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di Stefano Di Marino - Words from Italy

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APPUNTAMENTO<br />

A SAMARINGA<br />

<strong>di</strong> <strong>Stefano</strong> <strong>Di</strong> <strong>Marino</strong><br />

versione normale<br />

I romanzi <strong>di</strong><br />

Action


2009-


2010<br />

<strong>Stefano</strong> <strong>Di</strong> <strong>Marino</strong><br />

appuntamento<br />

a samaringa<br />

versione normale


versione normale<br />

Copyright: dbooks.it<br />

Via Piero della Francesca 42 - 20154 Milano<br />

versione per applicazioni ridotte<br />

www.dbooks.it - info@dbooks.it<br />

Tutti i <strong>di</strong>ritti sono riservati a norma <strong>di</strong> legge e a norma <strong>di</strong> convenzioni internazionali<br />

ISBN: 978-88-97125-15-0<br />

Immagine <strong>di</strong> copertina realizzata da: <strong>Stefano</strong> <strong>Di</strong> <strong>Marino</strong><br />

E<strong>di</strong>zione elettronica realizzata da: Gruppo Orange s.n.c.<br />

versione negativo ridotta<br />

versione negativo<br />

Via Monfalcone, 57 - Sesto S. Giovanni (MI)


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Prima del Professionista...<br />

Nella seconda metà degli anni ’80 scrivevo già da molti anni. Avevo iniziato da<br />

ragazzino, tra le me<strong>di</strong>e e il ginnasio, buttando giù pagine e pagine <strong>di</strong> avventure<br />

<strong>di</strong> spionaggio, thriller, western, storie <strong>di</strong> pirati. Un lavoro decisamente amatoriale,<br />

ma che mi ha aiutato in seguito ad affinare le tecniche della narrazione sia sotto il<br />

profilo stilistico che della costruzione delle trame. Nel 1985 cominciai a pubblicare<br />

regolarmente (più o meno...) su Segretissimo e altre riviste, tra le quali la mitica<br />

Febbre Gialla. In seguito a queste esperienze sarei arrivato a pubblicare il mio<br />

primo romanzo ‘serio’, Per il sangue versato, nella collana Nero Italiano.<br />

Ma la mia fantasia cavalcava già in <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>rezioni. Avevo cominciato a<br />

viaggiare in Asia e ne ero rimasto affascinato. Oltre a questo leggevo moltissimo,<br />

storie <strong>di</strong> spionaggio soprattutto, per cui mi ero già cimentato in una serie <strong>di</strong> romanzi<br />

più o meno complessi che, al momento, non trovavano via <strong>di</strong> pubblicazione. Il<br />

mercato era ancora estremamente refrattario alla narrativa Pulp italiana e le mie<br />

storie sembravano troppo ‘esotiche’, troppo straniere. Non<strong>di</strong>meno, rispetto ai primi<br />

tentativi, erano già professionali sotto vari aspetti.<br />

In quegli anni, grazie ad Antonio Bellomi, entrai in contatto con l’e<strong>di</strong>toriale Corno,<br />

che non era già più la mitica Marvel Corno dei Super Eroi e <strong>di</strong> Alan Ford, ma si<br />

chiamava Garden e pubblicava ancora <strong>di</strong>verse collane a imitazione del Giallo e<br />

Segretissimo. Ricordo tra queste Top Secret, che riproponeva i romanzi <strong>di</strong> tale CH.<br />

Guenter, successi del mercato tedesco usciti in Italia una quin<strong>di</strong>cina d’anni prima.<br />

Bellomi mi propose <strong>di</strong> pubblicare con lo pseudonimo Frederick Kaman alcuni dei<br />

miei romanzi <strong>di</strong> spionaggio ine<strong>di</strong>ti. Pochi sol<strong>di</strong>, subito, niente contratti, una cosa<br />

un po’... garibal<strong>di</strong>na... ma per me era un’opportunità eccezionale per far conoscere<br />

alcuni lavori che mi stavano particolarmente a cuore. Così, ricopiati dai dattiloscritti<br />

originali i testi sul mio Macintosh Plus, spolverato un po’ il linguaggio, mi lanciai in<br />

quell’avventura <strong>di</strong> cui ho ottimi ricor<strong>di</strong>.<br />

È trascorso molto tempo. Per inaugurare I ROMANZI DI ACTION in <strong>di</strong>gitale<br />

ho ripescato questa storia, che originariamente si intitolava ‘Braccio <strong>di</strong> ferro a<br />

Kalimantan’. Ho cambiato il titolo, correggendo un errore topografico per cui si creava<br />

un bisticcio tra il nome dell’isoletta in cui si svolge la vicenda e il nome attuale del<br />

Borneo, ho rivisto il linguaggio e portato i <strong>di</strong>aloghi dal ‘voi’ (allora imperante) al ‘lei’.<br />

— 1 —


Per il resto, la storia è rimasta quella che era perché, ancora, credo possa <strong>di</strong>vertire<br />

e appassionare. Una vicenda <strong>di</strong> spionaggio decisamente esotica in luoghi che avevo<br />

visitato e con un eroe che, ancora non lo sapevo, era la prova generale del mio<br />

personaggio più fortunato, Il Professionista.<br />

Julius Colleoni aveva qualcosa dello Sconosciuto <strong>di</strong> Magnus, <strong>di</strong> Ulisse Ursini<br />

<strong>di</strong> Scerbanenco e, ovviamente <strong>di</strong>versi elementi dei protagonisti <strong>di</strong> Segretissimo, da<br />

Nick Carter a Malko Linge. Era però italiano, sra<strong>di</strong>cato, alla lontana <strong>di</strong>scendente <strong>di</strong><br />

Bartolomeo Colleoni, condottiere <strong>di</strong> ventura del Rinascimento. L’idea, allora come oggi,<br />

non mi pareva male. Julius Colleoni visse la sua epopea tra racconti lunghi e romanzi<br />

brevi, quasi tutti e<strong>di</strong>ti da Garden, ovviamente. I <strong>di</strong>ritti sono miei da tempo e, in qualche<br />

modo, avevo pensato <strong>di</strong> trasformare le avventure più riuscite, come questa che state<br />

per leggere, in storie del Professionista. Poi, rileggendo il testo, ho capito che era<br />

impossibile. Appuntamento a Samaringa è non solo un romanzo che respira l’epoca in<br />

cui è stato scritto, ma è anche un’avventura pulp della Guerra fredda, con la <strong>di</strong>visione<br />

dei blocchi, il KGB e tutta la mitologia <strong>di</strong> questa fase della narrativa spionistica. Perché<br />

cambiarla? Perché forzarla?<br />

Ho preferito intervenire sul testo per renderlo più scorrevole dove era necessario, ma<br />

mantenere lo spirito del romanzo come è stato concepito.<br />

Buon <strong>di</strong>vertimento<br />

<strong>Stefano</strong> <strong>Di</strong> <strong>Marino</strong><br />

— 2 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

1<br />

Visto dalla murata del Malacca Queen, il mare pareva un’immensa <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong><br />

piombo liquido, increspata <strong>di</strong> tanto in tanto da bave bianche <strong>di</strong> spuma. Pioveva<br />

dal cielo scuro e raffiche <strong>di</strong> vento sferzavano il viso <strong>di</strong> Julius Colleoni.<br />

Intabarrato in una cerata che un tempo era stata gialla, il mercenario cercava<br />

invano un angolo dove smaltire il mal <strong>di</strong> mare che da due giorni non gli lasciava<br />

tregua.<br />

Vana speranza: sotto i colpi del mare il rollio del vecchio cargo all’aperto era<br />

ancora più frenetico.<br />

L’uragano che spazzava quella regione da settantasei ore non accennava<br />

a <strong>di</strong>minuire d’intensità e la costa <strong>di</strong> Samaringa era ben lungi dal profilarsi<br />

all’orizzonte.<br />

Julius afferrò un gancio metallico che sporgeva dalla struttura tozza del<br />

motopeschereccio. Faticava a mantenere l’equilibrio.<br />

Per il momento la sua copertura reggeva, ma non aveva ancora fatto<br />

passi avanti per stabilire un contatto con Jaga Thanut, la bella avventuriera<br />

moluccana che, da Singapore, doveva portarlo nel cuore dell’organizzazione che<br />

sovvenzionava il Malayan Communist Party.<br />

Singapore, la missione, il pericolo... sembravano lontanissimi nella mente <strong>di</strong><br />

Julius.<br />

Da giorni non viveva che <strong>di</strong> mare e <strong>di</strong> rollii.<br />

Il Malacca Queen era un battello che aveva più del veliero <strong>di</strong> Caronte che del<br />

cargo. Eppure era l’unico contatto con l’isola <strong>di</strong> Samaringa. Una volta al mese<br />

congiungeva al resto del mondo quello scoglio coperto interamente da foresta<br />

lussureggiante, a nord del mare <strong>di</strong> Giava. Era più uno scenario da romanzo <strong>di</strong><br />

pirati che il teatro <strong>di</strong> una partita tra servizi segreti.<br />

Eppure qualcosa si celava su quello scoglio, qualcosa che partiva da Piazza<br />

Drezlynsky, Mosca: la sede del KGB.<br />

Qualcosa <strong>di</strong> legato, anche se il nesso per ora rimaneva inspiegabile, al<br />

contrabban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong> droga conosciuto come Hakermann.<br />

Jaga Thanut era il suo contatto, un’avventuriera color caffellatte, con gambe da<br />

copertina e occhi fred<strong>di</strong> come quelli <strong>di</strong> un cobra.<br />

— 3 —


Si era imbarcata a Singapore con un carico <strong>di</strong> duecento galloni <strong>di</strong> anidride<br />

acetica: elemento in<strong>di</strong>spensabile per l’operazione chimica che trasforma la<br />

morfina in eroina.<br />

Julius fu sballottato contro una bitta <strong>di</strong> metallo arrugginito. Imprecò tra sé per<br />

il dolore. Non era possibile rimanere sul ponte ancora a lungo.<br />

Si avviò verso il boccaporto badando a non scivolare sul pavimento<br />

semiallagato.<br />

Non si vedeva anima viva in giro.<br />

Il capitano Singh, un in<strong>di</strong>ano sempre ubriaco, era in cabina <strong>di</strong> pilotaggio,<br />

riparato da una parete <strong>di</strong> vetro.<br />

Se la rideva dell’uragano facendosi compagnia con una bottiglia <strong>di</strong> whisky,<br />

che mescolava con della pessima Singha Beer proveniente dalla Thailan<strong>di</strong>a.<br />

Ubriaco ventidue ore al giorno...<br />

Il resto dell’equipaggio non era certo meglio assortito.<br />

Cinesi, indonesiani e tamil con delle facce da galera che erano tutto un<br />

programma.<br />

Jaga Thanut se n’era stata per tutto il viaggio in cabina, riducendo la sua<br />

presenza in coperta a rapide passeggiate quando il tempo lo permetteva.<br />

Altera come una tigre, si sentiva decisamente una spanna sopra gli altri.<br />

Julius si domandava come avrebbe fatto ad agganciarla.<br />

Per il momento la sua unica preoccupazione era trovare un angolo dove<br />

vomitare l’anima senza essere <strong>di</strong>sturbato.<br />

Quel viaggio per mare stava assumendo caratteristiche infernali.<br />

Scese per il boccaporto inzuppato d’acqua. Meno male che la cerata doveva<br />

essere impermeabile...<br />

Le luci <strong>di</strong> bordo fioche e livide lampeggiavano con sempre maggior<br />

frequenza. Julius si aspettava <strong>di</strong> rimanere al buio da un momento all’altro.<br />

Aggrappato al corrimano avrebbe dato un braccio per essere ancora al<br />

Raffles, nell’atmosfera ovattata ed elegante, leggermente antiquata, del<br />

vecchio albergo nel centro <strong>di</strong> Singapore.<br />

Udì le grida concitate solo a metà della scala che conduceva alle cabine.<br />

Urla <strong>di</strong> una femmina, in<strong>di</strong>scutibilmente. Non ce n’era che una a bordo. Jaga<br />

Thanut, la donna con cui doveva stabilire un contatto.<br />

Alle sue orecchie giunse l’eco <strong>di</strong> una risata sguaiata, poi un altro urlo <strong>di</strong><br />

rabbia della moluccana.<br />

Facendo uno sforzo su se stesso, Julius decise <strong>di</strong> lasciare lo stomaco alla<br />

— 4 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

sua agonia e <strong>di</strong> andare a vedere.<br />

Percorse in due balzi il corridoio, giungendo alla porta che si apriva sulla<br />

cucina.<br />

Un’altra risata accompagnata da versi <strong>di</strong> ubriachi.<br />

Oltre il battente, la scena era drammaticamente illuminata solo da una<br />

lampada ad acetilene che pendeva dal soffitto.<br />

Jaga si <strong>di</strong>batteva <strong>di</strong>stesa sul tavolaccio sotto il peso <strong>di</strong> uno dei marinai, un<br />

cinese con le spalle larghe come quelle <strong>di</strong> un gorilla. Il vestito sollevato sino alla<br />

vita lasciava intravvedere le gambe brune e perfette che si agitavano nel vano<br />

tentativo <strong>di</strong> sfuggire al suo aggressore.<br />

Attorno a loro l’equipaggio ubriaco incitava allo stupro.<br />

La mancanza <strong>di</strong> donne e lo stress per il maltempo avevano spinto il gruppo <strong>di</strong><br />

marinai al gesto estremo.<br />

Per un attimo gli occhi <strong>di</strong> Jaga incontrarono quelli <strong>di</strong> Julius. Si erano incrociati<br />

sul ponte un paio <strong>di</strong> volte senza che lei avesse mostrato il minimo interesse per il<br />

mercenario.<br />

— Aiuto! — urlò <strong>di</strong>sperata.<br />

Julius comprese che gli si presentava un’occasione unica per stabilire un<br />

contatto con la ragazza.<br />

— Lasciatela! — urlò con quanta voce aveva.<br />

Il cinese non smise le sue manovre. Un compagno, un malese magro come<br />

un chiodo, con in bocca sì e no tre denti, avanzò verso Julius, gli occhi vitrei da<br />

ubriaco.<br />

Uno schiocco secco, nella semioscurità brillò la lama <strong>di</strong> un rasoio.<br />

Il malese lo protendeva in avanti minaccioso, sfidando Julius a farsi sotto.<br />

Neanche un’arma a portata <strong>di</strong> mano, chi ci aveva pensato con quel tempo?<br />

La borsetta <strong>di</strong> Jaga era sul tavolo, ma troppo lontana per riuscire ad afferrarla e<br />

poi non sarebbe stata <strong>di</strong> grande aiuto.<br />

Il malese protese il braccio mulinando il rasoio. Rischiava <strong>di</strong> mettersi male. Il<br />

marinaio sembrava intenzionato a non desistere prima <strong>di</strong> aver visto il sangue.<br />

Julius non si riteneva un vigliacco, ma ammise <strong>di</strong> essersi cacciato in una <strong>di</strong><br />

quelle situazioni che avrebbe volentieri evitato.<br />

I secon<strong>di</strong> passavano con una tensione insostenibile. Malgrado la tempesta,<br />

sottocoperta il caldo era soffocante. Jaga urlò <strong>di</strong> nuovo. <strong>Di</strong> colpo Julius non si<br />

accorse più <strong>di</strong> avere lo stomaco sottosopra e le gambe tremanti. Bisognava<br />

trovare una soluzione, subito!<br />

— 5 —


Sorprendendo tutti, partì con un gran calcio, che raggiunse i testicoli<br />

dell’avversario, <strong>di</strong>pingendo una smorfia comica sul viso prima sprezzante del<br />

malese. L’uomo cadde a terra a corpo morto.<br />

Il rasoio rotolò lontano con un rumore metallico.<br />

Fu allora che il cinese che stava sopra Jaga si girò. Stravolto, riallacciò<br />

la patta dei calzoni con un gesto veloce, poi assunse una posizione <strong>di</strong><br />

combattimento.<br />

Sebbene fosse a mani nude, si intuiva in lui la sicurezza del combattente<br />

nato. Non si sarebbe lasciato sorprendere. Julius deglutì. Aveva visto il cinese<br />

allenarsi al Kung Fu sulla tolda, i giorni precedenti. Capace <strong>di</strong> sbriciolare tre<br />

tegole <strong>di</strong> coccio con un solo colpo...<br />

Lo sguardo <strong>di</strong> Julius intercettò quello del marinaio: una luce fredda, omicida,<br />

sprigionata da occhietti piccoli e cattivi.<br />

Ora era in missione, non si trattava più <strong>di</strong> una rissa tra marinai, ma <strong>di</strong> un<br />

pericolo mortale.<br />

Il marinaio cinese era un esperto, si muoveva con la certezza <strong>di</strong> avere la<br />

morte nelle mani.<br />

Soffiando sonoramente, l’orientale scalciò verso l’italiano.<br />

Erano passati anni da quando Julius si era guadagnato da vivere a Bangkok<br />

facendo il pugile Thai, ma la vecchia abilità non era del tutto scomparsa. Non<br />

per nulla sul braccio aveva tatuato il trigramma del Viandante, una delle più<br />

antiche e segrete sette marziali asiatiche.<br />

Evitò il calcio con una piccola botta sul palmo della mano, scivolando<br />

nella guar<strong>di</strong>a del cinese. Sapendo dove colpire affondò il gomito nella coscia<br />

dell’avversario, che emise un grugnito, intercettato a metà della sua azione<br />

d’attacco.<br />

Il dolore lancinante rese impreciso il marinaio, che mulinò un pugno in aria<br />

senza cogliere il bersaglio.<br />

<strong>Di</strong>sgraziatamente per Julius, il cinese non era un pivello: <strong>di</strong> risse doveva<br />

averne vissute e vinte parecchie.<br />

Lo colpì con il palmo della mano proprio sotto il mento.<br />

Per l’italiano fu come essere raggiunto dal calcio <strong>di</strong> un mulo: rimbalzò<br />

in<strong>di</strong>etro, andando a rovinare su una credenza.<br />

Uno scossone della nave tradì il cinese facendolo barcollare per un attimo.<br />

Julius ne approfittò per caricare a testa bassa. Sentì un uff quando il suo cranio<br />

colpì lo stomaco del marinaio.<br />

— 6 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Avvinghiati, rotolarono sul pavimento.<br />

Julius si mosse in fretta, il cinese era il doppio <strong>di</strong> lui, se lo brancava in una<br />

presa era finito.<br />

In un attimo furono nuovamente con gli occhi negli occhi, ansanti come bestie,<br />

pronti a scannarsi ancora.<br />

Senza preavviso il marinaio partì <strong>di</strong> nuovo all’attacco con un calcio all’in<strong>di</strong>etro.<br />

Mancato!<br />

Julius l’afferrò per le spalle. Gli <strong>di</strong>ede una ginocchiata alla coscia e una alle<br />

costole, come un tempo gli avevano insegnato.<br />

Il suo avversario soffiò un’ingiuria <strong>di</strong>vincolandosi dalla presa.<br />

Impreve<strong>di</strong>bilmente contrasse la spalla in un movimento secco e veloce. Julius<br />

percepì appena il gomito colpirgli il naso. Sentì l’odore del sangue, il suo.<br />

Gli astanti urlavano come ossessi, eccitati dalla lotta. Il marinaio spazzò il<br />

piede <strong>di</strong> Julius, gettandolo a terra.<br />

Coi polmoni in fiamme l’italiano evitò il tallone dell’uomo che stava per<br />

schiacciarlo.<br />

Era solo una proroga temporanea, adesso lui era a terra e il marinaio in netta<br />

superiorità <strong>di</strong> posizione.<br />

Lo vide contrarre la mano a lama <strong>di</strong> coltello, le <strong>di</strong>ta irrigi<strong>di</strong>te come i lineamenti,<br />

ormai trasformati in una maschera d’o<strong>di</strong>o.<br />

Lo sparo rimbombò come un tuono nello spazio angusto della stanza.<br />

Imme<strong>di</strong>atamente un odore acre <strong>di</strong> cor<strong>di</strong>te riempì l’aria fumosa. Il cinese urlò<br />

come un maiale sgozzato.<br />

Dal moncherino che era stato il suo braccio sgorgava sangue come una<br />

fontana.<br />

Julius non credeva ai suoi occhi.<br />

Jaga, <strong>di</strong>stolta l’attenzione da sé, aveva recuperato la borsetta dalla quale aveva<br />

tratto una Smith & Wesson calibro 38 a due pollici. Un’arma mici<strong>di</strong>ale a quella<br />

<strong>di</strong>stanza.<br />

— Tutti in<strong>di</strong>etro — urlò puntando la pistola <strong>di</strong>rettamente sui marinai — o il<br />

prossimo colpo ve lo ficco in testa.<br />

Così a seno nudo, con l’abito stracciato, non era molto cre<strong>di</strong>bile, ma nessuno<br />

la guardava, tutti gli occhi erano puntati sulla canna rovente della pistola. <strong>Di</strong><br />

quella nessuno si sognava <strong>di</strong> dubitare.<br />

Julius fu lesto a comprendere da che parte girava il vento. Recuperò il rasoio<br />

del malese precedentemente neutralizzato e si schierò al fianco <strong>di</strong> Jaga.<br />

— 7 —


Ora erano due contro venti, ma nessuno pareva voler continuare la battaglia.<br />

Il cinese era svenuto. Se non lo soccorrevano poteva morire <strong>di</strong>ssanguato,<br />

il proiettile della .38 gli aveva aperto uno squarcio nel braccio largo come un<br />

pugno.<br />

— Portatelo via e sparite — or<strong>di</strong>nò Julius, meravigliandosi <strong>di</strong> trovare la voce<br />

per parlare. Le aveva prese altre volte nella sua vita, ma mai così forte.<br />

— Che <strong>di</strong>avolo succede?<br />

Trafelato era arrivato il capitano Singh, miracolosamente sobrio anche se<br />

puzzava <strong>di</strong> pessimo liquore locale.<br />

Nelle mani aveva un fucile a canne mozze.<br />

— I suoi uomini... — <strong>di</strong>sse Jaga senza abbassare la canna della pistola. Le<br />

con<strong>di</strong>zioni del vestito <strong>di</strong>cevano il resto.<br />

Singh bestemmiò tra sé. Lanciò una serie <strong>di</strong> urlacci ai suoi marinai, che<br />

trascinarono via il cinese pallido come uno straccio.<br />

Il malese che aveva affrontato Julius per primo tentò <strong>di</strong> trovare una<br />

spiegazione, ma ricevette una botta con il calcio del fucile che gli chiuse la<br />

bocca.<br />

— Deve scusarli, signorina, questo tempo maledetto li ha resi irascibili, sono<br />

certo che non succederà più.<br />

— No <strong>di</strong> sicuro — ribatté con un mezzo sorriso Jaga. Il pavimento era<br />

ancora zuppo <strong>di</strong> sangue.<br />

— Avrò cura io <strong>di</strong> punirli personalmente — le assicurò untuoso Singh — ma<br />

la prego, non lo racconti al signor Hakermann...<br />

Jaga fece un passo verso il capitano, questi parve farsi piccolo piccolo.<br />

— Se uno dei suoi uomini prova a mettermi una mano addosso le sparo in<br />

testa, mi ha capito, capitano Singh?<br />

Per rendere più evidente il concetto, Jaga batté con la canna della pistola<br />

sul labbro del poveretto. Si capiva che moriva dalla voglia <strong>di</strong> farlo fuori.<br />

<strong>Di</strong>sgraziatamente senza <strong>di</strong> lui l’approdo a Samaringa dei quaranta galloni <strong>di</strong><br />

anidride acetica non era assicurato.<br />

— Sono certo che il capitano Singh saprà tener calmo il suo equipaggio<br />

— intervenne Julius, che già si vedeva in un’e<strong>di</strong>zione indonesiana degli<br />

ammutinati del Bounty.<br />

Jaga parve osservarlo per la prima volta. <strong>Di</strong>resse uno sguardo duro verso il<br />

piccolo capitano, poi annuì.<br />

— Venga nella mia cabina, perde sangue.<br />

— 8 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

— Beva un goccio <strong>di</strong> questo, lo tengo per occasioni del genere, rimette le<br />

budella al loro posto.<br />

Julius afferrò al volo la fiaschetta che la ragazza gli aveva lanciato dalla borsa<br />

<strong>di</strong> pelle aperta sul letto della cabina.<br />

Gin. Fortissimo, quasi alcol puro.<br />

Ne trangugiò una sorsata versando il resto sul naso che ancora sanguinava.<br />

Gli tremavano ancora un poco le mani. La paura.<br />

— Tutto bene? — domandò Jaga, mentre <strong>di</strong>sinvoltamente si infilava una<br />

camicia e un paio <strong>di</strong> pantaloncini.<br />

I seni un poco pesanti ballavano liberi sotto il tessuto can<strong>di</strong>do, <strong>di</strong>segnando due<br />

gran<strong>di</strong> aureole scure attorno ai capezzoli.<br />

Julius sorrise.<br />

— Ho l’impressione che in questa sceneggiata ci siamo scambiati i ruoli. <strong>Di</strong><br />

solito è l’eroe impavido a rassicurare la ragazza in<strong>di</strong>fesa.<br />

Jaga rovesciò all’in<strong>di</strong>etro il capo in un atteggiamento naturalmente sensuale.<br />

Rise.<br />

— Lei non è un eroe impavido e io non sono una ragazza in<strong>di</strong>fesa — <strong>di</strong>sse<br />

ruotando il tamburo della pistola ancora calda. — Anche se questa volta mi ero<br />

fatta sorprendere...<br />

Risero, allentando un po’ la tensione. Julius si toccò il naso, non era rotto.<br />

— Quasi quasi gliele davo — <strong>di</strong>sse più per la ban<strong>di</strong>era che per altro. — Però,<br />

spara <strong>di</strong>ritto con quel giocattolo.<br />

— In questa parte del mondo o si spara per primi o si è morti. Una legge che<br />

ho imparato sin da ragazzina: pirati, contrabban<strong>di</strong>eri, militari, sono tutti bestie.<br />

— Evviva. Non si può <strong>di</strong>re che lei sia un tipo che ama la gente.<br />

— Scherzi a parte, grazie... Non che la mia virtù sia un mantello can<strong>di</strong>do, ma<br />

quei marinai mi avrebbero violentata a loro piacimento, senza il suo intervento.<br />

— Prosit — fece Julius alzando la fiaschetta. Una piacevole rilassatezza si<br />

stava impadronendo <strong>di</strong> lui.<br />

— Come si chiama?<br />

— Julius Colleoni.<br />

— Spagnolo?<br />

— Italiano.<br />

— Lontano da casa, vedo... — <strong>di</strong>sse con un lampo d’interesse la ragazza.<br />

— Si vive alla giornata, ho gestito degli affarucci a Bangkok tempo fa, era<br />

— 9 —


meglio cambiar aria; qui, come ha notato, sono tutti troppo suscettibili.<br />

— Perché Samaringa?<br />

Julius alzò le spalle. Era il momento <strong>di</strong> giocare agli in<strong>di</strong>fferenti. Forse Jaga<br />

abboccava all’amo.<br />

— Il Malacca Queen era il primo battello in partenza da Singapore, avevo<br />

una certa fretta. Sono <strong>di</strong>soccupato e un posto vale l’altro.<br />

Non aveva messo eccessiva enfasi nell’ultima frase, ma sotto pelle era teso<br />

come una corda <strong>di</strong> violino. Se Jaga lasciava cadere il <strong>di</strong>scorso sarebbe stato<br />

<strong>di</strong>fficile riallacciare un contatto.<br />

La moluccana parve squadrarlo per qualche secondo, poi <strong>di</strong>sse: — Ok,<br />

penso <strong>di</strong> doverle qualcosa comunque. Se vuole un lavoro, glielo offro io. Sa<br />

sparare?<br />

— Me la cavo.<br />

— Il mio capo, il signor Hakermann <strong>di</strong> cui il capitano ha tanta paura, è<br />

l’uomo più potente <strong>di</strong> Samaringa. Ha bisogno <strong>di</strong> gente coraggiosa; la paga non<br />

è alta, ma sull’isola qualsiasi cosa non costa nulla. Che ne <strong>di</strong>ce?<br />

Julius avrebbe urlato <strong>di</strong> gioia. Si limitò invece a bere un’altra sorsata <strong>di</strong> fuoco<br />

liquido e a porgere a Jaga la fiaschetta.<br />

— Beviamoci su — <strong>di</strong>sse. — Affare fatto.<br />

La prima mossa era stata sod<strong>di</strong>sfacente, ora veniva il <strong>di</strong>fficile: capire<br />

che legame potesse avere un ex nazista come Klaus Hakermann con<br />

un’operazione del KGB.<br />

<strong>Di</strong> sicuro l’eroina giocava un ruolo primario, ma svelarne i risvolti più<br />

nascosti dell’operazione avrebbe rappresentato per Julius un pericolo. Mortale.<br />

— 10 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

2<br />

Singapore, <strong>di</strong>eci giorni prima<br />

Un enorme manifesto troneggiava su Beach Road. Colori sgargianti davano<br />

vita a una scena <strong>di</strong> battaglia in cui un cavaliere con una lunga coda <strong>di</strong> cavallo<br />

affrontava, armato <strong>di</strong> spada, un drago che sputava fiamme multicolori. In<br />

primissimo piano il viso <strong>di</strong> una cortigiana cinese <strong>di</strong> un’altra epoca.<br />

Julius Colleoni si fermò un secondo a rimirare l’entrata del cinema, che<br />

proiettava un film dell’onnipotente casa <strong>di</strong> produzione Shaw Brothers. Draghi e<br />

cortigiane, quella era l’Asia che ricordava, non l’asettico scenario <strong>di</strong> grattacieli<br />

e giar<strong>di</strong>ni all’inglese che l’aveva accolto al suo arrivo all’aeroporto Chang-chi <strong>di</strong><br />

Singapore appena un’ora prima.<br />

Ma il tempo era trascorso più velocemente <strong>di</strong> quel che lui aveva calcolato,<br />

la Singapore che aveva conosciuto ai tempi del Vietnam era scomparsa per<br />

sempre.<br />

Non più vicoletti luri<strong>di</strong> trasudanti <strong>di</strong> un’umanità conta<strong>di</strong>na bruscamente<br />

trasportata in una metropoli cresciuta troppo in fretta, non più le vie del vizio; i<br />

tempi in cui Noël Conward raccontava <strong>di</strong> una tigre così temeraria da spingersi tra<br />

i corridoi del Raffles erano passati da un pezzo.<br />

Il porto era il secondo del mondo per importanza, con una rada in cui una<br />

flotta sterminata si metteva alla fonda prima <strong>di</strong> partire per tutte le destinazioni più<br />

importanti dell’Asia.<br />

Lee Kwan Yew, primo ministro in carica dalla conquista dell’in<strong>di</strong>pendenza,<br />

aveva fatto un buon lavoro.<br />

Era sparito ogni residuo coloniale, ogni atmosfera decadente <strong>di</strong> quelle tanto<br />

care a Conrad, c’erano solo affari e modernità.<br />

Con l’avvicinarsi del 1997 e con l’inevitabile caduta <strong>di</strong> Hong Kong nelle mani<br />

del governo <strong>di</strong> Pechino, Singapore sperava <strong>di</strong> poter accedere allo scettro dorato,<br />

per ora ancora saldamente nelle mani della colonia inglese sul suolo <strong>di</strong> Cina.<br />

A Singapore tutto era moderno, pulito ed efficiente. Vigili in uniforme blu<br />

pattugliavano indefessi le strade, una carta gettata <strong>di</strong>strattamente sul terreno<br />

valeva duecento dollari <strong>di</strong> multa.<br />

— 11 —


Singapore faceva invi<strong>di</strong>a a Ginevra in fatto <strong>di</strong> pulizia.<br />

Salvo che per alcuni particolari ci si poteva credere in una città europea. Le<br />

punizioni corporali crudelissime, come le bastonate con una canna <strong>di</strong> bambù,<br />

per esempio, riservate ai ladri. L’Asia, si sa, è un paese crudele...<br />

Julius slacciò il bottone del colletto della camicia. Il caldo umido e<br />

opprimente non era cambiato, però...<br />

Un metro e settanta, il viso solcato da una cicatrice sullo zigomo destro,<br />

Julius Colleoni <strong>di</strong>scendeva da una schiatta <strong>di</strong> guerrieri.<br />

A volte si compiaceva <strong>di</strong> confessare <strong>di</strong> essere parente del famoso<br />

condottiero <strong>di</strong> cui portava il cognome. Fosse vero o no lui, mercenario e<br />

soldato <strong>di</strong> ventura, era uno degli ultimi avventurieri che si consideravano<br />

gentiluomini.<br />

Figlio <strong>di</strong> un legionario italiano e <strong>di</strong> una somala, era nato ad Ad<strong>di</strong>s Abeba<br />

quarant’anni prima e nella vita aveva vissuto avventure incre<strong>di</strong>bili senza<br />

esserne l’eroe, ma sempre da protagonista. Perché la guerra e la morte non<br />

hanno eroi, solo uomini che sopravvivono.<br />

Arruolato nella Legione Straniera sin da giovanissimo, Julius era stato per<br />

i cinque anni della ferma obbligatoria in Indocina e in Algeria. Per un lungo<br />

periodo aveva vissuto a Bangkok, unico occidentale a combattere nel circuito<br />

pugilistico siamese, spietato e crudele. Anni lontani in cui aveva cercato una<br />

risposta ai perché della vita nella pratica dell’arte marziale della Muay Thai<br />

Boxing, durissima eppure ammantata <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> religiosità e <strong>di</strong> misticismo.<br />

Poi c’era stato il Vietnam, da lui vissuto in qualità <strong>di</strong> mercenario al soldo<br />

degli Americani. Guerra senza ragione e senza desiderio <strong>di</strong> vittoria, che<br />

l’aveva proiettato nella realtà orientale sino a congiungerlo con un antico rito<br />

proveniente dalle regioni più inaccessibili dello Yunnan: l’Abilità del Vagabondo.<br />

Un’arte marziale che era più <strong>di</strong> una tecnica: una <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> vita i cui adepti<br />

<strong>di</strong>ventavano guerrieri nel vero senso della parola. Uomini strani che seguivano<br />

un proprio co<strong>di</strong>ce morale, legati da un giuramento segreto <strong>di</strong> cui essi soli<br />

conoscevano i termini. Pronti a rinchiudersi come le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una mano.<br />

Ma anche quello era tempo passato.<br />

Certo, Julius era sempre in cuor suo un adepto, ma con gli anni il culto dei<br />

Vagabon<strong>di</strong> aveva fatto perdere le tracce <strong>di</strong> sé.<br />

Prima o poi qualcuno sarebbe venuto a esigere il tributo, fino ad allora<br />

avrebbe vissuto come un cane sciolto, fedele solo a se stesso, combattente <strong>di</strong><br />

guerre non sue.<br />

— 12 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Aveva liberato prigionieri americani nel Laos, cacciato terroristi arabi a Oman e<br />

inseguito spie sovietiche in Europa.<br />

Non aveva una particolare pre<strong>di</strong>lezione per la causa occidentale, ma nello<br />

spionaggio americano aveva qualche amico e questo era stato sufficiente a<br />

muoverlo da Milano, in Italia, dove risiedeva abitualmente, per incontrarsi con un<br />

uomo che conosceva solo con il nome in co<strong>di</strong>ce: Oliver.<br />

La richiesta era giunta in una giornata piovigginosa, <strong>di</strong> quelle che Julius<br />

trascorreva nella sua abitazione <strong>di</strong> via Brera ad ascoltare musica jazz e che gli<br />

riportava alla memoria visi del passato e ricor<strong>di</strong> spiacevoli.<br />

Si era messo in viaggio volentieri, l’importante era andare incontro a una<br />

nuova avventura.<br />

Ora, in piena Singapore, si rendeva conto per la prima volta da quando era<br />

partito che nuovamente tornava in un mondo spietato, con regole sue, dove<br />

nessuno era mai quello che sembrava e dove la morte era sempre in agguato.<br />

“<strong>Di</strong>avolo” <strong>di</strong>sse tra sé “sono <strong>di</strong> nuovo a casa.”<br />

Il Raffles Hotel era un angolo <strong>di</strong> storia al centro della metropoli tutta vetro e<br />

acciaio luccicante.<br />

L’interno con giar<strong>di</strong>no aveva ancora l’odore e l’atmosfera <strong>di</strong> quando l’isola<br />

era stata battezzata Sing Pura, che significa molti leoni, da una leggenda che<br />

raccontava <strong>di</strong> un principe in<strong>di</strong>ano venuto in quella terra a caccia <strong>di</strong> tigri.<br />

Era da poco passata l’ora dell’appuntamento.<br />

Guidato da una cameriera fasciata da un aodai verde smeraldo, Julius<br />

aveva perso la sensazione del tempo. Seduto a un tavolino in un angolo del<br />

grande albergo in stile un po’ antiquato retrò sorseggiava uno Sling rosso<br />

fuoco lasciando andare la mente a ricor<strong>di</strong> del passato. Volti <strong>di</strong> donne, vecchie<br />

avventure.<br />

Senza <strong>di</strong> loro la vita non avrebbe avuto senso.<br />

— Julius — lo chiamò una voce.<br />

Oliver. Stempiato, con un paio d’occhiali dalle lenti troppo spesse, l’uomo della<br />

CIA non aveva nulla dell’agente segreto. Eppure era una delle migliori menti<br />

che i servizi segreti americani potessero vantare. Soprattutto era onesto, ecco<br />

perché lo relegavano sempre in angoli sperduti del mondo con incarichi senza<br />

importanza.<br />

Un perdente nella scala gerarchica <strong>di</strong> Langley e per questo più simpatico.<br />

— 13 —


Julius gli strinse la mano con calore. Erano amici.<br />

La cameriera arrivò cinguettando a prendere le or<strong>di</strong>nazioni.<br />

Oliver lasciò che si allontanasse seguendola con lo sguardo.<br />

— Deliziose queste ragazzine, vero? Sono una consolazione in questo<br />

paese del cavolo.<br />

Julius lo fissò in volto cogliendo il tono <strong>di</strong> rammarico della voce.<br />

— Pensavo che ci fosse da lavorare per uno come te, a Singapore.<br />

— Certo, se si è al <strong>di</strong>partimento operazioni speciali per l’Estremo Oriente,<br />

ma la realtà è che vogliono farmi fuori dal giro... Mi hanno relegato in una<br />

sezione informazioni quasi del tutto inattiva. Ho un buono stipen<strong>di</strong>o, auto <strong>di</strong><br />

lusso e un invito a tutti i ricevimenti. In compenso tutti sanno che sono un<br />

agente della CIA. In pratica servo da specchietto per le allodole. Gli altri mi<br />

sorvegliano pensando che sia il capo della sezione locale, così non vedono i<br />

veri agenti che sono al lavoro.<br />

— Pure questo è un lavoro utile, anche se non gratificante.<br />

— Dovrei esserne orgoglioso — <strong>di</strong>sse Oliver sarcastico, trangugiando d’un<br />

fiato lo Sling. — Il problema è che gli agenti, quelli veri, non lavorano... Tutto un<br />

trucco, capisci?<br />

— No, sinceramente.<br />

Oliver sorrise.<br />

— Meglio, vuol <strong>di</strong>re che sei ancora onesto. Ve<strong>di</strong>, il capo della sezione<br />

Estremo Oriente a Langley, Brolin, è uno che ci tiene a fare una carriera<br />

regolare, senza troppi intoppi. Questo significa vita tranquilla, senza azioni<br />

rischiose o azzardate. Si è creata tra i russi e noi una tregua non scritta. Noi<br />

non <strong>di</strong>amo fasti<strong>di</strong>o a loro e loro non danno fasti<strong>di</strong>o a noi... Ogni tanto sia noi<br />

che loro mettiamo a segno qualche buon colpo, ma nulla <strong>di</strong> spettacolare. Una<br />

specie <strong>di</strong> gioco.<br />

— Perché?<br />

— Perché dopo la batosta del Vietnam, il <strong>Di</strong>partimento Asiatico non vuol più<br />

sentirne parlare. Abbiamo sbaraccato tutto, qui. Prova a fare un giro per la città.<br />

Gli unici bianchi che troverai sono australiani, <strong>di</strong> americani neppure l’ombra,<br />

né per affari né per politica. L’Oriente è un capitolo da <strong>di</strong>menticare... <strong>Di</strong>avolo,<br />

che scemi! Qui ci sarebbe tanto da fare, ma potrebbe essere rischioso e così...<br />

meglio mantenere tutto come prima.<br />

— E tu sei uno <strong>di</strong> quelli che vorrebbero risultati e rompono le scatole a<br />

uomini come Brolin.<br />

— 14 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

— Hai capito perfettamente. Così mi hanno relegato a un incarico con cui non<br />

posso nuocere a nessuno.<br />

Ci fu una pausa <strong>di</strong> doloroso silenzio. In fin dei conti Oliver era uno che alla<br />

patria e alla ban<strong>di</strong>era credeva ancora. Sentirsi le mani legate era la peggiore<br />

delle sconfitte.<br />

— Nonostante tutto ho scoperto qualcosa <strong>di</strong> grosso — esordì Oliver<br />

improvvisamente, quasi assente. — I russi stanno tentando un colpo basso e io<br />

l’ho scoperto. Ma se lo <strong>di</strong>co a Brolin insabbierà la pratica...<br />

Julius non rispose nulla. Già aveva compreso che non avrebbe ricevuto<br />

alti compensi per quella missione. Lo faceva per un amico e per <strong>di</strong>mostrare a<br />

burocrati e vigliacchi che c’erano ancora uomini in grado <strong>di</strong> lottare, per quanto<br />

deboli. E ciò, in<strong>di</strong>pendentemente dalla riuscita, era uno stimolo sufficiente.<br />

— <strong>Di</strong>mmi tutto — <strong>di</strong>sse con un sorriso complice rivolto all’amico.<br />

Un informatore!<br />

Il vecchio Oliver, nonostante i burocrati <strong>di</strong> Langley gli avessero legato le mani<br />

per mantenere lo status quo, era riuscito a contattare un informatore nelle file<br />

del nemico. Un uomo che avrebbe potuto fornire importanti ragguagli, a quanto<br />

aveva affermato eccitato l’agente della CIA. Notizie riguardanti la rinascita del<br />

Malayan Communist Party che negli ultimi anni, grazie alla rivolta dei colonnelli<br />

mussulmani contro il braccio <strong>di</strong> ferro intrapreso da Lee Kwan Yew, ferocemente<br />

nazionalista, non aveva avuto molta fortuna. Centinaia <strong>di</strong> membri del partito<br />

comunista, tuttora fuori legge in Indonesia e Malesia, erano stati imprigionati e<br />

uccisi, e perio<strong>di</strong>camente nuove purghe scongiuravano il pericolo <strong>di</strong> un ritorno<br />

alla rivolta. Tanto che per lungo tempo persino Mosca aveva creduto impossibile<br />

riorganizzare i rivoluzionari malesi.<br />

Ma stando a quanto <strong>di</strong>ceva Oliver, le cose stavano per cambiare.<br />

Il Colonnello Kasparoff, incaricato speciale del settore sovversione del Centro<br />

<strong>di</strong> Mosca, si era occupato della riorganizzazione del partito. Come, era ciò che<br />

l’informatore doveva comunicare al prossimo appuntamento.<br />

Ma per Oliver agire troppo scopertamente sarebbe stato un rischio. I suoi<br />

stessi compagni avevano puntato il riflettore sulla sua figura, qualunque mossa<br />

azzardata sarebbe stata notata dai russi e subito neutralizzata.<br />

Passare il lavoro a quelli del <strong>di</strong>partimento Operazioni Speciali significava far<br />

giungere l’intera storia nelle mani <strong>di</strong> Brolin.<br />

— 15 —


Julius lo conosceva; un incapace che desiderava giungere alla pensione<br />

senza grane. Avrebbe affossato l’operazione con la scusa che una rinascita del<br />

MCP era improbabile e comunque lontana nel tempo.<br />

Toccava a Julius muoversi, rischiare.<br />

Il compenso? Oliver aveva parlato <strong>di</strong> un fondo segreto per eventualità come<br />

queste, ma <strong>di</strong> sicuro la cifra non sarebbe stata adeguata al rischio che Julius<br />

avrebbe affrontato.<br />

Era una questione <strong>di</strong> principio.<br />

E su queste cose Julius non era tipo da <strong>di</strong>scutere.<br />

Imponenti e regali nella loro perfezione, gli anelli intarsiati nel legno che<br />

narravano la storia cinese troneggiavano nel lussuoso roof del Mandarin Hotel,<br />

in piena Orchard Road.<br />

A Singapore la notte calava prestissimo. Fuori l’oscurità era già totale.<br />

Julius si <strong>di</strong>resse al Casinò, all’ultimo piano dell’albergo.<br />

Eleganti impiegate cinesi esibivano gambe lunghe e abiti occidentali.<br />

Mandarine dalla pelle quasi bianca e dal portamento altero. I primi cinesi che<br />

si erano stabiliti a Singapore, la classe <strong>di</strong>rigente, venivano da Shanghai.<br />

Erano tutti nazionalisti legati a Chiang Kai Shek e al Green Pang, la società<br />

che lo aveva sostenuto e che dopo la vittoria <strong>di</strong> Mao si era stabilita a Taiwan e<br />

Singapore.<br />

La sala da gioco era dominata da velluti rossi e neri, con pennellate d’oro<br />

sui complicati simboli cinesi intarsiati in paraventi laccati tra una sala e l’altra.<br />

Julius cambiò un migliaio <strong>di</strong> dollari in fiches e cominciò a familiarizzare con<br />

il luogo dell’appuntamento con il misterioso informatore <strong>di</strong> Oliver.<br />

