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pagine ebraiche n. 7 | luglio 2012<br />
e tradurre. In questa pagina alcuni<br />
passaggi delle conclusioni tracciate<br />
dall’autore e un grafico dei flussi migratori<br />
analizzati.<br />
occidentalizzazione. Tanto più che<br />
man mano che progrediva la sua<br />
emancipazione, l'esistenza ebraica era<br />
vista dal nazionalismo arabo come<br />
un “impedimento d'essere”. “Perché<br />
non appena si prende l'abitudine di<br />
misurarsi con gli altri – scriveva Jean-Jacques<br />
Rousseau - di portarsi al<br />
di fuori di sé per attribuirsi il primo<br />
e miglior posto, è impossibile non<br />
prendere in antipatia tutto quello che<br />
ci sorpassa, tutto quello che ci ridimensiona,<br />
tutto quello che ci com-<br />
be aggiunto “un tema che, purtroppo,<br />
è rimasto privo di sviluppi in<br />
questo fascicolo, quello relativo all’immagine<br />
di sé proiettata dagli<br />
ebrei italiani nel corso di questi centocinquanta<br />
anni”: è precisamente<br />
in questa direzione di indagine, seppure<br />
in riferimento ad un arco temporale<br />
ben più limitato (1861-1918),<br />
che si colloca un’altra ricerca recente<br />
sul caleidoscopio identitario: Fare<br />
gli ebrei italiani. Autorappresentazioni<br />
di una minoranza, di Carlotta<br />
Ferrara degli Uberti.<br />
Avevo letto questo libro nello scorso<br />
febbraio e subito avevo “buttato giù”<br />
rica per i rappresentanti delle correnti antiliberali di destra<br />
e di sinistra fra la fine del secolo e l'inizio del Novecento.<br />
L'acquisizione dell'eguaglianza e dei diritti di cittadinanza,<br />
combinata con l'avanzare del processo di secolarizzazione,<br />
comportò un ripensamento del ruolo dei singoli e delle comunità<br />
ebraiche, nonché dell'ebraismo in quanto tale. Nazionalizzazione,<br />
integrazione e riflessione sull'essenza<br />
dell'identità ebraica andarono di pari passo e si influenzarono<br />
reciprocamente. Il nuovo stato, nazionale e liberale,<br />
non ammetteva l'esistenza di intermediari nel rapporto con<br />
i cittadini, ma sanciva il diritto di esercitare privatamente e<br />
pubblicamente il proprio culto, purché fosse tra quelli ufficialmente<br />
riconosciuti. L'ebraicità fu formulata sempre più<br />
spesso in termini esclusivamente religiosi e domestici - articolata<br />
attorno alla famiglia e al tempio - mentre ogni connotazione<br />
etnica o nazionale fu, con formule più o meno<br />
prime, ogni elemento che essendo<br />
qualcosa ci impedisce di essere tutto”.<br />
Sfrondare dalla storia tutto quello che<br />
non le appartiene: bisogna tenere in<br />
mente questa preoccupazione per<br />
raccontare gli ultimi ebrei in terra araba.<br />
Guardando alle persone senza un<br />
nome e ai luoghi oscuri, ai cammini<br />
dimenticati, ai sentieri laterali e trascurando<br />
la strada maestra delle evidenze:<br />
“Onorare la memoria dei senza<br />
nome è un compito più arduo che<br />
una brevissima segnalazione per la<br />
rubrica quotidiana «L’Unione informa»:<br />
il testo mi aveva colpito, anche<br />
per la strategia di studio adottata,<br />
prevalentemente in termini di storia<br />
sociale ma con una ricorrente apertura<br />
interdisciplinare. La circostanza<br />
che quella breve segnalazione non<br />
abbia avuto seguito è stata per me<br />
un fatto positivo: l’interesse era rimasto<br />
e ho avuto modo di tornarci<br />
su. Leggere di nuovo il libro non è<br />
stata una fatica. Fare gli ebrei italiani<br />
mostra una scrittura precisa, ma gradevole<br />
e intensa, ed il testo sembra<br />
costituire, oltre che il risultato di un<br />
CULTURA / ARTE / SPETTACOLO / P31<br />
onorare quella delle persone celebri.<br />
L'idea di costruzione storica si consacra<br />
a questa memoria degli anonimi”,<br />
annotava Walter Benjamin nel<br />
1940 in una delle sue ultime lettere.<br />
Tutta la scrittura della Storia che ambisce<br />
a dare vita ai senza voce è una<br />
scrittura di sé, così come la componente<br />
di sé indicibile e senza voce<br />
che mette in luce l'investigazione dei<br />
mondi scomparsi. Ma il creatore non<br />
ha da essere trasparente, né rispetto<br />
agli altri né ai propri occhi. Come ne-<br />
documentato lavoro, anche un momento<br />
di un percorso personale denso<br />
di significato.<br />
anacronistiche, relegata nel passato. Mentre i singoli individui<br />
lottarono, ognuno a suo modo, per inserirsi a pieno<br />
titolo nella società, restavano però numerosi problemi per<br />
gli enti comunitari e per la definizione di un'identità<br />
ebraica collettiva. Le comunità e il rabbinato dovettero fronteggiare<br />
una drastica diminuzione del loro potere di controllo<br />
sulle vite dei correligionari, e allo stesso tempo<br />
un'inalterata (o forse accresciuta responsabilità nel rappresentare<br />
il volto pubblico della minoranza di fronte alla società.<br />
Occorrevano anche nuovi termini per designare quei<br />
legami che potevano/dovevano unire gli ebrei fra di loro al<br />
di là della fede, sempre difesa ma non sufficiente a spiegare<br />
