di Stefano Di Marino - Words from Italy

AppuntAmento A SAmAringA
Poche possibilità che trovassero Lo Shang nella giungla. Julius si alzò e andò a
recuperare la giacca.
I rottami della radio sfrigolavano ancora. Era tagliato fuori. Non aveva
possibilità di rinunciare alla partita. E ora restava da giocare la mano più difficile.
— Lo Shang è sparito.
La voce di Klaus Hakermann aveva il tono dell’ineluttabilità. Ormai anche per
lui il più era fatto. Non poteva più tirarsi indietro; qualsiasi fossero i fantasmi che lo
perseguitavano, ora dovevano far posto all’azione. Pena la morte.
Seduto alla scrivania del suo ufficio sorseggiava un liquore di riso, fumando
la pipa senza sentirne il sapore; tutta l’attenzione era rivolta alla cartina spiegata
davanti a lui.
Julius vi intravide una rossa segnaletica dei sentieri di Samaringa. Una mappa
vecchia di anni, ingiallita e spiegazzata, su cui era posata una P 38 che doveva
aver visto altre battaglie. L’arma di Hakermann.
— Non ha molta importanza — continuò l’ex agente dell’Abwher — sarà
ubriaco in qualche bugigattolo.
— Probabile — si pentì di aver detto Julius sentendo su di sé lo sguardo
pesante di Jaga. Forse la ragazza aveva indovinato quanto era successo tra lui e
il cinese. Sapeva anche il perché?
Julius si augurava di no. Aveva nascosto i lividi con un grosso paio di occhiali
scuri, che insieme alla benda che ancora gli cingeva la fronte confondevano il
suo aspetto.
Anche per lui il momento dei ripensamenti era passato. Solo azione, fino alla
fine.
— Il nostro cliente — proseguì Hakermann — arriverà stanotte da Sumatra
con un Dakota.
— Atterrerà al campo sulla scogliera, immagino.
— Esatto. Là qualcuno dei nostri lo riceverà, portandolo qui alla villa dove ci
consegnerà quanto ci deve.
— E l’eroina?
— Gli uomini la stanno imballando alla raffineria. La faremo stivare in un
camion, che partirà per il campo d’atterraggio solo quando Lee ci avrà mostrato i
gioielli.
— Il thailandese si fida a pagare senza controllare la merce?
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