di Stefano Di Marino - Words from Italy
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una questione <strong>di</strong> vitale importanza, come sapete... I nazisti si preparavano a<br />
sferrare un attacco alla Russia, che in quel momento aveva bisogno <strong>di</strong> ogni<br />
suo uomo. Sapere con certezza la strategia che Tokyo intendeva seguire ci<br />
avrebbe dato un vantaggio inestimabile nella campagna in Europa.<br />
“<strong>Di</strong>venni così un agente doppio. Impadronitomi dei co<strong>di</strong>ci segreti <strong>di</strong><br />
Hakermann presi il suo posto su quel carro. I giapponesi caddero nella<br />
trappola e io potei introdurmi nel loro mondo. Passavo ai tedeschi informazioni<br />
da poco, mentre in realtà fornivo ai sovietici informazioni sempre più<br />
consistenti. Ma la domanda principale rimaneva sempre la stessa: potevano<br />
i russi levare le <strong>di</strong>visioni <strong>di</strong>fensive dalla Siberia per trasferirle in Europa,<br />
o dovevano attendersi un’apertura <strong>di</strong> fronte in Asia? Compresi subito che<br />
rimanendo nelle ambasciate non avrei scoperto nulla. Certo, i giapponesi<br />
erano gentilissimi con me e mi facilitavano in ogni cosa, ma era ben chiaro<br />
che i piani segreti, le strategie, erano roba loro. Come il gioco del Go, io potevo<br />
solo muovere delle pietre su una scacchiera e magari vincere una partita, ma<br />
la trama generale del gioco, il <strong>di</strong>segno superiore, mi rimaneva oscuro. Loro mi<br />
escludevano, sebbene fossi un alleato. Ero un gaijin, uno straniero.<br />
Seguì una pausa <strong>di</strong> silenzio. Nessuno aveva più domande da rivolgere. La<br />
tensione stessa che li aveva accompagnati sembrava essersi attenuata.<br />
Julius annuì tra sé. Pian piano i no<strong>di</strong> venivano al pettine. Hakermann, o<br />
comunque si chiamasse, era un uomo eccezionale. Che vita doveva essere<br />
stata la sua, quali esperienze...<br />
Un nemico?<br />
Forse, un uomo da rispettare al <strong>di</strong> là delle sue colpe, comunque.<br />
— Continui, Hakermann — incitò Stark, che lavorava con un cacciavite per<br />
svitare il calcio dello Spas. In un combattimento ravvicinato sarebbe stato più<br />
maneggevole. — Non abbiamo molto tempo e la storia è interessante.<br />
Hakermann fece un sorrisetto. Il suo racconto <strong>di</strong>ventava una confessione,<br />
potersi sfogare dopo tanti anni rivelando il suo segreto era una liberazione per<br />
la sua anima tormentata.<br />
— Per risolvere il quesito che mi assillava compresi — <strong>di</strong>sse — che dovevo<br />
varcare una porta. Un ingresso invisibile che mi avrebbe portato in una<br />
<strong>di</strong>mensione più profonda. E accettai il prezzo da pagare. Conobbi un giovane<br />
ufficiale giapponese, un uomo devoto al potere come pochi, un vero samurai,<br />
la cui vita era segnata dal filo della spada. Un assassino per molti, un eroe per<br />
me. Fu il mio maestro e forse qualcosa <strong>di</strong> più. <strong>Di</strong>venni suo <strong>di</strong>scepolo nelle arti<br />
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