La clientela era ricercata ed elegante.<br />

Ricchi cinesi e in<strong>di</strong>ani impeccabilmente vestiti, accompagnati da mogli<br />

ingioiellate e da amanti cinesi dal viso <strong>di</strong> porcellana.<br />

Per la sala giravano numerose ragazze gan bei, una sorta <strong>di</strong> hostess,<br />

assunte per tener compagnia agli uomini soli e per invitarli al gioco.<br />

A malincuore Julius respinse una <strong>di</strong> esse, sensualissima nel vestito <strong>di</strong><br />

mussola nera aperto sino all’anca. Non indossava visibilmente altro.<br />

Meglio essere prudenti; al momento del contatto Julius voleva essere solo.<br />

Fece un paio <strong>di</strong> giri alla roulette perdendo vergognosamente. Sfortunato alle<br />

carte... Alzò le spalle con un sorriso, incrociando nuovamente lo sguardo della<br />

ragazza gan bei.<br />

— 16 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Dopo un’ora in cui si era confuso con la folla dei giocatori ritenne opportuno<br />

avvicinare il tavolo del Chemin de Fer, il luogo dell’appuntamento.<br />

Un croupier malese muoveva le carte sibilando qualcosa in un francese<br />

corretto, ma ugualmente inintelligibile a un europeo. Fissò per una frazione <strong>di</strong><br />

secondo Julius e passò poi a <strong>di</strong>stribuire le carte.<br />

Julius stu<strong>di</strong>ò gli altri giocatori. Un grosso australiano giocava senza<br />

economia perdendo cifre favolose, cosa che pareva <strong>di</strong>vertire moltissimo la sua<br />

accompagnatrice, una cinesina con due seni esageratamente gran<strong>di</strong> per una<br />

della sua razza.<br />

A ogni per<strong>di</strong>ta la ragazza pareva stringersi <strong>di</strong> più all’uomo, che raddoppiava le<br />

puntate.<br />

Julius sorrise. A un esame accurato la ragazza mostrava un pronunciato pomo<br />

d’Adamo. Un travestito, sicuramente transfuga da Bugis Street, dove Lee Kwan<br />

Yew aveva imposto una rigida moralità <strong>di</strong> costumi. Chissà se l’australiano si era<br />

accorto che i seni che palpeggiava erano <strong>di</strong> silicone...<br />

Un <strong>di</strong>stinto signore cinese giocava fumando come un turco, strizzando<br />

continuamente gli occhi. Era forse lui, il contatto? Continuava a guardare in<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Julius, quasi volesse trasmettergli dei messaggi sottintesi.<br />

Oppure era la bella signora in<strong>di</strong>ana elegantissima che vinceva cinquecento<br />

dollari a mano?<br />

— Carte? — domandò il croupier.<br />

Julius aveva una regina e un tre. Annuì.<br />

Così <strong>di</strong>cendo posò la mano chiusa sul tavolo protendendo il <strong>di</strong>to me<strong>di</strong>o in<br />

modo che tutti potessero vederlo.<br />

Il segnale convenuto.<br />

Ci fu un rapido frusciare <strong>di</strong> carte e nessuna reazione.<br />

L’australiano sollevò la sua carta.<br />

— Shit, ancora un due.<br />

— Le banc gagne — <strong>di</strong>sse imperturbabile il croupier.<br />

Julius sollevò il bordo della sua carta prima <strong>di</strong> giocare.<br />

Sentì come una scossa elettrica attraversargli la schiena. Sul bordo del due <strong>di</strong><br />

fiori che aveva pescato era siglato un messaggio.<br />

— Tra un’ora alla stazione interme<strong>di</strong>a della teleferica per Sentosa.<br />

— Six, le banc gagne — commentò il croupier quasi staccandogli la carta <strong>di</strong><br />

mano.<br />

In un attimo era tutto finito. Il malese non aveva neppure incrociato gli occhi <strong>di</strong><br />

— 17 —


Julius. In ogni caso il contatto era stabilito.<br />

Julius si ritirò lasciando gli altri giocatori alle loro fortune.<br />

Cambiò le fiches e si avviò all’appuntamento. Un po’ eccitato, nonostante<br />

tutto.<br />

Tanto da non accorgersi che l’entraineuse <strong>di</strong> poco prima lo fissava<br />

intensamente.<br />

La ragazza finse <strong>di</strong> armeggiare con il portacipria in un angolo della sala.<br />

In realtà azionò una minuscola ra<strong>di</strong>olina che la collegava con una Mercedes<br />

parcheggiata in Orchard Road.<br />

— Esce ora — <strong>di</strong>sse a bassa voce.<br />

Un secondo dopo aveva già riposto il portacipria e recuperato il sorriso<br />

stereotipato che riservava a tutti i clienti.<br />

— 18 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

3<br />

Nel traffico or<strong>di</strong>natissimo <strong>di</strong> Orchard Road, la Mercedes scura si mosse non<br />

appena i suoi occupanti notarono Julius salire a bordo <strong>di</strong> un taxi.<br />

— Va verso la stazione della teleferica — <strong>di</strong>sse il guidatore avviando il motore.<br />

— Sentosa — commentò laconico il suo compagno.<br />

L’isola <strong>di</strong> Sentosa era un parco ver<strong>di</strong>ssimo, un polmone per i due milioni e<br />

mezzo <strong>di</strong> singaporiani, parecchi dei quali vi andavano a giocare a golf ogni<br />

giorno.<br />

— A quest’ora <strong>di</strong> notte non può essere che un appuntamento con il nostro<br />

amico.<br />

L’uomo al volante, un europeo dal viso scuro, strinse le mani grosse da<br />

conta<strong>di</strong>no attorno al volante.<br />

Da mesi lui e il suo compagno Fëdor Kilsky seguivano una traccia labile, alla<br />

caccia <strong>di</strong> una talpa nei servizi segreti sovietici <strong>di</strong> stanza a Singapore.<br />

Ufficialmente erano attaché dell’ambasciata sovietica, in realtà agenti del<br />

KGB del primo <strong>Di</strong>rettorato, che si incaricava <strong>di</strong> operazioni <strong>di</strong> controspionaggio.<br />

Conoscevano la fama <strong>di</strong> Oliver e non sapevano capacitarsi che i suoi l’avessero<br />

relegato in una posizione così scoperta da renderlo innocuo.<br />

Avevano cominciato a seguirlo, stu<strong>di</strong>andone i comportamenti e le abitu<strong>di</strong>ni,<br />

convinti che prima o poi avrebbero scoperto qualcosa <strong>di</strong> interessante.<br />

Poco più <strong>di</strong> un mese prima si erano accorti <strong>di</strong> regolari anche se poco<br />

appariscenti fughe <strong>di</strong> notizie dal loro <strong>di</strong>partimento.<br />

Quello che li aveva subito insospettiti era stato il fatto che, ricorrendo ai loro<br />

informatori in seno alla CIA, si erano resi conto che le informazioni passate al<br />

nemico non erano mai giunte all’organizzazione avversaria. Almeno ufficialmente.<br />

Come se qualcuno stesse raccogliendo materiale sotto banco all’insaputa<br />

stessa dei suoi capi, per poi uscire al momento opportuno con qualche<br />

rivelazione a sorpresa.<br />

Oliver era giusto il tipo da combinare qualcosa <strong>di</strong> simile.<br />

L’arrivo a Singapore <strong>di</strong> quel mercenario europeo aveva convinto i due russi che<br />

qualcosa <strong>di</strong> grosso stava bollendo in pentola: era il momento <strong>di</strong> agire.<br />

Fino ad allora le loro ricerche si erano <strong>di</strong>mostrate infruttuose, e l’identità della<br />

— 19 —


talpa infiltrata era rimasta inviolata.<br />

Quella notte, seguendo il mercenario italiano, i due russi sentivano <strong>di</strong><br />

poter finalmente mettere il sale sulla coda all’informatore che stava da mesi<br />

rimpinguando il carniere <strong>di</strong> Oliver. L’operazione era della massima importanza,<br />

il colonnello Kasparoff stesso si era raccomandato <strong>di</strong> bloccare qualsiasi fuga <strong>di</strong><br />

notizie.<br />

Kilsky e Daniov non conoscevano nei dettagli l’operazione segreta che<br />

Kasparoff stava conducendo in Estremo Oriente, ma avevano intuito che<br />

qualsiasi fuga <strong>di</strong> notizie potesse avere conseguenze drammatiche.<br />

Non erano dei bruti, ma degli onesti soldati pronti a tutto per la Ro<strong>di</strong>na, la<br />

patria.<br />

La consegna era <strong>di</strong> stroncare la fuga <strong>di</strong> notizie, e loro avrebbero operato in<br />

tal senso. In qualsiasi modo, per quanto spiacevole potesse rivelarsi.<br />

Singapore, dalla gigantesca torre che reggeva il secondo troncone della<br />

funivia che collegava Sentosa alla città, pareva un caleidoscopio <strong>di</strong> luci che<br />

brillavano nella notte. Migliaia <strong>di</strong> navi erano alla fonda nella baia, in lontananza<br />

si poteva scorgere la costa malese. Uno spettacolo fantastico.<br />

Julius rimase un attimo a osservare il panorama dalla grande vetrata<br />

prospiciente l’ingresso del secondo braccio della funivia. Piccoli ovali d’acciaio<br />

e plexiglass che sorvolavano la baia illuminata.<br />

Anche a quell’ora <strong>di</strong> notte il servizio funzionava per coloro che volevano<br />

provare un’emozione in più. Per lo più coppie <strong>di</strong> innamorati alla ricerca <strong>di</strong> uno<br />

scenario romantico.<br />

Chi era il misterioso informatore <strong>di</strong> Oliver?<br />

Questi aveva assicurato che Julius sarebbe stato riconosciuto dal semplice<br />

segno che aveva compiuto al tavolo da gioco poco prima. Lo stratagemma<br />

pareva aver funzionato. Ma ora? Forse il croupier aveva comunicato i suoi<br />

connotati all’informatore.<br />

Si avviò verso la cabinovia. Un impiegato cinese alzò gli occhi da una rivista<br />

porno <strong>di</strong> importazione, vietatissima a Singapore, allungandogli un biglietto.<br />

L’ovovia si arrestò il tempo necessario perché Julius potesse salire a bordo.<br />

Un attimo prima che l’addetto richiudesse la portiera metallica un uomo giunse<br />

<strong>di</strong> corsa, infilandosi a sedere vicino a Julius. Un europeo vestito malamente,<br />

con il viso segnato dalla stanchezza.<br />

Il mercenario udì il rumore secco del chiavistello che si agganciava e la<br />

cabina si rimise in moto con un lento rollio.<br />

— 20 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Il nuovo venuto evitava <strong>di</strong> guardarlo.<br />

In breve furono sospesi sul porto, la cabinovia avanzava lentissima, con moto<br />

regolare.<br />

— Lei è l’amico <strong>di</strong> Oliver?<br />

Julius se l’aspettava. Accento russo. Questa volta era davvero a quattrocchi<br />

con l’informatore.<br />

Annuì.<br />

Uno schianto metallico accompagnò lo schiudersi del pesante battente d’acciaio<br />

della sala controllo macchine della funicolare.<br />

Il guar<strong>di</strong>ano, un cinese semiaddormentato, si destò bruscamente ruminando<br />

una bestemmia colorita come solo gli asiatici le sanno inventare.<br />

— Ehi, voi, non si può entrare qui — <strong>di</strong>sse passando all’inglese nel momento<br />

in cui si rese conto che i due intrusi erano bianchi.<br />

<strong>Di</strong>avoli dagli occhi ton<strong>di</strong>, Chen li o<strong>di</strong>ava per la loro arroganza.<br />

L’accesso a quella stanza era assolutamente vietato e l’autorità <strong>di</strong> cui era<br />

investito gli consentiva <strong>di</strong> cacciarli fuori a calci, cosa che avrebbe fatto con il<br />

massimo piacere... se non si fosse trovato spianata <strong>di</strong>nanzi al naso la canna<br />

scura <strong>di</strong> una Tokarev.<br />

Daniov non era un pistolero nato, ma a quella <strong>di</strong>stanza sapeva <strong>di</strong> non poter<br />

sbagliare. Il silenziatore rendeva l’arma simile a un lungo tubo.<br />

Il russo ritenne <strong>di</strong> avere un’espressione sufficientemente da duro, proprio come<br />

gli eroi che si vedevano al cinema, dato che il guar<strong>di</strong>ano aprì e richiuse la bocca<br />

senza <strong>di</strong>re nulla, improvvisamente pallido.<br />

Kilsky, frattanto, non aveva perso tempo. Avvicinatosi ai coman<strong>di</strong> della<br />

teleferica fece scorrere le <strong>di</strong>ta sui pulsanti.<br />

— Sta’ buono e non ti succederà nulla — intimò Daniov che cominciava a<br />

prendere gusto al ruolo del cattivo.<br />

Il guar<strong>di</strong>ano sedette sulla poltroncina girevole, svuotato <strong>di</strong> ogni forza <strong>di</strong><br />

reazione.<br />

La sua mente aveva cancellato l’or<strong>di</strong>ne ricevuto dai suoi superiori in casi come<br />

questo: spingere il bottone rosso a destra del LOCK IN SYSTEM.<br />

Qualsiasi cosa avessero in mente i due sconosciuti era <strong>di</strong> certo un piano<br />

pericoloso. Se qualcuno si fosse ferito, o peggio fosse rimasto ucciso, la<br />

responsabilità sarebbe stata <strong>di</strong> Chen. A meno che non schiacciasse l’allarme in<br />

modo da far intervenire i guar<strong>di</strong>ani...<br />

— 21 —


Chen si costrinse a non volgere lo sguardo verso la tastiera attorno a cui<br />

Kilsky stava manovrando.<br />

La pistola puntata contro <strong>di</strong> lui era un monito sin troppo chiaro a non tentare<br />

i<strong>di</strong>ozie. Ma...<br />

L’interlocutore <strong>di</strong> Julius era un uomo sofferente, <strong>di</strong> più, spaventato. Cercava<br />

<strong>di</strong> farsi più piccolo nell’abito stazzonato, troppo pesante per l’umido che<br />

regnava nella cabina.<br />

Le mani si muovevano continuamente, come agitate da un costante<br />

tremolio. — Temevo <strong>di</strong> non poter mai arrivare a contattarvi — <strong>di</strong>sse quando si<br />

fu assicurato del legame tra Julius e Oliver. — Sospettano <strong>di</strong> me — mormorò<br />

come in una confessione.<br />

— Siete stato seguito? — domandò con apprensione l’italiano. Il russo si<br />

asciugò la fronte ma<strong>di</strong>da con un fazzoletto <strong>di</strong> lino bianco già zuppo. Scosse<br />

energicamente il capo.<br />

— No, o almeno spero.<br />

— Fatevi coraggio, qui non ci siamo che noi, abbiamo preso abbastanza<br />

precauzioni.<br />

— Avete ragione, ma io non resisto più, non voglio tornare all’ambasciata.<br />

Si metteva male, se il russo avesse defezionato scopertamente, i suoi<br />

connazionali avrebbero mangiato la foglia. D’altra parte in quello stato<br />

rischiava <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>rsi da un momento all’altro, il che era anche peggio.<br />

Fuori dalle loro grinfie non avrebbe potuto confessare ciò che aveva rivelato<br />

al nemico.<br />

Julius sospirò. Meglio affrontare un problema alla volta.<br />

— Ora ci sono io a proteggervi, vedremo cosa si può fare.<br />

Il poveraccio guardò con simpatia chi gli assicurava protezione. Poi fu<br />

assalito dal sospetto.<br />

Julius lo intuì nella luce dei suoi occhi. Il russo si sentiva manovrato. Ebbe<br />

paura che decidesse <strong>di</strong> tenere il becco chiuso. Si erano persi contatti migliori<br />

per molto meno.<br />

Nel giro <strong>di</strong> pochi secon<strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> ipotesi e <strong>di</strong> pensieri dovettero attraversare<br />

la mente del russo. Poi domandò con voce supplichevole: — Davvero non mi<br />

lascerà in mano a quella gente?<br />

— 22 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Kilsky puntava verso il cielo scuro uno strano cannocchiale, poco più lungo <strong>di</strong><br />

una spanna e con una sola lente. Potentissimo, ingran<strong>di</strong>va sino a cento volte,<br />

intensificando la luce presente me<strong>di</strong>ante un sofisticato sistema <strong>di</strong> rifrazione<br />

escogitato dai laboratori sovietici.<br />

— Eccoli — esclamò — tu non ci crederai, ma il contatto è Rakov.<br />

Daniov sobbalzò <strong>di</strong>straendosi per un attimo.<br />

— Quel serpente!<br />

Chen era teso come una corda <strong>di</strong> violino.<br />

Doveva rischiare? Poteva? La canna della pistola era troppo vicina al suo capo<br />

per poter giocare d’azzardo con la fortuna.<br />

La mano <strong>di</strong> Kilsky si mosse sulla tastiera dei coman<strong>di</strong>.<br />

— Oliver l’ha messa al corrente della situazione?<br />

— Sì, so che i vostri vogliono riorganizzare il Malayan Communist Party, ma<br />

mancano i fon<strong>di</strong>.<br />

— Tra poco li avranno.<br />

— Sapevo che qui i comunisti sono rimasti piuttosto <strong>di</strong>sorganizzati dopo le<br />

batoste che hanno ricevuto in Indonesia.<br />

— Roba vecchia, il partito clandestino può contare su migliaia <strong>di</strong> sostenitori... Il<br />

problema dei fon<strong>di</strong> sussiste ugualmente, ma il Centro <strong>di</strong> Mosca ha trovato il modo<br />

<strong>di</strong> sovvenzionare l’operazione.<br />

— Come? Un versamento <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> neri? È questo che ha in mente<br />

Kasparoff?<br />

— No, i sol<strong>di</strong> saranno fomiti da un uomo chiamato Klaus Hakermann.<br />

In quell’istante un violento scossone proiettò i due uomini l’uno contro l’altro. Il<br />

russo emise un gemito strozzato, aveva battuto la testa contro la maniglia della<br />

cabina. Dalla fronte perdeva un rivolo <strong>di</strong> sangue.<br />

Julius fu percorso da una sgradevole sensazione. Guardò oltre il vetro <strong>di</strong><br />

plexiglass. Erano sospesi a trecento metri d’altezza, sul braccio <strong>di</strong> mare che<br />

<strong>di</strong>vide Singapore da Sentosa.<br />

— Santa Madre — esclamò il russo — ci hanno scoperti.<br />

— Non è detto, forse è un semplice guasto.<br />

— No, ci hanno scoperti vi <strong>di</strong>co... Siamo finiti.<br />

Julius avrebbe voluto controbattere, ma non ne ebbe il tempo. La cabina<br />

riprese la sua corsa verso l’isola a una velocità folle. Nessuna migliore conferma<br />

ai sospetti <strong>di</strong> Rakov...<br />

— 23 —


4<br />

Chen aveva gli occhi fuori dalle orbite.<br />

I due stranieri che parlavano tra loro in quell’i<strong>di</strong>oma incomprensibile erano<br />

sicuramente pazzi. Lanciare le cabine a quella velocità significava sottoporre<br />

i cavi a una tensione troppo forte perché la sopportassero. Si sarebbero<br />

schiantate in mare. I pur pochi passeggeri sarebbero morti.<br />

E la responsabilità sarebbe stata sua... A meno che...<br />

Agì d’impulso. Come una molla scattò in avanti approfittando dell’eccitazione<br />

dei due sovietici. Le sue <strong>di</strong>ta attanagliarono il pulsante rosso premendolo<br />

spasmo<strong>di</strong>camente.<br />

— Maledetto! — urlò Daniov più rivolto a se stesso che al cinese; si era<br />

<strong>di</strong>stratto. L’idea <strong>di</strong> condannare a morte degli innocenti assieme al tra<strong>di</strong>tore e<br />

all’agente imperialista l’aveva turbato tanto da fargli sottovalutare l’abnegazione<br />

del guar<strong>di</strong>ano.<br />

Un attimo dopo il rombo <strong>di</strong> una sirena si <strong>di</strong>ffuse in tutto il complesso. Tutto si<br />

svolse alla massima velocità.<br />

Chen rotolò per terra alla ricerca <strong>di</strong> un’improbabile salvezza. Kilsky imprecò.<br />

Daniov sparò al cinese, mancandolo <strong>di</strong> misura col primo colpo e cogliendolo<br />

al polpaccio col secondo.<br />

Le guar<strong>di</strong>e del corridoio scattarono, pistole alla mano.<br />

Chen urlò <strong>di</strong> dolore. Kilsky imprecò <strong>di</strong> nuovo.<br />

— Via <strong>di</strong> qui — si decise a gridare Daniov trascinando lontano il suo collega;<br />

se li beccavano era la Siberia assicurata.<br />

Ammesso che prima non li linciassero.<br />

Tanto il tra<strong>di</strong>tore non si sarebbe salvato.<br />

Imboccarono l’uscita scorgendo con la coda dell’occhio le guar<strong>di</strong>e armate<br />

che sopraggiungevano.<br />

La cabina lanciata a folle velocità oscillava paurosamente nel vuoto. Il sistema<br />

<strong>di</strong> frenaggio automatico era stato escluso dalla sala coman<strong>di</strong>, e sui cavi<br />

metallici le pulegge sfrigolavano con scintillii sinistri.<br />

— Aiuto, aiuto! — urlava Rakov in piena crisi isterica. I suoi nervi già provati<br />

— 24 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

avevano ceduto del tutto.<br />

Impietrito Julius cercava una soluzione.<br />

Il buio attorno a loro dava l’impressione <strong>di</strong> navigare nel nulla. Solo le luci<br />

della stazione d’arrivo apparivano reali. Si avvicinavano ogni secondo <strong>di</strong> più. Si<br />

sarebbero sfracellati.<br />

— Dobbiamo uscire da questa trappola — urlò quasi per convincersi.<br />

Vincendo la paura attanagliò le <strong>di</strong>ta attorno alla maniglia <strong>di</strong> metallo. Stando<br />

fuori forse aveva la possibilità <strong>di</strong> gettarsi in acqua prima dell’impatto.<br />

Tentò <strong>di</strong> non pensare al fatto che, a quella velocità, la superficie del mare<br />

sarebbe stata dura come il cemento.<br />

Socchiuse la portiera e per poco non si sentì risucchiare <strong>di</strong> fuori.<br />

Vedeva il mare sotto <strong>di</strong> sé. Impressionante <strong>di</strong>stesa scura come il petrolio... le<br />

luci dell’arrivo si ingran<strong>di</strong>vano <strong>di</strong> attimo in attimo materializzando la sagoma del<br />

gabbiotto d’arresto.<br />

Un tonfo rimbombò nell’aria. Una cabina uscita dalla sua guida si era staccata<br />

dal cavo metallico sfracellandosi in mare. Poi tutto si fermò. <strong>Di</strong> colpo. Come se<br />

un’enorme mano invisibile avesse arrestato la vertiginosa caduta delle cabine.<br />

Il freno sfrigolò per qualche attimo ancora, poi la funicolare parve come morta.<br />

Cinquecento metri più in alto un poliziotto inviò la sua calda preghiera a<br />

Buddha per ringraziarlo <strong>di</strong> avergli dato la velocità e la presenza <strong>di</strong> spirito <strong>di</strong><br />

premere i tasti giusti.<br />

Julius scoppiò in una risata isterica. Scampato pericolo.<br />

— Coraggio, Rakov, ce l’abbiamo fatta, siamo salvi.<br />

Il russo non rispose. A Julius bastò un’occhiata: il cuore. Vinto dalla tensione e<br />

dalla terribile emozione, aveva ceduto.<br />

Il mercenario si lasciò cadere sul fondo della cabina. Sfinito.<br />

La morte ti frega sempre a un passo dalla salvezza.<br />

Non voleva pensare a quando sarebbe stato il suo turno.<br />

La sua dose <strong>di</strong> fortuna doveva essere quasi esaurita.<br />

Julius rimase a occhi chiusi sotto il getto caldo della doccia. Albeggiava. Per un<br />

istante immaginò <strong>di</strong> essere lontanissimo da Singapore.<br />

Era una sensazione gradevole, quella dell’acqua che scorreva lungo i muscoli<br />

contratti per la tensione del pericolo appena affrontato.<br />

Il trillo insistente del telefono lo riportò alla realtà.<br />

— 25 —


Uscì dalla doccia con un asciugamano <strong>di</strong> spugna avvolto intorno ai fianchi.<br />

Alzando la cornetta vide la propria immagine riflessa nella specchiera<br />

dell’arma<strong>di</strong>o. Accidenti, il suo corpo era tutto una cicatrice. Cominciava a<br />

essere vecchio per quel genere <strong>di</strong> emozioni.<br />

— Pronto? — chiese.<br />

Era Oliver. Secondo i loro accor<strong>di</strong> Julius l’aveva chiamato mezz’ora prima a<br />

un numero sicuro. L’agente della CIA chiamava come prestabilito da una linea<br />

pulita.<br />

— Che <strong>di</strong>avolo è successo?<br />

— I nostri amici russi hanno tentato <strong>di</strong> chiudere la bocca al tuo informatore.<br />

In<strong>di</strong>rettamente hanno raggiunto lo scopo. Rakov ha avuto un infarto.<br />

L’imprecazione <strong>di</strong> Oliver giunse soffocata dall’altro capo del filo.<br />

— Come hanno fatto a in<strong>di</strong>viduarti?<br />

— Forse ti seguivano e ci hanno visto insieme.<br />

— Già, una conseguenza della bella posizione in cui mi ha messo Brolin.<br />

Eppure credevo <strong>di</strong> avere preso tutte le precauzioni...<br />

— Non sono mai abbastanza. In ogni caso la loro operazione è molto<br />

protetta; il fatto che siano intervenuti così brutalmente <strong>di</strong>mostra che sono già<br />

in fase avanzata e che non si possono permettere errori. Kasparoff ha trovato i<br />

fon<strong>di</strong> per riorganizzare i guerriglieri...<br />

— Già, ma dove?<br />

— Rakov prima <strong>di</strong> morire mi ha fatto un nome: Klaus Hakermann. Ti <strong>di</strong>ce<br />

nulla?<br />

Oliver imprecò prima <strong>di</strong> dare una risposta coerente.<br />

— È un contrabban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong> eroina, ecco come pensano <strong>di</strong> finanziarsi...<br />

— Sta qui a Singapore?<br />

— No. Ufficialmente è un piantatore <strong>di</strong> caucciù. Ha una tenuta in un’isola<br />

al largo <strong>di</strong> Giava, se ben ricordo. Non viene mai da queste parti. Yew ha<br />

<strong>di</strong>chiarato guerra ai contrabban<strong>di</strong>eri <strong>di</strong> droga; mesi fa ha or<strong>di</strong>nato una purga<br />

generale con i soliti mo<strong>di</strong> spicci. In una notte ha ripulito Ch inatown. Se becca<br />

Hakermann fuori dalla sua isola lo impicca.<br />

— Le autorità indonesiane cosa fanno?<br />

Oliver rise.<br />

— Nulla, come al solito. Fino a pochi anni fa Hakermann li comprava perché<br />

chiudessero un occhio, ma da un po’ <strong>di</strong> tempo a questa parte ha risolto<br />

il problema in maniera più ra<strong>di</strong>cale. L’isola su cui vive gli appartiene; l’ha<br />

— 26 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

acquistata rilevando un vecchio contratto dei tempi <strong>di</strong> Sukarno. Su quello scoglio<br />

è come il sovrano, ci tiene un piccolo esercito <strong>di</strong> pistoleri con la scusa della<br />

piantagione <strong>di</strong> caucciù.<br />

— Mi sto facendo un quadro esatto della situazione... Questo Hakermann<br />

sembra il tipo adatto a finanziare un’operazione nera del KGB.<br />

— Meno <strong>di</strong> quanto sembri a prima vista. A quanto ne so è legato con la<br />

Yakuza, la mafia <strong>di</strong> Osaka. Quelli non hanno certo simpatia per i comunisti.<br />

Julius era costernato. Conosceva la malavita giapponese. Non era<br />

un’organizzazione facilmente manovrabile, soprattutto da un servizio segreto<br />

dell’Est. Erano xenofobi e rigidamente <strong>di</strong> destra. Un bel mistero...<br />

— È meglio che non ci incontriamo più alla luce del sole; se abbiamo fortuna<br />

i russi possono credere che Rakov non abbia fatto in tempo a rivelarti nulla.<br />

Lasciamo calmare le acque...<br />

— Cosa suggerisci?<br />

— <strong>Di</strong>rei che la cosa migliore è battere la pista <strong>di</strong> Hakermann senza dare<br />

nell’occhio. Ti farò incontrare una persona <strong>di</strong> fiducia che sa tutto sul traffico<br />

d’eroina proveniente dall’Indonesia.<br />

— Chi è?<br />

— Un agente del Narcotic Strike Counterforce, l’organizzazione creata<br />

apposta da Lee Kwan Yew per combattere i trafficanti.<br />

— <strong>Di</strong> solito questi gruppi sono pieni <strong>di</strong> infiltrati — constatò dubbioso Julius.<br />

— Questo no, devi ancora entrare nella mentalità del governo <strong>di</strong> qui. Sono un<br />

po’ come i giapponesi: se vogliono una cosa la ottengono. Gli agenti del NSC<br />

sono tutti fidatissimi. Comunque avrai contatti <strong>di</strong>retti solo con lei.<br />

— Con lei? — esclamò Julius.<br />

— Esatto, si chiama Jade Liang, una ragazza... molto energica, lo vedrai da te.<br />

— 27 —


5<br />

Il leone <strong>di</strong> marmo bianco dal corpo <strong>di</strong> pesce e dal capo felino pareva irridere<br />

Julius.<br />

Il sole illuminava lo skyline <strong>di</strong> Singapore dall’aspetto quasi americano, con i<br />

grattacieli in cemento e vetro che parevano voler crescere ogni giorno <strong>di</strong> più.<br />

Il braccio <strong>di</strong> mare antistante il simbolo della città era un brulicare <strong>di</strong> piccole<br />

chiatte a motore, che facevano la spola tra le navi in rada e la zona portuale.<br />

Nulla a che spartire con la confusione <strong>di</strong> Aberdeen, la città galleggiante <strong>di</strong><br />

Hong Kong. Qui regnava il massimo or<strong>di</strong>ne, su cui vegliavano numerose<br />

motovedette della polizia portuale.<br />

Julius consultò l’orologio, l’ora dell’appuntamento era prossima allo scadere.<br />

Per la centesima volta si guardò attorno. Nessuno pareva averlo seguito.<br />

Si domandò come fosse la famosa Jade Liang, l’agente del NSC che<br />

doveva illuminarlo sulle attività <strong>di</strong> Klaus Hakermann. Il rombo sommesso <strong>di</strong> un<br />

motoscafo attirò la sua attenzione. Un Riva Duemila nero come la notte stava<br />

attraccando al moletto in pietra vicino al leone marino. Lo guidava una creatura<br />

che pareva uscita da un fumetto degli anni Trenta.<br />

Cinese, piuttosto piccola, dal corpo sodo sotto il vestito <strong>di</strong> seta nera che<br />

l’avvolgeva mettendone in risalto le qualità migliori. Portava occhiali da sole<br />

scuri ed esibiva un trucco aggressivo, con labbra carnose color sangue<br />

perennemente atteggiate in un’espressione golosa.<br />

Eseguì l’accosto con la perizia <strong>di</strong> un lupo <strong>di</strong> mare. Alzò il capo in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

Julius squadrandolo con un’intensità tale che l’italiano si sentì ra<strong>di</strong>ografato.<br />

— Cosa aspetta a salire? Vogliamo rimanere qui tutto il giorno? Io sono<br />

Jade Liang.<br />

— Come fa a sapere che sono io quello che aspetta ?<br />

— Non sia stupido, chi starebbe in pie<strong>di</strong> vicino al leone per più <strong>di</strong> mezz’ora?<br />

E poi Oliver mi ha detto che avrei incontrato un europeo abbronzato con la<br />

faccia da spia dei fumetti; non potevo sbagliare.<br />

Julius sospirò, fa piacere essere considerati dagli amici.<br />

Ma forse l’ultima battuta era un tocco personale della piccante cinesina.<br />

Saltò a bordo. Jade manovrò il volantino del Riva con estrema<br />

— 28 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

<strong>di</strong>mestichezza, avviando il motore.<br />

— Benvenuto a Singapore, ora andremo alla centrale all’altro capo del porto.<br />

— Non è imprudente? Sono già stato seguito una volta.<br />

— Se nessuno l’ha seguita fin qui, nessuno la seguirà — fece sarcasticamente<br />

lei. — L’NSC è sicurissimo, il Presidente stesso ne ha organizzato i ranghi.<br />

— Sembra un dépliant pubblicitario — ribatté Julius che cominciava a trovare<br />

irritante l’atteggiamento della ragazza.<br />

Lei rise.<br />

— Si tenga forte, faremo una corsa.<br />

Imme<strong>di</strong>atamente dopo partì a razzo. Lo scatto in avanti catapultò sui se<strong>di</strong>li<br />

posteriori Julius. Quella ragazza era un demonio. Il Riva schizzò come una<br />

freccia costeggiando il porto. La vista era mozzafiato da quell’angolazione.<br />

Schiaffeggiata dal vento e dagli spruzzi d’acqua, Jade pareva godere<br />

fisicamente della velocità. Inserì nel mangiacassette un nastro che cominciò a<br />

<strong>di</strong>ffondere Satisfaction a tutto volume.<br />

Il viaggio durò una decina <strong>di</strong> minuti. Il tempo necessario perché Julius si<br />

abituasse al sensuale ondeggiamento delle anche <strong>di</strong> Jade che, al ritmo dei<br />

Rolling Stones, batteva il tempo.<br />

Giunsero a una caletta tra i docks, dove venivano caricati enormi contenitori <strong>di</strong><br />

colore rosso su una chiatta che sembrava reggerne appena il peso.<br />

Nel vedere sopraggiungere il Riva alcuni marinai cinesi si precipitarono a<br />

raccoglierne gli ormeggi.<br />

— Siamo arrivati, questi sono tutti nostri agenti. Si rilassi, siamo in territorio<br />

amico.<br />

Gli sorrise maliziosamente, mentre con una mossa agile saliva sulla banchina.<br />

Mostrò un bel pezzo <strong>di</strong> coscia.<br />

Julius sospirò. Portava calze nero fumo, che le inguainavano le gambe<br />

trattenute da sottili giarrettiere. Decisamente una donna <strong>di</strong> classe...<br />

L’ufficio <strong>di</strong> Jade era situato al terzo piano <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio scuro che aveva come<br />

copertura una <strong>di</strong>tta <strong>di</strong> trasporti.<br />

Arredato con gusto sobrio, aveva come unica frivolezza un <strong>di</strong>pinto su carta<br />

<strong>di</strong> riso che pendeva alla parete tra due schedari. Jade aveva offerto a Julius un<br />

bicchiere <strong>di</strong> bibita fredda e si era messa al lavoro. Da un classificatore metallico<br />

aveva tratto una cartella rigida su cui era stampigliato il nome del trafficante <strong>di</strong><br />

— 29 —


droghe che, a quanto pareva, riforniva <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> il piano del colonnello Kasparoff.<br />

Jade aprì il dossier. Julius notò che non si era levata gli occhiali, <strong>di</strong>etro cui<br />

nascondeva una notevole miopia, a giu<strong>di</strong>care dallo spessore delle lenti.<br />

L’italiano la guardò scorrere il dossier leggendo a bassa voce. Il profumo<br />

<strong>di</strong> rose che emanava, lievissimo, lo <strong>di</strong>straeva dallo scopo principale della sua<br />

missione.<br />

Sotto il tavolo le loro gambe si sfiorarono per caso.<br />

Jade sollevò gli occhi <strong>di</strong>segnando un oh con la sua magnifica bocca. Un filo<br />

<strong>di</strong> elettricità passò tra loro, giusto per un attimo.<br />

— È lui! — fece imme<strong>di</strong>atamente dopo la cinese. — Questo è Klaus<br />

Hakermann. Olandese, si è trasferito in Indonesia circa trent’anni fa. Vive nella<br />

sua isoletta al largo <strong>di</strong> Giava: Samaringa.<br />

Il mercenario stu<strong>di</strong>ò il viso dell’uomo ritratto nella fotografia in bianco e nero.<br />

Tipicamente nordeuropeo, con gran<strong>di</strong> borse sotto gli occhi e una corona <strong>di</strong><br />

capelli canuti sulle orecchie. Completamente calvo alla sommità del cranio.<br />

Emanava una sensazione <strong>di</strong> forza dai lineamenti marcati.<br />

— Oliver è scettico sulla probabilità che possa collaborare coi russi.<br />

Jade rovesciò all’in<strong>di</strong>etro il viso, scuotendo i capelli scuri come il petrolio.<br />

Molto sensuale.<br />

— Assolutamente impossibile — <strong>di</strong>sse poi serissima. — Hakermann è<br />

legato agli Yakuza del clan Matsushita Kono. È un Oyabun, una specie <strong>di</strong><br />

padrino come <strong>di</strong>te voi italiani, <strong>di</strong> Osaka. Gente legata alla Società dell’Oceano<br />

Oscuro, una delle zaibatsu più a destra e reazionarie del Giappone. Formata<br />

da ex membri del Kokuryukai.<br />

Julius annuì greve. Il Kokuryukai, la Società del Drago Nero era stata la<br />

spina dorsale della Kempeitai, la Gestapo giapponese durante la Seconda<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

— Kono faceva parte del Jinrai bountai, il nucleo da cui venivano scelti i<br />

piloti suici<strong>di</strong> Kamikaze. Fedele al Bushido sino alla morte, non è partito per<br />

caso. Il suo or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> volo era due giorni dopo Hiroshima. Da allora è <strong>di</strong>ventato<br />

il più giovane Oyabun <strong>di</strong> Osaka, facendo fortuna con il mercato nero, prima e<br />

con il traffico <strong>di</strong> droga poi.<br />

— Non credevo che i giapponesi fossero implicati in questa parte del<br />

mondo...<br />

— I giapponesi sono implicati in tutto in questa parte del mondo, una volta<br />

era roba loro. Durante la guerra, voglio <strong>di</strong>re; <strong>di</strong> fatto controllano tutte le attività<br />

— 30 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

legali e illegali, compreso il traffico della droga. Non è come nel film <strong>di</strong> Cimino, i<br />

cinesi sono coinvolti solo marginalmente, chi tira le fila sono i giapponesi.<br />

Julius aveva qualche dubbio, conosceva l’in<strong>di</strong>gnazione che aveva suscitato<br />

nella comunità cinese il film L’anno del dragone. In ogni caso la presenza<br />

giapponese era più che palpabile in Indocina, commerci e trasporti erano in<br />

mano a grossi gruppi commerciali giapponesi, sovente legati alla Yakuza.<br />

In effetti il ragionamento <strong>di</strong> Jade era giusto. Gli Yakuza erano ferocemente<br />

anticomunisti. Gli americani si erano serviti spesso <strong>di</strong> loro per questo motivo, in<br />

Vietnam.<br />

— Come si inserisce Hakermann in questa faccenda?<br />

— Esattamente non lo sappiamo — confessò la ragazza — ma una cosa è<br />

certa: svolge la sua attività <strong>di</strong> trafficante in <strong>di</strong>retta collaborazione con Kono. Lui è<br />

un gaijin, uno straniero, ma i due sembrano molto uniti, forse a causa <strong>di</strong> episo<strong>di</strong><br />

del tempo della guerra. Si <strong>di</strong>ce che Hakermann lavorasse per i nazisti, come spia<br />

in questi mari.<br />

— Un altro particolare che escluderebbe la possibilità <strong>di</strong> una collaborazione tra<br />

Hakermann e i russi.<br />

— Non sarebbe la prima volta che un nazista passa ai sovietici. No, il<br />

problema è un altro. Hakermann coltiva l’oppio, che trasforma poi in morfina e<br />

quin<strong>di</strong> in eroina. Ci risulta che sulla sua isola sia perfettamente attrezzato per<br />

quest’eventualità. Kono ritira l’eroina e la smista sui mercati <strong>di</strong> Vancouver e <strong>di</strong><br />

Toronto in Canada, dove il suo gruppo è particolarmente attivo. I sol<strong>di</strong> vengono<br />

<strong>di</strong>visi tra Hakermann e Kono, ma è quest’ultimo a fare la parte del leone.<br />

L’olandese è solo un esecutore, importante se vogliamo, ma pur sempre un<br />

esecutore.<br />

— C’è la possibilità che Hakermann abbia preso accor<strong>di</strong> con i russi<br />

all’insaputa dei giapponesi?<br />

— Scherza? Se Kono se ne accorge lo scuoia vivo.<br />

Erano al punto <strong>di</strong> partenza. Julius cercò su una cartina appesa al muro<br />

l’isoletta <strong>di</strong> Samaringa.<br />

— L’ideale sarebbe dare un’occhiata qui.<br />

— Abbiamo provato a infiltrare degli agenti, sempre col medesimo risultato... —<br />

il viso <strong>di</strong> Jade, improvvisamente cupo, era più esplicito <strong>di</strong> ogni altra spiegazione.<br />

Evidentemente l’efficienza del NSC non arrivava oltre i confini <strong>di</strong> Singapore.<br />

— C’è una possibilità <strong>di</strong> controllare le attività <strong>di</strong> Hakermann — esordì la<br />

ragazza dopo un silenzio prolungato.<br />

— 31 —


Julius aguzzò le orecchie.<br />

La cinese gli porse un’altra fotografia. Vi era ritratta una donna <strong>di</strong> colore,<br />

aggressivamente protesa oltre la balaustra <strong>di</strong> una nave. — Jaga Thanut,<br />

moluccana, un’avventuriera arrestata più volte per contrabbando a Bangkok e<br />

Hong Kong, sappiamo che è legata all’organizzazione <strong>di</strong> Hakermann. Adesso<br />

è qui a Singapore...<br />

— L’avete arrestata?<br />

Jade scosse il capo.— Qui non ha fatto nulla, la teniamo sotto sorveglianza<br />

sperando che ci porti a qualche elemento concreto contro Hakermann.<br />

Julius fissò alternativamente la ragazza e la fotografia. — Dove si trova<br />

adesso?<br />

— Allo Sheraton, apparentemente passa il suo tempo a fare shopping;<br />

non osiamo avvicinarci troppo, è molto astuta e non vogliamo che sospetti <strong>di</strong><br />

essere seguita.<br />

Il telefono ronzò nell’aria. Jade alzò la cornetta scambiando un fiume <strong>di</strong><br />

parole in cinese.<br />

Quando riappese era raggiante.<br />

— Mi hanno appena comunicato che Jaga Thanut ha lasciato il quartiere<br />

degli acquisti, con un’improvvisa deviazione per Thian Hok Cheng.<br />

— Cos’è?<br />

— Il Tempio della Felicità Celeste. Un luogo <strong>di</strong> culto tra<strong>di</strong>zionale bud<strong>di</strong>sta.<br />

Dubito che Jaga Thanut nutra profon<strong>di</strong> sentimenti religiosi, forse ha un<br />

appuntamento. Se la sente <strong>di</strong> venire senza farsi in<strong>di</strong>viduare subito? In tal caso,<br />

può accompagnarmi.<br />

Prima che Julius trovasse una battuta sufficientemente salace per ribattere,<br />

Jade era già alla porta.<br />

Anche questa volta la ragazza, con la sua aria vagamente sfottente, tentava<br />

<strong>di</strong> fargli fare la figura dello sprovveduto.<br />

Eccitato all’idea <strong>di</strong> essere sulla buona strada seguì la silhouette<br />

ancheggiante <strong>di</strong> Jade. Se non trovava <strong>di</strong> meglio per abbassare le sue arie,<br />

l’avrebbe sculacciata...<br />

— 32 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

6<br />

Oltre la porta del drago si entrava in un altro mondo.<br />

Thian Hok Cheng era l’ultimo baluardo dell’antica Cina in una metropoli<br />

dominata dal cemento. O forse era solo una porta per un mondo sotterraneo che<br />

permaneva vivissimo nelle sue tra<strong>di</strong>zioni, nascosto da un’apparenza occidentale.<br />

Fatto sta che Julius si sentì vagamente intimi<strong>di</strong>to scavalcando lo zoccolo <strong>di</strong><br />

pietra alto una ventina <strong>di</strong> centimetri che ostruiva la porta del tempio.<br />

— Impe<strong>di</strong>sce agli spiriti malvagi <strong>di</strong> entrare — bisbigliò Jade intuendo la sua<br />

perplessità. — Loro strisciano per terra.<br />

Julius aveva vissuto a lungo in Oriente, conoscendone la realtà esoterica.<br />

Aveva rispetto per le tra<strong>di</strong>zioni e anche un po’ <strong>di</strong> timore.<br />

Fissò il grande drago color oro affrescato sul battente del tempio.<br />

L’interno dava <strong>di</strong>rettamente su un piccolo cortile che fungeva da chiostro.<br />

Effetto strano, il rumore del traffico giungeva lontanissimo.<br />

In un angolo, un cinese magrissimo accu<strong>di</strong>va un braciere infilandovi piccole<br />

stecche d’incenso.<br />

Un vecchio con un mozzicone <strong>di</strong> sigaretta pendente dalle labbra era<br />

accartocciato sul terreno, la mano tesa per la questua.<br />

— Dov’è? — domandò Julius.<br />

Jade lo zittì seccamente. Camminando radente al muro giunsero in un<br />

porticato, dove la luce del sole scolpiva intarsi d’ombra. La litania <strong>di</strong> alcuni<br />

monaci in processione li avvertì <strong>di</strong> scansarsi per non ostacolare la funzione.<br />

Li lasciarono passare, severissimi nelle loro tonache color zafferano, fissate su<br />

una sola spalla come nell’uso del bud<strong>di</strong>smo Chan.<br />

Le piccole <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Jade si conficcarono nella carne <strong>di</strong> Julius. — Guar<strong>di</strong>! —<br />

bisbigliò.<br />

L’ultimo della fila portava una tonaca completa, con tanto <strong>di</strong> cappuccio. Non<br />

partecipava al salmo<strong>di</strong>are degli altri e si muoveva con un ritmo decisamente<br />