la solidarietà intraebraica o la necessità dell'endogamia per<br />
la sopravvivenza degli ebrei. Si fece ricorso, in genere, a<br />
“stirpe” e “razza”. Quest'ultimo termine aveva il vantag-<br />
/ segue a P33<br />
www.moked.it<br />
gare la propria impronta della comune<br />
umanità sarebbe equivalente a ridurre<br />
il proprio racconto alla propria<br />
identità. Non si tratta quindi né di<br />
piagnucolare, né di maledire, né di<br />
ritrovarsi nella nostalgia di una mitologica<br />
intesa cordiale. Ma solamente<br />
di comprendere. E di intendere<br />
queste violenze che ci hanno negato<br />
per quello che davvero furono. E, seminando<br />
parole sugli esili temuti, dominare<br />
quello che un tempo ci aveva<br />
schiacciati.<br />
Il territorio dell’analisi è costituito<br />
da “una lettura sistematica delle principali<br />
testate ebraico-italiane degli<br />
anni 1853-1920 (…) integrata e rafforzata<br />
attraverso l’analisi di molti<br />
materiali diversi, fra cui sermoni rabbinici,<br />
catechismi, memorie, pamphlet<br />
di vario tipo – medico, giuridico,<br />
politico, religioso”. Le fonti sono<br />
dunque composite, ed integrano<br />
il materiale desumibile dalle testate<br />
giornalistiche cui faceva riferimento<br />
Toscano, con racconti, novelle edificanti,<br />
controversie giuridiche e dottrinale,<br />
polemiche fra intellettuali,<br />
rabbini e dirigenti di Comunità. La<br />
strategia di studio, in queste condizioni,<br />
non punta a ricostruire con<br />
precisione di date e di protagonisti<br />
specifici eventi, quanto illustrare e<br />
decifrare una atmosfera culturale in<br />
movimento, cogliere nel suo farsi incerto,<br />
aperto e polifonico una Stimmung<br />
multidimensionale in cui si va<br />
tentando e realizzando il difficile<br />
processo di formazione e di inserimento<br />
degli ebrei-cittadini nel contesto<br />
del nuovo Stato unitario e delle<br />
nuove condizioni di parità istituzionale.<br />
Il libro, insomma, utilizza la<br />
stampa e le altre forme di fonti scritte<br />
“come se fosse un grande e poliedrico<br />
ipertesto, ricco di rimandi<br />
interni; come una rappresentazione<br />
***<br />
Aveva appoggiato la sua fronte sul<br />
gelido riquadro del vetro. Il giorno<br />
si levava, bagnato, grigio, sporco.<br />
Era settembre, a Parigi, all'incrocio<br />
delle vie Louis-Bonnet e de la Présentation.<br />
A Belleville. Il dolore<br />
prendeva il sopravvento. Le tornavano<br />
in mente tutte le sofferenze del<br />
mondo, le perdite e le assenze divenute<br />
sparizioni. I mandorli di Tlemcen,<br />
il mare guardato dalle colline<br />
più alte, le albe leggere in primavera,<br />
gli alberi di albicocche nel<br />
giardino di famiglia, la tomba di suo<br />
padre. Tutto.<br />
Il mondo inghiottiva in un soffio la<br />
sporcizia della terra e lasciava emergere<br />
queste sublimi delizie sospese<br />
nel tempo, l'alba d'estate al suo villaggio,<br />
il crepuscolo a Ennaya, e<br />
tutti i volti, gli scomparsi, gli inghiottiti<br />
del mondo, coloro di cui<br />
nessun Memoriale mai porterà il<br />
nome. La fronte premuta al riquadro<br />
del vetro, lasciava il dolore sciogliersi<br />
in lei. Aveva 36 anni. Era<br />
mia madre. E' da quella mattina in<br />
cui ho letto sul suo viso l'amarezza<br />
dell'esilio che è cominciata la mia<br />
vita adulta.<br />
A quella assente, in Francia, a<br />
quella svanita in Marocco, alle mie<br />
madri, è dedicato questo libro.<br />
(da Juifs en Pays Arabes – Le grand déracinement<br />
1850-1975 – Tallandier)<br />
versione italiana di Ada Treves<br />
corale dell’evoluzione dell’autocoscienza<br />
ebraica fra l’Unità e la fine<br />
della prima guerra mondiale». Raggiunta<br />
e consolidata l’emancipazione,<br />
il libro mostra l’intreccio tutt’altro<br />
che univoco dei diversi piani di autorappresentazione<br />
possibili e praticati<br />
dalla minoranza ebraica tra gli<br />
ultimi decenni del XIX secolo ed i<br />
primi del XX. L’auto-narrazione, costretta<br />
tra polarità opposte – italiano<br />
ed ebreo, o piuttosto “israelita”; laico<br />
e religioso; pubblico e privato; religione<br />
e nazione; nazionalista e sionista;<br />
integrato e separato – si sviluppa<br />
in una ricerca faticosa e internamente<br />
divergente. Il volume restituisce<br />
con grande vivacità un dibattito<br />
intensissimo su temi cruciali e<br />
straordinariamente attuali, quelli stessi<br />
che costituiscono oggi - di nuovo<br />
o ancora – l’inevitabile territorio di<br />
discussione circa l’identità ebraica:<br />
l’osservanza religiosa, la presunta “rigidità”<br />
dei rabbini, i matrimoni misti,<br />
il ruolo della donna, la riforma del<br />
culto, l’assimilazione, Israele, per citarne<br />
solo alcuni. Su tutti questi temi<br />
il libro mostra un “groviglio inestricabile<br />
di riferimenti suggestivi, semanticamente<br />
ambigui – quando<br />
non platealmente contraddittori –<br />
ma di straordinaria efficacia retorica”,<br />
gio di essere di uso comune (già nella / segue a P33