di Stefano Di Marino - Words from Italy

AppuntAmento A SAmAringA
— Ci sono cose che non sai, mio bell’avventuriero.
— Voglio conoscerle.
Lei rise.
— Quanta fretta! Imparerai. — Fece due passi poi si voltò. In controluce la sua
figura era statuaria sotto il pareo.
— Hakermann è tedesco, vero, non olandese? Era una spia dei nazisti.
Jaga annuì.
— Dell’Abwher, inviato qui nel ’42 per collaborare con un uomo chiamato
Matsushita Kono, un agente dei giapponesi.
— Tu come le sai queste cose, te le ha raccontate?
Jaga si appoggiò languidamente alla balaustra.
— Brani di frasi, qui nulla si scopre direttamente; quanto a Kono, viene qui
spesso. C’è un legame tra loro, qualcosa di profondo, che non puoi capire.
— Lo stesso che ti lega a lui?
Jaga parve rifletterci un attimo.
— Qualcosa di simile: giri, un’obbligazione inestinguibile, un debito morale che
nessuno può rinfacciare se non la nostra coscienza.
— Tu hai un giri verso Hakermann?
— Io so solo che mi ha portata via da un bordello a Sulu e mi ha insegnato ad
avere rispetto di me stessa.
— Allora è sufficiente a creare un’obbligazione...
— Forse sì — sospirò lei. — Sai, il giri è anche detto “il peso che non può
essere sopportato”.
— Ma tu non sei giapponese. Neppure Hakermann lo è.
— Oh, è vero. Lui è gaijin, lo straniero, ma l’onore non ha razza. Non per un
samurai.
— Lui è un samurai?...
— Matsushita Kono lo è...
— E Hakermann ha un debito, un giri, verso Matsushita.
— E Kono verso Hakermann.
Julius rifletteva. Di colpo intravvedeva tutto un gioco sottile di onore e sangue,
qualcosa di fondamentalmente estraneo al mondo dei servizi segreti, che legava
la i protagonisti di quella vicenda.
— E Hakermann ha infranto questo giri? — disse quasi per ispirazione.
Sul viso della moluccana comparvero la paura, stupore e rabbia.
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