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foto M.Topini - Campo de'fiori

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di<br />

Riccardo<br />

Consoli<br />

ugantino, maschera della Commedia dell’Arte, prima di<br />

apparire in borghese, è la caricatura di un goffo sbirro<br />

Rattaccabrighe, armato con due coltellacci che indossa una<br />

giubba di panno rosso con falde a coda di rondine, corpetto<br />

e calzoni dello stesso colore, scarpe con grossa fibbia e<br />

un cappello a forma di incudine; a volte viene rappresentato<br />

come capo degli sgherri, altre volte come brigante travestito<br />

da sgherro:“…cor cappello a du’ pizzi, cor grugno<br />

lungo du parmi, co’ ‘na scucchia rivortata ‘nsu a uso de<br />

cucchiaro, co’ no’ spadone che nun ce la po’ quello der sor<br />

Radeschio, e co’ le cianche come l’Arco de Pantano, se presenta,<br />

Signori mia, Rugantino er duro, nato ‘nsto piccolo<br />

castelluccio e cresciuto a forza de sventole, perché ha<br />

avuto ‘gni<br />

sempre er<br />

vizio de rugà e<br />

d’arilevacce…”<br />

Con il passare<br />

del tempo<br />

queste caratteristiche<br />

si<br />

perdono fino<br />

ad acquisire<br />

quelle di un<br />

giovane perdigiornofanfarone<br />

di quartiere,<br />

un po’<br />

delinquente,<br />

un po’ sbruffone,<br />

sempre<br />

pronto con la<br />

lingua, “…mejo<br />

perde ‘n<br />

amico che ‘na<br />

bona risposta…”, ma perennemente soccombente nel<br />

momento in cui occorre menar le mani; “…me n’ha date<br />

tante, ma sapessi quante jè n’ho dette…”<br />

Rugantino è il prototipo del bullo romano per eccellenza,<br />

sempre pronto allo sfottò ed alla rissa, cerca rogna, je<br />

puzza de campà, je rode, minaccia, promette di darle, ma<br />

le prende sempre, il tutto con connotazioni di lealtà e generosità<br />

verso i più deboli, caratteristiche queste del romano<br />

buono e credulone, un po cialtrone, a volte vigliacco, ma<br />

che per nessun motivo al mondo è disposto a farsi pestare<br />

i piedi; la sua caratteristica è l’arroganza, il nome gli deriva<br />

proprio dal termine ruganza, ossia arroganza; una<br />

maschera tipica vestita da povero popolano con un paio di<br />

braghe consunte al ginocchio, una fascia stretta alla vita,<br />

camicia e casacca, fazzoletto intorno al collo.<br />

Scrive il poeta:“…c’è un personaggio caro a Roma nostra,<br />

/ er popolo lo chiama Rugantino, / c’ha carattere vero e lo<br />

dimostra: / è un rompiballe davvero fumantino…<br />

“…se diverte a rugà, lo dice er nome, / che se traduce<br />

all’esse prepotente, /de rompe a destra e a manca li cojoni<br />

/ pe avecce er sangue rosso e assai bollente…<br />

Rugantino è una maschera del settecento e, anche se il<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 13<br />

Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi<br />

Rugantino<br />

Una maschera del settecento<br />

teatro dialettale romanesco risale alla fine dell’ottocento,<br />

alcune singole parti in vernacolo erano state portate in<br />

scena ben prima di questo periodo; fra le battute più celebri<br />

ricordiamo quella in cui, nei panni di un servitore alla<br />

ricerca di una balia per la sua padrona, a Pulcinella che gli<br />

domandava:“…perché i signori fanno allevare i figli alle<br />

balie…”, rispondeva:“…che nu’ lo sai, perché imparino da<br />

piccini a succhià er sangue de la povera ggnente…”<br />

Queste battute ci riportano a tale Gaetano Santangelo<br />

detto Ghetanaccio, attore che rese popolare la maschera di<br />

Rugantino al Teatro dei Burattini; questi un giorno venne<br />

invitato dall’Ambasciatore di Francia per tenere uno spettacolo<br />

a Palazzo Farnese, con una sola condizione: non doveva<br />

proferire ne<br />

parolacce ne sconcezze;<br />

Ghetanaccio<br />

assicurò che, nel<br />

corso dello spettacolo,<br />

non sarebbe<br />

stata detta alcuna<br />

scurrilità ma, disse,<br />

per esigenza di<br />

copione, una pernacchia<br />

debbo farla<br />

per forza.<br />

Ottenuto il permesso,<br />

allorquando<br />

durante lo spettacolo<br />

un servitore<br />

annuncia l’arrivo<br />

dell’Ambasciatore,<br />

parte una pernacchia<br />

che fa vibrare<br />

la sala e inorridire<br />

l’intero Corpo<br />

Diplomatico; l’ira dell’Ambasciatore è grande, ma<br />

Ghetanaccio serenamente:“…una me n’avete concessa,<br />

una ve n’ho fatta!”<br />

Giggi Zanazzo nel 1887 fonda e dirige una Rivista satirico -<br />

umoristica; quale nome più appropriato se non quello di<br />

Rugantino?<br />

La pubblicazione riscuote immediatamente grande successo;<br />

ancora oggi è pubblicata come Settimanale Satirico<br />

Politico, nell’ambito del quale, ampi spazi vengono dedicati<br />

alle tradizioni e curiosità romane. Ma veniamo a tempi<br />

molto più recenti.<br />

Garinei e Giovannini, con la collaborazione di Pasquale<br />

Festa Campanile, Massimo Franciosa e il Maestro Armando<br />

Trovajoli, decidono di creare un nuovo spettacolo musicale<br />

incentrato sulla maschera di Rugantino; nasce così una<br />

delle più celebri commedie del nostro teatro leggero, quella<br />

che la critica definisce la Commedia Musicale Italiana più<br />

popolare e amata.<br />

Va in scena per la prima volta il 15 dicembre 1961 al Teatro<br />

Sistina, i principali interpreti sono: Nino Manfredi, Lea<br />

Massari, Aldo Fabrizzi, Bice Valori e un giovanissimo Lando<br />

Fiorini.<br />

continua a pag. 14...

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