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di Stefano Di Marino - Words from Italy

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La cinese consultò Julius con lo sguardo. C’era una forte possibilità che<br />

quel misterioso personaggio avesse qualcosa in comune con Jaga Thanut.<br />

La coincidenza del suo comportamento sospetto era troppo evidente per non<br />

avere un significato. I due agenti si intesero con un’occhiata. Jade imboccò<br />

il cortiletto da cui era venuta la processione, pareva sicura <strong>di</strong> sé e della<br />

planimetria del tempio.<br />

Entrarono in un chiostro dove alcuni fedeli bruciavano simulacri <strong>di</strong> carta in<br />

un braciere. Il fumo delle loro preghiere saliva sino al cielo. Una scena ricca <strong>di</strong><br />

misticismo, riusciva <strong>di</strong>fficile accettare che in quel tempio si svolgessero attività<br />

che con la fede avevano ben poco a che fare.<br />

Senza esitare Jade imboccò una scaletta vicino al braciere. In un attimo<br />

furono nella parte superiore del tempio.<br />

— Si levi le scarpe — or<strong>di</strong>nò la cinese quando stavano per entrare in un<br />

corridoio il cui pavimento era composto <strong>di</strong> assi <strong>di</strong> bambù.<br />

Scivolarono silenziosi fino a quando un rumore in<strong>di</strong>stinto non li fece<br />

arrestare.<br />

Voci.<br />

Piegata a quattro zampe, Jade ascoltava il suono della conversazione con<br />

l’orecchio a terra, come gli in<strong>di</strong>ani Sioux. Julius le andò vicino. Attraverso una<br />

fessura nel pavimento si intravvedeva una stanza sottostante.<br />

— Sono loro — <strong>di</strong>sse Jade con un filo <strong>di</strong> voce.<br />

Julius tratteneva il fiato. La stanza era semibuia, ma intuiva <strong>di</strong>stintamente la<br />

sagoma <strong>di</strong> Jaga Thanut.<br />

Elegantissima nel vestito <strong>di</strong> Yssey Myake, parlava con due uomini, un<br />

indocinese che ostentava un paio <strong>di</strong> lenti a specchio e l’uomo con la tonaca<br />

color zafferano. Il suo istinto non l’aveva dunque ingannato. Il finto monaco<br />

aveva un collegamento con Jaga.<br />

Parlavano con voce sommessa una lingua che Julius non capiva.<br />

— Cinese hakka, solo pochi lo conoscono. È la lingua dell’uomo con gli<br />

occhiali.<br />

— Lo capisce?<br />

Jade fece cenno <strong>di</strong> sì.<br />

— Si chiama Bang Shan, è un Cino-tailandese. È venuto a stabilirsi qui da<br />

Bangkok, dov’è ricercato dalla polizia. Suo cugino è il generale Bao Lan, un<br />

Signore della guerra del Triangolo d’Oro, comanda uno degli eserciti ribelli del<br />

Kuomintang, che gestiscono al traffico dell’eroina in Birmania.<br />

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