<strong>di</strong>fferente da quello dei confratelli.<br />

Con gli occhi i due agenti lo seguirono lungo il porticato. Improvvisamente<br />

l’incappucciato svoltò a destra, in un portoncino che si richiuse alle sue spalle<br />

con un tonfo <strong>di</strong>screto.<br />

— 33 —


La cinese consultò Julius con lo sguardo. C’era una forte possibilità che<br />

quel misterioso personaggio avesse qualcosa in comune con Jaga Thanut.<br />

La coincidenza del suo comportamento sospetto era troppo evidente per non<br />

avere un significato. I due agenti si intesero con un’occhiata. Jade imboccò<br />

il cortiletto da cui era venuta la processione, pareva sicura <strong>di</strong> sé e della<br />

planimetria del tempio.<br />

Entrarono in un chiostro dove alcuni fedeli bruciavano simulacri <strong>di</strong> carta in<br />

un braciere. Il fumo delle loro preghiere saliva sino al cielo. Una scena ricca <strong>di</strong><br />

misticismo, riusciva <strong>di</strong>fficile accettare che in quel tempio si svolgessero attività<br />

che con la fede avevano ben poco a che fare.<br />

Senza esitare Jade imboccò una scaletta vicino al braciere. In un attimo<br />

furono nella parte superiore del tempio.<br />

— Si levi le scarpe — or<strong>di</strong>nò la cinese quando stavano per entrare in un<br />

corridoio il cui pavimento era composto <strong>di</strong> assi <strong>di</strong> bambù.<br />

Scivolarono silenziosi fino a quando un rumore in<strong>di</strong>stinto non li fece<br />

arrestare.<br />

Voci.<br />

Piegata a quattro zampe, Jade ascoltava il suono della conversazione con<br />

l’orecchio a terra, come gli in<strong>di</strong>ani Sioux. Julius le andò vicino. Attraverso una<br />

fessura nel pavimento si intravvedeva una stanza sottostante.<br />

— Sono loro — <strong>di</strong>sse Jade con un filo <strong>di</strong> voce.<br />

Julius tratteneva il fiato. La stanza era semibuia, ma intuiva <strong>di</strong>stintamente la<br />

sagoma <strong>di</strong> Jaga Thanut.<br />

Elegantissima nel vestito <strong>di</strong> Yssey Myake, parlava con due uomini, un<br />

indocinese che ostentava un paio <strong>di</strong> lenti a specchio e l’uomo con la tonaca<br />

color zafferano. Il suo istinto non l’aveva dunque ingannato. Il finto monaco<br />

aveva un collegamento con Jaga.<br />

Parlavano con voce sommessa una lingua che Julius non capiva.<br />

— Cinese hakka, solo pochi lo conoscono. È la lingua dell’uomo con gli<br />

occhiali.<br />

— Lo capisce?<br />

Jade fece cenno <strong>di</strong> sì.<br />

— Si chiama Bang Shan, è un Cino-tailandese. È venuto a stabilirsi qui da<br />

Bangkok, dov’è ricercato dalla polizia. Suo cugino è il generale Bao Lan, un<br />

Signore della guerra del Triangolo d’Oro, comanda uno degli eserciti ribelli del<br />

Kuomintang, che gestiscono al traffico dell’eroina in Birmania.<br />

— 34 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

— È collegato con il traffico <strong>di</strong> droga, allora...<br />

— Non <strong>di</strong>rettamente. Qui a Singapore possiede un’industria chimica che<br />

abbiamo più volte controllato... Nulla <strong>di</strong> irregolare. — Evidentemente PNSC non è<br />

efficiente come si <strong>di</strong>ce, tutto lascia presupporre che abbia le mani in pasta.<br />

Jade gli lanciò uno sguardo <strong>di</strong> fuoco da <strong>di</strong>etro le lenti affumicate.<br />

— Singapore è un paese democratico, non possiamo arrestare qualcuno<br />

senza prove... non sarebbe...<br />

— Mi risparmi la lezione e <strong>di</strong>ca... è in grado <strong>di</strong> capire i loro <strong>di</strong>scorsi?<br />

— Se sta zitto magari ci riesco, l’hakka è un <strong>di</strong>aletto molto <strong>di</strong>fficile.<br />

Rimasero in silenzio per alcuni minuti. <strong>Di</strong> sotto si svolgeva una conversazione<br />

fatta <strong>di</strong> sibili e <strong>di</strong> parole aspirate. Impossibile recepire tutte le sfumature del<br />

<strong>di</strong>aletto cinese.<br />

— Mi sembra — esordì a un tratto Jade — che abbiano nominato una nave, il<br />

Malacca Queen in partenza dai docks, devono caricarci qualcosa...<br />

Julius si contrasse, gli occhi puntati sulla scena che si stava svolgendo <strong>di</strong> sotto.<br />

Jaga Thanut consegnò a Bang Shan una valigetta. Questi fece scattare le<br />

cerniere rivelandone un contenuto verde dollaro.<br />

— Mazzette <strong>di</strong> dollari, ce ne sarà per un milione in valuta locale — sibilò Jade.<br />

Julius non ebbe il fiato per rispondere. Al momento della stretta <strong>di</strong> mano <strong>di</strong><br />

quello che si stava rivelando un accordo molto importante, il finto monaco aveva<br />

abbassato il cappuccio che sino ad allora ne aveva celato l’identità.<br />

Ostentò una fisionomia europea, slava. Alto, bion<strong>di</strong>ccio, con un naso lungo e<br />

sottile. Non poteva essere che il colonnello Kasparoff. L’uomo incaricato dal KGB<br />

<strong>di</strong> riorganizzare il partito comunista malese.<br />

Intendeva farlo con i fon<strong>di</strong> che gli avrebbe fornito Klaus Hakermann.<br />

Sicuramente lo scambio <strong>di</strong> quella valigetta con Bang Shan, uomo <strong>di</strong> fiducia del<br />

Generale Bao Lan, aveva un significato.<br />

Per quanto paresse improbabile, in qualche maniera Hakermann, legato<br />

alla Yakuza giapponese ferocemente anticomunista, si preparava a fornire a<br />

Kasparoff i fon<strong>di</strong> necessari alla sua operazione.<br />

La risposta probabilmente era a Samaringa.<br />

Ma prima bisognava passare per la nave chiamata Malacca Queen.<br />

Rughe profonde attraversavano la fronte <strong>di</strong> Jade Liang.<br />

Seduta al tavolo del ristorante in<strong>di</strong>ano vicino al parco, non degnava <strong>di</strong> uno<br />

— 35 —


sguardo il pollo al curry che le avevano appena servito. Tutta l’attenzione era<br />

concentrata su ciò che aveva appena appreso al tempio della Felicità Celeste.<br />

— Non ha senso — ripeté per l’ennesima volta. — Hakermann non può<br />

aiutare i comunisti.<br />

— L’hai visto anche tu Kasparoff — Julius era passato a una forma più<br />

confidenziale con la ragazza.<br />

<strong>Di</strong>etro l’aria da fotomodella <strong>di</strong> Penthouse, Jade si stava rivelando<br />

professionalmente ineccepibile. La situazione spinosa con cui dovevano<br />

confrontarsi li costringeva a esprimere il meglio <strong>di</strong> sé.<br />

La ragazza scosse il capo. Levò gli occhiali passandosi le <strong>di</strong>ta sulle<br />

palpebre.<br />

— Ho il cervello che mi fuma — ammise. — Dunque, ragioniamo.<br />

Hakermann è un contrabban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong> eroina, ma non lavora in proprio. Tutta<br />

la sua attività <strong>di</strong>pende dalla Yakuza <strong>di</strong> Kono, che come membro della società<br />

dell’Oceano Oscuro si farebbe uccidere piuttosto che agevolare i comunisti in<br />

qualche modo...<br />

— Più che altro ucciderebbe il suo socio se scoprisse una cosa del genere...<br />

— Questo è certo.<br />

— Forse proprio per questo Hakermann ha scelto come interme<strong>di</strong>aria<br />

dell’affare Jaga Thanut, che è venuta qui a Singapore a prendere contatto con<br />

Kasparoff.<br />

— Oltre al fatto che non sappiamo il perché <strong>di</strong> un’inversione <strong>di</strong> tendenza <strong>di</strong><br />

Hakermann, che in una lotta con i giapponesi ha tutto da perdere, dobbiamo<br />

capire come. Ossia: la produzione dell’eroina <strong>di</strong> Hakermann è controllata dai<br />

giapponesi, che provvedono a smistarla sul loro mercato. Il problema è: come<br />

pensa <strong>di</strong> far sparire l’eroina, Kasparoff?<br />

— Quel Bang Shan secondo te perché si è incontrato con Jaga? Cosa<br />

possono avere in comune?<br />

— Buona domanda — fece Jade trangugiando in un sorso la Pepsi appena<br />

stappata. — Bang Shan è, più o meno ufficialmente, il rappresentante <strong>di</strong> Bao<br />

Lan in questa zona. Ma non vedo un collegamento.<br />

— Un momento — l’interruppe Julius. — Hai detto che questo Bang Shan<br />

ha un’attività legale qui a Singapore.<br />

— Possiede un’industria chimica... forse...<br />

Julius percepì che la propria intuizione era stata con<strong>di</strong>visa dalla cinese.<br />

L’interruppe prima che potesse terminare la frase.<br />

— 36 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

— Forse Hakermann ha bisogno <strong>di</strong> qualcosa che Bang Shan gli può fornire, e<br />

questo qualcosa non è <strong>di</strong>rettamente collegato con Bao Lan.<br />

— Giusto. Ragioniamo. Hakermann raccoglie il papavero, poi lo raffina in<br />

morfina; a questo punto ci pensano i giapponesi a effettuare la successiva<br />

operazione <strong>di</strong> lavorazione. Una precauzione che consente agli Yakuza <strong>di</strong><br />

esercitare un controllo <strong>di</strong>retto su Hakermann, in modo che lui non possa mai<br />

trattare <strong>di</strong>rettamente con gli acquirenti...<br />

— Supponiamo che invece Hakermann, sobillato da Kasparoff, voglia saltare<br />

questo gra<strong>di</strong>no; <strong>di</strong> cosa può aver bisogno?<br />

— Anidride acetica: senza è impossibile passare dalla morfina all’eroina.<br />

— Per cui Bang Shan, pagato da Jaga, fornisce il materiale adatto alla<br />

raffineria. E chi potrà essere l’acquirente che comprerà il prodotto raffinato e lo<br />

smisterà sul proprio mercato, pagando pronta cassa i sol<strong>di</strong> che finanzieranno<br />

l’operazione <strong>di</strong> Kasparoff?<br />

— Il generale Bao Lan — sospirò la ragazza dopo un attimo — e il cerchio si<br />

chiude.<br />

Julius si alzò e pagò il conto.<br />

— Non del tutto, visto che dobbiamo ancora scoprire alcuni dettagli quali<br />

le motivazioni <strong>di</strong> Hakermann, ma l’operazione comincia ad assumere una<br />

certa fisionomia. Vieni, il prossimo passo è controllare il Malacca Queen, non<br />

dovrebbe essere <strong>di</strong>fficile rintracciarlo. Dobbiamo avere la conferma dei nostri<br />

sospetti.<br />

La zona del porto era pregna del sapore salato dell’Oceano.<br />

Poco <strong>di</strong>stante dai docks le pescherie smistavano il pesce trasportato a<br />

terra dalla flotta dei pescatori che battevano quella regione del Mar Cinese<br />

Meri<strong>di</strong>onale.<br />

Julius si sporse <strong>di</strong>etro una pila <strong>di</strong> cassoni <strong>di</strong> legno marcito. Il Malacca<br />

Queen dondolava ormeggiato al molo, senza destare sospetti all’osservatore<br />

superficiale.<br />

In realtà c’era un certo movimento da un quarto d’ora a quella parte. Un paio<br />

<strong>di</strong> furgoni si erano fermati proprio lì vicino e alcuni marinai avevano preso a<br />

gironzolare sul molo quasi per caso.<br />

In loro si intuiva la figura <strong>di</strong> uomini scure, i ceffi utilizzati dalla malavita locale<br />

per tenere a <strong>di</strong>stanza i curiosi.<br />

— 37 —


Grazie a Jade non era stato <strong>di</strong>fficile localizzare la nave. Faceva servizio<br />

perio<strong>di</strong>camente sino a Samaringa. Un trasporto <strong>di</strong> materiale segreto vi sarebbe<br />

passato inosservato.<br />

Julius stu<strong>di</strong>ava lo scafo ormeggiato alla darsena.<br />

Nonostante l’aspetto macilento il Malacca Queen era uno scafo solido,<br />

capace <strong>di</strong> affrontare il mare in qualunque situazione. — Guarda! — <strong>di</strong>sse Jade<br />

accoccolata <strong>di</strong>etro una cassa.<br />

Anche a quella <strong>di</strong>stanza la figura elegante <strong>di</strong> Jaga era riconoscibilissima.<br />

Parlava con un in<strong>di</strong>ano, che doveva essere il comandante della nave, e con un<br />

cinese dal ventre enormemente gonfio.<br />

— Quell’uomo è Hukai — sibilò Jade — il factotum <strong>di</strong> Bang Shan.<br />

— E quello che stanno caricando dev’essere ciò che preme ad Hakermann<br />

tanto da pagare in denaro contante.<br />

In effetti alcuni manovali cinesi stavano scaricando dai furgoni enormi fusti<br />

metallici che maneggiavano con la massima cura. Ci voleva un argano per<br />

caricarli a bordo.<br />

— Quella è anidride acetica — <strong>di</strong>sse Jade — conosco il tipo <strong>di</strong> contenitore,<br />

saranno almeno cinque galloni a fusto.<br />

— Abbiamo fatto tombola, a quanto pare — concluse Julius. Restava la<br />

parte più <strong>di</strong>fficile adesso, capire come Hakermann avrebbe svolto l’operazione<br />

senza farsi scoprire da Kono.<br />

L’italiano ebbe la sgradevole sensazione che, per scoprirlo, l’unica via<br />

fosse infilarsi nelle fauci del lupo. Invano cercò un nome <strong>di</strong>verso dal suo come<br />

can<strong>di</strong>dato all’infiltrazione.<br />

Aveva accettato l’incarico e adesso era lui a doverselo godere.<br />

— Fantastico!<br />

Oliver era al settimo cielo. Si erano incontrati in un appartamento sterile <strong>di</strong><br />

Chinatown. L’agente della CIA aveva ascoltato ogni parola <strong>di</strong> Julius con una<br />

luce vivi<strong>di</strong>ssima negli occhi.<br />

Intravvedeva già la possibilità <strong>di</strong> mandare a carte quarantotto il piano <strong>di</strong><br />

Kasparoff e <strong>di</strong> sbugiardare Brolin una volta per tutte.<br />

— Sei convinto che non servirebbe passare la pratica per vie ufficiali?<br />

— Sei matto — replicò Oliver. — A questo punto rovineremmo tutto.<br />

Dobbiamo andare avanti...<br />

— 38 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Il plurale era prettamente accademico.<br />

— Suppongo che la mossa più logica sia che io cerchi <strong>di</strong> infiltrarmi<br />

nell’organizzazione <strong>di</strong> Hakermann — constatò Julius.<br />

— Sarebbe fantastico — cinguettò Jade. — Dovresti imbarcarti sul Malacca<br />

Queen. Una volta sul posto non dovrebbe essere <strong>di</strong>fficile farti assumere come<br />

pistolero nel piccolo esercito <strong>di</strong> Hakermann.<br />

Parlava come se il particolare che lo stesso giochetto era stato già tentato dai<br />

suoi uomini senza successo non avesse importanza...<br />

— Sa <strong>di</strong> leggermente pericoloso... — buttò là Julius più per la ban<strong>di</strong>era che per<br />

vera convinzione. Sapeva già che si sarebbe lasciato convincere.<br />

— Be’, se non hai il coraggio... — fece maliziosa la ragazza. Julius la guardò <strong>di</strong><br />

storto.<br />

Più per orgoglio che per altro, tardò ancora qualche secondo a rispondere.<br />

— D’accordo — capitolò.<br />

Seguirono gli entusiastici commenti <strong>di</strong> Oliver, pacche sulla spalla e lo<strong>di</strong> al suo<br />

coraggio.<br />

L’agente della CIA propose <strong>di</strong> affidargli una piccola ra<strong>di</strong>o per rimanere in<br />

contatto con loro.<br />

— Non ce ne sarà bisogno — precisò Jade. — L’ultimo nostro infiltrato ne<br />

aveva una con sé. Mi risulta che sia ancora in perfetto stato, nascosta presso un<br />

tempio chiamato Keckak Lot, il tempio delle scimmie. Potrai servirti <strong>di</strong> quella. Se<br />

avessi dei problemi accorreremmo in pochissime ore.<br />

— E come mai il mio predecessore non se n’è servito?<br />

Jade fece spallucce.<br />

— Forse è stato scoperto prima <strong>di</strong> riuscire a servirsene. Sono cose che<br />

capitano, ma con te sarà <strong>di</strong>verso.<br />

Julius preferì non parlare. In quel momento aveva solo voglia <strong>di</strong> sculacciare la<br />

bella cinesina. Non era detto che non lo facesse prima <strong>di</strong> imbarcarsi. Dopo tutto<br />

anche i condannati a morte hanno <strong>di</strong>ritto a un ultimo desiderio...<br />

— Quando parte il Malacca Queen? — si infornò.<br />

— Domani alle un<strong>di</strong>ci, hai tutto il tempo <strong>di</strong> procurarti il biglietto d’imbarco. Sono<br />

trenta dollari da Singapore a Samaringa. Naturalmente solo andata...<br />

Oliver pareva imbarazzato. Continuava a rigirare tra le <strong>di</strong>ta la sigaretta senza<br />

decidersi ad accenderla.<br />

— L’apprezzo molto, sai — <strong>di</strong>sse quando rimasero soli. Julius annuì evitando lo<br />

sguardo <strong>di</strong>retto dell’amico.<br />

— 39 —


Non gli piacevano i ringraziamenti e tanto meno gli andava <strong>di</strong> sentirsi un<br />

cavaliere che combatteva per una causa senza compenso.<br />

Eppure la realtà era quella. Lui stava per infilarsi tra le fauci del lupo<br />

rischiando la pelle, senza pretendere alcun compenso se non la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare a Brolin che Oliver aveva ragione.<br />

— Lo sai com’è in certe faccende... — <strong>di</strong>sse — o ci si butta o si rinuncia;<br />

una volta in ballo è meglio non ragionarci troppo su, potrebbe venir voglia <strong>di</strong><br />

tirarsi in<strong>di</strong>etro.<br />

— Facciamo un brin<strong>di</strong>si almeno — invitò Oliver facendo tintinnare il ghiaccio<br />

nei bicchieri. — Alla Fortuna!<br />

— Alla Fortuna.<br />

L’ultima notte che trascorreva a Singapore.<br />

Cal<strong>di</strong>ssima e abbacinante <strong>di</strong> luci, la metropoli equatoriale aveva il fascino <strong>di</strong><br />

un mondo perduto.<br />

Il giorno dopo, a bordo del Malacca Queen, per Julius sarebbe cominciato<br />

un nuovo universo. Pericoloso.<br />

L’italiano si concesse un paio <strong>di</strong> Sling al Raffles, godendosi tutta la magia<br />

dell’atmosfera coloniale, persa in ogni altro angolo della città.<br />

Rientrò all’albergo a pie<strong>di</strong> percorrendo Orchard Road, lunghissima<br />

e deserta. Nell’aria si respirava il profumo della calda notte tropicale.<br />

Lontano una ra<strong>di</strong>o suonava Smooth Operator languido e accattivante<br />

nell’interpretazione <strong>di</strong> Sade.<br />

Il pericolo era lontano.<br />

Nella hall dell’albergo trovò una sorpresa. Jade Liang avvolta in un completo<br />

<strong>di</strong> pelle rosso e nero lo attendeva al coffee shop. Si era liberata degli occhiali<br />

sostituendoli con lenti a contatto, con il risultato <strong>di</strong> mettere in risalto i lineamenti<br />

piccoli e sensuali che erano <strong>di</strong> per sé un invito. Corse incontro a Julius<br />

passandogli una mano sotto il braccio. L’essenza <strong>di</strong> rose che emanava dalla<br />

ragazza gli comunicò un’ondata <strong>di</strong> calore.<br />

— Ce ne hai messo <strong>di</strong> tempo a tornare!<br />

— Volevo godermi Orchard Road, potrebbe essere l’ultima volta che la vedo.<br />

— Un po’ l’ultimo desiderio del condannato — lo schernì lei premendo<br />

<strong>di</strong>sinvoltamente con il seno contro il suo braccio.<br />

I capezzoli in libertà sotto la camicetta erano turgi<strong>di</strong>, invitanti.<br />

— 40 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

— Al condannato non si rifiuta mai.<br />

— C’è qualcos’altro oltre che una passeggiata che desidereresti?<br />

Detta così era inequivocabile...<br />

Salirono agli ascensori che costeggiavano la hall <strong>di</strong>cendosi frasi senza senso<br />

e ridendo <strong>di</strong> esse. Come due innamorati.<br />

Sotto gli occhi scandalizzati del lift Jade lo baciò a tutta bocca, aderendo con<br />

tutto il suo corpo a quello <strong>di</strong> lui. Senza praticamente pronunciare più una parola<br />

giunsero alla camera <strong>di</strong> Julius.<br />

Il corridoio era deserto. Lui la inchiodò alla porta passandole le labbra lungo la<br />

linea del collo sino a scendere all’attaccatura dei seni.<br />

Jade prese a respirare rumorosamente, sollevando una gamba fino ad<br />

avvinghiare le reni <strong>di</strong> Julius a sé.<br />

<strong>Di</strong> nuovo le loro labbra si incontrarono, mentre le <strong>di</strong>ta dell’uomo scorrevano<br />

esperte lungo il corpo della ragazza.<br />

Scivolarono in camera avvinghiati l’uno all’altra.<br />

— Aspetta — sibilò lei staccandosi per un attimo dal focoso abbraccio <strong>di</strong><br />

Julius. L’aiutò a <strong>di</strong>sfarsi degli abiti facendolo abbandonare supino sul grande letto<br />

antistante la finestra che dava sul porto.<br />

Julius si abbandonò alla sensazione squisita che Jade gli stava provocando.<br />

La testa vuota, le membra pesanti, era lontanissimo dalla missione.<br />

Sentì frusciare a terra gli abiti <strong>di</strong> Jade. Indosso non portava che un minuscolo<br />

slip <strong>di</strong> raso nero.<br />

Presto scomparve anche quello.<br />

— Lascia fare a me — gli sussurrò la ragazza con il respiro affannoso. Si<br />

impalò su <strong>di</strong> lui in una complicata posizione che pareva provenire <strong>di</strong>rettamente<br />

dalla versione cinese del kamasutra.<br />

Le mani <strong>di</strong> Julius le strinsero le natiche facendola inarcare sulla schiena.<br />

Poteva vederne i muscoli tesi, forti, che accompagnavano il movimento delle<br />

anche ritmato dal respiro irregolare <strong>di</strong> lei.<br />

Fu allora che la cinese si irrigidì per un attimo, emettendo un piccolo grido.<br />

Poi, come al rallentatore, scivolò su un fianco, andando a posare il capo<br />

nell’incavo della spalla <strong>di</strong> Julius.<br />

Questi le passò le <strong>di</strong>ta lungo il profilo del volto. Avrebbe mai più rivisto Jade?<br />

Poco importava, contava l’attimo intensissimo che avevano vissuto. L’indomani<br />

sarebbe cominciata un’altra vita.<br />

Si attardò a osservare la ragazza che riposava, sudata e sod<strong>di</strong>sfatta. I capelli<br />

— 41 —


corvini creavano sul lenzuolo attorno al viso una corona scura.<br />

Julius cercò qualcosa da <strong>di</strong>re, ma comprese che ogni parola era inutile.<br />

Posò le labbra sulla guancia <strong>di</strong> lei in un bacio casto. Poi si alzò e andò alla<br />

finestra.<br />

Fuori tirava una brezza leggera.<br />

— 42 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

7<br />

La tempesta era terminata.<br />

Il mare aveva vinto ancora una volta la sua battaglia, confermando la sua<br />

supremazia sui gusci <strong>di</strong> noce che osavano solcarne la superficie.<br />

Solo un brontolio lontano ricordava che la violenza degli elementi era pronta a<br />

esplodere nuovamente.<br />

Dalla murata del Malacca Queen, Julius lanciò uno sguardo eccitato alla<br />

sagoma che si profilava all’orizzonte.<br />

Samaringa.<br />

Lo scoglio coperto dalla giungla su cui Hakermann aveva costruito il suo<br />

piccolo regno era là. E forse anche il destino <strong>di</strong> Julius.<br />

Si avvicinavano lentamente, ma con regolarità, al pontile <strong>di</strong> legno scuro che si<br />

protendeva in mare come una sfida alle forze della natura appena placate.<br />

L’isolotto era coperto da una fitta vegetazione tropicale da cui emergeva, oltre<br />

la linea can<strong>di</strong>da della spiaggia, un misero villaggio <strong>di</strong> catapecchie.<br />

— Siamo quasi arrivati — constatò il capitano Singh, che dopo l’incidente della<br />

sera precedente non perdeva occasione per <strong>di</strong>mostrarsi ossequioso e servile non<br />

solo verso Jaga, ma anche nei confronti <strong>di</strong> Julius, del quale aveva intuito la nuova<br />

posizione <strong>di</strong> membro dell’organizzazione <strong>di</strong> Hakermann.<br />

L’avventuriera moluccana guardava da poppa il mare <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro, intabarrata<br />

in una giacca a vento color sabbia.<br />

C’era da scommettere che, infilata nella cintura, aveva la mici<strong>di</strong>ale rivoltella<br />

che aveva quasi amputato il braccio al suo violentatore. Una donna piena <strong>di</strong><br />

fascino, con qualcosa <strong>di</strong> selvaggio in corpo che suscitava desiderio e paura al<br />

tempo stesso.<br />

Stanca <strong>di</strong> osservare la scia del timone sull’acqua andò vicino a Julius.<br />

— Siamo arrivati — <strong>di</strong>sse a mezza voce. — Non so cosa tu sia venuto a<br />

cercare a Samaringa, ma è un luogo che non si scorda mai. Ve<strong>di</strong> quel palmeto<br />

che costeggia la spiaggia? <strong>Di</strong>cono che sia abitato dagli spiriti.<br />

— E tu ci cre<strong>di</strong>?<br />

Jaga ebbe un mezzo sorriso.<br />

— A Singapore tra i grattacieli risulta <strong>di</strong>fficile pensare che possa esistere<br />

— 43 —


un’altra <strong>di</strong>mensione, ma qui tra la giungla e il mare è <strong>di</strong>verso. È la natura<br />

stessa che ci parla <strong>di</strong> sé, attraverso segni che abbiamo <strong>di</strong>fficoltà a<br />

comprendere. La mia risposta è sì: credo che esista un mondo oscuro che sta<br />

tra la realtà e la superstizione e che è dato a pochi <strong>di</strong> conoscere. Qui si ha la<br />

possibilità <strong>di</strong> percepirlo.<br />

Julius guardò quegli occhi gran<strong>di</strong> e ricchi d’intensità.<br />

Jaga stava <strong>di</strong>mostrando una profon<strong>di</strong>tà psicologica che contrastava con il<br />

suo aspetto e le circostanze del loro incontro.<br />

Quale era la sua storia? Quali erano la vicenda e il segreto <strong>di</strong> quell’isola e<br />

della comunità con cui lui stava per entrare in contatto? Mentre il motore del<br />

Malacca Queen riduceva i giri e si avvicinava tossicchiando al molo, Julius<br />

ebbe la sensazione che qualcosa sarebbe cambiato in lui prima <strong>di</strong> lasciare<br />

Samaringa.<br />

Se mai l’avesse potuto fare...<br />

Decisamente l’arrivo della nave era un avvenimento a Samaringa. Una<br />

piccola folla <strong>di</strong> curiosi si era addensata sulla spiaggia. Indonesiani dai costumi<br />

sgargianti, vestiti con pareo e turbanti come in un vecchio film d’avventure <strong>di</strong><br />

pirati, uno spettacolo favoloso.<br />

Bambini correvano sul pontile eccitati, donne dai visi orientali, misteriosi,<br />

trattenevano a stento la curiosità mentre gli uomini si davano voci dal pontile<br />

alla nave, in attesa <strong>di</strong> lanciare le gomene per l’attracco.<br />

Dalla foresta si levò un grande uccello dalle ali coloratissime: un aquilone. Il<br />

benvenuto degli Indonesiani.<br />

Era quasi un rito veder emergere dai flutti del mare, che solo poche ore<br />

prima era stato un inferno <strong>di</strong> marosi e <strong>di</strong> vento, quello scafo macilento, ma<br />

indenne, foriero <strong>di</strong> speranze e unico contatto con il mondo esterno.<br />

A Julius non sfuggì lo schieramento <strong>di</strong> uomini fermi sul pontile, come una<br />

guar<strong>di</strong>a d’onore. Non erano isolani, né marinai o conta<strong>di</strong>ni, ma gente <strong>di</strong> un’altra<br />

razza ben più pericolosa. Visi tetri, corpi bruciati dal sole e incisi <strong>di</strong> muscoli tesi<br />

come cavi d’acciaio. Erano i pistoleri <strong>di</strong> Klaus Hakermann.<br />

C’erano cinesi, thailandesi e negritos del Borneo, vestiti <strong>di</strong> stracci e uniformi<br />

logore degli eserciti più <strong>di</strong>sparati.<br />

Tutti, in<strong>di</strong>stintamente, avevano il marchio della violenza stampato sul viso.<br />

Cartucce a bandoliera e l’armamento più eterogeneo che fosse mai capitato<br />

<strong>di</strong> vedere a Julius. Tra tutti spiccava la figura <strong>di</strong> un cinese non troppo alto, ma<br />

largo come un pilastro. Il viso seminascosto da un cappello a larga tesa era<br />

— 44 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

solcato da una cicatrice sulla guancia destra.<br />

Incrociava le braccia larghe come prosciutti in una posa marziale che esaltava<br />

il fisico da culturista. Al fianco portava un cinturone da cui pendevano una corta<br />

sciabola da arrembaggio e la fon<strong>di</strong>na <strong>di</strong> una pistola a tamburo Python sei pollici,<br />

con la canna lunga che batteva sui battle dress grigiover<strong>di</strong>. Fissava la nave senza<br />

espressione, brutale nella sua immobilità.<br />

Accorgendosi dello sguardo <strong>di</strong> Julius Jaga gli sussurrò: — Si chiama Lo<br />

Shang, è il capo dei pistoleri <strong>di</strong> Hakermann. Un cinese con dei conti da regolare<br />

a Hong Kong, da dove è fuggito dopo aver fatto fuori a mani nude il figlio <strong>di</strong><br />

un Kwanlang <strong>di</strong> Kowloon. Hakermann l’ha aiutato e ne ha fatto il suo fedele<br />

servitore; qui si sente come un <strong>di</strong>o in terra, stai attento a lui.<br />

Julius annuì. Adesso era veramente nelle fauci del lupo.<br />

Espletate le operazioni <strong>di</strong> attracco, gli uomini <strong>di</strong> Lo Shang cominciarono a<br />

caricare su due grossi camion i fusti <strong>di</strong> anidride acetica.<br />

Il capitano Singh era quasi piegato in due <strong>di</strong> fronte a Jaga.<br />

La moluccana non lo degnò neppure <strong>di</strong> uno sguardo. Scambiò alcune parole<br />

con Lo Shang e questi impartì un or<strong>di</strong>ne. Subito due dei pistoleri salirono a<br />

bordo. Julius li vide trascinare a terra il marinaio cinese con il moncherino ormai<br />

in via <strong>di</strong> putrefazione. L’uomo sudava in preda alla febbre e non opponeva alcuna<br />

resistenza. Non avrebbe avuto vita lunga.<br />

Julius non poteva aiutarlo in alcun modo. La vita del cinese che aveva tentato<br />

<strong>di</strong> violentare Jaga era il suo passaporto per infiltrarsi nell’organizzazione <strong>di</strong><br />

Hakermann.<br />

Lo Shang venne a conferire con la moluccana. Era impressionante, le braccia<br />

muscolose parevano tronchi d’albero.<br />

Rivolse uno sguardo torvo a Julius quando Jaga annunciò che l’europeo<br />

sarebbe venuto a lavorare con loro.<br />

— Possiamo fidarci? — domandò in uno smozzicato inglese. Jaga gli restituì<br />

uno sguardo <strong>di</strong> ghiaccio.<br />

— Quest’uomo verrà a lavorare con noi, datevi la mano. — Era più un or<strong>di</strong>ne<br />

che un consiglio.<br />

Il cinese afferrò con malagrazia le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Julius, stringendole in una morsa<br />

mici<strong>di</strong>ale. Il braccio <strong>di</strong> ferro durò per qualche decina <strong>di</strong> secon<strong>di</strong>, durante i quali<br />

la tensione si fece insopportabile. Improvvisamente il pistolero, visto andare in<br />

— 45 —


fumo il tentativo <strong>di</strong> strappare un gemito a Julius, mollò la presa con una grande<br />

risata. — Ti piacerà Samaringa, straniero. Certi vengono e non la lasciano più. —<br />

Il senso del <strong>di</strong>scorso era più che chiaro.<br />

Julius si limitò a trapassare il suo interlocutore con gli occhi. — An<strong>di</strong>amo,<br />

adesso avete giocato abbastanza! — intimò Jaga che aveva osservato la scena<br />

quasi compiaciuta.<br />

Julius sospirò, aveva le falangi a pezzi, ma si impose <strong>di</strong> non darlo a vedere.<br />

Salì sul primo dei due camion, vicino al posto <strong>di</strong> guida.<br />

Poco <strong>di</strong>stante il paese stava riprendendo le sue normali attività. Nessuno<br />

osava incrociare a lungo gli sguar<strong>di</strong> degli uomini <strong>di</strong> Hakermann.<br />

Un piccolo regno, il contrabban<strong>di</strong>ere aveva fatto dell’isola un piccolo dominio<br />

personale. L’ideale copertura per i suoi traffici. All’improvviso Julius fu colpito da<br />

qualcosa che vide tra la folla.<br />

Un viso europeo, un volto conosciuto.<br />

Bastò un attimo per ricordare. Lampi e bagliori <strong>di</strong> una notte <strong>di</strong> battaglia tanti<br />

anni prima, in Africa.<br />

Julius si stropicciò gli occhi per vedere meglio; ma sì, era proprio lui, Stark. Un<br />

vecchio commilitone, un membro delle SAS inglesi che dopo la Rodesia si era<br />

messo in proprio, vivacchiando <strong>di</strong> traffici più o meno leciti tra il Mozambico e la<br />

Rodesia.<br />

E ora era là a Samaringa, quasi il destino l’avesse portato a rincontrarsi con<br />

Julius. Erano stati compagni, avevano rischiato la vita assieme, c’era quasi un<br />

vincolo <strong>di</strong> sangue.<br />

Comprese che anche l’uomo l’aveva riconosciuto.<br />

L’amico Stark, magari un poco invecchiato, con il viso solcato da profonde<br />

rughe d’espressione e le sopracciglia precocemente incanutite.<br />

L’inglese fece un gesto rapido, quasi invisibile. Con il pollice in<strong>di</strong>cò l’albergo,<br />

se così si poteva chiamare, che sorgeva in un e<strong>di</strong>ficio in muratura dove un tempo<br />

era ospitato il comando della polizia coloniale olandese.<br />

Adesso al posto della ban<strong>di</strong>era olandese sventolavano coloratissimi panni<br />

stesi su aste <strong>di</strong> bambù pronte a essere recuperate in caso <strong>di</strong> pioggia. Stark fece<br />

l’occhiolino a Julius. Ancora l’uno non conosceva le circostanze che avevano<br />

portato l’altro a Samaringa, ma la vecchia amicizia li rendeva consci che, in caso<br />

<strong>di</strong> bisogno, avevano su chi contare.<br />

Meglio così, il soggiorno in Indonesia rischiava <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>fficile.<br />

I camion presero una strada sterrata. Avanzavano cigolanti sollevando nuvole<br />

— 46 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

<strong>di</strong> sabbia e terriccio.<br />

La via procedeva tra la giungla e la spiaggia.<br />

Julius respirò lentamente. Dopo la tensione degli ultimi giorni si sentiva<br />

stanchissimo. Oltre a ciò le botte ricevute dal cinese gli dolevano ancora.<br />

Guardò il litorale che si allungava can<strong>di</strong>do per chilometri. Uno scenario<br />

da romanzo d’amore, pensò amaramente il mercenario. Due gabbiani si<br />

rincorsero sulle onde andando a tuffare il capo alla ricerca <strong>di</strong> una preda.<br />

Oltre un’ansa dell’isola, appena superata una caletta delimitata da alcuni<br />

scogli sporgenti, si intravvedeva un battello alla rada. Un Jawl armato a ketch<br />

che dondolava pigramente sul mare. Non aveva sfidato <strong>di</strong> certo la tempesta.<br />

Julius ne lesse il nome: Cormorano.<br />

Mentre procedeva sulla strada che si andava sempre più inerpicando nella<br />

giungla, Julius scorse <strong>di</strong> sfuggita una figura accovacciata nella posizione del<br />

loto, poco lontano dal mare.<br />

Una donna, e da quel che si intravvedeva non era vestita che della propria<br />

capigliatura color ebano.<br />

Europea, a giu<strong>di</strong>care dalla statura.<br />

Chissà chi era? Qualche ospite del Cormorano, forse. Improvvisamente il<br />

piccolo convoglio imboccò una stra<strong>di</strong>na laterale ancor più <strong>di</strong>sagevole della<br />

precedente.<br />

Ora erano in piena giungla. Eucalipti e palme si intricavano in un groviglio<br />

dal quale <strong>di</strong> tanto in tanto emergeva una statua corrosa dal muschio rossastro.<br />

Vestigia <strong>di</strong> una civiltà guerriera ormai scomparsa. Procedettero così per circa<br />

mezz’ora, incontrando qualche conta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> tanto in tanto, in un paesaggio che<br />

alternava zone impervie a coltivazioni a terrazza che arabescavano il terreno<br />

rendendolo quasi surreale.<br />

— Siamo arrivati — <strong>di</strong>sse Jaga, che per tutto il tragitto non aveva proferito<br />

parola.<br />

Oltre una curva la foresta lasciava il posto a un’ampia radura, al centro della<br />

quale troneggiava una grande abitazione a due piani. I mattoni rossastri e<br />

l’architettura stile impero ricordavano a Julius le vecchie case <strong>di</strong> Dutch Square,<br />

a Malacca.<br />

Il giar<strong>di</strong>no curatissimo era un susseguirsi ininterrotto <strong>di</strong> aiuole, e <strong>di</strong> ponticelli<br />

che sovrastavano un bacino naturale su cui galleggiavano ninfee e piante<br />

acquatiche.<br />

Sembrava <strong>di</strong> vivere l’atmosfera <strong>di</strong> un vecchio libro <strong>di</strong> Conrad. Solo gli<br />

— 47 —


uomini armati che passeggiavano per i vialetti ricordavano che invece quella era<br />

l’abitazione <strong>di</strong> un contrabban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong> droga.<br />

In ogni caso, pensò Julius, non poteva più tirarsi in<strong>di</strong>etro. Klaus Hakermann<br />

era là. Lo riconobbe su un ponticello in marmo bianco, abbigliato con una giacca<br />

trapuntata in seta nera. Quasi <strong>di</strong>stratto, volse il capo in <strong>di</strong>rezione del convoglio in<br />

arrivo. Gettò ancora un poco <strong>di</strong> mangime alle carpe che nuotavano nel bacino,<br />

poi si decise a venire loro incontro.<br />

Era lui il signore su quell’isola.<br />

— 48 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

8<br />

Klaus Hakermann era vecchio, ma non debole. Julius lo intuì dalla stretta <strong>di</strong> mano<br />

decisa e veloce, accompagnata da uno sguardo <strong>di</strong> ghiaccio che arrivava nel<br />

profondo.<br />

Si sentì scandagliato e, doveva ammetterlo, per un attimo temette che<br />

l’olandese intuisse in lui un infiltrato.<br />

Invece Hakermann ascoltò ciò che Jaga gli bisbigliava all’orecchio, annuendo<br />

con un cenno del capo appena percettibile.<br />

— Jaga mi <strong>di</strong>ce che lei è un coraggioso. Qualsiasi europeo si avventuri in<br />

questa parte del mondo ha un segreto, io non conosco il suo, ma sono portato a<br />

seguire le intuizioni <strong>di</strong> Jaga. L’assumerò tra i miei uomini.<br />

— Sono <strong>di</strong>sponibile per qualsiasi tipo <strong>di</strong> lavoro — replicò Julius calcando le<br />

parole, quasi ad alludere a qualche significato nascosto.<br />

Hakermann parve valutare l’ultima affermazione, poi atteggiò le sopracciglia in<br />

un’espressione <strong>di</strong>vertita.<br />

— La prendo in parola, qui le capiterà sicuramente <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare ciò che<br />

afferma. Samaringa è una piccola isola, ma nasconde molti segreti. Lei è un<br />

uomo colto, cosa rara da queste parti, mi fa piacere <strong>di</strong> tanto in tanto scambiare<br />

qualche parola con un europeo e ricordare tempi passati... A proposito, è<br />

francese?<br />

— Italiano, per metà. L’altra metà è etiope.<br />

— Ed è vissuto a lungo in Oriente — osservò compiaciuto Hakermann. — Una<br />

storia interessante, avremo modo <strong>di</strong> riparlarne.<br />

— Anche lei deve avere storie avvincenti da raccontare.<br />

Hakermann ebbe un mezzo sorriso. Lasciò vagare lo sguardo verso la fitta<br />

vegetazione che cingeva la radura nella quale si trovavano.<br />

— Può darsi, ma raccontare non è mai stato il mio forte, preferisco siano gli<br />

altri a parlare. Ora, se vuole scusarmi...<br />

Julius rimase sul ponticello a guardare lo stagno sotto il quale si muovevano<br />

le carpe, silenziose e perfettamente a loro agio in quel groviglio <strong>di</strong> piante<br />

acquatiche.<br />

Strano tipo, Hakermann.<br />

— 49 —


— Tu, nuovo! — lo apostrofò una voce — Vieni che ti mostro dove dormirai.<br />

Lo Shang... fissava Julius già da un po’, e non certo con cor<strong>di</strong>alità. Tra loro era<br />

sbocciata una reciproca antipatia, probabilmente il pistolero cinese non gra<strong>di</strong>va<br />

reclutamenti che non passassero attraverso la sua approvazione. O magari<br />

temeva <strong>di</strong> perdere la sua posizione <strong>di</strong> supremazia.<br />

— Arrivo, Lo Shang, non ti scaldare, non ho nessuna intenzione <strong>di</strong> rubarti il<br />

posto.<br />

— Stai a sentire, occhi ton<strong>di</strong>: fai una mossa sbagliata e ti uccido. — Così<br />

<strong>di</strong>cendo posò la mano sul calcio della pistola.<br />

Per un attimo Julius fu tentato <strong>di</strong> sbatterlo nel laghetto, poi trasse un profondo<br />

respiro e scosse la testa.<br />

Meglio fingere <strong>di</strong> essere meno pronto alla lotta <strong>di</strong> quel che era in realtà.<br />

Qualcosa gli <strong>di</strong>ceva che prima che il suo soggiorno sull’isola fosse terminato, lui<br />

e Lo Shang si sarebbero affrontati.<br />

Per quel momento Julius voleva essere sicuro che il cinese lo considerasse più<br />

debole, in modo da poterlo sorprendere.<br />

Si limitò perciò a un mezzo sorriso <strong>di</strong> compatimento e scrollò le spalle.<br />

Contento della propria momentanea supremazia, Lo Shang si lasciò andare a<br />

un’espressione <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione.<br />

Batté la mano sul parapetto del ponticello e in<strong>di</strong>cò una serie <strong>di</strong> casupole in<br />

muratura al limitare della villa. Una <strong>di</strong> esse aveva anche un’antenna ra<strong>di</strong>o che si<br />

confondeva con le ombre delle palme.<br />

— Gli uomini dormono là, fatti dare una branda e stai attento alla gola,<br />

nessuno ti ha in simpatia qui.<br />

— Julius dormirà in casa — intervenne Jaga improvvisamente.<br />

— Ma...<br />

— Niente ma, or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Hakermann, non capita spesso <strong>di</strong> avere alleati europei,<br />

Lo Shang, per cui dovrai tenere a bada i tuoi rancori almeno per un po’.<br />

Fu la volta <strong>di</strong> Lo Shang <strong>di</strong> contenersi. Ma evidentemente non riteneva<br />

opportuno contrastare Jaga. <strong>Di</strong>grignò i denti e si allontanò a gran<strong>di</strong> passi.<br />

Sembrava un carro armato con le gambe.<br />

Jaga lo fissò allontanarsi con un passo così pesante da rimbombare in tutta la<br />

radura, poi scosse il capo, scocciata.<br />

— Stupido pachiderma — <strong>di</strong>sse — è geloso <strong>di</strong> me.<br />

Julius le rivolse un’occhiata interrogativa.<br />

— Sono mesi che mi desidera senza riuscire a trovare il coraggio <strong>di</strong> fare<br />

— 50 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

qualcosa. Così si sfoga su tutti gli uomini che mi vede accanto.<br />

— Credevo fossi la donna <strong>di</strong> Hakermann.<br />

Jaga restituì uno sguardo intenso.<br />

— Per certi versi è così, ma... È complicato, non capiresti.<br />

— Potrei provare.<br />

Jaga gli piantò gli occhi in viso, sferzanti come una sciabola.<br />

— Comincio a pensare che tu faccia troppe domande, vuoi capire troppo <strong>di</strong><br />

Samaringa...<br />

— Visto che dovrò viverci per un bel po’...<br />

— E troppo in fretta. Te l’ho detto, qui solo la foresta ha tutte le risposte, e<br />

consultarla richiede tempo.<br />

— Potremmo non averne.<br />

Julius aveva seguito un impulso. Un passo in più, sentiva il profumo <strong>di</strong> Jaga,<br />

sentiva il calore del suo braccio contro <strong>di</strong> lui. Passò un attimo, poi due. La<br />

moluccana fece per alzare la mano quasi a volerlo schiaffeggiare. Julius resistette<br />

alla tentazione <strong>di</strong> ritrarsi. Le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> lei cambiarono traiettoria all’ultimo momento,<br />

ritornando sui capelli. Jaga si scostò appena <strong>di</strong> un soffio.<br />

