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Luglio - Moked

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pagine ebraiche n. 7 | luglio 2012<br />

ú– YIBANEH!<br />

Trieste, la sinagoga compie cent’anni<br />

ú–– Adachiara<br />

Zevi<br />

architetto<br />

Inaugurata nel 1912, la sinagoga<br />

di Trieste compie 100 anni. Nel<br />

1903, quando è bandito il concorso,<br />

esistono in città tre “scole”,<br />

mimetizzate in edifici esistenti: Scola<br />

Piccola, per gli ebrei askenaziti, Scola<br />

Grande, di rito sefardita e askenazita,<br />

Scola Vivante, di rito sefardita. Grazie<br />

allo status di porto franco dichiarato<br />

dagli Asburgo nel 1719, all’Editto<br />

di Tolleranza del 1781 e, quattro<br />

anni dopo, all’apertura del ghetto,<br />

ebrei da tutta Europa convergono<br />

su Trieste per esercitare le loro attività<br />

professionali, commerciali, finanziarie,<br />

assicurative, oltre che intellettuali.<br />

Si aggiungono presto gli<br />

ebrei di Corfù che, grazie a un dialetto<br />

che mescola pugliese-veneto a<br />

greco ed ebraico, arricchiscono la liturgia<br />

ebraico-triestina. Nessuna ‘scola’<br />

è sopravvissuta: l’àron di Scola<br />

Vivante è ad Abbazia, quello di Scola<br />

Grande a Fiume, quello di Scola Piccola<br />

a Tel Aviv. L’idea di una unica<br />

grande sinagoga risale al 1870 ma il<br />

progetto dell’ingegner Geiringer è<br />

accantonato fino al concorso del<br />

1903.<br />

Al bando sono allegati: la planimetria<br />

del luogo - il Borgo Franceschino<br />

- schizzi e sezioni degli edifici<br />

circostanti, indicazioni tecniche relative<br />

al sottosuolo, alle uscite di sicurezza,<br />

alla resistenza alle intemperie<br />

e al tempo. Si pensa insomma<br />

a un edificio monumentale, sicuro<br />

ed eterno. Massima libertà è lasciata<br />

ai partecipanti circa le scelte stilistiche<br />

e formali. 42 i concorrenti, da<br />

tutto l’Impero, le cui proposte, divise<br />

per stile - gotico, secessionista, orientale<br />

- sono oggi di ardua consultazione<br />

causa la disseminazione e spesso<br />

dispersione degli originali. Nonostante<br />

le 42 sedute, la giuria, composta<br />

da esponenti della Comunità<br />

ebraica triestina e dal direttore della<br />

Regia Accademia e Istituto di Belle<br />

Arti di Venezia, non è in grado di<br />

indicare un unico vincitore: come<br />

per tutti i grandi concorsi, i progetti<br />

sono esposti nel 1904 in una mostra<br />

al Ridotto del Politeama. Sorprendente<br />

la motivazione della fumata<br />

nera: l’inadeguatezza delle proposte<br />

alle aspirazioni moderne della Comunità.<br />

“Che cosa c’entra il medioevo<br />

col romanico e col gotico nella<br />

religione ebraica? Come col bizantino<br />

e col moresco? Se gli artisti<br />

avessero pensato alla meravigliosa<br />

capacità d’adattamento degli Israeliti<br />

e al loro grande amore per il moderno,<br />

non si sarebbero umiliati nel-<br />

l’imitazione, ma avrebbero acceso la<br />

loro fantasia alla creazione del novo…!”.<br />

Una comunità aperta, variegata<br />

e cosmopolita esige dunque un<br />

edificio linguisticamente innovativo,<br />

moderno e al passo con i tempi. Fallito<br />

l’incarico ai due architetti ungheresi<br />

favoriti dalla giuria, non resta<br />

che l’opzione per un architetto triestino.<br />

Quasi inevitabile che la scelta<br />

cada sullo studio Berlam, fondato da<br />

Giovanni Andrea nel 1847 e portato<br />

avanti dal figlio Ruggero e dal nipote<br />

Arduino fino al 1936: una vera dinastia,<br />

con all’attivo importanti in-<br />

ARCHITETTURA<br />

u La sinagoga di Trieste festeggia i suoi<br />

cent’anni il primo luglio. A realizzarla,<br />

dopo un concorso che aveva raccolto ben<br />

42 progetti senza che nessuno riuscisse a soddisfare la giuria, fu lo studio<br />

Berlam. Il risultato è un edificio monumentale e al tempo stesso austero, Le<br />

belle immagini che illustrano questa pagina sono tratte dalla pubblicazione di<br />

Aulo Guagnini La sinagoga di Trieste - Architettura, cantiere, protagonisti<br />

edita dal Rotary club Trieste.<br />

carichi professionali e ottimi agganci<br />

istituzionali.<br />

Realizzata nel tempo record di quattro<br />

anni, la sinagoga di Berlam spicca<br />

nettamente su altri esempi coevi: è<br />

monumentale – l’altezza della cupola<br />

raggiunge i 30 metri e la dimensione<br />

è calcolata per mille persone – ma<br />

allo stesso tempo austera; denuncia<br />

all’esterno l’articolazione degli spazi<br />

interni; predilige volumi squadrati,<br />

seppur fortemente rastremati; adotta<br />

una decorazione ricca e preziosa ma<br />

non ostentata, a intaglio più che a<br />

rilievo; è rivoluzionaria infine sul pia-<br />

Particolari degli esterni. Foto Alida Cartagine - da Aulo Guagnini “La Sinagoga di Trieste. Architettura, cantiere, protagonisti” - Rotary Trieste<br />

