di Stefano Di Marino - Words from Italy

15
Qua e là nella foresta ardeva un fuoco. Nuvole di fumo salivano nel cielo
spazzato dal vento che spirava da terra.
Julius osservava gli uomini all’opera con mazze e picconi. I lavori per
approntare il campo d’atterraggio procedevano. Mancavano due giorni al venti,
e, in un modo o nell’altro, sarebbe presto finito tutto.
Julius aveva studiato la strada che il camion con l’eroina avrebbe percorso
dalla raffineria alla scogliera. Cinque chilometri nella giungla con un tracciato
dissestato.
Il mezzo ci avrebbe impiegato almeno quaranta minuti, di notte. Avevano
tutto il tempo per organizzare l’assalto e per impadronirsi dell’aereo, prima che
Hakermann si accorgesse di quel che succedeva.
Piuttosto, a Julius premeva conoscere l’identità dell’acquirente. Aveva
provato a sondare Jaga senza cavarne molto, forse non lo sapeva neppure
lei...
Sull’isola regnava una calma innaturale, presagio di qualcosa di oscuro che
forse conoscevano solo gli spiriti dei boschi.
Più volte Julius aveva incontrato lo sguardo astioso di Lo Shang. Per il
momento il cinese pareva aver rinunciato ai suoi propositi di morte, ma Julius
vegliava sempre.
Questa volta non si sarebbe lasciato sorprendere facilmente. La benda che
gli cingeva la fronte era ancora sporca di sangue rappreso, e di quando in
quando aveva delle vertigini. Un altro conto da regolare con Lo Shang...
Trascorse il pomeriggio sovrintendendo ai lavori.
Gli sarebbe piaciuto rivedere Patrizia, magari accordandosi per incontrarsi in
Italia, se tutto andava bene.
Il sole tramontava tingendo di rosso vivo il cielo che piombava sul mare.
Da quando era arrivato a Samaringa era la prima volta che Julius vedeva
uno dei famosi tramonti indonesiani, tanto suggestivi da ispirare la pittura
impressionista di artisti “maledetti”, gli autori europei fuggiti là per trovare
un’emozione.
Era l’Asia, bellissima e affascinante benché crudele, che una volta baciata
— 92 —