di Stefano Di Marino - Words from Italy
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mani non tremavano più.<br />
Zanshin. Lo spirito del combattimento. Un colpo e basta. Era l’essenzialità<br />
della filosofia orientale che viveva in lui. Lentamente la giacca scivolò sulla<br />
sabbia, lasciando intravvedere i muscoli un tempo duri, ora rilassati, ma<br />
ancora forti, ricoperti dei <strong>di</strong>segni color cinabro che il maestro tatuatore del clan<br />
yakuza aveva tracciato in due anni consecutivi <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> tormento sul suo<br />
corpo.<br />
Quando fu pronto Hakermann si inchinò al suo sensei, il maestro. Kono<br />
rispose con un oss sibilato e un movimento del capo che in<strong>di</strong>cava rispetto per<br />
l’avversario.<br />
Poi i due uomini si alzarono estraendo le spade.<br />
Dritte e baluginanti <strong>di</strong> violenza repressa, le katane si incrociarono, trattenute<br />
dalla presa solida dei due combattenti.<br />
Attimi <strong>di</strong> tensione. Leggeri spostamenti del peso da un piede all’altro, finte<br />
appena accennate.<br />
Il duello era mentale più che fisico.<br />
Occhi negli occhi, i due uomini si fronteggiavano sospinti da forze più gran<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> loro.<br />
Gli sguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> tutti erano puntati sulle spade.<br />
Julius tratteneva il fiato, affascinato malgrado tutto da quel duello.<br />
L’urlo <strong>di</strong> Hakermann ruppe il silenzio come il richiamo del lupo. Incapace<br />
<strong>di</strong> reggere la tensione che aleggiava si lanciò in avanti armando il suo colpo<br />
sopra la testa.<br />
Non ce la faceva più a reggere il rimprovero espresso dalla faccia <strong>di</strong> pietra <strong>di</strong><br />
Kono.<br />
Si udì un sibilo nell’aria. Kono si inginocchiò compiendo un mezzo passo a<br />
destra. La spada tenuta sul fianco non si era quasi mossa.<br />
Ma Hakermann rotolò in avanti rovinosamente. La katana <strong>di</strong> Muramasa roteò<br />
nell’aria, cadendo poco <strong>di</strong>stante.<br />
La sabbia era già rossa <strong>di</strong> sangue.<br />
In un lunghissimo istante Kono rinfoderò la spada, dopo averla nettata del<br />
sangue del nemico con un bordo <strong>di</strong> stoffa.<br />
Solo allora l’oyabun si voltò verso Hakermann, contemplandone il corpo<br />
senza vita. Fu lui adesso a inchinarsi al valore del guerriero caduto.<br />
Come in un sogno dai contorni sfumati i giapponesi si alzarono, circondando<br />
il loro capo come una muraglia.<br />
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