— Forse sì — sospirò. — Ti inten<strong>di</strong> <strong>di</strong> esplosivi? — chiese cambiando<br />

improvvisamente tono <strong>di</strong> voce.<br />

— Abbastanza.<br />

— Forse Hakermann ha un lavoro per te, ma accettare ti costerà la parola<br />

d’onore che non rivelerai a nessuno quanto verrai a sapere.<br />

Julius fece uno sforzo per rimanere impassibile.<br />

Forse la sua tattica stava dando qualche frutto. Jaga si stava rivelando <strong>di</strong><br />

minuto in minuto una preziosa fonte <strong>di</strong> informazioni.<br />

Inquietante, la notte tropicale stendeva il suo mantello su Samaringa, rischiarata<br />

da una luna che si rifrangeva sulle onde del mare screziato dal vento come sulle<br />

palme che circondavano la tenuta <strong>di</strong> Klaus Hakermann.<br />

Julius si soffermò per un attimo ad ascoltare i rumori, alcuni lontani portati<br />

dal vento, echi della foresta e voci <strong>di</strong> animali, forse <strong>di</strong> spiriti, altri più prossimi, gli<br />

schiamazzi del piccolo esercito comandato da Lo Shang.<br />

L’aria era calda e la debole brezza muoveva appena i lembi dei tendaggi<br />

can<strong>di</strong><strong>di</strong> del salone, dove si erano riuniti per mangiare.<br />

Dalla sua sacca <strong>di</strong> tela Julius aveva estratto l’unica giacca decente che avesse<br />

recato con sé. Un poco stazzonata, manteneva comunque una parvenza <strong>di</strong> stile.<br />

— 51 —


In fin dei conti stava giocando la parte dell’avventuriero raffinato a modo suo.<br />

Un genere d’uomo che Hakermann doveva apprezzare, perché un poco vi si<br />

identificava. Un europeo perso nella grande Asia brulicante <strong>di</strong> vita e crudeltà.<br />

Il contrabban<strong>di</strong>ere era un uomo <strong>di</strong> gusto. Lo si intuiva dall’arredamento della<br />

sua abitazione, felice incontro <strong>di</strong> design occidentale e arredamento tropicale, in<br />

cui facevano spicco paraventi laccati che sul mercato <strong>di</strong> Hong Kong dovevano<br />

essere costati una fortuna.<br />

Impeccabile in giacca <strong>di</strong> lino azzurro, Klaus Hakermann aveva <strong>di</strong>retto la<br />

conversazione come una prova d’orchestra.<br />

Con estrema eleganza, quasi una ritualità colta al <strong>di</strong> là dei singoli gesti,<br />

muoveva le mani ora accompagnando con mosse stu<strong>di</strong>ate se non enfatiche le<br />

sue parole, ora spizzicando dalle portate degne <strong>di</strong> un banchetto imperiale.<br />

Con stupore <strong>di</strong> Julius avevano gustato quasi esclusivamente cucina<br />

giapponese. Sushi e tempura presentati in piccoli piatti che da soli erano<br />

capolavori <strong>di</strong> gusto e composizione.<br />

In realtà nell’abitazione <strong>di</strong> Hakermann era richiamato il gusto nipponico della<br />

semplicità, in armonia con l’eleganza degli elementi. Ricordava la tra<strong>di</strong>zione<br />

giapponese, il portaspade in mogano su cui erano adagiate una coppia <strong>di</strong> katane<br />

giapponesi.<br />

Notando l’interesse <strong>di</strong> Julius, Hakermann ritenne <strong>di</strong> dovergli una spiegazione.<br />

— Sono dai katana e wakizashi, la coppia <strong>di</strong> lame che <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto ogni samurai<br />

reca con sé; sa come le chiamano?<br />

Julius assentì, trattenendo tra le <strong>di</strong>ta la tazza <strong>di</strong> saké appena tiepido. La<br />

ritualità della conversazione era affascinante, quasi non si trovasse <strong>di</strong>nanzi a un<br />

contrabban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong> droga, ma a un professore <strong>di</strong> cultura orientale.<br />

— Dai sho — rispose sillabando: il lungo e il corto.<br />

— Oh, lei è più colto <strong>di</strong> quanto pensassi — si compiacque Hakermann. — Dai<br />

sho, sì, molto più che due semplici spade, ma il simbolo <strong>di</strong> un mondo che ora è<br />

scomparso. Il mondo del Bushido, il co<strong>di</strong>ce dei samurai.<br />

— Lei si ritiene un samurai?<br />

Hakermann non rispose. Si limitò ad alzarsi compiendo un paio <strong>di</strong> passi<br />

verso la finestra. Si muoveva con eleganza nonostante l’età, pareva un anziano<br />

ballerino che non ha perso la scioltezza del movimento. Un raggio <strong>di</strong> luna ne<br />

illuminò il viso nobile che il sole tropicale non aveva bruciato.<br />

— Il guerriero — sospirò con un battito <strong>di</strong> ciglia — è colui che si oppone al<br />

caos, secondo la dottrina in<strong>di</strong>ana del Mahabarata, ma chi meglio <strong>di</strong> me sa che<br />

— 52 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

a confrontarsi con il caos si rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>venirne parte? Ma io la sto annoiando,<br />

Julius. Posso chiamarla così, familiarmente?<br />

Il mercenario annuì portando il sakè alle labbra.<br />

Un uomo singolare Hakermann, aveva qualcosa <strong>di</strong> strano nella voce, nei<br />

movimenti e al tempo stesso tra<strong>di</strong>va un profondo turbamento interiore. Come se<br />

<strong>di</strong>etro le sue sibilline parole si nascondessero chissà quali segreti...<br />

— Jaga le ha parlato <strong>di</strong> un lavoro, vero?<br />

— Qualcosa che ha a che fare con degli esplosivi, se ho ben capito, qualcosa<br />

che deve rimanere segreto.<br />

L’ultima parola fece sussultare Hakermann. Ebbe come un guizzo negli occhi,<br />

poi portò l’in<strong>di</strong>ce teso sulle labbra come per suggellare il silenzio.<br />

— Segreto — ripeté con un sorriso mesto. — Solo la foresta ha i suoi segreti,<br />

ma quelli degli uomini non sono che menzogne... tra<strong>di</strong>menti. Lei non sa, mio caro<br />

amico, il piacere che provo nel poter comunicare con un occidentale... capisce,<br />

vero? — <strong>di</strong>sse guardando la giungla silenziosa eppure vivissima <strong>di</strong>nanzi a loro.<br />

— Sì, credo <strong>di</strong> capire — rispose Julius.<br />

Il vecchio pareva vivere in un mondo tutto suo, e rompere quella sorta<br />

d’incanto sarebbe stato un errore.<br />

— E allora conosce l’angoscia <strong>di</strong> sentirsi persi in questo mondo che non è il<br />

nostro, e che però reclama <strong>di</strong>ritti sulla nostra vita, sulla nostra morale? È come<br />

una madre, sì, una madre crudele a volte, ma anche confortante, in cui sarebbe<br />

facile lasciarsi morire... Un lavoro, <strong>di</strong>cevo, e segreto, come lei ha già compreso<br />

— <strong>di</strong>sse riprendendo un tono più vicino alla realtà che al le fantasticherie <strong>di</strong><br />

pochi istanti prima — molto importante. Sull’altro lato dell’isola, dove ci sono solo<br />

foreste, stiamo progettando qualcosa <strong>di</strong> fantastico, ma per realizzarlo abbiamo<br />

bisogno <strong>di</strong> un uomo come lei, uno che sappia dove piazzare le cariche al<br />

momento giusto.<br />

— Mi è sembrato che il suo esercito abbon<strong>di</strong> <strong>di</strong> uomini in grado <strong>di</strong> fare una<br />

cosa del genere.<br />

Hakermann fece un gesto stizzito con la mano.<br />

— Soldataglia. Quando quarant’anni fa giunsi in Oriente, ero io a pre<strong>di</strong>sporre<br />

le cariche. Io ero come lei, sa? Ar<strong>di</strong>mentoso, audace, con il senso del dovere<br />

stampato a fuoco nel petto.<br />

— Non mi sopravvaluti, non sono un eroe.<br />

— E chi lo è? Io forse? Certo, conosco l’onore, ma... so anche cosa significhi<br />

infangare la parola data.<br />

Seguì un silenzio <strong>di</strong> ghiaccio. Julius non osava fiatare.<br />

— 53 —


<strong>Di</strong>etro le oscure parole <strong>di</strong> Hakermann e i suoi ragionamenti astrusi, cominciava<br />

a intuire qualcosa. Quarant’anni fa, aveva detto, durante la guerra dunque.<br />

Julius prese a ragionare, sempre osservando il suo anfitrione. Olandese, gli<br />

avevano assicurato, ma dai mo<strong>di</strong> e dal tono <strong>di</strong> voce appariva più probabilmente<br />

tedesco o slavo...<br />

Il Giappone, così lontano eppure... Certo, il legame con la Yakuza poteva aver<br />

suscitato in lui l’interesse per l’Oriente. Ma non tutti quei <strong>di</strong>scorsi sull’onore, il<br />

Bushido.<br />

No, Klaus Hakermann doveva avere vissuto a contatto con i giapponesi, e non<br />

solo in Indonesia.<br />

Una spia dei nazisti, Kono era stato un membro del Jinrai Bountai, era a capo<br />

<strong>di</strong> una Yakuza legata all’estrema destra giapponese, allo stesso Drago Nero,<br />

legato a sua volta alla Kempei Tai, la Gestapo <strong>di</strong> Tokio.<br />

Sì, il segreto <strong>di</strong> Hakermann doveva essere nascosto negli anni del secondo<br />

conflitto mon<strong>di</strong>ale.<br />

Lui, una spia nazista, un agente dell’Abwher inviato come collegamento in<br />

Oriente, ne era rimasto talmente affascinato da <strong>di</strong>venirne schiavo.<br />

E ora? Perché collaborava ai piani dei russi che sarebbero dovuti essere i suoi<br />

peggiori nemici? Qual era la risposta? Quale? Julius fissò Jaga, silenziosa come<br />

una statua sacra all’altro capo del tavolo. I lineamenti negroi<strong>di</strong> contrastavano con<br />

il kimono a fiori che indossava con eleganza.<br />

Lei sapeva? Per tutto il pranzo non aveva aperto bocca, forse in un’altra<br />

occasione avrebbe potuto aiutare Julius a comprendere, a scoprire un altro<br />

tassello <strong>di</strong> quel mosaico intricato.<br />

Il silenzio si protrasse ancora per qualche minuto, poi un urlo squarciò la notte.<br />

Julius sobbalzò avvicinandosi alla finestra.<br />

Hakermann fissava il bagliore delle torce proveniente dal giar<strong>di</strong>no, quasi<br />

affascinato dalla scena che vi si svolgeva.<br />

Lo Shang fronteggiava il malcapitato cinese che aveva tentato <strong>di</strong> violentare<br />

Jaga. Questi, ferito, non era in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi dai colpi <strong>di</strong> sciabola del<br />

gigantesco cinese.<br />

I compagni intorno a loro urlavano illuminando la scena con torce <strong>di</strong> resina.<br />

Un ultimo colpo, uno spruzzo <strong>di</strong> sangue e l’uomo cadde a terra riverso sotto la<br />

violenza <strong>di</strong> Lo Shang.<br />

Questi urlò selvaggiamente la propria vittoria, alzando al cielo la sciabola<br />

intrisa dell’umore della sua vittima.<br />

— 54 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Gli altri l’acclamavano chiedendo ancora sangue, ma il suo sguardo era<br />

puntato <strong>di</strong>rettamente verso Julius. Un sfida.<br />

‘Non ora” pensò l’italiano, “non ora.”<br />

— Uno spettacolo agghiacciante, vero?<br />

— Selvaggio.<br />

— Un atto <strong>di</strong> giustizia, e la giustizia è sempre selvaggia in questa parte del<br />

mondo, Julius, lo ricor<strong>di</strong>.<br />

In quel momento l’italiano comprese che quell’esecuzione non aveva il fine <strong>di</strong><br />

placare la sete <strong>di</strong> sangue degli assassini, ma <strong>di</strong> impartirgli una lezione.<br />

Socchiuse gli occhi facendo intendere che aveva compreso.<br />

— Domani comincerà a lavorare. Lo Shang le mostrerà il posto. La paga sarà<br />

buona, glielo assicuro, e comprende il fasti<strong>di</strong>o <strong>di</strong> starmi ad ascoltare, qualche<br />

volta...<br />

— Non è...<br />

Hakermann fece un gesto con la mano, agitandola <strong>di</strong>nanzi a sé. — Una partita<br />

a scacchi magari, una volta ero bravo. Potrà girare per l’isola quanto vorrà, tanto<br />

non la può lasciare.<br />

Si allontanò senza degnarlo <strong>di</strong> uno sguardo.<br />

Un uomo tormentato, ma estremamente pericoloso. Julius si sentì solo.<br />

Doveva assolutamente trovare degli alleati o veramente non ne sarebbe uscito<br />

da quello scoglio maledetto.<br />

Il peggio era che si sentiva su una polveriera pronta a esplodere.<br />

— 55 —


9<br />

Sotto la zanzariera il caldo era opprimente.<br />

Julius, nudo sino alla cintola, si alzò dalle lenzuola in un bagno <strong>di</strong> sudore.<br />

Hakermann celava un segreto, qualcosa che stava alla base <strong>di</strong> tutto il<br />

meccanismo; qualcosa che, Julius ne era sicuro senza saper spiegare il perché,<br />

avrebbe portato il pericolo e la morte sull’isola molto presto.<br />

Uscì sulla veranda camminando con i pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> sul pavimento <strong>di</strong> legno.<br />

La notte era cal<strong>di</strong>ssima, anche la brezza si era acquietata. Dalla giungla non<br />

giungevano che tenui richiami; una nebbiolina avvolgeva il giar<strong>di</strong>no ammantando<br />

vecchie statue <strong>di</strong> pietra <strong>di</strong> un alone che quasi le rendeva vive.<br />

Julius chiuse gli occhi e respirò profondamente.<br />

L’Asia: quanto capiva i sentimenti <strong>di</strong> Hakermann. La grande madre dentro la<br />

quale è bello morire.<br />

Si domandò se loro, gli asiatici, comprendessero questi misteri, o se per un<br />

gioco del destino non fosse riservato solo ai gaijin, agli stranieri, <strong>di</strong> conoscere il<br />

segreto.<br />

Quasi senza accorgersene il suo corpo cominciò a muoversi. Come una<br />

danza, un movimento continuo ritmato dai battiti del cuore: la sequenza a solo<br />

del Taiji, uno stile <strong>di</strong> ginnastica cinese, imparato anni prima nel suo appren<strong>di</strong>stato<br />

nella società dei Vagabon<strong>di</strong>.<br />

Le mani <strong>di</strong> Julius si muovevano nel vuoto, creando immaginari <strong>di</strong>segni, guidate<br />

da un co<strong>di</strong>ce non scritto che obbe<strong>di</strong>va alle leggi della natura. Il Tao, la suprema<br />

verità. Molto più grande delle misere lotte degli uomini, eppure così compenetrato<br />

in esse da <strong>di</strong>venirne legge lui stesso.<br />

— Turbato?<br />

Jaga. Apparsa improvvisamente, vestita solo del pareo color malva e <strong>di</strong><br />

un’orchidea rossa tra i capelli. Bellissima e <strong>di</strong>stante anni luce.<br />

Julius lasciò cadere le braccia lungo il corpo con un profondo sospiro, quasi un<br />

singhiozzo. — Hakermann è uno strano tipo.<br />

— Speravo in un commento meno banale.<br />

— Tu sei bellissima — aggiunse Julius posandole una mano sulla fronte.<br />

Lei non <strong>di</strong>sse nulla, ma nemmeno si scostò.<br />

— 56 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

— Ci sono cose che non sai, mio bell’avventuriero.<br />

— Voglio conoscerle.<br />

Lei rise.<br />

— Quanta fretta! Imparerai. — Fece due passi poi si voltò. In controluce la sua<br />

figura era statuaria sotto il pareo.<br />

— Hakermann è tedesco, vero, non olandese? Era una spia dei nazisti.<br />

Jaga annuì.<br />

— Dell’Abwher, inviato qui nel ’42 per collaborare con un uomo chiamato<br />

Matsushita Kono, un agente dei giapponesi.<br />

— Tu come le sai queste cose, te le ha raccontate?<br />

Jaga si appoggiò languidamente alla balaustra.<br />

— Brani <strong>di</strong> frasi, qui nulla si scopre <strong>di</strong>rettamente; quanto a Kono, viene qui<br />

spesso. C’è un legame tra loro, qualcosa <strong>di</strong> profondo, che non puoi capire.<br />

— Lo stesso che ti lega a lui?<br />

Jaga parve rifletterci un attimo.<br />

— Qualcosa <strong>di</strong> simile: giri, un’obbligazione inestinguibile, un debito morale che<br />

nessuno può rinfacciare se non la nostra coscienza.<br />

— Tu hai un giri verso Hakermann?<br />

— Io so solo che mi ha portata via da un bordello a Sulu e mi ha insegnato ad<br />

avere rispetto <strong>di</strong> me stessa.<br />

— Allora è sufficiente a creare un’obbligazione...<br />

— Forse sì — sospirò lei. — Sai, il giri è anche detto “il peso che non può<br />

essere sopportato”.<br />

— Ma tu non sei giapponese. Neppure Hakermann lo è.<br />

— Oh, è vero. Lui è gaijin, lo straniero, ma l’onore non ha razza. Non per un<br />

samurai.<br />

— Lui è un samurai?...<br />

— Matsushita Kono lo è...<br />

— E Hakermann ha un debito, un giri, verso Matsushita.<br />

— E Kono verso Hakermann.<br />

Julius rifletteva. <strong>Di</strong> colpo intravvedeva tutto un gioco sottile <strong>di</strong> onore e sangue,<br />

qualcosa <strong>di</strong> fondamentalmente estraneo al mondo dei servizi segreti, che legava<br />

la i protagonisti <strong>di</strong> quella vicenda.<br />

— E Hakermann ha infranto questo giri? — <strong>di</strong>sse quasi per ispirazione.<br />

Sul viso della moluccana comparvero la paura, stupore e rabbia.<br />

— 57 —


Scappò via come un’immagine evanescente. Julius si morse il labbro. Quanto<br />

era andato vicino alla verità?<br />

A per<strong>di</strong>ta d’occhio si estendeva il panorama verde oliva delle risaie a terrazze. Gli<br />

abitanti <strong>di</strong> Samaringa strappavano alla giungla e al mare ogni centimetro <strong>di</strong> terra<br />

coltivabile con un’abilità certosina.<br />

Julius scese dalla camionetta finendo in una pozza <strong>di</strong> fango. Si erano<br />

impantanati per l’ennesima volta.<br />

Per forza, si <strong>di</strong>sse, non faceva che piovere. Brevi scrosci <strong>di</strong> appena qualche<br />

minuto, ma continui e regolari, come per l’avverarsi <strong>di</strong> una male<strong>di</strong>zione.<br />

Non c’era che da prenderla con filosofia, sembrava che la giornata dovesse<br />

terminare così.<br />

Un indonesiano magro come un chiodo, con un gran drappo rosso intorno alla<br />

testa, gli offrì uno spinello ru<strong>di</strong>mentale.<br />

— Number one — affermò con un sorriso giallo e l’espressione patita.<br />

Julius rifiutò con un gesto della mano. Ci mancava anche quello, questi<br />

indonesiani fumavano un tabacco locale aromatizzato con funghi in polvere dalle<br />

virtù allucinogene.<br />

Number one, ottimo, nel loro ristretto vocabolario. Una porcheria che avrebbe<br />

fatto impazzire un elefante. Non c’era da stupirsi se ogni tanto qualcuno veniva<br />

preso dall’Amok, il furore omicida che nessuno può fermare.<br />

Julius rimboccò le maniche della giubba caki.<br />

Alla cintura aveva infilato la Browning che aveva portato con sé. Un gingillo in<br />

confronto alle armi <strong>di</strong> cui erano dotati gli uomini <strong>di</strong> Lo Shang.<br />

Il cinese era andato avanti con una camionetta.<br />

Per un po’ Julius avrebbe avuto pace. L’uomo continuava a provocarlo. Prima o<br />

poi si sarebbe dovuti arrivare a una resa dei conti.<br />

— Muoviamoci — <strong>di</strong>sse all’indonesiano ormai perso nel fumo dei suoi sogni.<br />

Questi urlò qualche or<strong>di</strong>ne agli altri caricati sul camion, che <strong>di</strong> malavoglia<br />

scesero, assicurando delle grosse funi ai ganci del veicolo. Passarono poi le<br />

corde intorno a due palme facendo forza su queste per <strong>di</strong>sincagliare il veicolo.<br />

Era la terza volta che toccava loro questa routine, e la strada non prometteva<br />

nulla <strong>di</strong> buono.<br />

Lasciando per un attimo il suo “viaggio” l’indonesiano ritornò al volante<br />

ingranando la prima.<br />

— 58 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Il motore rombò inferocito, i grossi pneumatici girarono un paio <strong>di</strong> volte a vuoto<br />

spruzzando terra e acqua insieme, poi il camion uscì dalla pozza.<br />

Ricominciava a piovere. Julius sputò per terra.<br />

— Schifo <strong>di</strong> paese! — <strong>di</strong>sse a mezza voce.<br />

Hakermann l’aveva pensata giusta. La raffineria dove l’oppio greggio veniva<br />

trasformato in morfina e, grazie all’anidride acetica, in eroina, era al centro<br />

dell’isola in una località ben <strong>di</strong>fficilmente raggiungibile da chi non fosse gra<strong>di</strong>to.<br />

La raffineria era stata montata in un vecchio tempio, coperto da un tetto <strong>di</strong><br />

lamiera e munito <strong>di</strong> un muro <strong>di</strong> cinta costruito <strong>di</strong> fresco.<br />

Si trovarono in una radura in mezzo alla giungla. Al limitare <strong>di</strong> questa c’erano<br />

alcune misere capanne.<br />

Lunghe canne <strong>di</strong> bambù intrecciato penzolavano al vento, muovendosi alla<br />

brezza e producendo un rumore inquietante.<br />

Per tener lontani gli spiriti della parte sinistra dell’universo, spiegò<br />

l’indonesiano, che in preda al suo “number one” si sentiva particolarmente<br />

portato alle me<strong>di</strong>tazioni metafisiche.<br />

Dappertutto guar<strong>di</strong>e armate. Anche troppo bene per i gusti <strong>di</strong> Julius. Mitragliette<br />

Heckler & Koch e Skorpion affiancate da qualche Kalashnikov con caricatori a<br />

banana.<br />

I guar<strong>di</strong>ani indossavano uniformi più o meno raffazzonate, ma in quanto ad<br />

armamento facevano invi<strong>di</strong>a a reparti regolari. Facce da patibolo e <strong>di</strong>sposte a<br />

tutto per un pugno <strong>di</strong> riso.<br />

Hakermann li aveva scelti bene.<br />

— Allora, viso pallido, ti piace l’ambiente? — domandò Lo Shang comparso<br />

quasi dal nulla.<br />

— Siete ben organizzati, ma come fate per il trasporto della merce?<br />

— Per quello ci servi tu. Fosse per me ti taglierei la gola, saprei farlo da me il<br />

lavoro, ma il capo ha deciso.<br />

— Non <strong>di</strong>menticarlo, Lo Shang.<br />

Il cinese strinse gli occhi porcini in un’espressione carica <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o.<br />

— Non sarà sempre così, bianco bastardo, non avrai sempre qualcuno che<br />

ti protegge le spalle — aggiunse con voce tirata. — Qui la giungla è pericolosa,<br />

può sempre succedere un incidente.<br />

— Io invece posso piantarti una pallottola in testa, cinese! — sibilò Julius<br />

— 59 —


estraendo fulmineamente la pistola. Ne aveva abbastanza <strong>di</strong> quel tipo. — Sono<br />

convinto che prima o poi dovrò premere questo grilletto, Lo Shang, deci<strong>di</strong> tu se<br />

adesso o più tar<strong>di</strong>.<br />

Il cinese rimase per un attimo impietrito, Julius l’aveva colto alla sprovvista. La<br />

canna della Browning era un enorme buco nero davanti ai suoi occhi. Sudava.<br />

Intorno a loro si era formato un crocchio <strong>di</strong> persone. La faccenda si faceva<br />

tesa.<br />

Julius aveva agito d’istinto, ma non voleva essere costretto ad attuare la sua<br />

minaccia, non subito almeno.<br />

Sperava d’intimorire Lo Shang, ma la presenza <strong>di</strong> testimoni rendeva tutto più<br />

complicato. Era stata messa in <strong>di</strong>scussione l’autorità stessa <strong>di</strong> capo <strong>di</strong> Lo Shang.<br />

Ci fu un attimo <strong>di</strong> tensione lunghissimo, durante il quale Julius intuì più che<br />

vedere le <strong>di</strong>ta del cinese accarezzare il calcio della Python alla fon<strong>di</strong>na.<br />

— Non costringermi, Lo Shang — ringhiò Julius. Il <strong>di</strong>to sul grilletto era bianco.<br />

— Senza quella pistola non oseresti sfidarmi così.<br />

— Probabilmente sì, ma come ve<strong>di</strong> ho il <strong>di</strong>to sul grilletto; ora deci<strong>di</strong>, Lo Shang,<br />

o riman<strong>di</strong>amo il nostro duello a un momento più propizio, o io sparo e non hai<br />

possibilità. Si tratta <strong>di</strong> rimandare, non <strong>di</strong> avere paura. — Aveva calcato le ultime<br />

parole perché tutti potessero sentirlo.<br />

— Naturalmente che non ho paura, bastardo! — ribatté Lo Shang vedendo<br />

una via d’uscita dall’incresciosa situazione. — Ci batteremo quando il lavoro sarà<br />

finito, e quel giorno berrò il tuo sangue.<br />

— O io il tuo, Lo Shang.<br />

— È una minaccia?<br />

— Una promessa.<br />

— E va bene. — Lo Shang scosse il capo allontanandosi <strong>di</strong> un passo. La<br />

tensione era passata. — Lo avete sentito tutti, io e il bianco ci batteremo quando<br />

sarà il momento, e il sangue scorrerà.<br />

Dal gruppo degli astanti si levò un’esclamazione <strong>di</strong> gioia selvaggia.<br />

— Ucci<strong>di</strong>lo subito, Lo Shang! — urlò una voce.<br />

Il cinese levò gli occhi in <strong>di</strong>rezione della Browning, che non si era abbassata <strong>di</strong><br />

un millimetro.<br />

— Quando sarà il momento — urlò. — Ora dobbiamo lavorare. Tornate tutti ai<br />

vostri posti o ve ne pentirete.<br />

Ci fu ancora un attimo d’indecisione, poi anche i più scalmanati stabilirono che<br />

era meglio non contrad<strong>di</strong>re gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Lo Shang. Pian piano il cerchio si <strong>di</strong>radò e<br />

— 60 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

i due contendenti rimasero soli.<br />

Julius tremava. Si morse a sangue il labbro per controllare il movimento del<br />

braccio che scendeva reggendo la pistola. “Non far vedere che hai paura, non<br />

dargli quella sod<strong>di</strong>sfazione” pensò.<br />

Lo Shang era in un bagno <strong>di</strong> sudore, anche per lui era stato un brutto quarto<br />

d’ora, ma ciò non aveva fatto che aumentare il suo o<strong>di</strong>o per Julius.<br />

— Bianco — sibilò appena u<strong>di</strong>bile — sei morto, hai capito, morto!<br />

Julius emise un grugnito. Meglio tenere la bocca chiusa, non aveva più voce.<br />

Non era un vigliacco, ma essere trasportato <strong>di</strong> colpo in quell’universo spietato,<br />

senza mezze misure, era veramente un enorme shock.<br />

Attraversarono una sala dove alcuni tecnici in camice bianco lavoravano a<br />

contenitori in cui bolliva una sostanza rossastra: oppio grezzo.<br />

Con le mascherine sul volto passavano poi alla lavorazione. Uno stava<br />

armeggiando con un becco Bunsen, analizzando il contenuto <strong>di</strong> un pacco <strong>di</strong><br />

cellophane appena confezionato.<br />

La provetta scaldata a contatto con un reagente chimico <strong>di</strong>venne blu.<br />

Julius se ne intendeva abbastanza per capire che quella era eroina pura al<br />

novanta per cento.<br />

— Eroina Occhio <strong>di</strong> Tigre — <strong>di</strong>sse Lo Shang che faceva strada — la migliore<br />

che si possa trovare in Indonesia, la si può tagliare sette o otto volte prima <strong>di</strong><br />

venderla.<br />

— A quanto ammonta la produzione totale?<br />

— Fai troppe domande, bianco... ottanta chili, può fruttare anche <strong>di</strong>eci milioni <strong>di</strong><br />

dollari <strong>di</strong> Hong Kong, se venduta alle persone giuste.<br />

Julius moriva dalla voglia <strong>di</strong> sapere chi erano le persone giuste a cui Lo Shang<br />

alludeva. Ma era meglio non spingersi troppo in là con le domande. Il cinese già<br />

sospettava <strong>di</strong> lui e non aspettava che un pretesto per ucciderlo...<br />

Comunque stava già scoprendo un sacco <strong>di</strong> cose per essere a Samaringa solo<br />

da un giorno.<br />

Il piano del colonnello Kasparoff si stava delineando sempre più. <strong>Di</strong>eci milioni<br />

<strong>di</strong> dollari <strong>di</strong> Hong Kong, una cifra simile poteva far risorgere il Partito Comunista<br />

Indonesiano.<br />

Con quei sol<strong>di</strong> avrebbero potuto armare tutti i <strong>di</strong>sperati da Sumatra alla<br />

Malacca, scatenando una guerriglia che nessuno sarebbe stato in grado <strong>di</strong><br />

arrestare.<br />

— 61 —


C’erano ancora dei particolari da mettere a fuoco, ma erano <strong>di</strong> seconda<br />

importanza, concernenti più che altro le motivazioni <strong>di</strong> Hakermann.<br />

Il problema era riuscire ad avvertire Singapore in modo che il Narcotic Strike<br />

Counterforce potesse organizzare un’operazione.<br />

Che colpo per Oliver, con cui sbugiardare Brolin e i suoi burocrati.<br />

E gli Yakuza? Come avrebbe reagito Matsushita Kono scoprendo che il suo<br />

socio si apprestava a vendere la sua merce a un altro per consegnarne i profitti ai<br />

Sovietici? E soprattutto perché Hakermann aveva cambiato ban<strong>di</strong>era?<br />

— Ve<strong>di</strong> la giungla? — <strong>di</strong>sse Lo Shang riportando Julius alla realtà.<br />

Erano usciti all’aria aperta. — Sì, la vedo.<br />

— Là devi posizionare le tue cariche, bianco, devi far sparire la giungla<br />

e creare il vuoto, lo spazio sufficiente perché si possa costruire una pista<br />

d’atterraggio.<br />

Julius fissò l’intricato mare <strong>di</strong> liane che si stendeva <strong>di</strong>nanzi ai suoi occhi.<br />

— <strong>Di</strong>o... Hakermann vuol portar via la merce con un aereo.<br />

— Esatto, e tu costruirai la pista, dopo <strong>di</strong> che... — il senso della frase era<br />

chiaro.<br />

— Ma l’aereo? Non avete un aereo qui.<br />

— È quel che crede Matsushita Kono. Lui non si fida e ha sempre impe<strong>di</strong>to che<br />

ne avessimo uno.<br />

— Ma allora...?<br />

Il cinese rise.<br />

— Non devi preoccuparti per questo, non ti riguarda. Te l’ho detto, quando<br />

quell’aereo arriverà tu sarai già morto.<br />

Julius compì qualche passo sino al limitare della radura.<br />

La giungla era impressionante, così buia e impenetrabile da sembrare<br />

in<strong>di</strong>struttibile. Quasi che mettere quelle mine fosse un sacrilegio.<br />

— <strong>Di</strong> che <strong>di</strong>sponiamo? — domandò serio.<br />

— Gelignite, TNT, quello che vuoi, basta che il lavoro sia fatto in una volta sola<br />

e per bene. Non deve rimanere un albero in pie<strong>di</strong> per un raggio <strong>di</strong> un chilometro.<br />

A spazzar via il resto ci peneranno gli uomini, ma tu devi spianare la zona.<br />

— E dobbiamo farlo in segreto.<br />

— Nessuno deve saperlo.<br />

— Aspetteremo la prossima tempesta allora.<br />

Non ci sarebbe voluto molto. Il cielo già brontolava e grosse gocce <strong>di</strong> pioggia<br />

calda stavano cadendo da qualche minuto.<br />

— 62 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

10<br />

Julius si aggrappò alla liana per non scivolare.<br />

Faceva così caldo che gli pareva <strong>di</strong> avere la febbre. Contro ogni previsione la<br />

tempesta pareva rimandata <strong>di</strong> qualche tempo.<br />

Aveva ispezionato il materiale fornitogli da Lo Shang constatandone<br />

l’efficienza. Avrebbe fatto polpette <strong>di</strong> quella foresta, se avesse voluto.<br />

Via via che esaminava la situazione, però, si rendeva conto che se la raffineria<br />

era troppo prossima al campo d’atterraggio ogni possibilità <strong>di</strong> intercettare il carico<br />

andava perduta.<br />

Stava già architettando un piano, ma per la sua realizzazione erano essenziali<br />

ancora troppi punti oscuri.<br />

Certo, poteva sempre contare <strong>di</strong> scoprire la destinazione finale della merce e<br />

tentare <strong>di</strong> comunicarla a Singapore, ma per il momento era solo una possibilità<br />

remota. Almeno finché non riusciva a identificare i compratori.<br />

Invece l’idea che gli era venuta era molto più facilmente pianificabile. La<br />

realizzazione era un altro paio <strong>di</strong> maniche... In ogni caso doveva convincere<br />

Hakermann a spostare il campo d’atterraggio in un altro luogo.<br />

Sbuffò facendosi strada per il sentiero appena accennato.<br />

Si trovava nei pressi del porto, una zona relativamente meno impervia <strong>di</strong> quella<br />

ove sorgeva la raffineria.<br />

Ancora pochi passi e sarebbe arrivato al tempio Keckac, dove il suo sfortunato<br />

predecessore aveva nascosto la ra<strong>di</strong>o trasmittente.<br />

Avanzò ancora per una decina <strong>di</strong> metri tra il fogliame.<br />

Si guardava costantemente in<strong>di</strong>etro, la possibilità <strong>di</strong> essere seguito era tutt’altro<br />

che remota. Per questo aveva applicato alcuni vecchi trucchi per seminare<br />

eventuali code.<br />

Era un esperto in quel genere <strong>di</strong> cose, ma era meglio abbondare in prudenza.<br />

Un urlo stridulo così penetrante da sembrare umano lo fece sobbalzare.<br />

Una scimmia. Orrenda caricatura <strong>di</strong> un uomo, la scimmia balzò da una roccia<br />

seminascosta a un albero dov’erano appollaiate altre sue compagne. Keckac<br />

significa scimmia.<br />

Julius provò a guardare meglio e vide che sotto il muschio ver<strong>di</strong>ssimo si ergeva<br />

— 63 —


una ru<strong>di</strong>mentale costruzione in pietra. Il tempio delle scimmie. Keckac Lot...<br />

Si concesse un attimo <strong>di</strong> pausa, la trasmittente doveva essere facilmente<br />

rintracciabile. Se l’umido e le intemperie non l’avevano resa inservibile...<br />

Le scimmie urlarono ancora, minacciose. Julius portò la mano al calcio della<br />

Browning. Aveva sentito <strong>di</strong>re che non <strong>di</strong> rado le scimmie erano aggressive e che<br />

spesso portavano la peste con il loro morso. Ci sarebbe mancato altro...<br />

Rassicuratosi sulle intenzioni delle perfide bestiole prese a setacciare la zona<br />

alla ricerca della ra<strong>di</strong>o.<br />

Aiutandosi con il coltello frugò nel sottobosco. Dopo circa <strong>di</strong>eci minuti sentì<br />

qualcosa <strong>di</strong> duro urtare la lama.<br />

Non era un sasso. Con le <strong>di</strong>ta insanguinate prese a scavare il terreno quasi<br />

con rabbia. Era inzuppato <strong>di</strong> sudore e polvere quasi vivesse in quella giungla da<br />

cent’anni.<br />

Finalmente.<br />

Mise a nudo un involucro <strong>di</strong> panno. Il suo sfortunato predecessore aveva fatto<br />

le cose a modo. L’apparecchiatura era protetta da un contenitore impermeabile<br />

che ne aveva preservato le parti delicate.<br />

Julius fece scattare le cerniere mettendo alla luce l’apparecchio. Alzò l’antenna<br />

e portò la cuffia all’orecchio.<br />

Le sue <strong>di</strong>ta si muovevano delicate sulle manopole della sintonia. Cercò il<br />

canale prestabilito.<br />

Dapprima udì solo scariche isolate d’elettricità.<br />

Imprecò: ogni attimo in cui teneva accesa la ra<strong>di</strong>o rischiava <strong>di</strong> essere<br />

intercettato dalle apparecchiature della base <strong>di</strong> Hakermann. — Warrior chiama<br />

Wolf’s den... Warrior chiama, rispondete... Warrior chiama Wolf’s den, rispondete.<br />

— Ti sentiamo, Warrior, qui Wolf’s den, ce l’hai fatta?<br />

— Per il momento sono vivo, ma ho poco tempo.<br />

— Trovato tracce del lupo?<br />

— Sto in casa del lupo con tutta la cucciolata.<br />

— Facci sapere che cosa dobbiamo fare.<br />

— È presto per <strong>di</strong>rlo, vi richiamerò, qui è pericoloso.<br />

— Rimaniamo in attesa. Chiama solo per il necessario, eviterai occasioni <strong>di</strong><br />

rischio.<br />

— Grazie Wolf’s den, passo e chiudo.<br />

— Ricevuto, passo e chiudo, Warrior.<br />

Julius socchiuse gli occhi per un attimo. Ora doveva far sparire la ra<strong>di</strong>o fino al<br />

— 64 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

prossimo collegamento. Il nascon<strong>di</strong>glio del tempio gli pareva buono.<br />

Tra le altre cose era facilmente raggiungibile sia dal porto che dalla casa <strong>di</strong><br />

Hakermann.<br />

Si lasciò cadere sulla spiaggia can<strong>di</strong>da privo <strong>di</strong> forze.<br />

Rotolò nel mare caldo e calmo al <strong>di</strong> qua della barriera corallina. Si lavò via la<br />

stanchezza e lo sporco.<br />

Per scaricare la tensione percorse un centinaio <strong>di</strong> metri a stile libero, giusto per<br />

riacquistare il ritmo; riemerse stanco, ma decisamente più rilassato.<br />

Fino a quel momento tutto andava per il verso giusto, <strong>di</strong>sse più per<br />

autoconvincersi che altro.<br />

Si lasciò cadere ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> una palma piegata dal vento.<br />

Con un po’ <strong>di</strong> fantasia sembrava <strong>di</strong> essere in un romanzo dove l’eroe si gode<br />

il sole sulla spiaggia tropicale aspettando l’incontro romantico con la donna della<br />

sua vita.<br />

Ma il sole mancava, coperto dalle immancabili nuvole color inchiostro, sempre<br />

minacciose. Quanto alla donna...<br />

E invece no.<br />

Solo allora Julius si accorse che un chilometro più a nord era ormeggiato lo<br />

yawl che aveva intravisto la sera precedente. Il Cormorano.<br />

E la sua padrona era a terra. Seminascosta nella sabbia, Julius non l’aveva<br />

notata sino ad allora.<br />

E lei non aveva visto lui, assorta com’era nei suoi esercizi yoga. Vestita della<br />

sola pelle abbronzata.<br />

Julius aguzzò gli occhi. Lo spettacolo meritava la sua attenzione. Lineamenti<br />

e corpo tipicamente europei, me<strong>di</strong>terranei. Spagnola o greca, a quanto poteva<br />

giu<strong>di</strong>care.<br />

<strong>Di</strong> certo il più bel paio <strong>di</strong> gambe che vedeva da tempo, accompagnate da un<br />

seno sodo che si tendeva sotto la tensione della respirazione yoga.<br />

In quella posizione era un invito agli atti più turpi.<br />

Julius si alzò col sorriso sulle labbra, quell’incontro gli aveva messo addosso<br />

un po’ <strong>di</strong> buon umore.<br />

Dopo tutto Samaringa non era abitata solo da scimmie e trafficanti <strong>di</strong> droga...<br />

Julius socchiuse gli occhi nel vano tentativo <strong>di</strong> proteggerli dalla coltre <strong>di</strong> fumo che<br />

impregnava l’aria del locale notturno che, sito nella vecchia centrale <strong>di</strong> polizia,<br />

era il fulcro del porto.<br />

— 65 —


Hakermann aveva <strong>di</strong>sposto a modo la sua copertura <strong>di</strong> commerciante <strong>di</strong><br />

caucciù. Tutto il piccolo villaggio sulla costa rifletteva quell’attività, e gli sgherri<br />

<strong>di</strong> Lo Shang si sarebbero potuti scambiare per operai della gomma che veniva<br />

raccolta nella foresta e lavorata da mano d’opera locale.<br />

Un’ottima copertura. <strong>Di</strong> sicuro dava da mangiare alla maggior parte degli<br />

abitanti, ignari dell’attività illegale <strong>di</strong> Hakermann.<br />

Il locale che portava la pretenziosa insegna che lo qualificava come L’impero<br />

dei Sensi era una sorta <strong>di</strong> bolgia infernale, male illuminata da luci rosse e gialle<br />

che ammiccavano verso uno scalcinato palcoscenico, dove alcune ragazze<br />

danzavano in una caricatura <strong>di</strong> balletto rock.<br />

Non che agli avventori importasse molto delle qualità artistiche delle ragazze.<br />

Per lo più erano uomini <strong>di</strong> Lo Shang che, mescolati agli isolani, cercavano solo<br />

una birra e una donna per la notte.<br />

Un bancone posto in fondo alla sala fungeva da <strong>di</strong>stilleria: birra <strong>di</strong> pessima<br />

qualità e vino <strong>di</strong> riso.<br />

Più che sufficiente per quella marmaglia.<br />

All’entrata un enorme samoano, finito là chissà come, si faceva aria con un<br />

ventaglio. Alla cintura aveva una doppietta con l’impugnatura a calcio <strong>di</strong> pistola in<br />

madreperla.<br />

Guardò storto Julius per qualche attimo, poi tornò a focalizzare la propria<br />

attenzione su un tavolo dove si giocava forte.<br />

Era un bianco a tenere mazzo, e l’o<strong>di</strong>o razziale era così palpabile da poter<br />

essere tagliato con un coltello.<br />

Due cinesi e un negrito, che probabilmente veniva dal Borneo o da Celebes,<br />

continuavano a sfregare le <strong>di</strong>ta unte sulle carte ormai consumate nella speranza<br />

<strong>di</strong> strappare la posta al bianco. Questi, con un enorme sigaro tra le labbra, non<br />

pareva preoccuparsi eccessivamente dell’aspetto truce dei suoi compagni <strong>di</strong><br />

gioco. Avvolto in una nuvola <strong>di</strong> fumo, maneggiava le carte come un giocatore<br />

professionista. Tagliava il mazzo e lo ricomponeva in tutta una serie <strong>di</strong> giochetti<br />

che gli consentivano <strong>di</strong> fare mazzetto ai suoi brutali, ma sprovveduti avversari.<br />

Julius sorrise, gli aveva già visto fare una cosa simile in un casinò a Kinshasa,<br />

e quella volta era finita a fucilate.<br />

Il vecchio Stark aveva sempre avuto un debole per le carte. La posta era alta e<br />

già si era formato un crocchio <strong>di</strong> curiosi e prostitute alle spalle dei giocatori.<br />

— Rilancio — <strong>di</strong>sse spavaldamente Stark posando sul tavolo una banconota<br />

spiegazzata.<br />

— 66 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Con le <strong>di</strong>ta sfiorò il calcio della Colt .45 posata vicino al bicchiere <strong>di</strong> birra<br />

<strong>di</strong>nanzi a sé.<br />

Un mormorio si <strong>di</strong>ffuse nel locale.<br />

Il rock intanto stava scatenando sul palco le ragazze, che mimavano sempre<br />

più esplicitamente la ginnastica che gli avventori pre<strong>di</strong>ligevano.<br />

Julius si fece largo tra i curiosi. Catturò lo sguardo <strong>di</strong> Stark con un batter <strong>di</strong><br />

ciglia.<br />

— Carte? — domandò Stark ai suoi compagni con un sorriso da lupo <strong>di</strong> mare.<br />

Affidabile come un cobra.<br />

Il negrito cambiò una coppia, un cinese si <strong>di</strong>sse servito e l’altro volle quattro<br />

carte. Velocissimo Stark l’accontentò, cambiando per sé solo una carta. La<br />

tensione era al massimo.<br />

Improvvisamente, Stark mosse il braccio. Afferrata una prostituta indocinese<br />

che stava alle sue spalle, la sbatté sul tavolaccio. La donna urlò atterrita. Stark le<br />

avvicinò il sigaro al viso minacciando <strong>di</strong> lasciarvi cader sopra la cenere.<br />

— Se lo rifai ti brucio gli occhi.<br />

Ci fu un mormorio tra gli astanti.<br />

— Faceva i giochetti con Wong — spiegò Stark spingendola via.<br />

Fissava negli occhi il cinese seduto <strong>di</strong> fronte, quello che era “servito”.<br />

Abilissimo, il vecchio Stark. Julius non si era neppure accorto delle manovre<br />

della ragazza.<br />

Il cinese chiamato Wong grugnì qualcosa e fece cenno <strong>di</strong> voler mollare la<br />

partita.<br />

— Ah, no, amico, adesso giochi fino in fondo — Stark aveva già impugnato la<br />