Foto: Marino Ierman - da Aulo Guagnini “La Sinagoga di Trieste. Architettura, cantiere, protagonisti” - Rotary Trieste<br />

www.moked.it<br />

Foto: Marino Ierman - da Aulo Guagnini “La Sinagoga di Trieste. Architettura, cantiere, protagonisti” - Rotary Trieste<br />

Archivio Storico della Comunità Ebraica<br />

da Aulo Guagnini “La Sinagoga di Trieste. Architettura,<br />

cantiere, protagonisti” - Rotary Trieste<br />

no tecnico e strutturale. Tre i corpi<br />

principali: l’avancorpo loggiato su<br />

piazza Giotti, con il grande rosone<br />

in pietra a forma di Stella di Davide<br />

- originalmente collocato sul fianco<br />

- che ospita l’Oratorio; il vano centrale,<br />

un possente cubo sovrastato<br />

dalla cupola, che si protende, all’estremo<br />

opposto dell’ingresso, nella<br />

zona absidale composta da un semicilindro<br />

che ospita l’Aron haKodesh,<br />

e da due parallelepipedi, coperti<br />

rispettivamente da una semicupola<br />

e da due cupolini; la torre a<br />

base rettangolare, infine, che sor-<br />

Fototeca dei CMSA - da Aulo Guagnini “La Sinagoga di Trieste. Architettura, cantiere, protagonisti” - Rotary Trieste<br />

Fototeca dei CMSA - da Aulo Guagnini “La Sinagoga di Trieste. Architettura, cantiere, protagonisti” - Rotary Trieste<br />

/ P15<br />

monta l’ingresso principale su via<br />

Donizetti ma è invisibile all’interno.<br />

A dispetto degli anatemi contro i<br />

partecipanti al concorso del 1903,<br />

tacciati di ricorrere a “stili fortemente<br />

e inscindibilmente legati a edifici cristiani”,<br />

la sinagoga di Berlam è, a<br />

detta di Aulo Guagnini, autore di un<br />

dotto studio pubblicato dal Rotary<br />

di Trieste, un raro esempio di adattamento<br />

al culto ebraico di un impianto<br />

basilicale.<br />

E’ ancora lui a riferirci le scelte degli<br />

architetti: “Si ricorse allo stile della<br />

Siria Centrale del IV secolo dell’era<br />

volgare, singolare fenomeno di ripullulamento<br />

delle antichissime forme<br />

assire di mezzo ai ruderi dell’arte<br />

romana…Il nostro è dunque uno stile<br />

fortemente influenzato dalle preesistenti<br />

forme d’una remota civiltà e<br />

dalle condizioni peculiari al suo paese<br />

d’origine”.<br />

Architettura siriana tardo-antica,<br />

dunque, la cui influenza sull’arte medioevale<br />

europea è sostenuta con<br />

convinzione dallo storico dell’arte<br />

Josef Strzygowski, ben noto ai Berlam,<br />

ma anche struttura romana nelle<br />

quattro grandi volte a botte su cui<br />

s’innesta la cupola culminante in<br />

un’apertura circolare.<br />

Nel rispetto delle tre prerogative di<br />

ogni sinagoga: l’Aron haKodesh,<br />

orientato a est, decisamente ridondante<br />

nella struttura a baldacchino<br />

realizzato con preziosi marmi policromi,<br />

con porte di rame e bronzo<br />

e culminante nelle Tavole della Legge;<br />

la tevah e i tre grandiosi matronei,<br />

cui si accede da due scaloni anteriori.<br />

Sono però le innovazioni tecniche<br />

e tecnologiche, l’organizzazione<br />

del cantiere, la qualità delle<br />

maestranze, la polifonia dei materiali<br />

a fare della sinagoga di Trieste un<br />

caso paradigmatico, “uno degli<br />

esempi più rilevanti nella storia della<br />

tecnica edilizia italiana degli inizi<br />

del Novecento”. Se le strutture di<br />

fondazione sono calibrate per fronteggiare<br />

la natura argillosa del terreno,<br />

le piastre in calcestruzzo armato<br />

nelle murature, le travi che sostengono<br />

le gallerie dei matronei ma<br />

soprattutto la cupola, uno dei primi<br />

esempi in Europa a doppio guscio<br />

parabolico, richiedono, per il loro<br />

carattere pionieristico, l’intervento<br />

di maestranze bavaresi.<br />

Esemplari le decorazioni, in materiali<br />

allo stesso tempo preziosi e “ingannevoli”:<br />

pietra bianca artificiale, stesa<br />

a intonaco sulla superficie muraria<br />

per l’esterno, stucco lucido e mosaico<br />

per l’abside, marmi per balaustre,<br />

podio e gradinate, pietre di taglio<br />

per portali e rosoni. E, per confermare<br />

il duplice richiamo alle origini<br />

orientali e alla patria d’adozione, il<br />

pregevole portale d’ingresso evoca<br />

sia il Duomo di Orvieto di Lorenzo<br />

Maitani sia un monastero armeno.

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