di Stefano Di Marino - Words from Italy

Cormorano.
Chissà cosa avrebbe detto Patrizia... In ogni caso non aveva scelta, per
amore o per forza sarebbero salpati verso lidi più sicuri.
Julius sentiva il cuore battergli forte in petto.
Correre sulla sabbia era angosciante, pareva di muoversi come al
rallentatore, con le gambe estremamente pesanti.
— Presto, presto — esortò i compagni che emergevano in quel momento
dalla foresta.
Hakermann, sorretto da Jaga, era rosso per lo sforzo sostenuto.
— Coraggio, ancora pochi metri.
Fu un sesto senso acquisito in anni di esperienza a far comprendere a
Julius che tutta quella calma era innaturale. Nulla di concreto, solo un istinto
animale che gli salvò la vita.
Una trappola!
Subito una mitragliatrice gracchiò dal gruppo di palme poco distante. I
giapponesi avevano compreso le loro intenzioni, preparando un’imboscata
anziché seguirli per tutta la giungla!
Thran compì una mezza piroetta su se stesso capitombolando sulla sabbia,
subito macchiata di sangue.
Gli yakuza erano appostati dietro le palme e giocavano al tiro al bersaglio
con i fuggiaschi che si stagliavano sulla sabbia.
— Bastardi! — urlò Stark piroettando su se stesso nel momento in cui
azionava la pompa dello Spas.
Come una cannonata, la raffica del fucile si ripercosse per tutta la spiaggia.
I proiettili incisero una palma, strappando un pezzo di tronco come fosse
stato gelatina.
Julius puntò il Famas quasi senza mirare. Da terra era in posizione ottimale
per falciare gli yakuza. Ne vide uno morire come colto da una scarica di
duemila volt.
— In piedi! — si ordinò vincendo la paura.
Ancora spari. Un secondo giapponese cadde riverso sul tronco che lo
riparava. Jaga aveva una mira eccezionale. Sparava a due mani come al
poligono, incurante dei proiettili.
— Al Cormorano! — ordinò Julius concitatamente.
— Dove sono? — imprecò Stark di nuovo in piedi, pronto a polverizzare
chiunque si fosse parato tra lui e la salvezza.
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