Colt. — Deponi le carte sul tavolo, lentamente, però. Io “vedo”.<br />

Wong sudava come una spugna strizzata. A una a una mostrò le sue carte.<br />

Scala minima.<br />

Un sorrisetto ironico passò negli occhi <strong>di</strong> Stark.<br />

— Poco — fece rivoltando il suo mazzo tutto in una volta — full <strong>di</strong> Jack, il piatto<br />

è mio.<br />

— Hai bara...<br />

— <strong>Di</strong>llo un’altra volta e ti ficco una pallottola tra quegli occhi storti, Wong.<br />

Il negrito fece per avvicinare l’avambraccio all’impugnatura del machete che<br />

portava a bandoliera. Fu subito <strong>di</strong>ssuaso da qualcosa <strong>di</strong> metallico che ricondusse<br />

la sua mano al tavolo. La pistola <strong>di</strong> Julius.<br />

— Non sanno perdere — ridacchiò Stark raccogliendo il suo bottino. — Ti offro<br />

— 67 —


un bicchiere. Lieto <strong>di</strong> vederti, Julius.<br />

— Come te la passi?<br />

Stark corrugò per un attimo la fronte tormentata dalle rughe. — Scherzi? —<br />

<strong>di</strong>sse poi. — Se me la passassi bene cre<strong>di</strong> che mi sarei venuto a seppellire in<br />

questo buco del cavolo, dove non c’è lavoro?<br />

— Mi sembra che <strong>di</strong> pistoleri qui ce ne siano a sufficienza.<br />

— Brutta gente, tutti orientali comunque, non c’è posto per un occidentale —<br />

<strong>di</strong>sse con amarezza il mercenario inglese.<br />

— Io ci lavoro.<br />

— Si vede che hai referenze migliori delle mie — replicò secco Stark.<br />

— Non ti scaldare, fratello, sono in un guaio. Ma forse tu mi puoi aiutare e<br />

guadagnarci anche qualcosa.<br />

Stark masticò il sigaro fin quasi a spezzarlo. — <strong>Di</strong>mmi <strong>di</strong> più.<br />

Quasi senza accorgersene Julius si guardò attorno. Abitu<strong>di</strong>ne alla prudenza.<br />

Tutto sommato in quel bailamme erano più sicuri che altrove.<br />

— Che ne sai dei traffici <strong>di</strong> Hakermann?<br />

— L’olandese?<br />

— Tedesco, amico, ci puoi giurare, e uno <strong>di</strong> quelli che quarant’anni fa giravano<br />

con le uniformi nere e le croci uncinate.<br />

— <strong>Di</strong>avolo, un nazi! — esclamò Stark. — Si è nascosto bene da queste parti...<br />

Commercia in caucciù, <strong>di</strong>cono... ma mi sembra che assuma troppi pistoleri per un<br />

semplice affare <strong>di</strong> gomma.<br />

Julius squadrò il suo vecchio compagno. Lesse nella sua voce la scintilla<br />

dell’avi<strong>di</strong>tà. Poteva fidarsi?<br />

— Traffica in eroina — sibilò.<br />

In un attimo Stark comprese al volo la situazione. Aprì il viso in una risata da<br />

pirata.<br />

— Tu non lavori veramente per lui.<br />

— No — sorrise Julius — lavoro per me stesso e per chi ha abbastanza fegato<br />

per tentare un colpo.<br />

— Quanto?<br />

— Tanto da toglierti da queste bettole per tutta la vita. Ma è ancora presto<br />

perché io ti spieghi tutto, sono appena arrivato e mi devo ancora ambientare.<br />

— Ma <strong>di</strong> cose ne hai scoperte.<br />

— Come <strong>di</strong>cevi, ho ottime credenziali. A proposito, hai qualcuno su cui contare,<br />

uno che si presterebbe a rischiare la buccia?<br />

— 68 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

— Se motivato — <strong>di</strong>sse Stark sfregando due <strong>di</strong>ta l’una contro l’altra — sì.<br />

— Fidato?<br />

— Una perla <strong>di</strong> ragazzo, un <strong>di</strong>sertore del ’Nam. Adesso organizza<br />

combattimenti <strong>di</strong> galli, ma freme per tornare in azione.<br />

— Voglio conoscerlo — fece Julius alzandosi.<br />

— 69 —


11<br />

— Che hai fatto in questi anni? Dopo l’Africa intendo.<br />

Alla luce <strong>di</strong> una torcia il viso <strong>di</strong> Stark appariva segnato dalle rughe, non era<br />

stata un’esistenza semplice la sua.<br />

— Mi sono trasferito a Tananarive in Madagascar, un para<strong>di</strong>so, amico mio.<br />

— Perché non ci sei rimasto, allora?<br />

Stark alzò le braccia, fatalista.<br />

— Sai come è, dove c’è un para<strong>di</strong>so prima o poi arriva qualcuno a rompere<br />

le scatole. Il mio scocciatore personale era un contrabban<strong>di</strong>ere che voleva una<br />

tangente su tutto. Io lavoravo in un bar insieme a un tuo connazionale, un certo<br />

Zanetti. Gli sgherri <strong>di</strong> quel tipo sono venuti un giorno a richiedere la tangente<br />

e Zanetti li ha mandati a quel paese. Che scena, avessi visto, tutte le ragazze<br />

gli pendevano dalle labbra per come si era <strong>di</strong>mostrato coraggioso. Solo che<br />

quelli sono tornati <strong>di</strong> notte e lo hanno... Be’, sai come sono da quelle parti, non<br />

scherzano, l’hanno conciato che neppure sua madre l’avrebbe riconosciuto.<br />

Allora ho pensato che non valeva la pena <strong>di</strong> far la guerra a un esercito <strong>di</strong> selvaggi<br />

per quattro bottiglie, e me ne sono andato.<br />

— È così che sei arrivato a Samaringa? — domandò Julius.<br />

— Non <strong>di</strong>rettamente — negò Stark — prima ho fatto qualche lavoretto a Giava<br />

per l’onorevole Soharno, ma quella gente non mi piace, tutti fanatici musulmani, e<br />

io con i fanatici non lavoro volentieri.<br />

Julius annuì. Stark faceva al caso suo. Abile, senza lavoro, e con un’evidente<br />

voglia <strong>di</strong> muovere le mani.<br />

Unico problema era fargli credere che da quell’operazione avrebbe potuto<br />

guadagnare una barca <strong>di</strong> quattrini rubando la droga a Hakermann.<br />

Il piano <strong>di</strong> Julius prevedeva un finale <strong>di</strong>fferente da quello che il mercenario<br />

immaginava, doveva stare attento. Già un’altra volta gli era capitato <strong>di</strong> collaborare<br />

con mercenari poco affidabili e per un pelo non era finita tragicamente. Ma<br />

questa volta era lui a fare lo sgambetto agli altri...<br />

Spiacevole situazione, Stark non era tipo che si poteva imbrogliare pensando<br />

<strong>di</strong> farla franca.<br />

— Che hai, ti sei incantato? — domandò l’inglese notando la perplessità <strong>di</strong><br />

Julius.<br />

— 70 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Questi si scosse. I suoi occhi cercarono il primo particolare per sviare<br />

l’attenzione del suo sospettoso compare.<br />

— Stavo guardando quella donna — <strong>di</strong>sse in<strong>di</strong>cando una figura sulla soglia<br />

<strong>di</strong> un locale dal quale provenivano schiamazzi. — Ho l’impressione <strong>di</strong> averla<br />

già vista, non è la padrona <strong>di</strong> quello yawl chiamato Cormorano, ancorato poco<br />

<strong>di</strong>stante?<br />

— Chi, quella che fa lo yoga nuda sulla spiaggia?<br />

— La conosci?<br />

— <strong>Di</strong> vista, è una tua connazionale a quanto ho capito. Un tipo tutto pepe...<br />

— L’immagino. Non ha avuto problemi con tutta la marmaglia che gira qui<br />

intorno?<br />

— Una volta due dei pistoleri <strong>di</strong> Hakermann hanno tentato <strong>di</strong> farle la festa: lei<br />

ha piantato una scarica <strong>di</strong> pallettoni in testa a ognuno <strong>di</strong> loro con un fucile da<br />

caccia che aveva a bordo. Hakermann l’ha invitata a cena, <strong>di</strong>cono; quel tipo non<br />

sopporta violenze ingiustificate sulla sua isola. Al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> qualche rissa non<br />

succede mai nulla, il tuo amico nazi ci sa fare, tenere a bada quella gentaglia non<br />

è roba facile. Ma qui nessuno dà fasti<strong>di</strong>o agli abitanti.<br />

Julius annuì. Cominciava a comprendere il sogno folle del tedesco. Sulla sua<br />

isola era lui il duce e la sua parola era legge per tutti.<br />

Un tamil con un occhio bianco urlava come un ossesso, insultando un povero<br />

gallo appena sgozzato dallo sperone <strong>di</strong> ferro dell’avversario.<br />

La folla era in delirio, l’aria irrespirabile tra fumo, sudore e odore <strong>di</strong> pessima<br />

birra.<br />

Julius ammiccò seguendo per un attimo la figura della bella quanto misteriosa<br />

padrona del Cormorano.<br />

Erano entrati in un localetto angusto, seguendone le tracce. Situato tra due<br />

bancarelle <strong>di</strong> cibo arrostito, il bugigattolo era l’arena dei combattimenti dei galli.<br />

La gente, eccitatissima, scommetteva tutto quel che guadagnava in un mese.<br />

La bella yogi pareva perfettamente a suo agio in quell’atmosfera.<br />

— Il mio amico A.J. è quello là — <strong>di</strong>sse Stark in<strong>di</strong>cando il possessore del gallo<br />

vincitore.<br />

Un nero alto almeno un metro e novanta, con il fisico da culturista e<br />

l’espressione da bambino i<strong>di</strong>ota. Reggeva con una mano il collo del gallo che<br />

zampettava a mezz’aria, mentre con l’altra riscuoteva i sol<strong>di</strong> delle scommesse.<br />

Sporco del sangue dei galli, era una figura bestiale. Il gemello nero <strong>di</strong> Lo<br />

Shang. Meglio averlo come alleato.<br />

— 71 —


— Ora gli parleremo, il suo gallo non è in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> proseguire i<br />

combattimenti per questa sera.<br />

In effetti il povero animale, già ferito, stava tirando gli ultimi, stretto per il collo<br />

dalla manona <strong>di</strong> A.J. Era pronto per il brodo. Mentre sul ring delimitato da una<br />

palizzata <strong>di</strong> bambù stavano entrando altri due contendenti, Stark abbordò il nero.<br />

— Salve Stark, hai già finito <strong>di</strong> spennare i tuoi polli? — domandò il negro con<br />

una vocetta che stonava decisamente con l’aspetto.<br />

— Per stasera ho <strong>di</strong> meglio da fare; A.J., ti presento un amico: Julius Colleoni,<br />

ha da proporci un affare.<br />

— Piacere. Che genere d’affare? — replicò A.J. con la sua voce da paperino.<br />

Stark sorrise.<br />

— Non far caso alla voce <strong>di</strong> A.J., non è una checca. Solo un proiettile cong<br />

che gli ha reciso parte delle corde vocali. Da allora ha deciso <strong>di</strong> combattere solo<br />

per se stesso.<br />

— Non è la voce che mi interessa — ribatté Julius fissando <strong>di</strong>ritto negli occhi il<br />

negro — è il fegato.<br />

A.J. scoppiò in una sonora risata, colpendosi con la mano sozza <strong>di</strong> sangue il<br />

ventre prominente.<br />

— Qui ce n’è abbastanza per affrontare una portaerei.<br />

— Non sarà necessario, si tratta solo <strong>di</strong> rubare un carico...<br />

Un’aria furbetta prese a brillare negli occhi <strong>di</strong> A.J.<br />

— Che carico?<br />

— Eroina — intervenne Stark prendendo da parte il nero, quasi avesse paura<br />

<strong>di</strong> essere sentito. — Ce n’è per sistemarsi per tutta la vita, se la riven<strong>di</strong>amo bene.<br />

— Conosco della gente a Giacarta che la comprerebbe a un ottimo prezzo.<br />

Dove si fa il lavoro?<br />

Fosse stato per lui avrebbe concluso la faccenda in cinque minuti.<br />

— Qui sull’isola, ma meno ne sapete per adesso, meglio è. Questioni <strong>di</strong><br />

sicurezza — e <strong>di</strong> fiducia, pensò tra sé Julius, meglio calmare gli spiriti. — Vi <strong>di</strong>rò<br />

io quando e come, voi preoccupatevi solo delle armi.<br />

Il nero parve non gra<strong>di</strong>re la riservatezza <strong>di</strong> Julius. Stark gli batté una pacca<br />

sulla spalla, incoraggiante.<br />

— Garantisco io per lui — fece in<strong>di</strong>cando Julius — ci si può fidare.<br />

— Sarà... ma vorrei saperne <strong>di</strong> più.<br />

— Bastano questi a lenire la tua curiosità? — era il momento <strong>di</strong> tirar fuori la<br />

carta. — Sono cinquanta dollari <strong>di</strong> Singapore.<br />

— 72 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Velocissimo A.J. fece sparire in saccoccia la mazzetta che Julius aveva fatto<br />

frusciare tra le <strong>di</strong>ta.<br />

— Bastano eccome. Per le armi non ci sono problemi, ho un arsenale<br />

nascosto nella mia baracca — assicurò improvvisamente <strong>di</strong>sponibile A.J.<br />

— Ci vorrà un altro, forse.<br />

— So io dove trovarlo, ma prima <strong>di</strong> domani non potremo vederlo.<br />

— Non c’è fretta, Stark — assicurò Julius. — <strong>Di</strong> chi si tratta?<br />

— Si chiama Lal Shirkabadhi, un in<strong>di</strong>ano, abile come pochi col coltello e<br />

fidatissimo. Fa il cacciatore <strong>di</strong> tigri su queste isole.<br />

Julius annuì, pian piano l’armata Brancaleone andava formandosi. Era<br />

essenziale però venire a conoscenza <strong>di</strong> maggiori particolari sulla spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

droga.<br />

— Va bene — <strong>di</strong>sse suggellando il patto con gli altri due. — Vi terrò informati,<br />

nel frattempo acqua in bocca.<br />

— Come ce ne andremo? — insistette A.J.<br />

— Non ti preoccupare — fece Stark — ha detto che ci pensa lui. E lui ha<br />

cervello, cosa <strong>di</strong> cui tu scarseggi.<br />

— Io ho i muscoli — fece con un’espressione da bambino imbronciato A.J.<br />

prima <strong>di</strong> lasciarsi andare a una risata chioccia.<br />

Un ottimo elemento... Julius preferì non pensare con chi si doveva alleare.<br />

Ma ogni minuto che passava era sempre più convinto che l’idea che stava<br />

concretizzando nella mente fosse l’unica possibilità per mandare in fumo il piano<br />

<strong>di</strong> Kasparoff.<br />

Quasi senza accorgersene Julius andò a incrociare la padrona del Cormorano.<br />

Era la prima volta che la vedeva da vicino. Un bel viso, anche se piuttosto<br />

volgare, capelli corvini e un corpo favoloso.<br />

— Serata sfortunata? — <strong>di</strong>sse appositamente in italiano. Lei parve sorpresa <strong>di</strong><br />

trovare un conterraneo.<br />

— Anche lei italiano?<br />

— Per metà, l’altra parte è etiope. Mi chiamo Julius Colleoni; lei è la<br />

proprietaria <strong>di</strong> quel magnifico yawl che si chiama Cormorano?<br />

La ragazza rise scuotendo la testa in una posa estremamente sensuale.<br />

— Occhietti aguzzi, vedo...<br />

— Deve sentire i denti... — scherzò Julius.<br />

— 73 —


— Anch’io mi <strong>di</strong>fendo; mi chiamo Patrizia Rossofiore. Nome d’arte, l’altro non lo ricordo<br />

più... Beve un bicchiere?<br />

Mezz’ora dopo Julius sapeva tutto dell’italiana. Nata a Roma, faceva la modella e l’attrice<br />

in film sexy a basso costo. Guadagnava abbastanza da potersi permettere un battello come<br />

il Cormorano e delle lunghe vacanze in giro per il mondo.<br />

— Mi riconciliano con la natura. Il resto della vita mi fa schifo, farsi sbattere davanti a una<br />

telecamera è eccitante per le prime due volte, poi <strong>di</strong>venta una noia.<br />

— Ha provato a cambiare lavoro?<br />

Lei sorrise.<br />

— I sol<strong>di</strong>... Ma non voglio parlarne, in fin dei conti sono contenta della mia vita. Lei<br />

piuttosto, cosa fa in questo angolo <strong>di</strong> mondo?<br />

— I sol<strong>di</strong> — ripeté Julius. Entrambi risero. — Un giorno o l’altro le racconterò la mia<br />

storia.<br />

— Adoro sentir raccontare storie pericolose, e la sua lo è <strong>di</strong> sicuro. Io sono sempre alla<br />

spiaggia e la sera vengo qui a vedere i galli.<br />

— Non ha paura <strong>di</strong> questa gente?<br />

— Non potrebbero farmi nulla che non abbia già fatto — rise. — No, il loro capo, quello<br />

che chiamano l’Olandese, è mio amico e non può accadermi nulla.<br />

Se ne andò così, con un saluto appena accennato del capo. Strana ragazza. La sua<br />

compagnia era stata piacevole comunque, dopo una giornata così tesa.<br />

Julius bevve l’ultimo sorso <strong>di</strong> birra, poi decise <strong>di</strong> tornare a dormire.<br />

Un gruppo <strong>di</strong> pistoleri stava giusto partendo alla volta della proprietà <strong>di</strong> Hakermann. Si<br />

accodò a loro. La strada nella giungla non era un piacere <strong>di</strong> notte.<br />

— 74 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

12<br />

Nel pa<strong>di</strong>glione esterno al giar<strong>di</strong>no si u<strong>di</strong>vano solo i versi degli uccelli che<br />

salutavano il nuovo sole.<br />

Julius compì quattro passi sotto l’arcata <strong>di</strong> cemento levigato a marmo. Scorse<br />

Hakermann con un magnifico kimono tra<strong>di</strong>zionale cloro antracite che curava il filo<br />

della sua spada con una pietra grezza.<br />

Il mercenario stu<strong>di</strong>ò il lento ripetersi del movimento, accompagnato dallo<br />

sfrigolio della pietra sull’acciaio.<br />

Piccole scintille brillavano sulla lama, quasi in un rito. Hakermann volse il capo<br />

verso il nuovo venuto.<br />

Intuendo l’interesse <strong>di</strong> Julius per la spada interruppe il suo lavoro, protendendo<br />

la katana <strong>di</strong>nanzi a sé.<br />

— Crede alla sfortuna? — domandò improvvisamente.<br />

— Ci ho vissuto assieme per tutta la vita, siamo buoni amici.<br />

— Bella risposta — si compiacque Hakermann. — No, intendevo al fato? Vede,<br />

questa non è una normale katana, ma l’opera <strong>di</strong> un fabbro forgiatore chiamato<br />

Muramasa. I giapponesi pensano che il carattere del forgiatore si rifletta nella<br />

qualità della spada; in particolare credono che ci siano spade stregate destinate<br />

a portare sventura ai loro padroni. Tutto il lavoro <strong>di</strong> Muramasa è circondato da<br />

leggende come questa. Era pazzo, sebbene abilissimo, e le sue lame hanno<br />

sempre portato sventura ai loro proprietari.<br />

— Immagino che suggerirle <strong>di</strong> allontanare da sé quella lama sia inutile.<br />

Hakermann sorrise.<br />

— È una parte <strong>di</strong> me ormai, il dono <strong>di</strong>... un maestro, un amico. No, devo<br />

con<strong>di</strong>viderne il destino.<br />

Ci fu un attimo <strong>di</strong> silenzio durante il quale il tedesco parve lottare con i suoi<br />

fantasmi personali.<br />

Poi, come in trance, riprese ad affilare la spada.<br />

Il ritmico rumore della pietra sulla lama era come una condanna a morte non<br />

pronunciata.<br />

— 75 —


Jaga Thanut indossava una camicia in<strong>di</strong>ana can<strong>di</strong>da come la neve, che metteva<br />

in risalto la pelle scura e i lineamenti fieri. Fissava con attenzione la carta<br />

dell’isola che Julius aveva spiegato <strong>di</strong>nanzi ad Hakermann.<br />

Il mercenario in<strong>di</strong>cava un punto sulla costa non eccessivamente lontano dalla<br />

raffineria, tuttavia separato da questa da un tratto <strong>di</strong> giungla.<br />

— Qui è più opportuno — concluse terminando la spiegazione che l’aveva<br />

portato a preferire quel luogo a quello predeterminato per la costruzione della<br />

pista d’atterraggio.<br />

— Perché? — domandò Hakermann.<br />

— Una ragione semplicissima: abbattere un tratto <strong>di</strong> giungla ci costerà molta<br />

più fatica che far esplodere questi contrafforti <strong>di</strong> roccia. Eviteremo il pericolo <strong>di</strong><br />

incen<strong>di</strong> e se qualcuno dovesse sorvolare l’isola non potrà notare la pista dall’alto.<br />

Tra gli scogli sarà molto meno visibile.<br />

— Non ci avevo pensato — assentì Hakermann. — Che ne <strong>di</strong>ci, Jaga?<br />

La ragazza scrutò Julius come a valutarne l’affidabilità. Poi si decise. — Se<br />

l’aereo deve atterrare sulla costa, sarà più rischioso.<br />

— Non se posizionate delle luci tutt’attorno per in<strong>di</strong>care la rotta da prendere.<br />

L’argomentazione parve convincere Hakermann. Questi fece alcuni passi verso<br />

la finestra, poi domandò: — Pensa <strong>di</strong> farcela per il venti del mese?<br />

Julius faticò a mantenere la calma. Adesso sapeva quando. Gli restava da<br />

programmare il come.<br />

— Sì, se il tempo ci assiste.<br />

Come a conferma delle sue ultime parole, dal cielo cominciò a scrosciare una<br />

pioggia torrenziale, accompagnata da lampi e tuoni.<br />

Questa volta non sarebbe cessata troppo presto.<br />

Il sole non era riuscito a tornare alla sua abituale lucentezza. All’orizzonte si<br />

addensavano nubi scure, presagio <strong>di</strong> una prossima tempesta.<br />

Su Samaringa era calata una cappa <strong>di</strong> caldo umido senza un alito <strong>di</strong> vento. Il<br />

mare pareva del colore del tè e sciabordava ossessivo sulla riva sassosa.<br />

Julius affondava sino ai polpacci nel tentativo <strong>di</strong> seguire Stark, che invece<br />

zampettava a pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong> come se si fosse mosso in quel pantano sin dalla<br />

nascita.<br />

— Siamo quasi arrivati — confermò il mercenario inglese.<br />

In effetti erano in prossimità <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> palafitta nascosta tra le canne, e <strong>di</strong><br />

— 76 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

un contrafforte <strong>di</strong> scoglio color petrolio. Con l’alta marea l’acqua doveva giungere<br />

sino alla porta della capanna. A quell’ora invece le onde arrivavano appena a un<br />

terzo dei pali <strong>di</strong> sostegno.<br />

Una piroga era ormeggiata al pontile male in arnese, e non si vedeva altro<br />

segno <strong>di</strong> vita in tutta la zona.<br />

Un gabbiano si levò improvvisamente in volo da una roccia. Stark si arrestò<br />

imme<strong>di</strong>atamente, pistola in pugno. Nulla, solo lo sciabor<strong>di</strong>o delle onde contro la<br />

scogliera.<br />

Eppure improvvisamente si avvertiva una presenza nell’aria. U<strong>di</strong>rono il suono<br />

del flauto in<strong>di</strong>ano come una melo<strong>di</strong>a lontanissima. Quasi per magia alla sommità<br />

<strong>di</strong> uno scoglio era apparsa una strana figura. Un indù dai lunghissimi capelli<br />

neri li fissava suonando un piffero da incantatore. Portava un coltellaccio a lama<br />

ricurva alla cintura e una catena <strong>di</strong> denti <strong>di</strong> tigre appesa al collo.<br />

Lal Shirkabadhi, il cacciatore <strong>di</strong> tigri!<br />

— <strong>Di</strong>avolo, Lal, mi hai fatto spaventare! — esclamò Stark.<br />

— Si spaventa solo chi ha la coscienza sporca, Stark — rise l’uomo mostrando<br />

una doppia fila <strong>di</strong> denti gialli per l’uso abituale <strong>di</strong> betel. — Cosa vuoi da me?<br />

— Proporti un affare assieme a questo amico; ma non vorrai che ne parliamo<br />

qui all’aperto, vero?<br />

— Naturalmente, sai che per te c’è sempre una tazza <strong>di</strong> cardamomo e un<br />

piatto <strong>di</strong> riso. Accomodati, la mia <strong>di</strong>mora è la tua — <strong>di</strong>sse alzandosi con un<br />

movimento felino l’in<strong>di</strong>ano — e benvenuto anche al tuo socio.<br />

Le scimmie montavano la guar<strong>di</strong>a a Keckac Lot, come d’abitu<strong>di</strong>ne. Ornai<br />

parevano assuefatte alla presenza <strong>di</strong> Julius.<br />

Questi si concesse una pausa prima <strong>di</strong> recuperare la ra<strong>di</strong>o.<br />

Il colloquio con Lal aveva dato buoni frutti. Il piccolo esercito <strong>di</strong> Julius<br />

cominciava a prender forma. I problemi sarebbero venuti in seguito.<br />

Meglio affrontare una preoccupazione per volta.<br />

Julius recuperò la ricetrasmittente e si mise in contatto. Questa volta<br />

non dovette attendere molto per farsi sentire, ma la comunicazione era<br />

<strong>di</strong>sturbatissima. Il tornado in avvicinamento si ripercuoteva anche sulle<br />

comunicazioni ra<strong>di</strong>o.<br />

— Warrior chiama Wolf’s den...<br />

— Qui Wolf’s den, ti riceviamo, parla pure Warrior.<br />

— 77 —


— La spe<strong>di</strong>zione è per il venti del mese — <strong>di</strong>sse in fretta Julius.<br />

— Ancora non hai in<strong>di</strong>viduato la destinazione?<br />

— No, ma conto <strong>di</strong> scoprirla nelle prossime ore; chiedo l’autorizzazione a<br />

procedere con un mio piano, il vostro intervento è impossibile.<br />

— Ti autorizziamo, ma stai attento alla buccia.<br />

— È la mia prima preoccupazione, vi richiamerò al più presto.<br />

— La tua copertura?<br />

— Regge, ma ora devo andare, passo e chiudo.<br />

— Buona fortuna, Warrior, chiudo.<br />

Silenzio. Solo il respiro della foresta nelle orecchie. E se lo intercettavano?<br />

Troppo pericolose quelle comunicazioni. Julius decise che avrebbe chiamato<br />

solo in caso avesse scoperto la destinazione della droga, per il resto poteva<br />

contare solo su se stesso e sull’esercito <strong>di</strong> tagliagole che aveva raccolto con la<br />

promessa <strong>di</strong> un facile guadagno.<br />

La spiaggia silenziosa e solitaria aveva qualcosa <strong>di</strong> lugubre. Il Cormorano<br />

beccheggiava appena, mosso dalla corrente.<br />

Julius emerse dalla foresta con la vista annebbiata. Il caldo era insopportabile.<br />

Sorpresa! Patrizia era intenta alla sua respirazione yoga a pochi passi da un<br />

palmeto.<br />

Inarcata nella posizione del gatto, contraeva i glutei ton<strong>di</strong> come mele in<br />

un’offerta inconsapevole allo sguardo in<strong>di</strong>screto <strong>di</strong> Julius.<br />

Tendeva la spina dorsale in un movimento involontariamente provocante,<br />

totalmente assorta nelle sue pratiche.<br />

Julius giunse alle sue spalle senza far rumore.<br />

Con un ultimo respiro Patrizia terminò l’esercizio, rimanendo a quattro zampe<br />

come un animaletto sensuale pronto all’amore. Voltò appena il capo e Julius<br />

comprese che si era accorta della sua presenza già da parecchio.<br />

Non fece nulla per recuperare un po’ <strong>di</strong> pudore, anzi, pareva invitarlo con lo<br />

sguardo.<br />

Senza <strong>di</strong>re una parola l’uomo si avvicinò a Patrizia passandole una mano sulle<br />

anche tonde. Le labbra <strong>di</strong> Patrizia cercarono quelle <strong>di</strong> Julius in un bacio violento.<br />

Quando le <strong>di</strong>ta del mercenario presero a massaggiare i seni della ragazza, ella<br />

emise un gemito <strong>di</strong> piacere.<br />

In breve furono allacciati l’uno all’altra in un amplesso che unì i loro corpi con<br />

— 78 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

foga, sino a che la carne si scontrò con la carne e il piacere dell’uno fu unito a<br />

quello dell’altra.<br />

Vincendo la forza <strong>di</strong> lei che tentava <strong>di</strong> <strong>di</strong>vincolarsi, Julius l’inchiodò<br />

prendendola per le anche. La penetrò con violenza strappandole un urlo misto <strong>di</strong><br />

dolore e piacere.<br />

Il suo corpo emanava un piacevole calore accanto a quello <strong>di</strong> Julius. Questi<br />

socchiuse gli occhi per un attimo. Si sentiva stanchissimo, per un momento<br />

desiderò ascoltare solo il rumore del mare e il battito del proprio cuore.<br />

Udì il rombo dei motori come lontanissimo, poi sempre più vicino, sino a farsi<br />

insopportabile.<br />

— Che succede? — esclamò Patrizia destata <strong>di</strong> soprassalto dal torpore che<br />

l’aveva presa dopo l’amore.<br />

— Un idrovolante — Julius la trascinò al riparo delle palme. Un grande uccello<br />

bianco e acciaio aveva compiuto un largo giro nel cielo, per andare a posarsi nel<br />

tratto <strong>di</strong> mare antistante la spiaggia.<br />

L’idrovolante borbottò ancora un poco, poi anche l’ultimo motore si spense.<br />

Qualcuno gridò dalla spiaggia. Lo Shang. Il cinese e alcuni dei pistoleri ai suoi<br />

or<strong>di</strong>ni erano comparsi armati <strong>di</strong> tutto punto sul litorale.<br />

Julius focalizzò il portello dell’idrovolante, che si aprì con un rumore secco.<br />

Fu calata una scaletta che arrivava fino alla sabbia. Scesero due uomini che<br />

indossavano abiti color kaki pieni <strong>di</strong> giberne. Imbracciavano mitragliette Mark 7 e<br />

Car 15 . Giapponesi.<br />

Fronteggiarono per un attimo gli uomini del cinese guardandoli con <strong>di</strong>sprezzo.<br />

Infine dall’idrovolante emerse una figura tarchiata. Sessant’anni circa, viso<br />

tagliato con l’accetta e un anacronistico doppio petto perfettamente in piega.<br />

I due guar<strong>di</strong>ani si inchinarono cerimoniosi e, suo malgrado, anche Lo Shang<br />

dovette porgere il suo omaggio al nuovo venuto. Sulla sua identità Julius non<br />

aveva dubbi: quello era Matsushita Kono, l’Oyabun dello Yakuza <strong>di</strong> Osaka.<br />

— 79 —


13<br />

Julius recuperò in un attimo i suoi vestiti. La storia stava prendendo una piega<br />

inaspettata.<br />

A quanto pareva il famoso Matsushita Kono, l’uomo verso cui Klaus<br />

Hakermann aveva un debito e che si apprestava a tra<strong>di</strong>re per una ragione che<br />

ancora rimaneva segreta, aveva deciso <strong>di</strong> fare la sua comparsa <strong>di</strong>rettamente<br />

sulla scena.<br />

Chissà come avrebbero reagito i contrabban<strong>di</strong>eri? Possibile che Hakermann<br />

si fosse lasciato cogliere alla sprovvista?<br />

— Che succede? — chiese Patrizia accucciata <strong>di</strong>etro la palma.<br />

— Niente <strong>di</strong> piacevole — sussurrò Julius. — Non preoccuparti, rivestiti e vai<br />

a fare una passeggiata nella giungla, qui tira una brutta aria.<br />

— Tu che fai?<br />

— Cercherò <strong>di</strong> aguzzare gli occhietti, ci sono un paio <strong>di</strong> cose <strong>di</strong> cui voglio<br />

rendermi conto personalmente.<br />

— Lavori per Hakermann?<br />

Julius grugnì qualcosa.<br />

— Stai attento, quella è gente pericolosa.<br />

— Cosa ne sai?<br />

— Li ho seguiti una volta: hanno un deposito in mezzo alla giungla.<br />

Bel segreto <strong>di</strong> Pulcinella la raffineria <strong>di</strong> Hakermann!<br />

Patrizia poteva <strong>di</strong>rsi comunque fortunata; se i pistoleri <strong>di</strong> Lo Shang<br />

l’avessero scoperta a curiosare alla raffineria, non avrebbero avuto certo molti<br />

riguar<strong>di</strong> e questa volta Hakermann non avrebbe potuto che approvare il loro<br />

operato.<br />

Julius prese il volto della ragazza tra le mani.<br />

— Per quanto ti è possibile devi rimanerne fuori, non sono giochi per una<br />

come te, questi.<br />

— Che ne sai? — domandò con aria <strong>di</strong> sfida Patrizia — nella vita ne ho<br />

viste <strong>di</strong> tutte.<br />

— Mai come queste, te l’assicuro; ora va’ e se proprio vuoi fare qualcosa<br />

prega la tua buona stella che mi aiuti.<br />

— 80 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Si scambiarono uno sguardo intenso, poi Patrizia gli sfiorò le labbra con le sue.<br />

Si infilò nella vegetazione che lambiva la spiaggia.<br />

Finalmente libero <strong>di</strong> muoversi, Julius me<strong>di</strong>tava sul da farsi: Matsushita Kono<br />

rischiava <strong>di</strong> svelare parecchi punti oscuri con la sua improvvisa venuta.<br />

Appiattito <strong>di</strong>etro un muretto, Julius aveva osservato tutta la scena.<br />

Hakermann era stato in gamba: vicino alla sua abitazione aveva allestito un<br />

falso deposito, dove erano ammassati sacchi <strong>di</strong> juta. Nei primi c’era sicuramente<br />

il papavero che tanto importava a Kono, ma gli altri erano <strong>di</strong> certo una copertura.<br />

Del resto sembrava che il giapponese non sospettasse nulla.<br />

Dopo un breve conciliabolo i due uomini erano spariti in casa. I due giapponesi<br />

erano rimasti ad aspettare fuori.<br />

Si rilassavano fumando e bevendo tè offerto da una ragazza in sarong, tutta<br />

risolini e mossette.<br />

Anche i pistoleri parevano essersi rilassati. Passato pericolo, almeno per il<br />

momento.<br />

— Così finalmente sai chi è! — <strong>di</strong>sse una voce alle sue spalle. Jaga.<br />

— L’uomo verso cui Hakermann ha un giri? Sì, l’ho visto.<br />

—Matsushita è un uomo molto potente, oggi come un tempo.<br />

Julius non mutò espressione.<br />

— Hanno lavorato insieme durante la guerra, vero?<br />

— Durante e dopo; il loro è un vincolo <strong>di</strong>fficile a spezzarsi — commentò la<br />

moluccana seria.<br />

— Ma per qualche ragione Hakermann lo vuole recidere, perché?<br />

— Perché è tempo che sia reciso, e non è una decisione facile. Non so se<br />

capiresti...<br />

— Potrei provare...<br />

Jaga scosse il capo con un sospiro.<br />

— Ci sono cose che non sai — fu tutto quel che aggiunse. Presero a<br />

camminare sotto il porticato della villa costeggiando il lago con le carpe.<br />

Giunsero a lato <strong>di</strong> una grande finestra spalancata sull’interno dell’abitazione.<br />

Dentro si stava svolgendo un rito. Inginocchiati l’uno <strong>di</strong> fronte all’altro i due<br />

anziani uomini d’azione stavano compiendo la cerimonia del tè. Un susseguirsi <strong>di</strong><br />

gesti rituali, eseguiti con una precisione che trascendeva il semplice movimento.<br />

Come se i due stessero comunicando con quella cerimonia.<br />

— Tu sei tagliata fuori da loro, vero?<br />

Jaga assentì.<br />

— 81 —


— C’è un legame tra loro che trascende... il rapporto tra allievo e maestro,<br />

tra signore e feudatario. Capita molto spesso tra samurai.<br />

— Ma Hakermann è un gaijin, uno straniero.<br />

— Non per Kono. Lui è il suo sempai e... insomma loro non sono come gli<br />

altri uomini.<br />

Julius aggrottò la fronte.<br />

— Io... non sono la sua donna... non fisicamente... loro... Sai che significato<br />

viene dato alla parola onnagata?<br />

— Sì, sono gli attori del Kabuki che recitano parti femminili... Ma che vuoi...?<br />

— Hakermann è stato l’onnagata <strong>di</strong> Matsushita Kono.<br />

— Sono omosessuali?<br />

Jaga scosse il capo imbarazzata.<br />

— Non esattamente... fa parte del legame che si creava tra signore e<br />

samurai. Non ha la stessa connotazione che da noi... ma nel senso pratico sì,<br />

Hakermann e Kono sono stati amanti, fa parte della tra<strong>di</strong>zione del Bushido.<br />

Julius comprendeva. In una società ferocemente maschilista come quella<br />

degli antichi samurai, dove era esaltata la sottomissione del guerriero al<br />

padrone, casi del genere erano tutt’altro che rari.<br />

Lo stesso Yukio Mishima, celeberrimo letterato nipponico, legato alla Yakuza<br />

e ai valori estremisti del Bushido tanto da uccidersi, non aveva mai fatto<br />

mistero delle sue tendenze.<br />

E così quello era il vincolo. Molto più che l’onore, molto più che la complicità.<br />

— Perché Hakermann vuole tra<strong>di</strong>re Kono, se sono così legati?<br />

Jaga era sulle spine, parve varie volte sul punto <strong>di</strong> parlare, poi si decise.<br />

— Perché Klaus Hakermann non è quel che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere, almeno una<br />

parte <strong>di</strong> lui non lo è.<br />

— Che inten<strong>di</strong> <strong>di</strong>re?<br />

— Cre<strong>di</strong>mi, Julius, non posso. Non posso rivelartelo... è qualcosa <strong>di</strong> troppo<br />

grave per...<br />

— Capisco — annuì Julius, che per il momento aveva già saputo a<br />

sufficienza. C’era sempre tempo. In ogni caso Jaga era al corrente del segreto.<br />

Prima o poi l’avrebbe rivelato, sembrava che pesasse <strong>di</strong>rettamente su <strong>di</strong> lei...<br />

— E tu... tu come ti trovi con Hakermann?<br />

— L’ho già detto. Lui mi ha raccolta in un bordello <strong>di</strong> Sulu e mi ha insegnato<br />

tutto della vita. Credo che a modo suo mi ami...<br />

— E tu?<br />

— 82 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Jaga compì alcuni passi verso la balaustra che dava sul lago. Scosse il capo<br />

con un sospiro.<br />

— Io non so più cosa pensare... a volte sento il bisogno <strong>di</strong> un uomo accanto a<br />

me, ma non posso tra<strong>di</strong>rlo. Gli devo tutto e...<br />

Gli occhi le si riempirono <strong>di</strong> lacrime. Impensabile per una con la sua abituale<br />

padronanza.<br />

Passò quasi <strong>di</strong>strattamente la mano sotto le ciglia.<br />

— An<strong>di</strong>amo, c’è del lavoro da fare — <strong>di</strong>sse prima <strong>di</strong> allontanarsi.<br />

Julius rimase per un attimo a fissare la sua immagine riflessa nel lago<br />

artificiale.<br />

“Hakermann non è quel che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere, una parte <strong>di</strong> lui almeno.”<br />

Cos’aveva voluto <strong>di</strong>re Jaga? E che parte voleva nascondere il nazista che si<br />

faceva passare per olandese...? La risposta era tutta lì.<br />

Pioveva. Gocce fitte e gelate accompagnate da una sferzata <strong>di</strong> vento freddo che<br />

spirava dal mare.<br />

Kono era ripartito lasciando un’ombra <strong>di</strong> timore su Samaringa.<br />

Julius, intabarrato nella cerata, rifletteva su ciò che era venuto a sapere.<br />

Da ore <strong>di</strong>rigeva il posizionamento delle mine sullo spuntone <strong>di</strong> roccia che si<br />

protendeva nel mare agitato. Quella era la notte giusta per far brillare le mine.<br />

Gli uomini stavano lavorando nonostante le intemperie con la <strong>di</strong>namite e il<br />

toluene, lanciando imprecazioni silenziose. Kono, Hakermann, Jaga... era come<br />

se a Samaringa si vivessero due realtà: una più evidente, legata alle trame<br />

spionistiche del KGB, alla violenza dei pistoleri come Lo Shang, l’altra invece,<br />

fatta <strong>di</strong> sensazioni impalpabili ai più ed estremamente più complessa, era<br />

costituita dai legami d’onore che univano i protagonisti. Anacronistici finché si<br />

voleva, ma rappresentavano la chiave per comprendere la situazione.<br />

Poi c’era la grande Indonesia con la sua magia, la foresta cupa che incombeva<br />

su tutto e su tutti scavando nell’animo <strong>di</strong> ognuno, mettendone a nudo le parti più<br />

deboli.<br />

Un tuono seguì <strong>di</strong> qualche attimo il bagliore <strong>di</strong> un lampo. Era il momento. Julius<br />

lanciò alcuni or<strong>di</strong>ni a gran voce.<br />

Subito gli uomini si allontanarono dal contrafforte <strong>di</strong> roccia riparandosi <strong>di</strong>etro<br />

tettoie <strong>di</strong> canne.<br />

Il mercenario strinse le <strong>di</strong>ta sul manicotto del detonatore. Le prime cariche<br />

— 83 —


erano a punto. Spinse con forza la leva non appena la notte fu rischiarata dal<br />

primo lampo.<br />

Un fragore mici<strong>di</strong>ale pervase la scogliera agitandola come un terremoto.<br />

Julius vide lo spuntone <strong>di</strong> roccia sbriciolarsi letteralmente sotto la<br />

spinta deflagrante dell’esplosivo. Lingue <strong>di</strong> fuoco brillarono nella notte,<br />

accompagnandosi con una serie <strong>di</strong> esplosioni concatenate l’una all’altra.<br />

Uno spettacolo terribile e affascinante.<br />

Per un lungo minuto non si udì che il rumore del tuono, come un vulcano<br />

in eruzione. Poi tutto tacque, un ronzio persistente sibilava nelle orecchie <strong>di</strong><br />

Julius.<br />

Qua e là bruciava ancora qualcosa, e la scogliera aveva mutato aspetto.<br />

Ora sarebbe stato compito degli uomini picconare i resti <strong>di</strong> ciò che era stata la<br />

scogliera. Se il tempo teneva, il campo sarebbe stato pronto per la data fissata.<br />

— Male<strong>di</strong>zione! — esclamò il mercenario.<br />

Una parte delle cariche non era esplosa e lo zoccolo <strong>di</strong> roccia che<br />

avrebbero dovuto <strong>di</strong>vellere si ergeva ancora come un baluardo su quel campo<br />

<strong>di</strong> battaglia devastato.<br />

Julius premette il manicotto del detonatore <strong>di</strong>verse volte <strong>di</strong> seguito,<br />

ricavandone solo un rumore secco.<br />

La pioggia doveva aver guastato il condotto.<br />

— Io vado a vedere cos’è successo! — gridò agli uomini ancora chiusi nei<br />

loro ripari.<br />

Se riusciva a comprendere dov’era il guasto ce l’avrebbe fatta per la notte,<br />

almeno per quella parte <strong>di</strong> lavoro...<br />

Con una serie <strong>di</strong> rapi<strong>di</strong> balzi, Julius arrivò in prossimità dello zoccolo <strong>di</strong><br />

pietra. Aveva seguito il cavo della miccia passo per passo. Fissò le casse <strong>di</strong><br />

esplosivo, sistemate in posizione tale da non lasciare la possibilità allo scoglio<br />

<strong>di</strong> rimanere in pie<strong>di</strong>. Parevano intatte.<br />

Sudato e ansante Julius si chinò fino a terra, prendendo tra le mani la<br />

miccia.<br />

Forse la pioggia l’aveva rovinata?<br />

Oppure l’acqua era filtrata nelle casse bagnando la polvere nera, e<br />

rendendola così inservibile?<br />

Imprecò immaginando già <strong>di</strong> dover sostituire tutto l’esplosivo e riprendere il<br />

lavoro daccapo. Ci sarebbe voluta un’intera giornata.<br />

Chino sulle casse si deterse il sudore con il dorso della mano. Ecco...<br />

— 84 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

La miccia era stata strappata, forse dal vento, a poche decine <strong>di</strong> centimetri<br />

dalle casse. Aveva un bell’armeggiare con il detonatore, l’impulso catalizzante<br />

non sarebbe arrivato mai.<br />

“Se non è che questo”, si <strong>di</strong>sse, “basterà sostituire la miccia.” Stava per<br />

richiamare gli uomini quando percepì qualcosa <strong>di</strong> singolare. La miccia non era<br />

strappata. Era un’osservazione che il tatto aveva dedotto prima <strong>di</strong> lui.<br />

Sotto i polpastrelli infatti aveva intuito che i lembi della miccia non erano<br />

sfilacciati come avrebbero dovuto, ma regolari. Quasi che...<br />

— Tagliata <strong>di</strong> netto — imprecò dopo un attimo <strong>di</strong> riflessione. Qualcuno, uno dei<br />

pistoleri forse, aveva tagliato <strong>di</strong> netto la miccia. Ma perché?<br />

