibilmente l'opera di sradicamento della<br />

dottrina nazista. L'antisemitismo dei tedeschi è nell'immaginario<br />

occidentale paradigma dell'odio razziale.<br />

Nella ricerca dei due studiosi (tedeschi) esso,<br />

più che un paradigma vuole fungere da esempio per<br />

una dimostrazione più generale: le norme sociali, le<br />

credenze e i comportamenti che ne derivano si trasmettono<br />

innanzitutto dai genitori ai figli, epperò,<br />

se è vero che esiste questa catena, essa può tuttavia<br />

essere spezzata. La dimostrazione di tale possibilità<br />

chiama in causa inderogabilmente la responsabilità<br />

del potere politico.<br />

m.d.<br />

comparse le forze dell’ordine ma i responsabili si<br />

erano già dileguati. Non sono solo giornalisti a<br />

puntare il dito contro le inefficienze dell’autorità<br />

legate alla pubblica sicurezza. L’Enar (European<br />

network against racism), in un suo recente rapporto<br />

sugli episodi di discriminazione e antisemitismo<br />

in Grecia, metteva in luce le carenze della<br />

polizia sul fronte della tutela preventiva e nell’assicurare<br />

alla giustizia i colpevoli. Venivano inoltre<br />

sottolineati i diversi abusi compiuti dagli stessi<br />

agenti. Spostandosi dalla Grecia, in Ungheria diverse<br />

ong hanno lamentato l’inefficienza della polizia<br />

di fronte alle violenze dei militanti di Jobbik<br />

e delle squadre paramilitari. Lassismo simile a<br />

quello documentato dalla BBC in un servizio sulle<br />

tifoserie in Ucraina e Polonia, alla vigilia degli Europei<br />

dello scorso giugno: slogan antisemiti, saluti<br />

fascisti, croci celtiche e pestaggi negli stadi. Il tut-<br />

funzionale e anche più solidale (al suo interno) e<br />

meno individualista delle altre con cui condividono<br />

il conio. E questo anche grazie all'identità<br />

nazionale così marcata, quel Volksgefühl – sentimento<br />

di popolo – di matrice romantica. Che sia<br />

proprio questo, d'altronde, a determinare una<br />

certa dose di aggressività nella loro politica estera?<br />

Il richiamo irresistibile di Berlino<br />

Decine di migliaia di figli e nipoti di sopravvissuti in Israele e nel mondo tornano a chiedere il passaporto tedesco<br />

u Nell’immagine una cartina delle tendenze<br />

antisemita nei vari distretti tedeschi: a un blu più<br />

scuro corrisponde una maggiore diffusione del<br />

fenomeno.<br />

sentirsi sempre più legato alla Germania,<br />

dove vive con la moglie e il<br />

figlio appena nato. “Ovviamente non<br />

dimentico ciò che è successo, ma allo<br />

stesso tempo non considero responsabili<br />

i tedeschi di oggi per quello<br />

che accadde allora”.<br />

In Germania oggi vivono centomila<br />

ebrei, di cui circa cinquantamila nella<br />

capitale Berlino. Una cifra molto inferiore<br />

a quella precedente alla guerra<br />

di 550 mila, ma altissima rispetto<br />

a vent’anni fa. Tantissimi sono gli<br />

ebrei arrivati dai territori dell’Ex<br />

Unione Sovietica, ma anche gli israeliani.<br />

“Oggi la Germania per gli ebrei<br />

è il posto più sicuro al mondo - spiega<br />

Nadav Gablinger, israeliano a<br />

Berlino da undici anni al settimanale<br />

The Forward - Nessun parlamentare<br />

potrebbe dire qualcosa di antisemita<br />

e conservare il posto di lavoro”. Ma<br />

non è questa la principale ragione<br />

che spinge tanti ebrei verso la Germania.<br />

C’è la volontà di rendere<br />

omaggio ai propri cari scomparsi<br />

nella Shoah, il vantaggio di poter risiedere<br />

e lavorare ovunque in Europa.<br />

Ma c’è anche l’amore per il paese<br />

e soprattutto per Berlino, a fare da<br />

motore a questo ritorno alle origini,<br />

la sua libertà, le opportunità che offre<br />

ai giovani, le sue avanguardie artistiche.<br />

Anche se poi esiste anche il<br />

rovescio della medaglia, come spiega<br />

Edward Levy, trentenne originario<br />

di Chicago: “Talvolta non riesco a<br />

fare a meno di guardare le persone<br />

anziane e di chiedermi cosa penserebbero<br />

di me sapendo di avere di<br />

fronte un ebreo”.<br />

to di fronte al sguardo passivo degli uomini della<br />

sicurezza. “Dobbiamo manifestare non solo contro<br />

l’ascesa dell’estrema destra – spiegava un attivista<br />

greco durante un corteo antirazzista – ma anche<br />

contro chi ha permesso che il fascismo prendesse<br />

piede”. Un discorso, viste le cronache da tutta Europa,<br />

estendibile a molti paesi del vecchio continente.<br />

Perché come ha scritto Anna Foa su l’Unione<br />

Informa riguardo alle terribili frasi dell’ex capo<br />

gruppo della Lega Nord a Udine (“ha inquinato il<br />

nostro fiume sacro” riferito a una donna indiana<br />

uccisa da marito e gettata nel Po) “dell'esistenza<br />

di Dordolo e di suoi simili siamo responsabili noi,<br />

la nostra società, la nostra cultura e dobbiamo<br />

farne ammenda di fronte al genere umano”.<br />

d.r.<br />

twitter @dreichelmoked

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