party interview eventi fashion - Gotha Magazine
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6<br />
gotha art<br />
La Fondazione Bano e la Fondazione Antonveneta,<br />
che per questa grande impresa culturale<br />
hanno unite le forze, hanno affidato questo<br />
nuovo, importante capitolo dell’attività espositiva<br />
di Palazzo Zabarella a un autorevole Comitato<br />
Scientifico composto dai maggiori studiosi<br />
della pittura italiana del XIX secolo. Alla Mostra, il<br />
Presidente della Repubblica ha voluto conferire<br />
il suo Alto Patronato. La loro scelta è stata quella<br />
di proporre i massimi capolavori dell’artista toscano<br />
(ben oltre 100 le opere esposte, un album<br />
di prestatori internazionale che allinea anche il<br />
parigino Museo d’Orsay, che per l’occasione<br />
presta il famoso quadro di Degas L’Absinthe,<br />
l’Hermitage di San Pietroburgo e il Pushkin di<br />
Mosca) vis a vis con quelli di altri grandi maestri<br />
della pittura europea del momento, da Degas<br />
a Tissot, Decamps, Troyon, Toulouse-Lautrec,<br />
Corot, Courbet, Rousseau, Stevens, Sisley…<br />
Un confronto affatto casuale ma attentamente<br />
E’ un Signorini artista decisamente internazionale<br />
quello che emerge dalla grande mostra<br />
“Telemaco Signorini<br />
e la pittura in Europa”<br />
a Palazzo Zabarella.<br />
TELEMACO SIGNORINI<br />
Palazzo Zabarella - Padova<br />
19 settembre 2009 • 31 gennaio 2010<br />
Telemaco Signorini<br />
mirato su assonanza di temi e di tempi, oltre che<br />
su reciproche frequentazioni e conoscenza. Così<br />
i suoi “interni” si accompagneranno a quelli di<br />
Edgar Degas o Henri de Toulouse-Loutrec, le<br />
vie di numerose città italiane ma anche francesi<br />
o inglesi saranno raffrontate ad analoghi soggetti<br />
dipinti da Tissot. Esempi di un affascinante<br />
itinerario espositivo che documenterà l’intero<br />
percorso artistico di Signorini, presentando<br />
tutte le sue opere più significative e famose,<br />
arricchendolo di confronti forti, mirati, precisi,<br />
mai pretestuosi, con gli altri protagonisti della<br />
storia dell’arte in Europa negli ultimi decenni<br />
dell’Ottocento. Ne emerge la grandezza del fiorentino,<br />
unico, o quasi, tra i Macchiaioli a godere,<br />
già in vita, di un successo e di un mercato veramente<br />
internazionali. A suo favore giocarono,<br />
oltre all’indubbia maestria, la frequentazione<br />
dell’ambiente inglese di Firenze, i numerosi soggiorni<br />
prima in Italia e poi in Francia e Inghilterra<br />
dove entra in contatto con un ambiente artistico<br />
in pieno fermento che certamente influenzò il<br />
suo stile. Fine intellettuale, Signorini venne riconosciuto<br />
in Italia e in Europa anche per le sue<br />
qualità di critico militante, attento a ciò che accadeva<br />
nel mondo dell’arte ma anche nella società.<br />
Di questa “attenzione al sociale”, per dirla con<br />
un linguaggio d’oggi, è emblema lo splendido,<br />
fortissimo olio scelto come “logo” della mostra.<br />
E’ la celeberrima “Alzaia” del 1864, dove tre giovani<br />
maschi sono raffigurati nello sforzo bruto<br />
di trascinare controcorrente, piegati dalla fatica,<br />
un naviglio che nel quadro non compare ma di<br />
cui si intuisce la resistenza oltre che l’esistenza.<br />
All’adesione all’estetica naturalistica di Proudhon<br />
si può, ad esempio, ricondurre la sua forte<br />
attenzione per emarginati e reclusi, attenzione<br />
declinata in numerose opere tra cui quella “Sala<br />
delle agitate al San Bonifazio di Firenze” che<br />
susciterà l’ammirazione di Degas durante la visita<br />
allo studio di Telemaco nel 1875. Impegnato<br />
nel sociale, certo, ma allo stesso tempo raffinato<br />
dandy, frequentatore assiduo dei salotti à la<br />
page, intellettualmente snob da dichiarare la<br />
sua preferenza per “l’imperfetto dell’ingegno”<br />
rispetto al “perfetto della mediocrità”. Non gli<br />
mancarono i riconoscimenti ufficiali (compresa<br />
la nomina a giurato della Biennale Venezia del<br />
1896) ma le sue affermazioni taglienti e caustiche<br />
gli crearono anche molti nemici, tanto che<br />
un redattore della “Rivista italiana”, parlando<br />
di lui, ebbe a scrivere che non vi era “nulla di<br />
sacro per quella bocca infernale dai bei denti<br />
d’ebano”. Passioni, successi, incomprensioni,<br />
lotte che sembravano non scalfirlo. Una apparenza<br />
che, nel privato, lasciava il posto ad una irrequietezza,<br />
ad una sotterranea insoddisfazione,<br />
ad una solitudine mitigata solo dall’affetto per<br />
la piccola Nene, ispiratrice delle più poetiche<br />
opere della maturità. Nel 1893 sente il bisogno<br />
di riflettere sulla vicenda macchiaiola di cui era<br />
stato assoluto protagonista e pubblica “Caricaturisti<br />
e caricaturati al Caffè Michelangelo”, un testo<br />
essenziale di critica e storia dell’arte declinate “a<br />
modo suo”, attraverso la chiave davvero inconsueta<br />
della caricatura. Tanto per non smentirsi.