Era solo un ritardo dei lavori, chi poteva avere interesse a...? Il suo cervello<br />

ragionò in fretta, realizzando l’idea della trappola ancor prima che la parte<br />

razionale <strong>di</strong> lui se ne rendesse conto.<br />

Quella miccia era stata recisa con un preciso scopo.<br />

Non per ritardare i lavori e nemmeno per interrompere la costruzione del<br />

campo d’atterraggio. Ma per attirare lui in quel luogo.<br />

Vicino all’esplosivo...<br />

Udì la detonazione lontanissima a causa della pioggia.<br />

Sparavano dalla scogliera, impossibile verificare da dove.<br />

Una scintilla brillò sulla roccia poco <strong>di</strong>stante dalle casse <strong>di</strong> <strong>di</strong>namite. Facevano<br />

il tiro al bersaglio e lui era a un passo dalla catastrofe. Per simpatia tutto<br />

l’esplosivo sarebbe deflagrato, spazzando via tutto ciò che trovava sulla sua<br />

strada. Julius compreso.<br />

Incidente sul lavoro? Con gli esplosivi non si sa mai... Spararono ancora.<br />

Come un animale braccato Julius scattò, mosso dalla paura come poche volte<br />

nella sua vita.<br />

Le gambe parevano molle d’acciaio, lo aiutarono a compiere un balzo<br />

spettacolare.<br />

A braccia tese si gettò nel mare scuro ancora agitato.<br />

Nell’esatto momento in cui toccava la superficie gelida dell’Oceano udì una<br />

vampata <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé. Una pallottola aveva finalmente raggiunto la <strong>di</strong>namite<br />

provocandone la deflagrazione.<br />

Non udì neppure lo scoppio. Gli parve <strong>di</strong> sprofondare in una voragine scura.<br />

Qualcosa lo colpì alla testa e sentì in bocca il sapore salato del mare.<br />

L’ultimo pensiero fu che Lo Shang aveva messo in atto le sue minacce con<br />

<strong>di</strong>abolica determinazione.<br />

— 85 —


14<br />

Fu come passare improvvisamente dalla notte al giorno.<br />

Non ci fu una situazione interme<strong>di</strong>a: un attimo prima era la tenebra, un<br />

attimo dopo fu la luce. Intensa, vivida, <strong>di</strong>segnava i contorni delle cose, i profili<br />

illuminati dal sole che filtrava dalla finestra semichiusa.<br />

Julius avvertì un conato <strong>di</strong> vomito, poi un dolore violento alla testa.<br />

In un bagno <strong>di</strong> sudore si mise a sedere sul letto, incontrando come prima<br />

immagine gli occhi preoccupati <strong>di</strong> Jaga Thanut.<br />

Era vivo, per miracolo, ma era vivo. — Ti sei svegliato finalmente.<br />

Obbedendo a un impulso irresistibile attirò a sé la moluccana cercandone le<br />

labbra.<br />

Lei fece per irrigi<strong>di</strong>rsi, ma poi rispose al bacio con foga.<br />

Sotto il sari stampato Julius sentì la consistenza dei seni <strong>di</strong> lei premere<br />

contro il suo petto.<br />

Dopo un attimo Jaga si scostò da lui, ansante. — Ma...<br />

— Sono vivo — ripeté caparbiamente Julius, quasi per convincersi.<br />

— Lo vedo — sorrise lei nonostante tutto — ti abbiamo ripescato per<br />

miracolo, uno spuntone <strong>di</strong> roccia ti aveva tramortito. Come hai potuto compiere<br />

una sciocchezza simile? Avvicinarti a quelle mine innescate...<br />

Logico che lei, degli spari che avevano provocato l’esplosione, non<br />

sapesse nulla. Julius fu tentato <strong>di</strong> rivelarle la verità e i suoi sospetti per quanto<br />

riguardava la mano che aveva premuto il grilletto.<br />

— Un’imprudenza... — <strong>di</strong>sse con aria un po’ svanita.<br />

I panni sporchi si lavano in famiglia. Era la lezione che aveva appreso dai<br />

Corsi durante la ferma nella Legione.<br />

Lo Shang avrebbe avuto il fatto suo prima o poi... — L’importante è che tu<br />

sia vivo.<br />

— Detto da te è un complimento.<br />

Jaga lo fissò risentita. — Cosa cre<strong>di</strong>, che io non abbia sentimenti? E poi ti<br />

devo qualcosa, mi pare...<br />

— <strong>Di</strong> debiti ce ne sono già troppi in questa storia. Preferisco che tu mi<br />

consideri... un amico.<br />

— 86 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Rimasero per un attimo silenziosi. Jaga fissò un uccello tropicale che<br />

svolazzava nel giar<strong>di</strong>no silenzioso e impassibile.<br />

— Niente debiti allora? — insisté Julius.<br />

Jaga gli accarezzò il volto con un gesto rapido, quasi timido. — Niente debiti,<br />

solo amici.<br />

— Così mi piace.<br />

La ragazza si alzò dal capezzale, avvicinandosi alla finestra. All’esterno il<br />

ricordo della tempesta era stato cancellato da un sole brillante che colorava <strong>di</strong><br />

vita la foresta.<br />

Julius era malfermo sulle gambe. Camminava per il giar<strong>di</strong>no della proprietà <strong>di</strong><br />

Hakermann, più che mai deciso ad arrivare in fondo a quella storia.<br />

Incrociò un gruppo <strong>di</strong> uomini che venivano da quella parte. Tra tutti troneggiava<br />

Lo Shang. Ci fu una corrente fredda tra i due uomini.<br />

— Te la sei cavata, straniero — <strong>di</strong>sse a denti stretti il cinese.<br />

— Ho uno spirito che mi protegge, Lo Shang.<br />

— La fortuna non dura in eterno.<br />

— Abbastanza per consentirmi <strong>di</strong> regolare i miei conti.<br />

Il cinese colorò la propria espressione <strong>di</strong> un ghigno malvagio. — Quando vuoi?<br />

— Quando sarà il momento — ribatté con voce tesa Julius. Non provava o<strong>di</strong>o<br />

verso il cinese, solo una grande determinazione. La prossima volta che si fossero<br />

incontrati sarebbe stata l’ultima per uno dei due. In ogni caso.<br />

Stark fissò con preoccupazione la fasciatura che cingeva il capo <strong>di</strong> Julius.<br />

— Te la sei vista brutta, mi <strong>di</strong>cono.<br />

— Non peggio <strong>di</strong> quella volta a Karun<strong>di</strong>...<br />

— <strong>Di</strong>avolo no, c’ero anch’io ricor<strong>di</strong>? Quei maledetti Simba volevano cuocerci<br />

vivi.<br />

Per un attimo i due uomini lasciarono tornare la mente al passato.<br />

Poi Julius <strong>di</strong>sse: — È per il venti; non so ancora i particolari, ma gli uomini <strong>di</strong><br />

Hakermann porteranno la droga dalla raffineria fino al campo d’aviazione sulla<br />

scogliera.<br />

— Ho visto il posto dal mare. Si <strong>di</strong>rebbe che Hakermann ci tenga alla<br />

segretezza... e sì che siamo sulla sua isola, qui può fare quel che vuole.<br />

— 87 —


— Non tutto — fece il mercenario ripensando a Matsushita Kono. — Ad armi<br />

come stiamo?<br />

— Bene — intervenne A.J. con la sua vocetta querula.<br />

Detto fatto aprì un cassettone nascosto sotto delle stuoie batik che<br />

ingombravano la sua capanna al limite del villaggio, vicino all’arena dei<br />

combattimenti dei galli.<br />

Ne trasse due mitra UZI vecchi, ma in ottime con<strong>di</strong>zioni.<br />

— Ne ho per venti caricatori — <strong>di</strong>sse soppesando uno dei mitragliatori tra<br />

le mani. — Ho anche uno Spas 12 e un vecchio Thompson con le pistole, <strong>di</strong>rei<br />

che siamo ben equipaggiati... Ce la faremo. — Gli occhi brillarono <strong>di</strong> cupi<strong>di</strong>gia.<br />

— Gli uomini <strong>di</strong> Lo Shang non sono dei novellini — osservò Julius.<br />

— Neppure noi — ribatté convinto Stark. — Noi siamo soldati, li<br />

sorprenderemo. Hai idea dell’ora in cui dovremo affrontarli?<br />

— <strong>Di</strong> notte, presumo. Piuttosto pensavo alla strada che farà il camion per<br />

giungere alla scogliera. Dalla raffineria c’è solo una pista per arrivare al campo<br />

d’aviazione. Una via sterrata strappata alla giungla a colpi <strong>di</strong> machete, il<br />

camion avanzerà lento e impe<strong>di</strong>to...<br />

— Io avrei un’idea — propose Stark — ci impadroniamo del camion e<br />

proce<strong>di</strong>amo come se tutto fosse regolare. Poi ci impossessiamo dell’aereo e<br />

tagliamo la corda.<br />

— Per pilotare come facciamo? Qualcuno ha idea <strong>di</strong> come si guida un<br />

aereo?<br />

— Le alternative sono due: o gui<strong>di</strong>amo io e A.J., che un po’ se ne intende,<br />

oppure costringiamo i piloti a seguire la nostra rotta...<br />

Julius rifletté un po’, poi scosse il capo.<br />

— Troppo pericoloso, se usiamo i loro piloti rischiamo <strong>di</strong> farci rintracciare<br />

troppo presto, non so ancora chi siano i compratori, ma dev’essere gente<br />

potente. Per ottanta chili d’eroina ci daranno la caccia per tutta l’Asia.<br />

— Dobbiamo uccidere anche loro — confermò laconico A.J. — Per me va<br />

bene.<br />

Julius non <strong>di</strong>sse nulla. Era la conclusione logica.<br />

Sospirò: perché doveva sempre avere per alleati una banda <strong>di</strong> assassini?<br />

Era la guerra.<br />

— Tu che ne pensi? — domandò poi rivolto a Lal Shirkabadhi che se ne<br />

stava zitto a ruminare una ciotola <strong>di</strong> riso.<br />

Nel buio della stanza gli occhi dell’in<strong>di</strong>ano brillarono come due lampade<br />

nella notte.<br />

— 88 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

— Sventura — <strong>di</strong>sse cupo — ho parlato con gli spiriti della giungla,<br />

quest’avventura ci porterà male...<br />

— Non <strong>di</strong>re stronzate! — urlò A.J., la profezia <strong>di</strong> Lal lo turbava più <strong>di</strong> quanto<br />

fosse logico. Già la paura l’attanagliava, se poi ci si metteva anche l’in<strong>di</strong>ano a<br />

portare sfortuna...<br />

— Non ripeterlo più, maledetto menagramo... — urlò afferrando per il collo Lal.<br />

Era patetico, così grosso e gonfio <strong>di</strong> muscoli, con quella voce in falsetto.<br />

L’in<strong>di</strong>ano non si scompose, si mosse <strong>di</strong> un centimetro sottraendosi alla presa<br />

del negro. Con la mano libera sguainò il tulwar dalla lama ricurva appoggiandolo<br />

alla gola <strong>di</strong> A.J.<br />

— Bada... — ringhiò a mezza voce.<br />

— Calma — intervenne Julius. Non era il caso che il suo esercito si decimasse<br />

da sé. — Non è il momento <strong>di</strong> impressionarsi, A.J. E tu, Lal, che inten<strong>di</strong> <strong>di</strong>re? Non<br />

te la senti?<br />

L’in<strong>di</strong>ano gli rimandò un’occhiata ostile, poi replicò con uno dei suoi sorrisi<br />

da iena: — Me la sento, uomo. Non ti preoccupare, ho solo riferito quel che<br />

mi hanno detto gli spiriti della giungla. Del resto non sarà con me che se la<br />

prenderanno... — guardò A.J. con aria <strong>di</strong> sfida.<br />

— Che inten<strong>di</strong> <strong>di</strong>re? — insistette piagnucoloso il negro.<br />

Si ricominciava... Per fortuna intervenne Stark, che pareva avere una certa<br />

autorità su entrambi.<br />

— Calma, ragazzi, non credo che avremo dei problemi se collaboriamo tutti...<br />

Mancano pochi giorni al venti, poi, una volta fatto il colpo, ognuno sarà libero <strong>di</strong><br />

fare quel che vuole senza essere costretto a sopportare gli altri.<br />

— Io però brutte profezie non ne voglio ascoltare — ribatté A.J. in tono infantile.<br />

Intanto rigirava tra le mani l’UZI meccanicamente.<br />

— Certo, A.J., certo.<br />

Patrizia pareva scomparsa. Probabilmente stava ad arrostirsi sul ponte del<br />

Cormorano. Beata lei.<br />

Julius passeggiava sotto un palmeto alla ricerca <strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong> refrigerio. Il sole<br />

ora era brillante e cal<strong>di</strong>ssimo.<br />

A un crocicchio notò degli isolani intenti a deporre delle complesse<br />

composizioni <strong>di</strong> fiori su un ru<strong>di</strong>mentale altare. Gli incroci, come gli angoli bui<br />

e il sottobosco, erano da sempre regno degli spiriti <strong>di</strong> Kiwa, la parte sinistra<br />

— 89 —


dell’universo, abitata da esseri maligni che potevano prendere la vita <strong>di</strong> un<br />

uomo se non li si placava con generose offerte.<br />

Julius si domandò sino a che punto le profezie <strong>di</strong> Lal fossero da prendere<br />

alla leggera.<br />

Poco <strong>di</strong>stante c’era un teatrino costruito sotto una tettoia. Alcuni attori<br />

stavano esercitandosi nella danza Barong con sgargianti costumi e una<br />

concentrazione invi<strong>di</strong>abile. Era la volta dei danzatori <strong>di</strong> Kriss che, presi da<br />

Amok, rivolgevano verso <strong>di</strong> sé le proprie affilatissime spade. Uno spettacolo<br />

affascinante anche se si trattava solo <strong>di</strong> una comme<strong>di</strong>a.<br />

Julius rimase a osservare incantato i danzatori che premevano i Kriss<br />

sul proprio petto fino a far sgorgare rivoli <strong>di</strong> sangue. La lama però sembrava<br />

impossibilitata fisicamente a produrre lesioni serie. Come se una forza<br />

misteriosa bloccasse l’istinto suicida dei guerrieri.<br />

— È lo spirito <strong>di</strong> Barong che li salva.Julius si volse. Era Hakermann,<br />

comparso all’improvviso come dal nulla. Anche lui spiava i danzatori.<br />

— Barong, lo spirito buono e selvaggio che riporta l’armonia nelle cose che<br />

l’uomo ha confuso.<br />

— Non sempre è così — fece Julius seguendo un impulso. Hakermann<br />

chinò il capo.<br />

— È vero, ma solo perché l’arroganza dell’uomo è <strong>di</strong>ventata troppo grande<br />

e si è allontanata dalla legge del Tao... Sa che gli indonesiani sono antenati dei<br />

samurai? Gli Yamato, la razza eletta del Giappone, provengono da qui. Tutta la<br />

cultura del Bushido ha le sue ra<strong>di</strong>ci nel Silat, il co<strong>di</strong>ce marziale indonesiano.<br />

Sono leggi non scritte che non si possono violare.<br />

— A volte capita che lo siano.<br />

— È il destino a decidere.<br />

— Io credo che sia una libera scelta dell’uomo — stuzzicò Julius.<br />

— Libera scelta? Quando mai un uomo d’onore l’ha avuta? Ci sono impegni<br />

che non possono essere derogati.<br />

— Quali possono essere più forti del giri?<br />

Hakermann sorrise melanconico.<br />

— Ci sono vari tipi <strong>di</strong> giri, <strong>di</strong> doveri, quello verso il proprio paese è il primo.<br />

La solita storia dei film <strong>di</strong> samurai: giri contro ninja.<br />

— Fedeltà al proprio paese? Quale?<br />

— Un grande paese che chiede sempre <strong>di</strong> più — <strong>di</strong>sse allontanandosi<br />

l’uomo che era stato agente dell’Abwher nella seconda guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

— 90 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Quale paese? Julius non comprendeva.<br />

Non era possibile che Hakermann fosse vincolato da qualche patto con una<br />

Germania che non esisteva più.<br />

E allora? La Russia? Si sarebbe detto <strong>di</strong> sì, ma non era logico...<br />

Forse c’era una parte della storia che ancora Julius non conosceva. In essa<br />

doveva trovarsi il segreto che obbligava Hakermann a tra<strong>di</strong>re il suo sempai<br />

Matsushita Kono.<br />

— 91 —


15<br />

Qua e là nella foresta ardeva un fuoco. Nuvole <strong>di</strong> fumo salivano nel cielo<br />

spazzato dal vento che spirava da terra.<br />

Julius osservava gli uomini all’opera con mazze e picconi. I lavori per<br />

approntare il campo d’atterraggio procedevano. Mancavano due giorni al venti,<br />

e, in un modo o nell’altro, sarebbe presto finito tutto.<br />

Julius aveva stu<strong>di</strong>ato la strada che il camion con l’eroina avrebbe percorso<br />

dalla raffineria alla scogliera. Cinque chilometri nella giungla con un tracciato<br />

<strong>di</strong>ssestato.<br />

Il mezzo ci avrebbe impiegato almeno quaranta minuti, <strong>di</strong> notte. Avevano<br />

tutto il tempo per organizzare l’assalto e per impadronirsi dell’aereo, prima che<br />

Hakermann si accorgesse <strong>di</strong> quel che succedeva.<br />

Piuttosto, a Julius premeva conoscere l’identità dell’acquirente. Aveva<br />

provato a sondare Jaga senza cavarne molto, forse non lo sapeva neppure<br />

lei...<br />

Sull’isola regnava una calma innaturale, presagio <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> oscuro che<br />

forse conoscevano solo gli spiriti dei boschi.<br />

Più volte Julius aveva incontrato lo sguardo astioso <strong>di</strong> Lo Shang. Per il<br />

momento il cinese pareva aver rinunciato ai suoi propositi <strong>di</strong> morte, ma Julius<br />

vegliava sempre.<br />

Questa volta non si sarebbe lasciato sorprendere facilmente. La benda che<br />

gli cingeva la fronte era ancora sporca <strong>di</strong> sangue rappreso, e <strong>di</strong> quando in<br />

quando aveva delle vertigini. Un altro conto da regolare con Lo Shang...<br />

Trascorse il pomeriggio sovrintendendo ai lavori.<br />

Gli sarebbe piaciuto rivedere Patrizia, magari accordandosi per incontrarsi in<br />

Italia, se tutto andava bene.<br />

Il sole tramontava tingendo <strong>di</strong> rosso vivo il cielo che piombava sul mare.<br />

Da quando era arrivato a Samaringa era la prima volta che Julius vedeva<br />

uno dei famosi tramonti indonesiani, tanto suggestivi da ispirare la pittura<br />

impressionista <strong>di</strong> artisti “maledetti”, gli autori europei fuggiti là per trovare<br />

un’emozione.<br />

Era l’Asia, bellissima e affascinante benché crudele, che una volta baciata<br />

— 92 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

non si poteva più lasciare, come la più esigente delle amanti.<br />

Quali misteri si celavano nel passato <strong>di</strong> Klaus Hakermann? Alle cinque era già<br />

buio, Julius passeggiava per il porticciolo stranamente calmo. Incontrò Stark alla<br />

bettola. Bevvero una lattina <strong>di</strong> birra a un tavolo d’angolo.<br />

Parlavano poco, tesi nell’imminenza dell’azione. — Dove sono gli altri?<br />

— A.J. pulisce le armi, la cosa lo tranquillizza. Non è un cattivo ragazzo.<br />

— Piuttosto suggestionabile, mi è sembrato.<br />

Stark scosse il capo. — Un’impressione: quando è in azione gli passa. In ogni<br />

caso Lal farebbe gelare il sangue a un leone.<br />

Trascorsero un attimo in silenzio, poi l’inglese domandò serio: — Che ne pensi<br />

della sua profezia?<br />

Una bella domanda. Lì nella giungla si cominciava a dar cre<strong>di</strong>to a certe cose.<br />

Julius alzò le spalle, poi sorrise, teso.<br />

— Vive la mort... — <strong>di</strong>sse riportando un vecchio motto dei mercenari.<br />

— Vive la guerre — fece eco Stark trangugiando d’un colpo il contenuto della<br />

sua lattina. Erano nelle mani del destino.<br />

— Non mi giocherai un brutto tiro, vero?<br />

Julius si sentì trapassato da quello sguardo. Alzò la lattina in un brin<strong>di</strong>si.<br />

Quella era solo una parte dei problemi che avrebbe dovuto affrontare nei<br />

prossimi giorni.<br />

— A che punto siamo coi lavori?<br />

Hakermann sembrava teso, come se non avesse dormito dall’arrivo <strong>di</strong> Kono.<br />

Julius lo rassicurò, la pista d’atterraggio, per quanto ru<strong>di</strong>mentale, sarebbe stata<br />

pronta per il giorno successivo.<br />

— E se il pilota è abile non avrà problemi né a posarsi né a ripartire.<br />

— Volete sapere da dove viene, vero?<br />

— È una curiosità che mi stuzzica. Ho l’impressione che stiamo giocando<br />

una partita pericolosa, soprattutto con tutta questa segretezza, e vorrei rendermi<br />

conto <strong>di</strong> quel che succederà.<br />

Per un attimo Hakermann parve indeciso se rivelare il suo segreto, poi emise<br />

un lungo sospiro e cominciò a parlare.<br />

— Ha fatto un ottimo lavoro, ho bisogno <strong>di</strong> gente come lei. Gli animali come<br />

Lo Shang sono necessari, ma fasti<strong>di</strong>osi, lei è un europeo e un uomo d’onore. Io<br />

queste cose le so riconoscere... Vorrei che lavorasse con noi in futuro.<br />

— 93 —


— Qui a Samaringa?<br />

Hakermann scosse il capo. — Ce ne andremo da Samaringa. Dopo quel che<br />

accadrà la prossima notte non saremmo sicuri.<br />

— Si riferisce ai suoi amici giapponesi?<br />

— Amici? Sì — fece melanconico Hakermann — sì, penso che un tempo<br />

avrei potuto considerarli amici. Ero uno <strong>di</strong> loro. Durante la guerra lottai in queste<br />

giungle fianco a fianco con uno <strong>di</strong> loro... Matsushita Kono, <strong>di</strong>ventammo come<br />

fratelli... e <strong>di</strong> più. Io ero un gaijin, ma la mia fedeltà al gruppo mi concesse l’onore<br />

<strong>di</strong> entrare a far parte della Yakuza. Ricordate che ho parlato <strong>di</strong> un legame d’onore<br />

la prima sera che lei arrivò qui? Io feci parte <strong>di</strong> un patto non scritto che mi legava<br />

a Kono. Per tutti questi anni l’ho onorato a costo della vita, ma ci sono doveri più<br />

gran<strong>di</strong>... inderogabili.<br />

— Per questo ha deciso <strong>di</strong> vendere la droga a qualcun altro invece che agli<br />

Yakuza?<br />

— Vedo che ha capito molte cose...<br />

— Non abbastanza. Perché tra<strong>di</strong>re Kono se siete legati così profondamente?<br />

Hakermann ebbe uno sguardo triste.<br />

— Molti anni fa feci un giuramento a un ideale. Allora lo ritenevo giusto e giunsi<br />

a cambiare la mia vita per servirlo. Ma non ero ancora venuto qui in Oriente. Non<br />

sapevo nulla del Bushido e della legge che domina l’universo. Sono cambiato in<br />

questi anni, ma il giuramento che feci allora è ancora valido. Prima o poi sapevo<br />

che qualcuno sarebbe venuto a esigere da me quel che dovevo.<br />

— E quel momento è venuto?<br />

— Sì. Ho cercato <strong>di</strong> oppormi, ma non è stato possibile.<br />

— Parla per enigmi.<br />

— Un giorno forse capirà che non avevo altra scelta. Non è ancora giunto il<br />

momento <strong>di</strong> far cadere la maschera. In ogni caso ormai è troppo tar<strong>di</strong> per tornare<br />

in<strong>di</strong>etro, il patto <strong>di</strong> fedeltà con Kono è già virtualmente rotto. Manca solo l’atto<br />

materiale, ma il seme del tra<strong>di</strong>mento è già germogliato. Dobbiamo andarcene <strong>di</strong><br />

qui, da questa parte del mondo. Gli Yakuza sono ven<strong>di</strong>cativi, soprattutto Kono. Lui<br />

è un Ninja, fa parte <strong>di</strong> una setta segreta <strong>di</strong> guerrieri abilissimi in ogni sorta <strong>di</strong> arte<br />

della guerra e della morte. Mi raggiungerebbe quale che fosse la <strong>di</strong>fesa da me<br />

pre<strong>di</strong>sposta.<br />

Compì un paio <strong>di</strong> passi avvicinandosi alle due spade da samurai davanti alle<br />

quali bruciava un bastoncino d’incenso. Le spade <strong>di</strong> Muramasa, il forgiatore<br />

pazzo, che portavano sventura. Anche per Hakermann la profezia era<br />

— 94 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

incombente...<br />

— A chi vende l’eroina? — domandò Julius improvvisamente.<br />

— A un uomo chiamato Thran Lee. Un sino-tailandese. Lui è solo un<br />

interme<strong>di</strong>ario; l’acquirente finale è il generale Bao Lan, che lei conoscerà <strong>di</strong><br />

fama se è stato in Indocina.<br />

Julius annuì. Tutto quadrava. Bang Shang a Singapore era cognato <strong>di</strong> Bao<br />

Lan, capo del Kuomintang del Triangolo d’Oro, l’organizzazione rivale degli<br />

Yakuza nello smercio della droga in Nord America. I sovietici avevano trovato<br />

il modo per colpire due volte l’Occidente. Infiltravano droga e col ricavato<br />

avrebbero riorganizzato il partito comunista malese.<br />

— Hakermann vende la droga ai Bao lan. Lui paga in rubini che vengono dalla<br />

valle dello Shan. Purissimi, della qualità Sangue <strong>di</strong> Airone, i più preziosi.<br />

— Così lo sai?<br />

Jaga fissava Julius interrogativamente. Questi avrebbe voluto bruciare le ore.<br />

<strong>Di</strong> notte non era il caso <strong>di</strong> andare a Keckac Lot per comunicare. Eppure ciò<br />

che aveva saputo era della massima importanza per la riuscita della missione.<br />

Il giorno dopo avrebbe dovuto correre al tempio non appena fosse stato<br />

chiaro. Oliver doveva sapere, ormai i tasselli cominciavano a formare il<br />

complicato arazzo che reggeva l’operazione del KGB.<br />

Ma quella notte non era il momento... — So — <strong>di</strong>sse avvicinandosi a Jaga.<br />

La ragazza vestiva un sarong arancione che metteva in risalto il corpo<br />

sodo e il viso ardente. Le passò le mani lungo il profilo. Sentì le labbra umide<br />

chiudersi su <strong>di</strong> lui.<br />

— No — protestò Jaga debolmente quando lui le passò la mano sull’anca<br />

attirandola a sé. Il ventre caldo <strong>di</strong> lei era premuto contro il suo.<br />

Unirono le labbra in un bacio appassionato.<br />

Lentamente Julius <strong>di</strong>sfece la seta del sarong, liberando il corpo color<br />

cioccolata della ragazza. La fece <strong>di</strong>stendere sul letto passandole le labbra giù<br />

per il collo sino alla curva dei seni. Jaga fremette aprendosi a lui.<br />

Julius sentì le gambe <strong>di</strong> lei attorcigliarsi sulle sue reni, come una liana.<br />

Entrò in lei con facilità, provocando un gemito. Jaga si contorse aumentando il<br />

contatto tra i due corpi. La ragazza parve scatenata dal tocco <strong>di</strong> Julius.<br />

Rotolarono sul letto in una lotta silenziosa, punteggiata <strong>di</strong> sospiri umi<strong>di</strong> e <strong>di</strong><br />

parole appena sussurrate.<br />

— 95 —


Jaga accolse gli ultimi colpi <strong>di</strong> Julius con un fremito, poi emise una risatina.<br />

Rimasero allacciati l’uno all’altra.<br />

Dopo un interminabile intervallo <strong>di</strong> silenzio lei <strong>di</strong>sse: — Non facevo più l’amore<br />

da anni. Da quando Hakermann mi portò via da quel bordello <strong>di</strong> Sulu.<br />

— Lo ami?<br />

— Non si può amare uno così. Lui è uno Yakuza nonostante tutto, un samurai.<br />

Sono stata la sua geisha per anni. L’ho servito, l’ho accu<strong>di</strong>to, ma non ho potuto<br />

andare oltre. Lui è ossessionato da Kono, il legame che li unisce è troppo forte.<br />

Julius passò una mano sulla schiena della ragazza.<br />

Jaga, abbandonando ogni aggressività, gli si strinse contro come una<br />

bambina. Singhiozzava. Julius non volle pensare. Anche lei era una nemica.<br />

— 96 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

16<br />

Il cielo brontolava. La tempesta sarebbe arrivata prima <strong>di</strong> notte. Julius avanzava<br />

tra il fogliame, zuppo <strong>di</strong> sudore.<br />

Il caldo umido <strong>di</strong> Samaringa faceva presagire solo <strong>di</strong>sgrazie. Il sole brillante<br />

del giorno precedente era solo un ricordo, vinto dal clima equatoriale sempre<br />

implacabile verso gli uomini e la natura.<br />

Keckac Lot non era molto lontano. Julius non vedeva l’ora <strong>di</strong> entrare in contatto<br />

con Oliver, era giunto il momento <strong>di</strong> concretizzare l’ultima parte del piano. Doveva<br />

accordarsi affinché Jade e gli uomini del NSC preparassero un comitato <strong>di</strong><br />

ricevimento per l’aereo, poiché se tutto andava secondo i piani sarebbe fuggito<br />

da Samaringa con il suo carico <strong>di</strong> ottanta chili d’eroina.<br />

Era così vicino alla fine <strong>di</strong> tutto, eppure pareva che ci fossero tante e così<br />

complicate operazioni da compiere da rendere impossibile una conclusione<br />

positiva della vicenda.<br />

Una scimmia urlò il suo saluto fissandolo con aria ebete. Ormai si erano<br />

abituate a lui.<br />

La struttura coperta <strong>di</strong> vegetazione sorgeva dalla foresta come un incubo.<br />

Julius fissò un’immagine del <strong>di</strong>o sconosciuto cui era de<strong>di</strong>cato il tempio che lo<br />

guardava, minacciosa.<br />

Senza perdere altro tempo cominciò a scavare per recuperare la ricetrasmittente.<br />

Si levò la giacca completamente bagnata e sporca <strong>di</strong> fango. Doveva fare in<br />

fretta.<br />

Portata alla luce la ra<strong>di</strong>o, compì le operazioni <strong>di</strong> routine con gesti meccanici,<br />

concitati.<br />

Prima <strong>di</strong> conoscere Hakermann e Jaga aveva considerato contrabban<strong>di</strong>eri solo<br />

come nemici, ora non riusciva a togliersi dalla mente la loro sorte. Se perdevano<br />

l’eroina erano spacciati. Kono e i Russi non avrebbero dato loro tregua.<br />

Destino.<br />

— Warrior chiama Wolf’s den, ripeto, Warrior chiama Wolf’s den...<br />

Solo sfrigolii in risposta. Purché a Singapore non dormissero... Ripeté un paio<br />

<strong>di</strong> volte il richiamo prima <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re forte e chiara la risposta.<br />

— 97 —


— Qui Wolf s den, Warrior, ti sentiamo, eravamo preoccupati.<br />

Julius stava per rispondere quando avvertì qualcosa <strong>di</strong> strano nell’aria. Tutto<br />

taceva, anche le scimmie avevano smesso <strong>di</strong> urlare.<br />

— Warrior rispon<strong>di</strong>...<br />

La detonazione si ripercosse come un tuono, provocando l’alzarsi in volo <strong>di</strong><br />

uno stormo <strong>di</strong> uccelli spaventatissimi.<br />

La ra<strong>di</strong>o volò in pezzi travolta dalla potenza dei proiettili. Julius strinse il<br />

ricevitore tra le <strong>di</strong>ta, agghiacciato.<br />

— E ora, bastardo, su le mani. Era Lo Shang.<br />

Julius si voltò lentamente. Il cinese era alle sue spalle con la 44 Magnum a<br />

canna lunga spianata contro <strong>di</strong> lui.<br />

In testa aveva lo Stetson a tesa larga, che gli dava più che mai l’aria del<br />

cowboy. Una situazione classica da film western. Lo Shang l’aveva seguito<br />

passo passo sino a Keckac Lot, lì aveva scoperto il suo segreto.<br />

Julius aveva la bocca secca e nessuna carta <strong>di</strong> giocare.<br />

Da un attimo all’altro si aspettava che Lo Shang premesse il grilletto<br />

ponendo fine alla sua missione.<br />

— Avevo ragione a dubitare, allora — fece compiaciuto il cinese. — Sei uno<br />

sbirro. Con chi trasmettevi?<br />

— Singapore. Siete tutti in trappola.<br />

Il cinese rise sguaiatamente.<br />

— E tu che ci guadagni? Morirai per primo.<br />

Julius respirava lentamente, doveva giocare il tutto per tutto. Se il cinese<br />

voleva ucciderlo, l’avrebbe fatto nei prossimi secon<strong>di</strong>.<br />

Ma Lo Shang esitava, il <strong>di</strong>to sul grilletto non era neppure contratto. Qualcosa<br />

lo tratteneva. Julius doveva rischiare...<br />

— Che aspetti a uccidermi, Lo Shang?<br />

— Non provocarmi.<br />

— Non puoi permetterti <strong>di</strong> uccidermi così a sangue freddo. Non ti<br />

crederebbero, sanno che mi o<strong>di</strong>.<br />

— E la ra<strong>di</strong>o? È una prova.<br />

— Non ti crederanno lo stesso, potresti aver montato tutto...<br />

— Allora verrai a spiegare al signor Hakermann cosa ci facevi qui; ci<br />

penserà lui a decidere, e stavolta nessuno spirito ti proteggerà, e neppure<br />

Jaga Thanut potrà fare nulla per te.<br />

Una possibilità, doveva giocare il cinese sulle sue emozioni. — Non riuscirai<br />

— 98 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

a portartela a letto comunque, Lo Shang. Non come ho fatto io.<br />

L’espressione del cinese si contorse per la rabbia. Solo un secondo, ma bastò<br />

a fargli abbassare la guar<strong>di</strong>a.<br />

Julius si gettò su <strong>di</strong> lui scagliando davanti a sé il ricevitore della ra<strong>di</strong>o. Il<br />

microfono colpì al volto Lo Shang, strappandogli un urlo <strong>di</strong> rabbia.<br />

Partì un colpo, come un tuono.<br />

Julius si catapultò tra le gambe del cinese, evitando <strong>di</strong> misura il proiettile a lui<br />

destinato.<br />

Rotolarono sul terreno.<br />

Julius vibrò un colpo con il taglio della mano che colse il pugno armato <strong>di</strong> Lo<br />

Shang. La pistola cadde nel sottobosco. Ansanti, i due uomini si fronteggiarono<br />

per un secondo, pronti a saltare l’uno sull’altro come belve. I muscoli <strong>di</strong> Lo Shang<br />

erano tesi e gonfi come blocchi <strong>di</strong> granito.<br />

— Finalmente — sussurrò.<br />

Cogliendo <strong>di</strong> sorpresa Julius, il cinese scattò in avanti con un calcio al plesso<br />

solare. Julius fu scaraventato contro la testa <strong>di</strong> pietra; urlò <strong>di</strong> dolore, senza fiato.<br />

Il cinese incalzava. Julius cercò i suoi occhi in una muta sfida. Questa volta<br />

avrebbero pareggiato tutti i conti.<br />

Lo Shang sbracciò colpendo l’aria con pugni poderosi, ma lenti rispetto<br />

all’abilità <strong>di</strong> Julius.<br />

Questi si abbassò sul tronco, rientrando nella guar<strong>di</strong>a del suo avversario con<br />

un colpo <strong>di</strong> gomito che affondò nelle costole. Julius percosse con il dorso del<br />

pugno le labbra <strong>di</strong> Lo Shang. Sentì le nocche spaccare il labbro e vide sgorgare il<br />

sangue.<br />

Lo Shang urlò come una belva. Ruotò su se stesso cercando <strong>di</strong> assestare<br />

un calcio poderoso al suo nemico. Julius oppose gli avambracci come un muro,<br />

colpendo il cinese con una ginocchiata sotto la coscia.<br />

Non erano più uomini quelli che si affrontavano, bensì bestie della giungla<br />

mosse solo dalla forza della <strong>di</strong>sperazione.<br />

Ci fu un rapido scambio <strong>di</strong> colpi. I pugni <strong>di</strong> Lo Shang erano come mazzate.<br />

Julius accusò un colpo con il palmo della mano che lo lasciò inebetito per<br />

qualche istante. Già, Lo Shang scalciava con un’agilità impensata per uno della<br />

sua stazza.<br />

Agendo d’impulso Julius piroettò su se stesso, colpendolo con un calcio<br />

“avvitato” in pieno volto.<br />

La botta parve scuotere il cinese.<br />

— 99 —


— Adesso — urlò a se stesso Julius con il sangue che gli colava dalle<br />

labbra. Compì un piccolo salto in avanti affondando il tallone nello stomaco <strong>di</strong><br />

Lo Shang. Ancora, ancora. Calcio circolare, ginocchio, gomito. Proprio come a<br />

Bangkok quando si guadagnava da vivere come pugile thai.<br />

Un ultimo calcio colse Lo Shang alla mascella facendolo barcollare.<br />

Il cinese possedeva una forza spaventosa, qualsiasi altro uomo sarebbe<br />

crollato, al suo posto.<br />

Urlò <strong>di</strong> rabbia per infondersi coraggio. Con una mossa rapi<strong>di</strong>ssima sguainò<br />

la corta spada che aveva sempre con sé.<br />

L’acciaio brillò promettendo solo morte.<br />

Con un urlo il cinese si lanciò all’attacco.<br />

Julius scattò in<strong>di</strong>etro, evitando <strong>di</strong> misura un fendente. Scartò <strong>di</strong> lato,<br />

afferrando il polso <strong>di</strong> Lo Shang. Il cinese, travolto dal suo stesso slancio, trovò<br />

il vuoto <strong>di</strong>nanzi a sé. Julius affondò la tibia contro le costole del nemico. Una,<br />

due volte, urlando per concentrare tutta la forza in quei colpi. Contorse il polso<br />

armato in una leva, che costrinse il braccio del cinese <strong>di</strong>etro la schiena.<br />

Lo Shang era un rinoceronte. Tutti i suoi dorsali si contrassero per evitare la<br />

leva.<br />

Le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Julius cercarono un punto sensibile all’altezza del gomito,<br />

affondandovi con rabbia. Lo Shang urlò <strong>di</strong> dolore. Julius lo sgambettò<br />

lasciandosi cadere sopra <strong>di</strong> lui.<br />

Nella caduta il braccio costretto a un angolo innaturale uscì dalla spalla.<br />

Era il momento <strong>di</strong> finirla con i giochetti. Lasciata la presa del braccio ormai<br />

inservibile, Julius afferrò con entrambe le mani la testa <strong>di</strong> Lo Shang. Strattonò<br />

in<strong>di</strong>etro, spingendo con gli avambracci sulle scapole del cinese. Questi non<br />

oppose che una debole resistenza.<br />

Durò poco; non più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci secon<strong>di</strong>, durante i quali Julius lottò contro il suo<br />

istinto. Doveva andare fino in fondo. Nessuna pietà. Le vertebre cervicali <strong>di</strong><br />

Lo Shang si ruppero d’un colpo con un rumore secco. Il cinese si agitò per un<br />

secondo, poi si abbatté al suolo.<br />

Morto.<br />

Julius si staccò da lui in preda a una convulsione nervosa. Aveva gli occhi<br />

pieni <strong>di</strong> lacrime per la tensione e il fiato mozzo. Poche volte nella vita gli era<br />

capitato <strong>di</strong> prenderle così forti, ma tutto sommato Lo Shang era morto e lui era<br />

vivo.<br />

La missione continuava. Era salvo e la sua copertura non era saltata.<br />

— 100 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Poche possibilità che trovassero Lo Shang nella giungla. Julius si alzò e andò a<br />

recuperare la giacca.<br />

I rottami della ra<strong>di</strong>o sfrigolavano ancora. Era tagliato fuori. Non aveva<br />

possibilità <strong>di</strong> rinunciare alla partita. E ora restava da giocare la mano più <strong>di</strong>fficile.<br />

— Lo Shang è sparito.<br />

La voce <strong>di</strong> Klaus Hakermann aveva il tono dell’ineluttabilità. Ormai anche per<br />

lui il più era fatto. Non poteva più tirarsi in<strong>di</strong>etro; qualsiasi fossero i fantasmi che lo<br />

perseguitavano, ora dovevano far posto all’azione. Pena la morte.<br />

Seduto alla scrivania del suo ufficio sorseggiava un liquore <strong>di</strong> riso, fumando<br />

la pipa senza sentirne il sapore; tutta l’attenzione era rivolta alla cartina spiegata<br />

davanti a lui.<br />

Julius vi intravide una rossa segnaletica dei sentieri <strong>di</strong> Samaringa. Una mappa<br />

vecchia <strong>di</strong> anni, ingiallita e spiegazzata, su cui era posata una P 38 che doveva<br />

aver visto altre battaglie. L’arma <strong>di</strong> Hakermann.<br />

— Non ha molta importanza — continuò l’ex agente dell’Abwher — sarà<br />

ubriaco in qualche bugigattolo.<br />

— Probabile — si pentì <strong>di</strong> aver detto Julius sentendo su <strong>di</strong> sé lo sguardo<br />

pesante <strong>di</strong> Jaga. Forse la ragazza aveva indovinato quanto era successo tra lui e<br />

il cinese. Sapeva anche il perché?<br />

Julius si augurava <strong>di</strong> no. Aveva nascosto i livi<strong>di</strong> con un grosso paio <strong>di</strong> occhiali<br />

scuri, che insieme alla benda che ancora gli cingeva la fronte confondevano il<br />

suo aspetto.<br />

Anche per lui il momento dei ripensamenti era passato. Solo azione, fino alla<br />

fine.<br />

— Il nostro cliente — proseguì Hakermann — arriverà stanotte da Sumatra<br />

con un Dakota.<br />

— Atterrerà al campo sulla scogliera, immagino.<br />

— Esatto. Là qualcuno dei nostri lo riceverà, portandolo qui alla villa dove ci<br />

consegnerà quanto ci deve.<br />

— E l’eroina?<br />

— Gli uomini la stanno imballando alla raffineria. La faremo stivare in un<br />

camion, che partirà per il campo d’atterraggio solo quando Lee ci avrà mostrato i<br />

gioielli.<br />

— Il thailandese si fida a pagare senza controllare la merce?<br />

— 101 —


— È lo scotto che deve pagare per trattare affari qui a Samaringa, fino a<br />

prova contraria comando ancora io. Non voglio i suoi uomini alla raffineria. —<br />

Hakermann fece una pausa <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione, durante la quale vuotò la pipa in<br />

un posacenere scolpito con le fattezze orrende <strong>di</strong> un mostro della foresta. — In<br />

ogni caso i suoi controlleranno la merce alla consegna e lui potrà constatarne<br />

la qualità.<br />

Hakermann, senza aggiungere altro, andò in fondo alla stanza. Mosse<br />

le mani sugli intarsi <strong>di</strong> una statua <strong>di</strong> tek, azionando il meccanismo <strong>di</strong> una<br />

cassaforte. Ne estrasse un pacchetto <strong>di</strong> polvere bianca che gettò sulla<br />

scrivania.<br />

— Questo è il campione che esaminerà allo scambio dei gioielli. In ogni<br />

caso credo che i suoi faranno un altro controllo al momento della consegna.<br />

— Prevede problemi? — si informò Julius. Hakermann scosse la testa con<br />

un sospiro.<br />

— Nessuno ha interesse a fregare l’altro in questo affare. Tutti vogliono che<br />

tutto finisca in fretta e senza intoppi. Una volta caricata la merce, Thran Lee<br />

sarà scortato al Dakota e sparirà dalla nostra vita.<br />

Seguì un pesante silenzio, poi il tedesco aggiunse: — E noi, da Samaringa,<br />

partiremo per Goa e da lì per Ceylon; dobbiamo mettere più strada possibile<br />

tra noi e gli Yakuza.<br />

— E l’isola... tutto questo andrà perduto.<br />

Hakermann si concesse una lunga occhiata ai giar<strong>di</strong>ni della villa prima <strong>di</strong><br />

rispondere. — Tutto perduto, ma non c’era altra scelta... Ricominceremo in un<br />

altro luogo.<br />

— Perché? — non poté trattenersi dal chiedere Julius — perché perdere<br />

tutto e mettersi contro gli Yakuza se...<br />

Hakermann ebbe un sorriso teso, quasi sardonico.<br />

— Giri — rispose — un dovere a cui bisogna adempiere e a cui non si può<br />

<strong>di</strong>sattendere... Vi siete rivelato un collaboratore prezioso, Julius, forse un giorno<br />

vi racconterò la storia della mia vita. Per adesso dovete solo obbe<strong>di</strong>re. Avevo<br />

pensato <strong>di</strong> mettere Lo Shang a capo <strong>di</strong> quella scorta, ma quel grosso i<strong>di</strong>ota<br />

non si fa vedere... Peggio per lui, ci andrete voi stesso.<br />

Il caldo era opprimente. Un velo <strong>di</strong> sudore copriva il corpo <strong>di</strong> Julius, intento nei<br />

suoi esercizi <strong>di</strong> Taiji. Udì appena Jaga <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé.<br />

— 102 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

— Hanno trovato il corpo <strong>di</strong> Lo Shang — <strong>di</strong>sse con voce atona.<br />

Julius sentì un brivido passargli lungo la spina dorsale.<br />

Con uno sguardo gelido si volse verso la moluccana, era il momento <strong>di</strong><br />

bluffare. Aveva nascosto la ra<strong>di</strong>o <strong>di</strong>strutta lontano dal cadavere <strong>di</strong> Lo Shang. Non<br />

potevano averlo scoperto...<br />

— Gli hanno spezzato il collo — aggiunse la ragazza.<br />

— È la fine che capita ai bastar<strong>di</strong> come lui — replicò cupo Julius.<br />

— Tu?<br />

Il mercenario, fedele alla sua parte <strong>di</strong> duro <strong>di</strong>sposto a tutto, annuì con un<br />

sorriso cattivo. Ora non gli <strong>di</strong>spiaceva neppure che Lo Shang l’avesse così<br />

provocato nei giorni precedenti. Suffragava la sua versione.<br />

Jaga scrollò il capo.<br />

— Lo sapevo che sarebbe finita così — sospirò.<br />

— Avevo un conto da regolare — rispose Julius passandosi come<br />

inavvertitamente le mani sulla fronte fasciata, ricordo della brutta avventura sulla<br />

scogliera.<br />

Jaga seguì il gesto <strong>di</strong> Julius con gli occhi sbarrati, solo allora cominciò a capire<br />

la verità.<br />

Annuì, viveva in un mondo dove gli squali si <strong>di</strong>voravano tra loro. Nessuna pietà.<br />

