di Stefano Di Marino - Words from Italy

— Qui Wolf s den, Warrior, ti sentiamo, eravamo preoccupati.
Julius stava per rispondere quando avvertì qualcosa di strano nell’aria. Tutto
taceva, anche le scimmie avevano smesso di urlare.
— Warrior rispondi...
La detonazione si ripercosse come un tuono, provocando l’alzarsi in volo di
uno stormo di uccelli spaventatissimi.
La radio volò in pezzi travolta dalla potenza dei proiettili. Julius strinse il
ricevitore tra le dita, agghiacciato.
— E ora, bastardo, su le mani. Era Lo Shang.
Julius si voltò lentamente. Il cinese era alle sue spalle con la 44 Magnum a
canna lunga spianata contro di lui.
In testa aveva lo Stetson a tesa larga, che gli dava più che mai l’aria del
cowboy. Una situazione classica da film western. Lo Shang l’aveva seguito
passo passo sino a Keckac Lot, lì aveva scoperto il suo segreto.
Julius aveva la bocca secca e nessuna carta di giocare.
Da un attimo all’altro si aspettava che Lo Shang premesse il grilletto
ponendo fine alla sua missione.
— Avevo ragione a dubitare, allora — fece compiaciuto il cinese. — Sei uno
sbirro. Con chi trasmettevi?
— Singapore. Siete tutti in trappola.
Il cinese rise sguaiatamente.
— E tu che ci guadagni? Morirai per primo.
Julius respirava lentamente, doveva giocare il tutto per tutto. Se il cinese
voleva ucciderlo, l’avrebbe fatto nei prossimi secondi.
Ma Lo Shang esitava, il dito sul grilletto non era neppure contratto. Qualcosa
lo tratteneva. Julius doveva rischiare...
— Che aspetti a uccidermi, Lo Shang?
— Non provocarmi.
— Non puoi permetterti di uccidermi così a sangue freddo. Non ti
crederebbero, sanno che mi odi.
— E la radio? È una prova.
— Non ti crederanno lo stesso, potresti aver montato tutto...
— Allora verrai a spiegare al signor Hakermann cosa ci facevi qui; ci
penserà lui a decidere, e stavolta nessuno spirito ti proteggerà, e neppure
Jaga Thanut potrà fare nulla per te.
Una possibilità, doveva giocare il cinese sulle sue emozioni. — Non riuscirai
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