di Stefano Di Marino - Words from Italy
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AppuntAmento A SAmAringA<br />
I giapponesi non vi avevano fatto caso, un po’ per soggezione, un po’ perché<br />
consideravano le due lame come parte dell’arredamento. Orgogliosi della<br />
propria abilità <strong>di</strong> spadaccini, non contemplavano neppure la possibilità che il loro<br />
prigioniero li potesse affrontare con quell’arma.<br />
Non sapevano delle tre ore quoti<strong>di</strong>ane che Hakermann de<strong>di</strong>cava al maneggio<br />
della spada. Non sapevano dello spirito <strong>di</strong> Muramasa, violento e sanguinario, che<br />
avrebbe guidato la mano che avesse impugnato la katana.<br />
Ma come arrivarci? Hakermann fissò il fodero risalendo sino all’impugnatura<br />
leggermente ricurva.<br />
Una volta posateci le mani sopra per lui sarebbe stata questione <strong>di</strong> un attimo<br />
sguainare e colpire.<br />
Era un esperto <strong>di</strong> Iaido, una antica scuola <strong>di</strong> scherma che insegnava a colpire<br />
nel momento in cui si sfoderava.<br />
Ma era l’intervallo <strong>di</strong> tempo precedente a creare dei problemi. I tre giapponesi<br />
lo tenevano sotto sorveglianza. Fino a quando tutta la loro attenzione fosse stata<br />
concentrata su <strong>di</strong> lui, non vi era la possibilità neppure <strong>di</strong> tentare la fortuna.<br />
Ci sarebbe voluta una <strong>di</strong>versione... ma quale? quale?<br />
Matsushita Kono indossava un abito nero, pratico in combattimento e adatto al<br />
mimetismo tra le ombre della giungla.<br />
A più <strong>di</strong> sessant’anni si sentiva forte come un giovane leone. Gli occhi, animati<br />
da una perenne luce fredda, scrutavano la giungla come lame d’acciaio.<br />
Non parlava altro che per impartire secchi or<strong>di</strong>ni ai suoi uomini, che lo<br />
circondavano come una muraglia umana. Sarebbero morti per lui.<br />
Erano tutti ninja, guerrieri esperti in ogni tipo <strong>di</strong> lotta, votati al sacrificio per il<br />
loro capo tanto da rasentare il fanatismo. Da ore cercavano il camion con l’eroina.<br />
Un fischio acutissimo arrestò i movimenti del gruppo che procedeva nella<br />
radura battendo ogni anfratto del terreno.<br />
Uno dei ninja, salito su un albero, ripeté il fischio in<strong>di</strong>cando con le mani un<br />
punto a una decina <strong>di</strong> metri da dove si trovava Kono. Questi volse gli occhi,<br />
scorgendo, coperta <strong>di</strong> frasche, la sagoma del camion.<br />
L’oyabun emise una serie <strong>di</strong> suoni gutturali, a cui tre dei suoi risposero con<br />
altrettanti grugniti.<br />
I tre ninja scattarono in avanti, muovendosi nell’intrico della foresta tropicale<br />
con sorprendente agilità. Camminavano quasi raso terra, simili a mostruosi ragni<br />
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