Mentre usciva dalla stanza Julius la sorprese a fissarlo.<br />

Era riuscito ad allontanare da sé i sospetti <strong>di</strong> un eventuale tra<strong>di</strong>mento, ma al<br />

tempo stesso aveva instillato in Jaga il seme della paura. La ragazza era troppo<br />

attaccata ad Hakermann per non pensare che, un domani, lui poteva <strong>di</strong>ventare<br />

una minaccia. Avrebbe fatto <strong>di</strong> tutto per impe<strong>di</strong>rglielo.<br />

Se solo avesse saputo come si stavano evolvendo gli avvenimenti, l’avrebbe<br />

ucciso.<br />

Julius socchiuse gli occhi respirando lentamente. “Coraggio”, si <strong>di</strong>sse, “ancora<br />

poche ore.”<br />

Stark aveva la barba lunga <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi giorni. Non l’avrebbe rasata se non a<br />

operazione finita.<br />

Una vecchia consuetu<strong>di</strong>ne dei tempi dell’Angola. Ogni mercenario aveva i<br />

suoi esorcismi, le sue manie, che gli permettevano <strong>di</strong> affrontare la morte senza<br />

restarne paralizzato.<br />

A.J. puliva e lubrificava a getto continuo le armi sino a farle <strong>di</strong>venire lucide<br />

— 103 —


come per una parata.<br />

Lal Shirkabadhi affilava il tulwar con una pietra greggia. Aveva ascoltato<br />

il piano senza interrompere. Paure e superstizioni erano accantonate per il<br />

momento.<br />

Nell’imminenza dell’azione loro erano un gruppo. Unito come un corpo solo<br />

pronto alla lotta.<br />

— Allora siamo intesi? — <strong>di</strong>sse Julius rivolgendosi a tutti.<br />

Stark fece scattare la cerniera <strong>di</strong> una lattina lasciando che la spuma gli<br />

colasse sulle <strong>di</strong>ta prima <strong>di</strong> brindare. — Saremo là, secondo il piano stabilito.<br />

— 104 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

17<br />

Il vento si era calmato. Su Samaringa regnava una pace innaturale,<br />

contrappuntata da una notte senza luna, presagio <strong>di</strong> tempesta. Julius vegliava<br />

accanto al camion, già carico degli ottanta chili d’eroina.<br />

Accoccolati vicino al mezzo <strong>di</strong> trasporto, una mezza dozzina <strong>di</strong> pistoleri<br />

ascoltava musica da una ra<strong>di</strong>olina, fumando.<br />

Nessuno parlava, la tensione era al massimo.<br />

Era passata mezzanotte e non c’era ancora nessuna traccia del Dakota <strong>di</strong><br />

Thran Lee.<br />

Per la centesima volta Julius si scoprì a stu<strong>di</strong>are gli uomini della scorta,<br />

valutandone le capacità. Uomini duri, rotti a tutte le violenze, gente che dormiva<br />

col <strong>di</strong>to sul grilletto.<br />

Avevano saputo della fine <strong>di</strong> Lo Shang e <strong>di</strong> certo nutrivano il fondato sospetto<br />

che fosse stato proprio Julius a chiudere il conto con il loro capo.<br />

Non ci facevano troppo caso. Lo Shang non doveva aver avuto molti amici tra<br />

quella gente.<br />

Piuttosto adesso rispettavano Julius, come se l’avessero accettato in un club.<br />

Quello degli assassini. E <strong>Di</strong>o sapeva se non avevano ragione.<br />

Il mercenario si raschiò la gola portando la mano alla Browning appesa alla<br />

cintura. A volte faticava a ricordare che stava dalla parte dei buoni in quel western<br />

equatoriale, dove la vita <strong>di</strong> un uomo si giocava alla roulette a ogni minuto. Voleva<br />

pregare per invocare la buona sorte, ma non ricordava il nome del <strong>di</strong>o degli<br />

assassini.<br />

Rimase solo con se stesso per il resto della notte. Che ne sarebbe stato, alla<br />

fine, <strong>di</strong> Jaga Thanut?<br />

Il ru<strong>di</strong>mentale campo d’aviazione era immerso nell’oscurità. Gli uomini <strong>di</strong><br />

guar<strong>di</strong>a, nervosi, passeggiavano dandosi una voce <strong>di</strong> tanto in tanto, come per<br />

convincersi <strong>di</strong> essere vivi.<br />

La foresta misteriosa era piena <strong>di</strong> vita impalpabile, che si fondeva con il<br />

mare in un echeggiare <strong>di</strong> fruscii e <strong>di</strong> richiami, che rammentavano agli uomini la<br />

presenza degli spiriti.<br />

Finalmente un rombo. Lontano, ma continuo.<br />

— 105 —


Durò così per una decina <strong>di</strong> minuti, finché uno dei guar<strong>di</strong>ani non lanciò<br />

un richiamo. Il Dakota stava arrivando. Un grande uccello nero, d’acciaio,<br />

che volava basso in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Samaringa. Subito furono accese le luci <strong>di</strong><br />

atterraggio. Il sistema <strong>di</strong> fari progettato da Julius avrebbe garantito la massima<br />

visibilità al momento dell’atterraggio al pilota del Dakota.<br />

La notte prese luce e le figure dei pistoleri si ersero drammatiche sugli<br />

scogli. Il comitato <strong>di</strong> ricevimento era pronto.<br />

Il Dakota planò delicatamente, prendendo le misure con abilità, fino ad<br />

atterrare sulla pista costruita sugli scogli.<br />

Un rumore <strong>di</strong> cingoli, i carrelli che sfrigolavano, una serie <strong>di</strong> abili manovre.<br />

Per un attimo i guar<strong>di</strong>ani temettero <strong>di</strong> aver sbagliato i calcoli, che la pista<br />

fosse troppo corta, che il Dakota si schiantasse sulle rocce.<br />

Tutto bene, l’atterraggio fu compiuto con una precisione professionale che<br />

strappò agli astanti un urlo <strong>di</strong> incoraggiamento. Illuminati dai riflettori alcuni<br />

uomini scesero dalla carlinga. Un vecchio canuto con una barbetta caprina<br />

balzò agilmente a terra reggendo tra le mani una valigetta. Thran Lee!<br />

Il capo dei pistoleri gli si fece incontro, mentre dalla giungla i fari <strong>di</strong> una jeep<br />

lampeggiavano due volte.<br />

Nessuno si accorse delle ombre che comparvero come dal nulla lungo gli<br />

scogli...<br />

Hakermann depose la katana nel fodero. Un maestro zen considerava la<br />

spada non un mezzo d’offesa, ma uno strumento con cui <strong>di</strong>struggere la propria<br />

paura; la propria follia.<br />

Ma quella notte i fantasmi erano troppo spaventati per essere affrontati<br />

da Hakermann. In ogni caso la lama <strong>di</strong> Muramasa chiedeva il suo tributo <strong>di</strong><br />

sangue.<br />

— Sono arrivati — annunciò Jaga dalla porta dello stu<strong>di</strong>o.<br />

— Bene, non si può più tornare in<strong>di</strong>etro.<br />

Julius aveva appena ascoltato l’or<strong>di</strong>ne proveniente dalla villa <strong>di</strong> Hakermann.<br />

Se ogni cosa filava liscia, entro poche ore tutto sarebbe finito. Altrimenti...<br />

Il mercenario salì a bordo del camion, dove gli altri erano già in posizione.<br />

L’autista, un malese unto e sporco, fece girare la chiave provocando il<br />

gracchiare del motorino d’accensione.<br />

Con un cigolio accompagnato da un colpo <strong>di</strong> tosse del motore, il camion si<br />

— 106 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

mise in marcia verso la scogliera.<br />

Attorno a loro la giungla.<br />

Ottanta chili <strong>di</strong> eroina erano stipati in balle da cento grammi l’una.<br />

L’esercito raccogliticcio <strong>di</strong> Julius non si sarebbe dato pace fino a quando non ci<br />

avesse messo le mani sopra.<br />

Julius si stropicciò gli occhi nel vano tentativo <strong>di</strong> scorgere qualcosa <strong>di</strong><br />

preciso nella massa scura della giungla che circondava la strada che stavano<br />

percorrendo.<br />

Al <strong>di</strong> fuori della striscia <strong>di</strong> terreno sterrato antistante i fari non si vedeva<br />

alcunché <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinto.<br />

Eppure la foresta con i suoi demoni era palpabilissima attorno a loro.<br />

Julius era in un bagno <strong>di</strong> sudore. Dove erano gli altri? Già da più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci minuti<br />

attendeva la loro comparsa, ma tutto pareva tranquillo.<br />

Per un attimo si domandò se qualcosa fosse andato storto. Si erano fatti<br />

prendere dalla paura e avevano rinunciato? Erano stati scoperti? In questo caso<br />

anche lui era perduto? Cosa l’aspettava sulla scogliera? Non era stata tutta<br />

una mossa <strong>di</strong> Hakermann, quella <strong>di</strong> affidargli il comando della spe<strong>di</strong>zione per<br />

umiliarlo nel momento in cui credeva <strong>di</strong> aver raggiunto il suo scopo?<br />

Non pensare al peggio! Or<strong>di</strong>nò alla sua mente <strong>di</strong> calmarsi, ma i pensieri<br />

negativi lo angosciavano. Il rollio del camion gli pareva una campana <strong>di</strong> morte.<br />

Nessun segnale dall’esterno...<br />

Cos’era successo?<br />

Nulla, si <strong>di</strong>sse, nulla. Tutto bene. Stark era un professionista, doveva aver<br />

scelto un buon posto per il suo assalto.<br />

Si trattava <strong>di</strong> attendere solo un po’, il momento favorevole. Calmati, calmati...<br />

Concentrati su cose tecniche, pensa a come farai a sopraffare l’autista e l’altro,<br />

l’indonesiano che non la smette <strong>di</strong> giocherellare con la collanina <strong>di</strong> sandalo che<br />

gli pende dal collo.<br />

Gli altri quattro pistoleri erano <strong>di</strong>etro con l’eroina.<br />

Sarebbero stati lavoro per A.J. e Lal. Bravi ragazzi quelli, avrebbero fatto il loro<br />

dovere...<br />

A lui toccava eliminare i due davanti. Doveva concentrarsi su quello. Agire<br />

rapidamente, senza pietà. Questo gli avevano insegnato.<br />

<strong>Di</strong>o... quell’attesa era mici<strong>di</strong>ale.<br />

Improvvisamente lo attraversò il pensiero <strong>di</strong> mancare della freddezza<br />

necessaria. Una sensazione che non provava più da quando era ragazzo...<br />

— 107 —


izzarro. Quell’atmosfera aveva davvero qualcosa <strong>di</strong> stregato. Gli tremavano le<br />

gambe e lo stomaco brontolava. Avrebbe voluto essere in un altro luogo, in un<br />

altro tempo. Invece...<br />

Stark sbucò dalla foresta come un demone che improvvisamente fosse stato<br />

partorito dall’inferno più buio.<br />

Per reazione il guidatore malese pigiò il piede sul freno. Il resto dell’azione<br />

durò pochi secon<strong>di</strong>.<br />

Julius sentì una voce che gli gridava qualcosa dentro <strong>di</strong> sé. Si mosse con<br />

l’irreale sensazione <strong>di</strong> non essere che uno spettatore della scena.<br />

Il gomito scattò in una traiettoria circolare, andando a colpire il setto nasale<br />

dell’indonesiano che ancora giocava con la collanina. Sentì l’osso rompersi un<br />

attimo prima della detonazione che trapassò il lunotto.<br />

Lo Spas 12 <strong>di</strong> Stark aveva vomitato due lingue <strong>di</strong> fuoco <strong>di</strong>rettamente sul<br />

guidatore.<br />

Mentre questi restava spiaccicato sul se<strong>di</strong>le, ridotto in poltiglia, Julius calò<br />

un colpo <strong>di</strong> taglio dall’alto verso il basso alla nuca dell’indonesiano. Gemette,<br />

instupi<strong>di</strong>to dal dolore.<br />

Estrarre la Browning e far fuoco fu un movimento unico. Il cervello dell’uomo<br />

si spappolò per tutta la cabina.<br />

Julius rimase un secondo interminabile con il rumore della morte nelle<br />

orecchie. Poi ancora spari. Lo stacco dell’UZI e un mitragliatore che<br />

rispondeva.<br />

Un urlo selvaggio; arma da taglio, giu<strong>di</strong>cò. Sicuramente Lal. Con una<br />

spallata Julius aprì la portiera, facendo rotolare sulla strada il cadavere<br />

decapitato dell’indonesiano.<br />

— Julius! — urlò Stark lanciandogli l’UZI.<br />

Il mercenario lasciò la pistola afferrando con le due mani il mitragliatore<br />

israeliano. Era una sicurezza avere un’arma simile tra le mani.<br />

Fiammate nella notte, urla. I pistoleri si <strong>di</strong>fendevano da un nemico invisibile.<br />

Stark azionò meccanicamente la pompa dello Spas 12. La cerata che copriva<br />

il camion fu attraversata da una scarica <strong>di</strong> pallini. Qualcuno urlò e il telone si<br />

tinse <strong>di</strong> rosso. Julius intravide la sagoma scimmiesca <strong>di</strong> Lal balzare sul camion.<br />

In un bagliore <strong>di</strong> luna vide scintillare l’acciaio.<br />

Rumori in<strong>di</strong>stinti, grida, il tonfo <strong>di</strong> un corpo che cadeva. Uno sparo isolato.<br />

Era finita.<br />

— Siamo ricchi! — urlò A.J. prendendo un sacchetto d’eroina sporco dei<br />

— 108 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

sangue <strong>di</strong> uno dei pistoleri.<br />

— Non è ancora finita — fece roco Stark, ma anche lui faticava a trattenere<br />

l’entusiasmo. Avevano fatto polpette degli avversari senza ricevere neppure un<br />

graffio.<br />

Liberarono il camion dai cadaveri e si rimisero in marcia. Stark e Julius<br />

davanti, e gli altri due <strong>di</strong>etro, pronti a polverizzare chiunque si mettesse sulla loro<br />

strada. Pareva proprio che il tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Hakermann verso Kono non dovesse<br />

consumarsi.<br />

— Sembra <strong>di</strong> essere ai vecchi tempi, eh? — ghignò Stark.<br />

Per lui quando si impiombava qualcuno erano sempre “i vecchi tempi”.<br />

A Julius dava il voltastomaco, ma era la sua vita. Se l’era scelta, e piangerci<br />

sopra adesso non l’avrebbe mondato dei suoi peccati. La paura era scomparsa,<br />

perlomeno.<br />

Viaggiavano da qualche minuto quando qualcosa <strong>di</strong> in<strong>di</strong>stinto si frappose tra<br />

loro e la strada.<br />

Memore dell’assalto <strong>di</strong> cui era stato protagonista, Stark prese le sue<br />

precauzioni. Lo Spas era già pronto a far fuoco attraverso il buco del lunotto.<br />

Julius lo trattenne per un braccio. Aveva riconosciuto la figura improvvisamente<br />

comparsa <strong>di</strong>nanzi a loro.<br />

Jaga Thanut.<br />

Indossava un abito da battaglia e reggeva in pugno la .357 Magnum con cui<br />

aveva staccato il braccio al cinese sulla nave.<br />

Era sporca <strong>di</strong> sangue, ma non era il suo.<br />

— Julius, devi aiutarmi — <strong>di</strong>sse come se conoscesse già i particolari della<br />

situazione.<br />

— Passiamole sopra e an<strong>di</strong>amo avanti — ringhiò Stark, già pronto a premere il<br />

<strong>di</strong>to sul grilletto.<br />

— Ascoltiamola! — tuonò Julius.<br />

Sulle labbra <strong>di</strong> Stark stava prendendo forma una bestemmia. Si trattenne<br />

notando la canna dell’UZI puntata contro il suo petto.<br />

— Lo sapevo — <strong>di</strong>sse a denti stretti.<br />

— Non sapevi un accidente, voglio sentire cosa <strong>di</strong>ce la ragazza, poi an<strong>di</strong>amo<br />

avanti.<br />

Jaga era stravolta. Stringeva la pistola spasmo<strong>di</strong>camente. — Non riuscirete a<br />

scappare con la droga — <strong>di</strong>sse.<br />

— Non metterti in mezzo, Jaga, tu non c’entri.<br />

— 109 —


— Non sarò io a fermarvi e neppure gli uomini <strong>di</strong> Hakermann... Sono tutti<br />

morti.<br />

Julius e Stark si guardarono allibiti. — Morti?<br />

— Matsushita Kono e i suoi Yakuza. In qualche modo hanno saputo e sono<br />

venuti a ven<strong>di</strong>carsi. Hanno preso il campo d’aviazione e la villa. Hakermann è<br />

prigioniero, devi aiutarmi a liberarlo.<br />

— Dobbiamo portar via ’sta roba — intervenne Stark.<br />

— Non ne avrete la possibilità. Kono e i suoi stanno setacciando l’intera<br />

isola alla ricerca <strong>di</strong> questo camion. Non potete sfuggirli...<br />

Seguì una pausa <strong>di</strong> silenzio, contrappuntata da una bestemmia <strong>di</strong> Stark. Un<br />

attimo dopo A.J. e Lal scesero dal camion.<br />

— Perché <strong>di</strong>avolo ci siamo fermati?<br />

Julius imprecò mentalmente, avrebbe dovuto immaginare che tutto sarebbe<br />

finito in quel modo. Riportò lo sguardo su Jaga.<br />

— Sono riuscita a fuggire ammazzandone un paio, ma Klaus è ancora<br />

prigioniero, dovete aiutarmi a liberarlo.<br />

— E perché <strong>di</strong>avolo pensi che lo faremmo? — sbraitò Stark furente.<br />

— I gioielli, quelli con cui Thran ha pagato l’eroina, sono ancora alla villa.<br />

Con quelli possiamo farcela a lasciare l’isola.<br />

Passò poco più <strong>di</strong> un secondo tra la frase della ragazza e l’occhiata che si<br />

scambiarono i due mercenari.<br />

— D’accordo, ma dobbiamo <strong>di</strong>sfarci <strong>di</strong> questo — fece Julius balzando dal<br />

camion con l’UZI in mano. — Servirà da <strong>di</strong>versivo per Kono.<br />

— 110 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

18<br />

Albeggiava. L’aria era pregna <strong>di</strong> un sapore <strong>di</strong> fumo, caldo e pesante sulla scena<br />

dell’azione.<br />

Julius socchiuse un occhio nel tentativo <strong>di</strong> arginare il bruciore provocatogli da<br />

una goccia <strong>di</strong> sudore passata sotto le ciglia.<br />

La villa <strong>di</strong> Hakermann pareva un enorme pa<strong>di</strong>glione abbandonato. Ma la vita e<br />

la morte stessa vi alloggiavano nascoste.<br />

Oltre la volta <strong>di</strong> pietra c’erano due Yakuza armati <strong>di</strong> mitragliatori Famas <strong>di</strong><br />

fabbricazione francese. Uno invece, quello seduto vicino alla statua del guerriero<br />

proprio al limitare del bacino delle carpe, reggeva una katana. Per le questioni<br />

d’onore gli Yakuza preferivano ancora le armi tra<strong>di</strong>zionali.<br />

All’interno della villa dovevano esserci almeno altri quattro giapponesi,<br />

contando i due che montavano la guar<strong>di</strong>a nella sala ra<strong>di</strong>o vicino all’ala che Julius<br />

aveva occupato nelle notti precedenti.<br />

Il grosso del gruppo teneva il campo d’atterraggio o era in giro per Samaringa<br />

in cerca dell’eroina.<br />

Non l’avrebbero trovata tanto presto. Julius e i suoi compagni avevano<br />

nascosto il camion nella radura, avendo cura <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre un piccolo scherzo<br />

per gli uomini <strong>di</strong> Kono che incautamente vi si fossero avvicinati.<br />

L’oyabun era con i suoi nella giungla.<br />

Julius pensò che se fossero riusciti a liberare Hakermann e a impadronirsi<br />

dei gioielli prima del suo ritorno, avrebbero avuto una possibilità <strong>di</strong> lasciare<br />

Samaringa vivi.<br />

Sulla via <strong>di</strong> fuga Julius aveva un suo progetto personale. Ma non era quello il<br />

momento per pre<strong>di</strong>sporre i prossimi passi. Quello che contava era il problema<br />

contingente: gli otto uomini <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a alla villa <strong>di</strong> Hakermann.<br />

Klaus Hakermann non fiatava. Il guerriero che aveva creduto sopito dentro <strong>di</strong><br />

sé si era risvegliato d’un tratto.<br />

Kono l’aveva scoperto, non gli avrebbe perdonato <strong>di</strong> aver infranto il giri, non<br />

avrebbe accettato scuse. I loro legami passati non contavano più. Kono stesso<br />

aveva un’obbligazione verso gli Yakuza <strong>di</strong> Osaka. Lui aveva garantito per il gaijin,<br />

— 111 —


lo straniero, e a lui toccava rime<strong>di</strong>are.<br />

L’unico modo per riacquistare la faccia con gli altri oyabun era per Kono<br />

uccidere il suo stesso amico, il suo Onnagata.<br />

Ma Klaus Hakermann non voleva lasciarsi vincere dal destino. Il rimorso<br />

era solo un sentimento inutile, lui aveva una missione da compiere. Non solo,<br />

voleva salvare la propria vita. O almeno venderla a caro prezzo.<br />

Superato lo shock del colpo <strong>di</strong> mano degli Yakuza, tutte le sue facoltà<br />

mentali erano tese alla ricerca <strong>di</strong> una via d’uscita.<br />

I giapponesi non avevano osato toccarlo. Lo sorvegliavano con la coda<br />

dell’occhio, passeggiando nervosamente per il salone dove erano ancora<br />

<strong>di</strong>stesi i cadaveri <strong>di</strong> due pistoleri sorpresi dalla furia dei nemici. Gli Yakuza<br />

avevano sequestrato loro le armi per togliere ogni possibilità <strong>di</strong> fuga ad<br />

Hakermann e al suo socio thailandese, Thran.<br />

Questi se ne stava appollaiato su una poltrona <strong>di</strong> velluto, cupo come uno<br />

sciacallo, ma anch’egli deciso a sfruttare la benché minima possibilità che gli si<br />

fosse presentata.<br />

Le guar<strong>di</strong>e erano tre Yakuza esperti nel combattimento con la spada e con<br />

le mani nude. Kono li aveva scelti bene. Visi patibolari, nessuna emozione<br />

manifesta, fisico atletico. Indossavano abiti scuri con i quali si erano avvicinati<br />

non visti dalla scogliera fino a sorprendere i suoi pistoleri.<br />

Hakermann valutò le loro capacità. Non sarebbe stato facile sorprenderli.<br />

Erano armati <strong>di</strong> katana, e uno giocherellava con una rivoltella Nambu<br />

prendendo <strong>di</strong> mira i vari soprammobili. Puntava la pistola ed emetteva con le<br />

labbra il rumore dello sparo, proprio come fanno i bambini.<br />

Hakermann lo giu<strong>di</strong>cò il più giovane del gruppo. Uno che per la sua figura<br />

<strong>di</strong> oyabun, tale infatti egli restava nonostante il tra<strong>di</strong>mento, non aveva alcun<br />

rispetto. Sarebbe stato il primo da eliminare.<br />

Gli altri avrebbero esitato, forse solo per un attimo, ma avrebbero esitato.<br />

Hakermann aveva letto la soggezione quando erano davanti a lui. Ma il<br />

pistolero avrebbe sparato subito, non cercava che un pretesto.<br />

Come fare per metterlo fuori gioco?<br />

La Luger era nel cassetto... Occorreva troppo tempo per raggiungerla,<br />

Hakermann scartò subito la possibilità.<br />

Rivolse lo sguardo a Thran. Poteva contare solo su <strong>di</strong> lui. Che ne era stato <strong>di</strong><br />

Jaga? Era ancora viva?<br />

Lo sguardo del tedesco si fissò su un particolare davanti a lui. La katana <strong>di</strong><br />

Muramasa.<br />

— 112 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

I giapponesi non vi avevano fatto caso, un po’ per soggezione, un po’ perché<br />

consideravano le due lame come parte dell’arredamento. Orgogliosi della<br />

propria abilità <strong>di</strong> spadaccini, non contemplavano neppure la possibilità che il loro<br />

prigioniero li potesse affrontare con quell’arma.<br />

Non sapevano delle tre ore quoti<strong>di</strong>ane che Hakermann de<strong>di</strong>cava al maneggio<br />

della spada. Non sapevano dello spirito <strong>di</strong> Muramasa, violento e sanguinario, che<br />

avrebbe guidato la mano che avesse impugnato la katana.<br />

Ma come arrivarci? Hakermann fissò il fodero risalendo sino all’impugnatura<br />

leggermente ricurva.<br />

Una volta posateci le mani sopra per lui sarebbe stata questione <strong>di</strong> un attimo<br />

sguainare e colpire.<br />

Era un esperto <strong>di</strong> Iaido, una antica scuola <strong>di</strong> scherma che insegnava a colpire<br />

nel momento in cui si sfoderava.<br />

Ma era l’intervallo <strong>di</strong> tempo precedente a creare dei problemi. I tre giapponesi<br />

lo tenevano sotto sorveglianza. Fino a quando tutta la loro attenzione fosse stata<br />

concentrata su <strong>di</strong> lui, non vi era la possibilità neppure <strong>di</strong> tentare la fortuna.<br />

Ci sarebbe voluta una <strong>di</strong>versione... ma quale? quale?<br />

Matsushita Kono indossava un abito nero, pratico in combattimento e adatto al<br />

mimetismo tra le ombre della giungla.<br />

A più <strong>di</strong> sessant’anni si sentiva forte come un giovane leone. Gli occhi, animati<br />

da una perenne luce fredda, scrutavano la giungla come lame d’acciaio.<br />

Non parlava altro che per impartire secchi or<strong>di</strong>ni ai suoi uomini, che lo<br />

circondavano come una muraglia umana. Sarebbero morti per lui.<br />

Erano tutti ninja, guerrieri esperti in ogni tipo <strong>di</strong> lotta, votati al sacrificio per il<br />

loro capo tanto da rasentare il fanatismo. Da ore cercavano il camion con l’eroina.<br />

Un fischio acutissimo arrestò i movimenti del gruppo che procedeva nella<br />

radura battendo ogni anfratto del terreno.<br />

Uno dei ninja, salito su un albero, ripeté il fischio in<strong>di</strong>cando con le mani un<br />

punto a una decina <strong>di</strong> metri da dove si trovava Kono. Questi volse gli occhi,<br />

scorgendo, coperta <strong>di</strong> frasche, la sagoma del camion.<br />

L’oyabun emise una serie <strong>di</strong> suoni gutturali, a cui tre dei suoi risposero con<br />

altrettanti grugniti.<br />

I tre ninja scattarono in avanti, muovendosi nell’intrico della foresta tropicale<br />

con sorprendente agilità. Camminavano quasi raso terra, simili a mostruosi ragni<br />

— 113 —


tropicali con le loro <strong>di</strong>vise nere.<br />

Era proprio il camion rubato da Julius e dai suoi soci.<br />

Il vetro del lunotto era a pezzi, incrostato del sangue dell’autista ucciso da<br />

Stark.<br />

Con cautela uno dei ninja si avvicinò alla portiera. Le <strong>di</strong>ta avvolte in un<br />

guanto <strong>di</strong> pelle <strong>di</strong> cinghiale sfiorarono la maniglia. Sospettoso il ninja evitò <strong>di</strong><br />

aprire, temendo un tranello.<br />

Dopo un rapido esame decise <strong>di</strong> penetrare nell’abitacolo dallo squarcio<br />

del lunotto anteriore. Fece un passo laterale in modo da portarsi in posizione<br />

adatta a salire sul parafango del camion.<br />

Appoggiò il piede nel punto esatto che Lal Shirkabadhi aveva previsto<br />

qualche ora prima.<br />

Il ninja bestemmiò sentendosi mancare la terra sotto i pie<strong>di</strong>. Un cappio era<br />

scattato intorno alla sua caviglia, trascinandolo verso l’alto.<br />

Fece per estrarre un pugnale dalla manica della tuta, ma il meccanismo<br />

escogitato dal cacciatore <strong>di</strong> tigri lo risucchiò ancora più in alto. Il corpo del ninja<br />

fu sbattuto con violenza contro il tronco <strong>di</strong> un albero poco <strong>di</strong>stante.<br />

Fu scosso da un fremito orribile... <strong>Di</strong>ssimulate dalla cortesia muschiosa,<br />

tre lame seghettate avevano arpionato il corpo del giapponese uccidendolo<br />

all’istante.<br />

Una vecchia trappola, che se funzionava per le tigri era efficacissima anche<br />

per gli uomini.<br />

Ma Lal aveva superato se stesso in abilità e crudeltà.<br />

Il corpo senza vita del ninja rotolò sul terreno in un punto calcolato con<br />

precisione dall’in<strong>di</strong>ano.<br />

Il peso del cadavere fece schioccare qualcosa <strong>di</strong> cui i compagni non si<br />

resero subito conto.<br />

Un attimo dopo, quando cominciarono a intuire la trappola in cui erano<br />

caduti, i rimanenti due ninja non furono in grado <strong>di</strong> far nulla per sfuggire alla<br />

morte.<br />

La miccia azionata dal meccanismo catalizzato dal morto fece esplodere le<br />

granate poste sotto la carrozzeria del camion.<br />

Ci fu uno scoppio frastornante. In un attimo il mezzo <strong>di</strong>venne una palla <strong>di</strong><br />

fuoco avvolta in una nuvola <strong>di</strong> fumo nero.<br />

Uno dei ninja si incen<strong>di</strong>ò come una torcia. Urlò <strong>di</strong>sperato, incapace <strong>di</strong><br />

sottrarsi a quella morte orribile.<br />

— 114 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Matsushita Kono imprecò facendo un balzo in<strong>di</strong>etro.<br />

— Via, via <strong>di</strong> qui! — urlò. La foresta rischiava <strong>di</strong> prendere fuoco e <strong>di</strong> trascinare<br />

tutto il gruppo in un rogo.<br />

— 115 —


19<br />

L’eco dell’esplosione si <strong>di</strong>ffuse nell’aria come un tuono prima dell’uragano.<br />

Julius strinse spasmo<strong>di</strong>camente l’impugnatura dell’UZI. Si era portato<br />

strisciando sotto la balaustra antistante la sala ra<strong>di</strong>o, dove le guar<strong>di</strong>e<br />

giapponesi sobbalzarono mettendo mano alle armi. Era il momento.<br />

Trenta metri più in là, Lal Shirkabadhi emergeva dallo stagno delle carpe.<br />

Sputò la canna <strong>di</strong> bambù che gli aveva fornito l’aria durante l’attraversamento<br />

del bacino. In pugno non aveva che il tulwar ricurvo.<br />

Klaus Hakermann. Un samurai nonostante il colore della pelle. Udì il rombo<br />

lontano dell’esplosione e seppe che era giunto il momento.<br />

— Adesso! — urlò a se stesso Stark mettendo in canna il colpo dello Spas 12.<br />

Ne udì il clangore metallico sino al cuore. Come dal nulla Julius era comparso<br />

davanti alle guar<strong>di</strong>e che si stavano precipitando fuori dalla sala ra<strong>di</strong>o.<br />

Premette il grilletto in una corta scarica. L’UZI gracchiò contemporaneamente<br />

allo Spas, che poco lontano urlava la sua canzone <strong>di</strong> morte.<br />

Il mercenario vide rotolare sul terreno il prim o dei giapponesi. Il secondo<br />

aveva già impugnato la katana.<br />

Julius cercò il petto dell’uomo col mirino. Sentì gelarsi il sangue quando il<br />

percussore scattò a vuoto. Inceppata!<br />

Lo yakuza, vedendosi già morto, era rimasto per un attimo come paralizzato.<br />

Il suo viso si <strong>di</strong>pinse <strong>di</strong> una selvaggia forza della <strong>di</strong>sperazione. Il destino gli<br />

forniva una possibilità... Menò un gran colpo con la spada, che Julius parò con<br />

il mitra meglio che poté. Rimasero così a spingersi per qualche attimo, con i<br />

muscoli gonfi per lo sforzo e la bava alla bocca.<br />

Julius strattonò il mitra squilibrando l’avversario. Lo percosse con il calcio<br />

dell’UZI facendo scorrere sangue.<br />

Il giapponese era in gamba. Pur scivolando trovò la forza <strong>di</strong> calciare al petto<br />

del mercenario.<br />

— 116 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Julius sentì il terreno scivolargli sotto i pie<strong>di</strong>. Sbarrò gli occhi seguendo il<br />

luccichio della lama percorrere una traiettoria <strong>di</strong>retta alla sua testa. Insaccò il<br />

collo nelle spalle.<br />

Schivato! Aveva sentito fischiare la katana a un palmo dal viso.<br />

Improvvisamente lanciò l’UZI tra le gambe del giapponese, che rimase per un<br />

attimo interdetto. Julius scalciò con quanta forza aveva in corpo. La sua tibia colpì<br />

violentemente allo stomaco lo yakuza, che sbatté contro il muro della sala ra<strong>di</strong>o.<br />

Non fece a tempo a riprendersi, un proiettile <strong>di</strong> mitragliatore lo inchiodò sul posto.<br />

A.J. era comparso come dal nulla. Poi Julius raccolse il Famas del nipponico e<br />

prese a correre verso l’interno della casa.<br />

Il primo giapponese non si accorse neanche <strong>di</strong> morire. Hakermann aveva<br />

compiuto una capriola fino alle spade.<br />

Sguainata la katana aveva colpito senza neppure guardare.<br />

Il secondo non ebbe il tempo <strong>di</strong> sguainare la lama; il tedesco gli mozzò la testa<br />

quando ancora le sue mani erano artigliate sul fodero <strong>di</strong> cuoio.<br />

In un attimo terribile Hakermann incrociò lo sguardo del pistolero. Era troppo<br />

lontano per poterlo colpire per primo e da vicino. Un errore fatale.<br />

Julius correva col cuore in gola. Sotto la volta incrociò Stark, sporco del sangue<br />

dei due yakuza. Lo Spas aveva fatto un macello.<br />

Hakermann strinse la katana come una cima lanciata da una nave a un uomo<br />

caduto nella tempesta.<br />

Nonostante tutto il suo giovane rivale non si decideva a sparare. La morte<br />

dei suoi compagni e gli or<strong>di</strong>ni ricevuti (— Lo voglio vivo — aveva detto Kono) lo<br />

inibivano.<br />

Ma non sarebbe durata molto. Non aveva scelta.<br />

Si guardarono nelle pupille. Per uno dei due era scoccata l’ultima ora.<br />

Dov’era Hakermann? Jaga bran<strong>di</strong>va la Python con il cane già alzato. Nell’aria<br />

c’era solo il suono della morte. Cupo e monotono avvolgeva ogni altra voce.<br />

— 117 —


Lal estrasse la lama del tulwar dalle carni del suo avversario appena caduto.<br />

— Dentro! — esclamò Julius sopraggiungendo <strong>di</strong> corsa seguito da A.J.<br />

U<strong>di</strong>rono lo sparo e l’urlo agghiacciante che seguì.<br />

— Klaus! — urlò Jaga.<br />

Julius sferrò un calcio la porta <strong>di</strong> legno a stecche, che crollò come fosse<br />

stata <strong>di</strong> paglia. Hakermann era al centro della sala. Calmo, nonostante l’inferno<br />

che lo circondava.<br />

Il sangue dei suoi pistoleri, già secco, si mescolava con quello ancora<br />

caldo dei tre yakuza. L’ultimo dei tre giaceva in ginocchio. Hakermann l’aveva<br />

finito con un perfetto tameshigiri, un colpo trasversale usato nel me<strong>di</strong>oevo per<br />

saggiare la potenza delle lame sui condannati a morte.<br />

Muramasa aveva ricevuto il suo tributo <strong>di</strong> sangue.<br />

— Se l’è cavata da solo, dopo tutto — commentò Julius cercando <strong>di</strong> non<br />

guardare il moncone <strong>di</strong> mano che ancora stringeva la Nambu. La mici<strong>di</strong>ale<br />

tecnica <strong>di</strong> Hakermann gli aveva staccato <strong>di</strong> netto il polso.<br />

L’ex nazista era una statua <strong>di</strong> sale.<br />

— Nonostante tutto sì — sibilò.<br />

Luccicavano come gocce <strong>di</strong> sangue appena versato. Milioni <strong>di</strong> dollari in rubini<br />

grezzi provenienti dallo Shan, al confine tra Birmania e Thailan<strong>di</strong>a.<br />

Stark e A.J. non stavano più nella pelle, <strong>di</strong>mentichi che c’era ancora un<br />

piccolo esercito a dar loro la caccia.<br />

— Sono miei! — protestò Thran allungando le mani sulla valigetta che<br />

conteneva i preziosi.<br />

Per tutta risposta Lal gli appoggiò il tulwar alla gola.<br />

— Calma — si impose Julius — ci servirà un uomo in più. Quanto ai rubini<br />

sono nostri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto. Alla spartizione penseremo dopo, comunque.<br />

— Dove credete che potremo andare ora?<br />

La domanda <strong>di</strong> Hakermann esprimeva l’ansia <strong>di</strong> tutti.<br />

Passato il momento dell’azione si ponevano nuovi interrogativi per<br />

l’imme<strong>di</strong>ato futuro.<br />

— Fuggiremo via mare — rispose succintamente Julius mettendosi il Famas<br />

a tracolla.<br />

— 118 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Dovevano correre se volevano giungere al Cormorano prima <strong>di</strong> Matsushita.<br />

Per amore o per forza Patrizia avrebbe dato loro un passaggio sino a Sumatra.<br />

Alla luce livida dell’alba la giungla si popolava <strong>di</strong> ombre inquietanti.<br />

Figure dai contorni stravaganti, confusi sino a qualche ora prima nel buio più<br />

assoluto, prendevano forma perseguitando i fuggiaschi sulla via della salvezza.<br />

Julius guidava il gruppo, fucile spianato e respiro corto per l’affanno.<br />

Sino ad allora era andato tutto fin troppo bene. Gli avvenimenti avevano preso<br />

una piega che, seppure nelle maggiori <strong>di</strong>fficoltà, aveva risolto in parte i suoi<br />

problemi.<br />

La droga era andata <strong>di</strong>strutta e il colonnello Kasparoff poteva <strong>di</strong>re ad<strong>di</strong>o ai sol<strong>di</strong><br />

che avrebbero dovuto finanziare il risorto partito comunista malese.<br />

Oltre a ciò Julius evitava <strong>di</strong> dover tra<strong>di</strong>re i suoi complici, cosa che l’aveva<br />

impensierito sin dall’inizio <strong>di</strong> quell’avventura. Sull’altro piatto della bilancia c’erano<br />

gli yakuza. Matsushita Kono non avrebbe mollato la presa tanto facilmente.<br />

Prima <strong>di</strong> tutto per la vendetta nei confronti <strong>di</strong> Hakermann e poi per i rubini. Se il<br />

giapponese, e Julius era certo che fosse così, aveva visto la valigetta portata da<br />

Thran, avrebbe fatto <strong>di</strong> tutto per impossessarsene.<br />

Corsero per una decina <strong>di</strong> minuti, impe<strong>di</strong>ti dal peso delle armi e dall’intrico<br />

della vegetazione.<br />

La spiaggia dove era ancorata la barca <strong>di</strong> Patrizia non era lontana che una<br />

cinquantina <strong>di</strong> metri. Se riuscivano a salirvi senza incontrare i giapponesi<br />

avevano una possibilità <strong>di</strong> farcela senza subire alcuna per<strong>di</strong>ta.<br />

Dal cielo un tuono brontolò tra le nuvole nere.<br />

Si era alzato un vento potente che agitava le piante, accompagnato da grosse<br />

gocce calde <strong>di</strong> pioggia. Si avvicinava un’altra tempesta.<br />

La spiaggia.<br />

Una lingua bianca tra il muro verde oliva della foresta e la <strong>di</strong>stesa blu del mare<br />

prossimo alla tempesta.<br />

Fortunatamente nella piccola baia le correnti erano calme e la tempesta<br />

imminente non intimi<strong>di</strong>va più <strong>di</strong> tanto. Una volta in mare aperto sarebbe stato<br />

<strong>di</strong>verso...<br />

Julius scandagliò la spiaggia con lo sguardo. Nulla <strong>di</strong> anormale. Alcune nasse<br />

<strong>di</strong> fibra intrecciata, un catamarano dalla vela variopinta ripiegata sull’albero, il<br />

continuo sciabordare dei flutti sul litorale. Via libera.<br />

— An<strong>di</strong>amo, svelti! — esclamò Julius correndo verso lo scafo del catamarano.<br />

Era un’imbarcazione sufficientemente grande per trasportarli tutti a bordo del<br />

— 119 —


Cormorano.<br />

Chissà cosa avrebbe detto Patrizia... In ogni caso non aveva scelta, per<br />

amore o per forza sarebbero salpati verso li<strong>di</strong> più sicuri.<br />

Julius sentiva il cuore battergli forte in petto.<br />

Correre sulla sabbia era angosciante, pareva <strong>di</strong> muoversi come al<br />

rallentatore, con le gambe estremamente pesanti.<br />

— Presto, presto — esortò i compagni che emergevano in quel momento<br />

dalla foresta.<br />

Hakermann, sorretto da Jaga, era rosso per lo sforzo sostenuto.<br />

— Coraggio, ancora pochi metri.<br />

Fu un sesto senso acquisito in anni <strong>di</strong> esperienza a far comprendere a<br />

Julius che tutta quella calma era innaturale. Nulla <strong>di</strong> concreto, solo un istinto<br />

animale che gli salvò la vita.<br />

Una trappola!<br />

Subito una mitragliatrice gracchiò dal gruppo <strong>di</strong> palme poco <strong>di</strong>stante. I<br />

giapponesi avevano compreso le loro intenzioni, preparando un’imboscata<br />

anziché seguirli per tutta la giungla!<br />

Thran compì una mezza piroetta su se stesso capitombolando sulla sabbia,<br />

subito macchiata <strong>di</strong> sangue.<br />

Gli yakuza erano appostati <strong>di</strong>etro le palme e giocavano al tiro al bersaglio<br />

con i fuggiaschi che si stagliavano sulla sabbia.<br />

— Bastar<strong>di</strong>! — urlò Stark piroettando su se stesso nel momento in cui<br />

azionava la pompa dello Spas.<br />

Come una cannonata, la raffica del fucile si ripercosse per tutta la spiaggia.<br />

I proiettili incisero una palma, strappando un pezzo <strong>di</strong> tronco come fosse<br />

stato gelatina.<br />

Julius puntò il Famas quasi senza mirare. Da terra era in posizione ottimale<br />

per falciare gli yakuza. Ne vide uno morire come colto da una scarica <strong>di</strong><br />

duemila volt.<br />

— In pie<strong>di</strong>! — si or<strong>di</strong>nò vincendo la paura.<br />

Ancora spari. Un secondo giapponese cadde riverso sul tronco che lo<br />

riparava. Jaga aveva una mira eccezionale. Sparava a due mani come al<br />

poligono, incurante dei proiettili.<br />

— Al Cormorano! — or<strong>di</strong>nò Julius concitatamente.<br />

— Dove sono? — imprecò Stark <strong>di</strong> nuovo in pie<strong>di</strong>, pronto a polverizzare<br />

chiunque si fosse parato tra lui e la salvezza.<br />

— 120 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Nulla...<br />

Forse i due <strong>di</strong>etro le palme erano solo un’avanguar<strong>di</strong>a.<br />

Dopo un attimo d’incertezza Julius riprese a correre. Saltò a piè pari il<br />

cadavere <strong>di</strong> Thran: ecco uno che non avrebbe mai visto Sumatra.<br />

Già A.J. e Jaga stavano spingendo in acqua il fragile scafo. Dal ponte del<br />

Cormorano u<strong>di</strong>rono il grido <strong>di</strong> Patrizia. Probabilmente svegliata <strong>di</strong> soprassalto,<br />

la bella italiana ancora non riusciva a comprendere ciò che realmente avveniva.<br />

Nuda come un verme, si sbracciava dal ponte nel tentativo <strong>di</strong> ottenere una<br />

spiegazione.<br />

Julius avrebbe voluto gridarle una parola rassicurante, ma qualcosa glielo<br />

impedì. Una mano spuntò dalla sabbia come da un inferno nascosto. Il<br />

mercenario si sentì scivolare, attanagliato dalla paura.<br />

Vide appena il viso del ninja che usciva dal suo nascon<strong>di</strong>glio nel quale aveva<br />

pazientemente atteso che uno dei fuggiaschi gli arrivasse a tiro.<br />

Julius percepì la lama del coltello che vorticava a un passo dalla sua gola.<br />

Nella caduta aveva perso il Famas.<br />

Per un attimo ebbe negli occhi l’espressione animalesca dell’assassino<br />

partorito dalla terra.<br />

Poi la <strong>di</strong>sperata voglia <strong>di</strong> vivere ebbe il sopravvento sulla paura.<br />

Afferrò il polso armato torcendolo all’in<strong>di</strong>etro. Rotolarono sulla sabbia fino al<br />

mare. Il tocco gelido dell’acqua infuse a Julius un nuovo desiderio <strong>di</strong> lottare e<br />

sopravvivere.<br />

Con un movimento improvviso liberò la mano dal polso del nemico,<br />

percuotendolo con la punta delle <strong>di</strong>ta proprio sotto la vena giugulare. L’uomo<br />

tossì, soffocato. Ci volle un secondo per recidere il filo della sua esistenza.<br />

Come un gatto Julius rotolò via, agguantando il Famas perso sulla spiaggia.<br />

Solo allora si avvide che il suo non era l’unico nemico spuntato dalla spiaggia.<br />

