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di Stefano Di Marino - Words from Italy

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<strong>Di</strong>etro le oscure parole <strong>di</strong> Hakermann e i suoi ragionamenti astrusi, cominciava<br />

a intuire qualcosa. Quarant’anni fa, aveva detto, durante la guerra dunque.<br />

Julius prese a ragionare, sempre osservando il suo anfitrione. Olandese, gli<br />

avevano assicurato, ma dai mo<strong>di</strong> e dal tono <strong>di</strong> voce appariva più probabilmente<br />

tedesco o slavo...<br />

Il Giappone, così lontano eppure... Certo, il legame con la Yakuza poteva aver<br />

suscitato in lui l’interesse per l’Oriente. Ma non tutti quei <strong>di</strong>scorsi sull’onore, il<br />

Bushido.<br />

No, Klaus Hakermann doveva avere vissuto a contatto con i giapponesi, e non<br />

solo in Indonesia.<br />

Una spia dei nazisti, Kono era stato un membro del Jinrai Bountai, era a capo<br />

<strong>di</strong> una Yakuza legata all’estrema destra giapponese, allo stesso Drago Nero,<br />

legato a sua volta alla Kempei Tai, la Gestapo <strong>di</strong> Tokio.<br />

Sì, il segreto <strong>di</strong> Hakermann doveva essere nascosto negli anni del secondo<br />

conflitto mon<strong>di</strong>ale.<br />

Lui, una spia nazista, un agente dell’Abwher inviato come collegamento in<br />

Oriente, ne era rimasto talmente affascinato da <strong>di</strong>venirne schiavo.<br />

E ora? Perché collaborava ai piani dei russi che sarebbero dovuti essere i suoi<br />

peggiori nemici? Qual era la risposta? Quale? Julius fissò Jaga, silenziosa come<br />

una statua sacra all’altro capo del tavolo. I lineamenti negroi<strong>di</strong> contrastavano con<br />

il kimono a fiori che indossava con eleganza.<br />

Lei sapeva? Per tutto il pranzo non aveva aperto bocca, forse in un’altra<br />

occasione avrebbe potuto aiutare Julius a comprendere, a scoprire un altro<br />

tassello <strong>di</strong> quel mosaico intricato.<br />

Il silenzio si protrasse ancora per qualche minuto, poi un urlo squarciò la notte.<br />

Julius sobbalzò avvicinandosi alla finestra.<br />

Hakermann fissava il bagliore delle torce proveniente dal giar<strong>di</strong>no, quasi<br />

affascinato dalla scena che vi si svolgeva.<br />

Lo Shang fronteggiava il malcapitato cinese che aveva tentato <strong>di</strong> violentare<br />

Jaga. Questi, ferito, non era in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi dai colpi <strong>di</strong> sciabola del<br />

gigantesco cinese.<br />

I compagni intorno a loro urlavano illuminando la scena con torce <strong>di</strong> resina.<br />

Un ultimo colpo, uno spruzzo <strong>di</strong> sangue e l’uomo cadde a terra riverso sotto la<br />

violenza <strong>di</strong> Lo Shang.<br />

Questi urlò selvaggiamente la propria vittoria, alzando al cielo la sciabola<br />

intrisa dell’umore della sua vittima.<br />

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