di Stefano Di Marino - Words from Italy
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Cercava Patrizia. Imbrattata <strong>di</strong> sangue non suo, la ragazza si stava rialzando<br />
da dove era rotolata.<br />
— Finito — sospirò con le lacrime agli occhi.<br />
— Finito — fece eco Jaga con la pistola ancora fumante tra le mani. Aveva<br />
l’abito stracciato e una ferita superficiale sopra la scapola. L’eccitazione<br />
anestetizzava il dolore.<br />
Per un attimo Julius temette che non si fosse salvato nessun altro, poi dal<br />
boccaporto giunse una voce impastata <strong>di</strong> sangue.<br />
— Finito — Stark, ferito alla gamba e alla spalla, era ancora vivo.<br />
Usava il fucile come stampella, e si stava costruendo un laccio emostatico<br />
con un brandello <strong>di</strong> tela nera strappato a un nemico morto.<br />
Era veramente finita? Gli avversari erano tutti morti o avevano rinunciato?<br />
Matsushita Kono non era tra loro...<br />
— Al prossimo attacco non reggeremo — concluse Stark mentre inseriva<br />
nel serbatoio dello Spas gli ultimi colpi rimasti. Provati dalla fatica e dal<br />
combattimento, i componenti del piccolo gruppo <strong>di</strong> fuggiaschi stavano per<br />
capitolare.<br />
Eppure l’attacco finale non veniva.<br />
Passavano i minuti e il silenzio continuava, opprimente, senza che nulla lo<br />
lacerasse.<br />
— Venite un po’ qui — chiamò Stark dal ponte.<br />
Lentamente gli altri si affacciarono al boccaporto. Oltre il ponte, ingombro<br />
dei cadaveri <strong>di</strong> amici e nemici accomunati nel muto oblio della morte, si vedeva<br />
la spiaggia.<br />
<strong>Di</strong>sposti a semicerchio, una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> giapponesi attendevano. Alcuni<br />
erano ninja, altri semplici genin yakuza, soldati <strong>di</strong> un esercito dell’ombra pronti<br />
a morire per la vittoria.<br />
Silenziosi e immobili, parevano statue <strong>di</strong> Buddha in attesa che il destino si<br />
compisse.<br />
Julius si domandò se anche loro erano stanchi <strong>di</strong> combattere come lui.<br />
Matsushita Kono sedeva al centro del gruppo, a torso nudo, armato della<br />
sola katana.<br />
Il suo corpo era ricoperto <strong>di</strong> tatuaggi zentai, tipici degli yakuza.<br />
Impressionante maschera d’o<strong>di</strong>o.<br />
Guardava fisso verso il Cormorano cercando Hakermann. Questi ricambiò<br />
l’occhiata con la triste ineluttabilità <strong>di</strong> chi sa <strong>di</strong> essere segnato dal destino.<br />
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