Lal evitò un fendente vibrato con un falcetto acuminato. L’in<strong>di</strong>ano si piegò sulle<br />

ginocchia ruotando su se stesso. Con la destra vibrò un gran colpo con il tulwar<br />

che si piantò tra le costole del giapponese.<br />

Il ninja rimase come pietrificato, con la spada ancora rigida tra le mani, a metà<br />

<strong>di</strong> un movimento sincopato dalla morte. Ricadde sulla spiaggia come un burattino<br />

senza fili.<br />

L’eco dello sparo li fece volgere tutti verso Jaga. La ragazza aveva un taglio<br />

profondo nel braccio, ma non aveva avuto <strong>di</strong>fficoltà a stendere il suo avversario,<br />

che giaceva nell’acqua già sporca <strong>di</strong> sangue.<br />

— 121 —


Per il momento erano salvi... Era solo un’avanguar<strong>di</strong>a, comunque;<br />

Matsushita Kono doveva ancora arrivare con il grosso dei suoi.<br />

Dallo scafo del catamarano Julius incontrò gli occhi terrorizzati <strong>di</strong> Patrizia.<br />

Dal ponte aveva assistito all’ultimo scontro, <strong>di</strong> una violenza così crudele<br />

quanto rapida.<br />

— La scala <strong>di</strong> corda! — urlò il mercenario.<br />

Patrizia non rimase a ragionarci su. Aveva riconosciuto visi amici tra i<br />

fuggiaschi, per cui non esitò a obbe<strong>di</strong>re.<br />

Reggendo il Famas come una pistola, Julius si avvinghiò alla rete calata<br />

lungo la fiancata del Ketch. Salì tenendo gli occhi costantemente puntati sulla<br />

spiaggia.<br />

Da un attimo all’altro si aspettava <strong>di</strong> veder comparire i ninja <strong>di</strong> Kono.<br />

Si lasciò cadere sul ponte come un peso morto. Al riparo della murata<br />

teneva sotto mira l’orizzonte della giungla.<br />

— Che cosa succede? — riuscì a domandare Patrizia.<br />

— Guai, e grossi anche, dobbiamo salpare subito.<br />

— Ma sta per scoppiare una tempesta!<br />

— Meglio così, che far da bersaglio a quei pazzi che sbucano fuori da ogni<br />

sasso.<br />

— Ma chi sono?<br />

— Il passato! — ruggì Hakermann che ancora stringeva in pugno la katana<br />

<strong>di</strong> Muramasa, pronto alla lotta.<br />

— 122 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

20<br />

Julius imprecò reggendosi con le mani semicongelate alle sartie del Cormorano.<br />

Avevano da poco lasciato la cala per aprirsi una via <strong>di</strong> fuga in mare aperto e<br />

già il mare era impazzito.<br />

Una tempesta, proprio quel che ci voleva per iniziare la fuga verso Sumatra.<br />

Il cielo già buio <strong>di</strong>venne ancor più cupo, brontolando <strong>di</strong> tuoni e lampi che<br />

squarciavano la coltre scura delle nubi. Pioveva fitto adesso, piccole gocce fredde<br />

come aghi che martellavano le vele gonfie <strong>di</strong> vento del Cormorano.<br />

— Si mette male. — Patrizia Rossofiore rivelava una nuova personalità.<br />

Lasciatasi alle spalle la maschera dell’attrice sexy in cerca <strong>di</strong> emozioni,<br />

mostrava carattere e coraggio.<br />

Intabarrata in un giaccone marinaro stava al timone, impartendo or<strong>di</strong>ni secchi<br />

con la sicurezza <strong>di</strong> un lupo <strong>di</strong> mare.<br />

Le mani erano protette da guanti <strong>di</strong> muffola, artigliati sulla barra che <strong>di</strong>rigeva<br />

il Cormorano tra le onde crespe <strong>di</strong> spuma. Non aveva fatto domande inutili,<br />

intuendo solo il pericolo della situazione e la necessità <strong>di</strong> lasciare Samaringa al<br />

più presto.<br />

Chiunque fossero i nemici <strong>di</strong> Julius e Klaus Hakermann, erano gente<br />

pericolosa che non avrebbe guardato troppo per il sottile al momento <strong>di</strong> scegliere<br />

i bersagli.<br />

La fuga si imponeva nonostante le con<strong>di</strong>zioni del tempo peggiorassero <strong>di</strong><br />

minuto in minuto.<br />

Andavano al traverso a vele spiegate, trascinati da un vento furioso.<br />

Lo scafo faceva salti paurosi sollevando montagne d’acqua che si abbattevano<br />

sul ponte inzuppando l’equipaggio.<br />

Lal Shirkabadhi, agilissimo, governava le vele servendosi del winch al centro<br />

del ponte.<br />

Il manicotto <strong>di</strong> metallo che regolava la tesatura delle scotte era forzato al<br />

massimo dall’in<strong>di</strong>ano, che sovente si rivolgeva a Julius con gli occhi fuori dalle<br />

orbite. Non era paura la sua, solo l’eccitazione <strong>di</strong> trovarsi al centro della bufera.<br />

— Dobbiamo virare — urlò Patrizia — preparatevi a stringere il vento.<br />

— Pronti alla virata — richiamò Julius.<br />

— 123 —


Stark lanciò un’esclamazione concitata poco più in là. Era impegnato a<br />

sgottare lo scafo all’acqua riversatavi dalle onde, ma la pompa a mano che<br />

manovrava con frenesia era insufficiente. Come versare l’acqua a bicchieri<br />

quando dal mare venivano secchiate...<br />

— Cazza la randa! — urlò Patrizia strattonando la barra del timone.<br />

— Aiutami — Lal chiamò a raccolta tutte le sue forze. Le mani erano bianche<br />

sul manicotto del winch teso sino allo spasmo.<br />

Julius, barcollante, venne a dargli manforte. Cercò <strong>di</strong> piantarsi coi pie<strong>di</strong> in<br />

una posizione stabile senza riuscirci.<br />

La scotta della randa gli bruciava le <strong>di</strong>ta, impregnata com’era d’acqua e <strong>di</strong><br />

sale.<br />

Attimi <strong>di</strong> tensione, l’unico rumore oltre il brontolio del mare era il respirare<br />

affannoso dei marinai. Muscoli tesi come cavi d’acciaio, sudore e rabbia. La<br />

grande randa triangolare stringeva il suo angolo mentre il veliero risaliva il<br />

vento.<br />

Erano <strong>di</strong> bolina adesso, ancora pochi gra<strong>di</strong> e sarebbero stati in posizione<br />

favorevole per una virata.<br />

Cambiare bor<strong>di</strong> con un mare del genere poteva essere un problema; il vento<br />

contrario tendeva sempre a trascinare l’imbarcazione in un’angolazione errata<br />

per la virata.<br />

Più volte la prua della barca passò il cosiddetto angolo morto, finendo<br />

controvento. Le vele cominciavano a sbatacchiare privando il Cormorano della<br />

sua forza motrice.<br />

Allora, tra un urlo e una preghiera, Patrizia poggiava allontanandosi<br />

dall’angolo morto, per riprendere il vento in modo da avere la velocità<br />

necessaria per virare.<br />

Julius sentiva i muscoli gonfiarsi per la tensione. La testa gli girava e il cuore<br />

batteva come un tamburo, freneticamente. Lanciò uno sguardo al mare intorno<br />

a loro. Una <strong>di</strong>stesa sconfinata e minacciosa, sempre sul punto <strong>di</strong> inghiottirli.<br />

Faceva paura più <strong>di</strong> qualsiasi nemico reale. C’era qualcosa <strong>di</strong> sovrumano<br />

nella natura scatenata, che metteva a nudo la parte più debole dell’anima.<br />

— Forza, forza.<br />

— Pronti alla virata...<br />

— Pronti.<br />

— Pronti.<br />

Il Cormorano era inclinato su un lato, fin quasi a rovesciarsi. Julius aveva<br />

— 124 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

un bel ripetersi che la chiglia a bulbo opponeva sempre maggior resistenza via<br />

via che l’assetto si inclinava. Già si vedeva perso in mare, tra quei flutti scuri che<br />

l’avrebbero <strong>di</strong>vorato in pochi attimi.<br />

Lanciati come schegge <strong>di</strong> un proiettile sulla scia del vento, procedettero<br />

ancora per un minuto lottando contro il vento che non voleva concedere la sua<br />

bene<strong>di</strong>zione alla manovra.<br />

Attendevano l’or<strong>di</strong>ne del timoniere, un comando che pareva non arrivare<br />

mai. Eppure Patrizia sapeva cosa fare, avrebbe scelto il momento giusto per<br />

manovrare...<br />

— Viaaa!<br />

Il comando giunse <strong>di</strong>storto dal vento, come una liberazione per gli improvvisati<br />

marinai che opponevano la loro <strong>di</strong>sperazione alla natura scatenata.<br />

La prua del Cormorano cavalcò due onde ripiombando sul mare dopo essersi<br />

impennata a mezz’aria. La randa cambiò mura mentre il boma cigolava. Le scotte<br />

si tesero.<br />

Julius si sentì scivolare. Imprecò. Attanagliò le <strong>di</strong>ta sulla prima cosa che gli<br />

passò sotto i polpastrelli. Picchiò il labbro contro la falchetta. Sapore amaro in<br />

bocca: sangue.<br />

Con le lacrime agli occhi Julius recuperò la sua stabilità, puntellandosi alla<br />

meglio contro il mulinello del winch. Incrociò gli occhi preoccupati <strong>di</strong> Lal.<br />

Erano passati? O il vento li aveva trascinati ancora una volta nella curva morta<br />

della virata?<br />

Julius osò appena alzare gli occhi sulla velatura.<br />

Sì, le vele avevano cambiato lato, gonfiandosi nel verso opposto. Julius<br />

cercò Patrizia. Avrebbe urlato <strong>di</strong> gioia: erano passati. Filavano a vele spiegate.<br />

L’andatura era costante, ma la <strong>di</strong>fficoltà più grossa era superata, forse più tar<strong>di</strong><br />

avrebbero dovuto fare un altro bordo e risalire il vento, ma per ora vivevano <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>ta. Troppo stanchi per gioire, tentavano <strong>di</strong> mantenere l’andatura. L’importante<br />

era allontanarsi da Samaringa.<br />

Era come se un demone della foresta avesse compiuto un incantesimo<br />

costringendoli a rimanere in quella regione. Su tutti loro pesava l’ombra <strong>di</strong><br />

Matsushita, assetato <strong>di</strong> vendetta.<br />

Le raffiche spazzavano il ponte, fischiando sinistramente. Sollevavano lance<br />

d’acqua gelata che fiaccavano la resistenza e il coraggio dei navigatori.<br />

Patrizia si reggeva al timone con caparbia determinazione, se cedeva lei erano<br />

perduti...<br />

— 125 —


Julius volle esserle vicino per incoraggiarla. Approfittando <strong>di</strong> un attimo in cui<br />

il vento pareva essersi calmato scivolò verso la sua posizione.<br />

Come un urlo udì cedere il cavo d’acciaio <strong>di</strong> una sartia. — <strong>Di</strong>salberiamo!<br />

— Testa a terra, Julius.<br />

Non se lo fece <strong>di</strong>re due volte. Il vento improvvisamente aveva portato un<br />

nuovo attacco, avendo ragione della velatura già duramente provata.<br />

Julius avvertì un fischio sopra la testa. Il cavo d’acciaio, libero della<br />

crocetta che lo tratteneva alla sommità dell’albero, svolazzava come una<br />

pericolosissima frusta.<br />

Sentì urla e or<strong>di</strong>ni concitati. Era finita...<br />

Lo schiocco secco del boma che cedeva gli giunse sino al cuore.<br />

<strong>Di</strong>salberavano veramente. La corrente li portava verso gli scogli. Julius ci<br />

mise qualche minuto per rendersi conto che la via <strong>di</strong> fuga era preclusa. Erano<br />

prigionieri <strong>di</strong> Samaringa.<br />

Come una mostruosa escrescenza, il Cormorano emergeva dai flutti, incagliato<br />

tra le rocce che spuntavano a pelo d’acqua.<br />

La tempesta era cessata <strong>di</strong> colpo. Non un alito <strong>di</strong> vento, non una goccia <strong>di</strong><br />

pioggia.<br />

Il sole nascosto dalle nubi non illuminava che pallidamente lo scenario<br />

circostante. La spiaggia <strong>di</strong> un cupo color grigio era a poche decine <strong>di</strong> metri dal<br />

Cormorano. Tutt’attorno la giungla impenetrabile.<br />

Erano sul versante più selvaggio <strong>di</strong> Samaringa.<br />

— Almeno ci metteranno un po’ <strong>di</strong> tempo per arrivare — aveva commentato<br />

laconicamente Stark.<br />

— Comunque arriveranno sicuramente, non mollano quelli.<br />

Si volsero tutti a guardare Hakermann. Con la sciabola tra le mani<br />

assomigliava sempre <strong>di</strong> più a una statua <strong>di</strong> guerriero stanco alla fine della<br />

pista.<br />

Sulla veri<strong>di</strong>cità della sua affermazione non c’erano dubbi. Gli yakuza non<br />

avrebbero lasciato Samaringa senza la loro pelle, per lo meno la sua.<br />

— Dì un po’, perché ce l’hanno tanto con te? — chiese A.J. Con la sua<br />

vocetta querula, interpretava il pensiero <strong>di</strong> tutti.<br />

— Già, <strong>di</strong>cci perché rischiamo la vita per te — fece eco Lal. Julius non <strong>di</strong>sse<br />

nulla, anche lui era curioso, dopotutto. Nell’aria serpeggiava l’idea <strong>di</strong> lasciare<br />

— 126 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Hakermann ai giapponesi, se era questo che volevano.<br />

Il mercenario non si pronunciava, in ogni caso sapeva che Kono non si<br />

sarebbe accontentato. Lo volessero o no erano tutti sulla stessa barca. Tanto<br />

valeva sapere finalmente il motivo del tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Hakermann.<br />

Questi dovette intuire il pensiero <strong>di</strong> Julius, perché lo fissò <strong>di</strong>ritto negli occhi<br />

prima <strong>di</strong> cominciare il suo <strong>di</strong>scorso.<br />

— Il mio vero nome è Arka<strong>di</strong> Stefamovic Grenkov — cominciò con il tono <strong>di</strong><br />

una confessione. — Anche se per molti anni mi sono fatto passare per olandese<br />

o tedesco, la mia patria è la Russia. Sono nato a Kiev settant’anni fa e ho sempre<br />

servito il mio paese. Sin dal giorno in cui entrai alla scuola <strong>di</strong> spionaggio <strong>di</strong><br />

Odessa in Crimea, giurai che la causa della rivoluzione sarebbe stata per me<br />

una ban<strong>di</strong>era.<br />

— Un russo fottuto! — esclamò A.J. stridulo. Hakermann gli restituì uno<br />

sguardo <strong>di</strong> ghiaccio che lo costrinse ad abbassare il capo.<br />

— Un agente del NKVD. Nel 1941 operavo sulla Costa Azzurra nei pressi <strong>di</strong><br />

un paesino chiamato Royal les Eaux. Lavoravo in incognito per smascherare<br />

una rete clandestina dell’Abwher, il servizio <strong>di</strong> spionaggio <strong>di</strong> Hitler, a quell’epoca<br />

impegnato in una complessa operazione che aveva collegamenti in Turchia e<br />

in Estremo Oriente. Il Giappone era appena entrato in guerra, ma già da anni<br />

aveva agganci con Germania e Italia. In particolare c’era un piano denominato...<br />

me lo ricordo ancora: Walfrid. Walfrid prevedeva uno scambio <strong>di</strong> agenti tra Tokyo<br />

e Berlino. Io ero alle calcagna <strong>di</strong> un agente dell’Abwher conosciuto con il nome<br />

<strong>di</strong> Klaus Hakermann. Un in<strong>di</strong>viduo eccezionalmente abile, che per anni aveva<br />

operato in Europa Centrale e che, ormai bruciato agli occhi dei servizi segreti<br />

britannici, Canaris aveva deciso <strong>di</strong> trasferire in Oriente. Un po’ per continuare la<br />

lotta su un terreno ancora vergine, un po’ per controllare gli alleati nipponici <strong>di</strong><br />

cui Berlino non si fidava ciecamente. Raggiunsi Hakermann in un alberghetto<br />

sulla riviera, due ore prima che si imbarcasse su un cargo egiziano che<br />

faceva rotta per l’Oriente. Sapevo per certo che i giapponesi non conoscevano<br />

Hakermann <strong>di</strong> persona. Con un po’ <strong>di</strong> fortuna potevo mettere a segno un colpo<br />

fantastico, infiltrarmi in un’operazione complessa che mi avrebbe consentito,<br />

oltre all’eliminazione <strong>di</strong> un pericoloso agente nemico, <strong>di</strong> portarmi nel cuore<br />

dell’apparato nipponico, che era quello che più preoccupava Stalin a quell’epoca.<br />

Infatti urgeva la risposta a un quesito che i generali russi si ponevano con<br />

ossessionante frequenza: l’armata giapponese avrebbe attaccato la Russia<br />

dalla Manciuria oppure avrebbe concentrato i suoi sforzi bellici nel Pacifico? Era<br />

— 127 —


una questione <strong>di</strong> vitale importanza, come sapete... I nazisti si preparavano a<br />

sferrare un attacco alla Russia, che in quel momento aveva bisogno <strong>di</strong> ogni<br />

suo uomo. Sapere con certezza la strategia che Tokyo intendeva seguire ci<br />

avrebbe dato un vantaggio inestimabile nella campagna in Europa.<br />

“<strong>Di</strong>venni così un agente doppio. Impadronitomi dei co<strong>di</strong>ci segreti <strong>di</strong><br />

Hakermann presi il suo posto su quel carro. I giapponesi caddero nella<br />

trappola e io potei introdurmi nel loro mondo. Passavo ai tedeschi informazioni<br />

da poco, mentre in realtà fornivo ai sovietici informazioni sempre più<br />

consistenti. Ma la domanda principale rimaneva sempre la stessa: potevano<br />

i russi levare le <strong>di</strong>visioni <strong>di</strong>fensive dalla Siberia per trasferirle in Europa,<br />

o dovevano attendersi un’apertura <strong>di</strong> fronte in Asia? Compresi subito che<br />

rimanendo nelle ambasciate non avrei scoperto nulla. Certo, i giapponesi<br />

erano gentilissimi con me e mi facilitavano in ogni cosa, ma era ben chiaro<br />

che i piani segreti, le strategie, erano roba loro. Come il gioco del Go, io potevo<br />

solo muovere delle pietre su una scacchiera e magari vincere una partita, ma<br />

la trama generale del gioco, il <strong>di</strong>segno superiore, mi rimaneva oscuro. Loro mi<br />

escludevano, sebbene fossi un alleato. Ero un gaijin, uno straniero.<br />

Seguì una pausa <strong>di</strong> silenzio. Nessuno aveva più domande da rivolgere. La<br />

tensione stessa che li aveva accompagnati sembrava essersi attenuata.<br />

Julius annuì tra sé. Pian piano i no<strong>di</strong> venivano al pettine. Hakermann, o<br />

comunque si chiamasse, era un uomo eccezionale. Che vita doveva essere<br />

stata la sua, quali esperienze...<br />

Un nemico?<br />

Forse, un uomo da rispettare al <strong>di</strong> là delle sue colpe, comunque.<br />

— Continui, Hakermann — incitò Stark, che lavorava con un cacciavite per<br />

svitare il calcio dello Spas. In un combattimento ravvicinato sarebbe stato più<br />

maneggevole. — Non abbiamo molto tempo e la storia è interessante.<br />

Hakermann fece un sorrisetto. Il suo racconto <strong>di</strong>ventava una confessione,<br />

potersi sfogare dopo tanti anni rivelando il suo segreto era una liberazione per<br />

la sua anima tormentata.<br />

— Per risolvere il quesito che mi assillava compresi — <strong>di</strong>sse — che dovevo<br />

varcare una porta. Un ingresso invisibile che mi avrebbe portato in una<br />

<strong>di</strong>mensione più profonda. E accettai il prezzo da pagare. Conobbi un giovane<br />

ufficiale giapponese, un uomo devoto al potere come pochi, un vero samurai,<br />

la cui vita era segnata dal filo della spada. Un assassino per molti, un eroe per<br />

me. Fu il mio maestro e forse qualcosa <strong>di</strong> più. <strong>Di</strong>venni suo <strong>di</strong>scepolo nelle arti<br />

— 128 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

marziali, fino alla decisione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>viderne i rischi in una serie <strong>di</strong> missioni suicide<br />

nel Sud Est asiatico. Nella giungla delle Filippine, in Birmania, fummo come<br />

fratelli. Vivemmo l’incubo <strong>di</strong> rimanere isolati nella giungla, braccati come lupi. Ma<br />

<strong>di</strong>venimmo amici, e queste sono cose che un giapponese non <strong>di</strong>mentica. Era<br />

sorto tra noi un legame che per un giapponese è in<strong>di</strong>ssolubile.<br />

— Giri — interruppe Julius.<br />

— Esatto — commentò con un sospiro Hakermann — il dovere, l’onore che<br />

lega i guerrieri l’uno all’altro. Pian piano mi resi conto che, pur essendo gaijin, la<br />

considerazione che i giapponesi nutrivano per me era cresciuta. Ero <strong>di</strong>ventato<br />

l’allievo <strong>di</strong> Matsushita Kono. Col tempo scoprii che egli non era semplicemente<br />

un agente del Kampei Tai, ma anche uno yakuza, membro <strong>di</strong> una società segreta<br />

che si professava <strong>di</strong>scendente dai samurai. In realtà gli yakuza sono sempre<br />

stati gangster, paria che né i bushi, i guerrieri <strong>di</strong> alta casta, né la gente per bene,<br />

gli hemin, volevano tra i pie<strong>di</strong>. Ma con gli anni <strong>di</strong>vennero potenti, costruendo un<br />

mondo clandestino fatto a immagine e somiglianza dell’antica casta dei guerrieri<br />

ormai scomparsa. Nel Giappone moderno erano loro gli unici a tener viva la<br />

tra<strong>di</strong>zione della spada.<br />

Le leggende narrano che la dea del Sole, Amaterasu, donò al primo<br />

imperatore Tenno la spada, simbolo della virtù guerriera, il gioiello, simbolo<br />

del senso estetico, e lo specchio, simbolo della spiritualità, ma che col tempo<br />

quest’ultimo dono andò perso in fondo al mare. In fin dei conti la storia del<br />

Giappone segue con linearità questa leggenda. In un momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà,<br />

la guerra, scomparsi i valori del Bushido assieme ai samurai, gli yakuza<br />

raccolsero la spada. E <strong>Di</strong>o sa quanto il Giappone avesse bisogno <strong>di</strong> qualcuno<br />

che lo facesse. Così i paria, gli esclusi, <strong>di</strong>vennero signori. Yakuza è il suono <strong>di</strong><br />

tre numeri, che uniti assieme danno la cifra che nella cabala orientale in<strong>di</strong>ca i<br />

perdenti; ma in quel momento essi <strong>di</strong>vennero i Signori, e lo fecero in una maniera<br />

non eclatante, ma subdola, nascondendo l’avi<strong>di</strong>tà sotto il patriottismo, la violenza<br />

sotto il coraggio e il fanatismo sotto l’onore. Io entrai a far parte <strong>di</strong> quel mondo.<br />

— Riuscì a trovare quella risposta?<br />

Hakermann assentì.<br />

— Alla fine sì. Non fui io a comunicarla, ma un altro infiltrato sovietico <strong>di</strong> nome<br />

Sorge.<br />

— La spia! — esclamò Julius. — Ho letto la sua storia, fu scoperto e impiccato.<br />

— Io invece fui fortunato. Tutta la colpa fu attribuita a lui e io ne rimasi fuori.<br />

Io ero protetto, facevo parte del clan. Ero l’unico oyabun, l’unico capo yakuza,<br />

— 129 —


che non fosse giapponese. Voi non potete capire cosa significhi e così non<br />

lo compresero a Mosca. Comunque, per loro io avevo adempiuto alla mia<br />

missione. Spostarono quelle <strong>di</strong>visioni in Europa e vinsero la guerra. Io fui<br />

<strong>di</strong>menticato, o almeno credetti <strong>di</strong> esserlo. Sempre più legato a Kono allentai<br />

i rapporti con Mosca, e alla fine del conflitto nessuno si preoccupò <strong>di</strong> me. Al<br />

processo <strong>di</strong> Tokyo, Kono non fu neppure processato per i crimini <strong>di</strong> guerra<br />

commessi, lui era un predestinato al comando, intoccabile. Inoltre era un<br />

kamikaze risparmiato dal destino. La sua missione fu annullata il giorno in<br />

cui il piccolo sole maledetto degli americani si accese su Hiroshima, per i<br />

Giapponesi era un eroe anche se la guerra era persa. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> noi,<br />

loro vedono una nobiltà anche nella sconfitta, e Kono meritava ogni riguardo.<br />

Per cui fu tenuto lontano da ogni rumore del processo. E io con lui. Ero<br />

nell’organizzazione. Ancora una volta cambiai identità, facendomi passare per<br />

olandese. Tornai nei luoghi in cui avevo combattuto. Questa volta combattevo<br />

per gli yakuza. Mosca, però, non mi aveva perso <strong>di</strong> vista. Mesi fa venne a<br />

reclamare il suo cre<strong>di</strong>to; avevo giurato alla ban<strong>di</strong>era, dopo tutto. Anche verso il<br />

mio paese avevo un giri.<br />

— E così ha collaborato all’operazione <strong>di</strong>retta dal colonnello Kasparoff per<br />

riarmare i comunisti malesi.<br />

— Dunque lo sa.<br />

— Dall’inizio.<br />

Tra Hakermann Julius e Jaga passò una corrente fredda.<br />

— Che storia è questa? — brontolò A.J.<br />

Julius lo guardò senza espressione.<br />

— Io voglio sapere, perché qui mi sa che tu ci volevi fregare tutti. — Il nero<br />

puntava il <strong>di</strong>to accusatore verso Julius come una spada. — Tu non hai mai<br />

pensato <strong>di</strong> portare via quella droga da Samaringa. Volevi fregarci — ripeté.<br />

— Ho paura <strong>di</strong> sì — sospirò Stark. — In ogni caso non ha più importanza<br />

ormai... Là fuori tutto tace, c’è qualcuno nascosto nella foresta.<br />

— 130 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

21<br />

— Qualsiasi cosa succeda stammi vicino — Julius sperava <strong>di</strong> infondere fiducia<br />

con le sue parole, ma sentiva l’inquietu<strong>di</strong>ne vibrargli nella voce.<br />

Patrizia annuì, seria. Lei era l’unica estranea al dramma che andava<br />

consumandosi sul relitto del Cormorano.<br />

Julius non si sarebbe mai perdonato <strong>di</strong> averla coinvolta se le fosse successo<br />

qualcosa. Giri, obbligazione. Anche lui come Hakermann si sentiva in debito.<br />

Ora sapeva, conosceva il segreto del tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Hakermann o qualunque<br />

fosse il suo nome. Una scelta obbligata che stava per pagare a un prezzo forse<br />

più alto del necessario. Piangerci sopra non sarebbe servito. Era il momento <strong>di</strong><br />

tirar fuori le unghie e <strong>di</strong> vendere cara la pelle.<br />

— Io qui dentro non ci resisto, preferisco stare allo scoperto.<br />

A.J. trasudava eccitazione e paura da ogni poro. Questa volta non avrebbe<br />

potuto <strong>di</strong>sertare. Julius ne era certo, avrebbe fatto la sua parte.<br />

Il nero scambiò un’occhiata con Lal.<br />

— Vengo con te — rispose questi — qui dentro sembra <strong>di</strong> stare in una gabbia.<br />

I due salirono sul ponte alla ricerca <strong>di</strong> un buon posto dove barricarsi. Stark<br />

aveva terminato <strong>di</strong> smontare il calcio dello Spas. <strong>Di</strong> tutti era il più calmo, <strong>di</strong> lotte<br />

così ne aveva sostenute a dozzine.<br />

— Ci ve<strong>di</strong>amo più tar<strong>di</strong> — <strong>di</strong>sse Julius alzando il pollice in un gesto<br />

scaramantico. L’italiano rispose con il medesimo gesto. Più che mai <strong>di</strong>pendevano<br />

da un capriccio della fortuna. Passavano i minuti e l’aria rarefatta rendeva<br />

insostenibile l’attesa.<br />

Jaga stringeva i denti con lo sguardo fisso sul boccaporto.<br />

Lei sapeva la verità fin dall’inizio. Non avrebbe abbandonato l’uomo che<br />

idolatrava senza poter amare...<br />

Questi, solo più che mai con le sue paure, stringeva la spada con fermezza in<br />

un angolo della cabina. Senza armi da fuoco, pre<strong>di</strong>ligeva lo spazio ristretto. Ogni<br />

mollezza del suo viso era scomparsa. Una maschera <strong>di</strong> ferro.<br />

Il momento tanto atteso della resa dei conti era arrivato, ornai era finita. Al<br />

termine <strong>di</strong> quel giorno si sarebbe liberato del suo incubo o sarebbe morto con lui.<br />

Il mare sciabordava ritmicamente sul fianco della barca. Nulla in<strong>di</strong>cava il<br />

— 131 —


pericolo imminente, se non il silenzio prolungato e innaturale della natura<br />

circostante.<br />

— Dove sono, male<strong>di</strong>zione, dove sono? — A.J. tormentava la mitraglietta<br />

con le <strong>di</strong>ta, sudatissimo.<br />

A un tratto vide il mare come gonfiarsi sotto <strong>di</strong> lui. Nell’aria saettò qualcosa:<br />

un rampino d’abbordaggio che s’inchiodò con un rumore secco nella falchetta<br />

del Cormorano.<br />

Come un mostruoso ragno nero un ninja si arrampicò in un attimo sulla<br />

murata.<br />

Cominciava...<br />

A.J. premette il grilletto con rabbia, vomitando una lingua <strong>di</strong> fuoco sul<br />

giapponese, che cadde a mezz’aria senza neppure un grido.<br />

— Sei fatto, stronzo! — urlò A.J. Ma già altri tre uomini gli erano addosso. Ci<br />

fu un mulinare <strong>di</strong> lame nell’aria, una raffica ancora.<br />

— Lal, aiuto!<br />

Il nero fu imbrigliato da una rete che gli strappò <strong>di</strong> mano il mitra. Intravide<br />

appena la lama che saettava verso il suo petto. Morì con una bestemmia sulle<br />

labbra. Non avrebbe mai avuto la sua parte <strong>di</strong> gioielli...<br />

Vedendo il compagno a terra, Lal si gettò nei gruppo con il pugnale<br />

sfoderato. Ci fu un clangore metallico. La carne contro l’acciaio.<br />

Un ninja cadde con la gola trafitta. Per un attimo Lal fu come il <strong>di</strong>o della<br />

guerra, vittorioso nella battaglia, gli occhi iniettati <strong>di</strong> sangue e il viso trasfigurato<br />

dall’o<strong>di</strong>o.<br />

Spararono.<br />

Lal rimase per un attimo irrigi<strong>di</strong>to e poi, quasi incredulo, si volse verso il<br />

giapponese che l’aveva freddato alle spalle. Tentò un ultimo gesto <strong>di</strong> reazione,<br />

poi cadde riverso in avanti sputando sangue.<br />

L’ultima cosa che vide fu il ponte invaso dai giapponesi, almeno otto.<br />

— Bastar<strong>di</strong>! — Stark emerse dal boccaporto sparando senza neppure<br />

mirare. Lo Spas caricato a mitraglia era incandescente nelle sue mani. Lampi<br />

<strong>di</strong> fuoco spazzarono il gruppo.<br />

Da sotto Julius ascoltava gli echi della battaglia con il cuore in gola. Era<br />

venuto il momento.<br />

L’oblò <strong>di</strong> vetro si infranse sotto il peso del ninja catapultato all’interno come<br />

un proiettile. Agilissimo, il giapponese sembrava muoversi a <strong>di</strong>spetto della forza<br />

<strong>di</strong> gravità.<br />

— 132 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Nel buio della cabina brillò una lama. Julius sentì un bruciore sulla guancia,<br />

ma non vi fece caso. Sparò a casaccio arabescando la poltrona <strong>di</strong> velluto davanti<br />

a sé.<br />

Mancato. Percepì l’o<strong>di</strong>o negli occhi del giapponese.<br />

Uno contro l’altro i due uomini rotolarono in una lotta selvaggia, mentre il<br />

veliero si riempiva dell’eco della battaglia.<br />

Spari, urla, ma Julius sentiva solo il proprio respiro affannoso. Il ninja gli<br />

stringeva la gola con una morsa d’acciaio.<br />

Entro pochi secon<strong>di</strong> con la forza <strong>di</strong> sole due <strong>di</strong>ta l’uomo gli avrebbe spezzato<br />

la carotide.<br />

Già aveva la vista annebbiata e il sangue gli martellava le tempie. Provò a<br />

colpire, ma i movimenti erano scoor<strong>di</strong>nati.<br />

Udì un urlo. La presa si allentò. Patrizia aveva colpito con un coltello da cucina<br />

la spalla del giapponese.<br />

Il guerriero ammantato <strong>di</strong> nero le <strong>di</strong>ede un manrovescio che la catapultò sul<br />

terreno.<br />

Si era <strong>di</strong>stratto per un attimo, una possibilità che non si sarebbe ripetuta.<br />

Julius colpì con il ginocchio lo stomaco dell’uomo, traendone un gemito<br />

soffocato. Il taglio della mano compì un semicerchio nell’aria, andando a cogliere<br />

la carotide del ninja.<br />

Non c’era tempo per leccarsi le ferite.<br />

Spari, visioni confuse <strong>di</strong> una battaglia <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata e selvaggia. La pistola...<br />

Julius vide Jaga sparare a due mani, spappolando il cervello <strong>di</strong> un aggressore.<br />

Il mercenario si catapultò a terra raccogliendo il mitragliatore Famas. Sparò i<br />

colpi che rimanevano in rapida successione. Avvolto in una nuvola <strong>di</strong> fumo, Julius<br />

aveva gli occhi rossi a causa della cor<strong>di</strong>te e della paura.<br />

<strong>Di</strong>stinse corpi nel sangue, senza comprendere chi era caduto e chi<br />

sopravviveva.<br />

Silenzio.<br />

Pian piano Julius <strong>di</strong>stinse le sagome attorno a sé.<br />

Hakermann rinfoderò la katana <strong>di</strong> Muramasa con un gesto teatrale. <strong>Di</strong>nanzi a<br />

lui giaceva un uomo senza più testa.<br />

— Finito — <strong>di</strong>sse cupo.<br />

Julius ci mise un attimo a realizzare il significato <strong>di</strong> quella parola. Non si<br />

combatteva più. Ora non rimaneva che contare i morti.<br />

— Finito — <strong>di</strong>sse con un filo <strong>di</strong> voce.<br />

— 133 —


Cercava Patrizia. Imbrattata <strong>di</strong> sangue non suo, la ragazza si stava rialzando<br />

da dove era rotolata.<br />

— Finito — sospirò con le lacrime agli occhi.<br />

— Finito — fece eco Jaga con la pistola ancora fumante tra le mani. Aveva<br />

l’abito stracciato e una ferita superficiale sopra la scapola. L’eccitazione<br />

anestetizzava il dolore.<br />

Per un attimo Julius temette che non si fosse salvato nessun altro, poi dal<br />

boccaporto giunse una voce impastata <strong>di</strong> sangue.<br />

— Finito — Stark, ferito alla gamba e alla spalla, era ancora vivo.<br />

Usava il fucile come stampella, e si stava costruendo un laccio emostatico<br />

con un brandello <strong>di</strong> tela nera strappato a un nemico morto.<br />

Era veramente finita? Gli avversari erano tutti morti o avevano rinunciato?<br />

Matsushita Kono non era tra loro...<br />

— Al prossimo attacco non reggeremo — concluse Stark mentre inseriva<br />

nel serbatoio dello Spas gli ultimi colpi rimasti. Provati dalla fatica e dal<br />

combattimento, i componenti del piccolo gruppo <strong>di</strong> fuggiaschi stavano per<br />

capitolare.<br />

Eppure l’attacco finale non veniva.<br />

Passavano i minuti e il silenzio continuava, opprimente, senza che nulla lo<br />

lacerasse.<br />

— Venite un po’ qui — chiamò Stark dal ponte.<br />

Lentamente gli altri si affacciarono al boccaporto. Oltre il ponte, ingombro<br />

dei cadaveri <strong>di</strong> amici e nemici accomunati nel muto oblio della morte, si vedeva<br />

la spiaggia.<br />

<strong>Di</strong>sposti a semicerchio, una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> giapponesi attendevano. Alcuni<br />

erano ninja, altri semplici genin yakuza, soldati <strong>di</strong> un esercito dell’ombra pronti<br />

a morire per la vittoria.<br />

Silenziosi e immobili, parevano statue <strong>di</strong> Buddha in attesa che il destino si<br />

compisse.<br />

Julius si domandò se anche loro erano stanchi <strong>di</strong> combattere come lui.<br />

Matsushita Kono sedeva al centro del gruppo, a torso nudo, armato della<br />

sola katana.<br />

Il suo corpo era ricoperto <strong>di</strong> tatuaggi zentai, tipici degli yakuza.<br />

Impressionante maschera d’o<strong>di</strong>o.<br />

Guardava fisso verso il Cormorano cercando Hakermann. Questi ricambiò<br />

l’occhiata con la triste ineluttabilità <strong>di</strong> chi sa <strong>di</strong> essere segnato dal destino.<br />

— 134 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Il senso della scena era chiaro.<br />

I giapponesi li avrebbero massacrati, Kono voleva solo Hakermann. Gli stava<br />

proponendo un regolamento <strong>di</strong> conti da uomo a uomo. Da samurai a samurai.<br />

Hakermann si morse il labbro, indeciso, poi sospirò.<br />

Il suo viso era più sereno ora. Era quello il momento che aveva aspettato,<br />

desiderato nonostante tutto.<br />

Non sarebbe venuto a patti con la propria coscienza quella volta. Avrebbe<br />

affrontato il proprio destino con fermezza.<br />

Fece per salire sul ponte. La mano <strong>di</strong> Jaga lo trattenne.<br />

— No — supplicò la moluccana.<br />

Con fermezza ma dolcemente Hakermann scostò la ragazza da sé. Si<br />

voltò verso <strong>di</strong> lei correndo con lo sguardo sui suoi lineamenti, come un padre<br />

che guarda la figlia prima <strong>di</strong> addormentarsi. Passò le <strong>di</strong>ta sulla fronte <strong>di</strong> lei,<br />

decidendosi in ultimo a deporvi un rapido bacio.<br />

Infine Hakermann cercò Julius. Tese la mano ricevendone una rapida stretta.<br />

Julius annuì, si erano capiti. Ci son debiti che un uomo deve pagare, prima o<br />

poi.<br />

Stringendo la katana Hakermann scese dal Cormorano con stu<strong>di</strong>ata lentezza.<br />

I giapponesi lo fissavano impassibili.<br />

L’agente russo respirava con lenta regolarità, compiendo ogni gesto come un<br />

rito. In cuor suo era certo che quello fosse l’ultimo giorno che vedeva sulla terra.<br />

Paura? Sì, certo, la vita era bella nonostante tutto, ma ora non poteva<br />

scegliere, doveva battersi.<br />

Sentì l’acqua lambirgli i polpacci, calda.<br />

Avanzò sino alla spiaggia con gli occhi fissi su Matsushita, il suo maestro, il<br />

suo signore, il suo amante.<br />

Vi intravvedeva rispetto, ora. Adesso erano <strong>di</strong> nuovo due pari. Qualunque fosse<br />

stato l’esito del duello, l’onore era ristabilito. Il sangue lavava il tra<strong>di</strong>mento.<br />

Per un attimo Hakermann rivide tutti gli anni trascorsi in Oriente, le lezioni<br />

impartitegli da Kono, ma stavolta non sarebbe stato solo un incontro <strong>di</strong> Kendo, il<br />

loro.<br />

Quando giunse <strong>di</strong>nanzi a Kono, Hakermann era un altro uomo. Ormai tutti<br />

i fantasmi della sua esistenza non avevano più importanza. L’onore, la patria,<br />

l’amore. Tutto scoloriva.<br />

Ora lui era lì. Contava solo l’attimo fuggevole, avevano ragione i maestri zen.<br />

Si inginocchiò <strong>di</strong>nanzi a Kono sciogliendo la fascia dell’abito che indossava. Le<br />

— 135 —


mani non tremavano più.<br />

Zanshin. Lo spirito del combattimento. Un colpo e basta. Era l’essenzialità<br />

della filosofia orientale che viveva in lui. Lentamente la giacca scivolò sulla<br />

sabbia, lasciando intravvedere i muscoli un tempo duri, ora rilassati, ma<br />

ancora forti, ricoperti dei <strong>di</strong>segni color cinabro che il maestro tatuatore del clan<br />

yakuza aveva tracciato in due anni consecutivi <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> tormento sul suo<br />

corpo.<br />

Quando fu pronto Hakermann si inchinò al suo sensei, il maestro. Kono<br />

rispose con un oss sibilato e un movimento del capo che in<strong>di</strong>cava rispetto per<br />

l’avversario.<br />

Poi i due uomini si alzarono estraendo le spade.<br />

Dritte e baluginanti <strong>di</strong> violenza repressa, le katane si incrociarono, trattenute<br />

dalla presa solida dei due combattenti.<br />

Attimi <strong>di</strong> tensione. Leggeri spostamenti del peso da un piede all’altro, finte<br />

appena accennate.<br />

Il duello era mentale più che fisico.<br />

Occhi negli occhi, i due uomini si fronteggiavano sospinti da forze più gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> loro.<br />

Gli sguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> tutti erano puntati sulle spade.<br />

Julius tratteneva il fiato, affascinato malgrado tutto da quel duello.<br />

L’urlo <strong>di</strong> Hakermann ruppe il silenzio come il richiamo del lupo. Incapace<br />

<strong>di</strong> reggere la tensione che aleggiava si lanciò in avanti armando il suo colpo<br />

sopra la testa.<br />

Non ce la faceva più a reggere il rimprovero espresso dalla faccia <strong>di</strong> pietra <strong>di</strong><br />

Kono.<br />

Si udì un sibilo nell’aria. Kono si inginocchiò compiendo un mezzo passo a<br />

destra. La spada tenuta sul fianco non si era quasi mossa.<br />

Ma Hakermann rotolò in avanti rovinosamente. La katana <strong>di</strong> Muramasa roteò<br />

nell’aria, cadendo poco <strong>di</strong>stante.<br />

La sabbia era già rossa <strong>di</strong> sangue.<br />

In un lunghissimo istante Kono rinfoderò la spada, dopo averla nettata del<br />

sangue del nemico con un bordo <strong>di</strong> stoffa.<br />

Solo allora l’oyabun si voltò verso Hakermann, contemplandone il corpo<br />

senza vita. Fu lui adesso a inchinarsi al valore del guerriero caduto.<br />

Come in un sogno dai contorni sfumati i giapponesi si alzarono, circondando<br />

il loro capo come una muraglia.<br />

— 136 —


AppuntAmento A SAmAringA<br />

Se ne andavano in fila in<strong>di</strong>ana, silenziosi e appagati della vendetta.<br />

Julius chinò il capo. Sapeva che sarebbe finita così. Karma.<br />

— Almeno i gioielli li abbiamo salvati — sentenziò Stark, rompendo la tensione<br />

con una risata che aveva un tono isterico. — La guerra è finita, Julius, ci ve<strong>di</strong>amo<br />

alla prossima.<br />

Il mercenario scosse il capo.<br />

Guardava Jaga Thanut irrigi<strong>di</strong>ta accanto a lui.<br />

Lo sguardo della ragazza era fisso verso il gruppo che scompariva nella<br />

foresta. Per lei la guerra non sarebbe finita mai...<br />

— 137 —


<strong>Stefano</strong> <strong>Di</strong> <strong>Marino</strong><br />

<strong>Stefano</strong> <strong>Di</strong> <strong>Marino</strong> è nato a Milano, dove vive e lavora, nel 1961. Dal suo esor<strong>di</strong>o<br />

in libreria (1990, Per il sangue versato, Oscar Mondadori) ha pubblicato più <strong>di</strong><br />

sessanta tra romanzi, saggi sul cinema e narrativa d’intrattenimento, viaggi e arti<br />

marziali. Appassionato viaggiatore, amante della cultura orientale, degli sport da<br />

combattimento e della fotografia, ha de<strong>di</strong>cato la sua attività alla narrativa alternandola<br />

con le consulenze e<strong>di</strong>toriali e le traduzioni. Tra gli altri ha pubblicato Il<br />

cavaliere del vento e Quarto Reich (Piemme), Ora Zero e Sole <strong>di</strong> fuoco (Nord).<br />

Con lo pseudonimo Stephen Gunn firma la serie <strong>di</strong> spionaggio<br />

Il Professionista pubblicata da Segretissimo e giunta al suo quin<strong>di</strong>cesimo<br />

anno con il romanzo Guerre segrete, uscito a Giugno 2010 cui ha fatto seguito<br />

Morte senza volto nel novembre del 2010).<br />

I suoi ultimi romanzi sono la trilogia Montecristo basata sull’ipotesi <strong>di</strong> un colpo<br />

<strong>di</strong> stato in Italia (pubblicata da Il Giallo Mondadori Presenta).<br />

Ha curato l’antologia Il mio vizio è una stanza chiusa (Mondadori).Cura collane<br />

<strong>di</strong> DVD e tiene lezioni <strong>di</strong> scrittura creativa.<br />

I suoi libri più recenti sono Scrivere da professionisti (Delos,2010), manuale<br />

<strong>di</strong> scrittura <strong>di</strong> genere con un racconto <strong>di</strong>dattico e Vendetta (e<strong>di</strong>zioni BD, 2010).<br />

Per saperne <strong>di</strong> più:<br />

http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/wiki/<strong>Stefano</strong>_<strong>Di</strong>_<strong>Marino</strong><br />

http://hotmag.me/ilprofessionista<br />

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