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foto M.Topini - Campo de'fiori

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Inizia con questo numero<br />

di <strong>Campo</strong> de’ fiori, la<br />

storia dei casali di campagna<br />

e delle famiglie<br />

contadine che li abitavano,<br />

che hanno caratterizzato<br />

tutta un’epoca<br />

ormai lontana. Il casale<br />

di Sandro Anselmi<br />

non era soltanto una<br />

dimora, ma un vero centro<br />

di vita agreste. Intorno ad esso ruotavano<br />

anche tutti i contadini che avevano i<br />

terreni vicini, per diversi motivi di necessità,<br />

ed era, perciò, come un’oasi. Accanto<br />

al casale c’erano sempre altri fabbricati<br />

come la stalla per gli animali, il magazzino<br />

per gli attrezzi ed i prodotti agricoli, e il fienile.<br />

C’era poi il pozzo dell’acqua, che era di<br />

vitale importanza. I primi erano di tipo<br />

romano, e cioè scavati interamente a<br />

mano e l’acqua veniva, all’inizio, estratta<br />

con un secchio appeso ad una carrucola.<br />

Vennero poi i pozzi con la ruota ed in<br />

seguito quelli con le ventole. La famiglia<br />

Protegge i tuoi valori<br />

Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25<br />

01033 Civita Castellana (VT)<br />

Tel.0761.599444 Fax 0761.599369<br />

silviamalatesta@libero.it<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Una “Fabrica” di ricordi<br />

Vecchi casali e casalanti<br />

contadina che abitava il casale, era del<br />

tutto autosufficiente perché usava tutte le<br />

risorse della terra.<br />

Nella stagione buona venivano usati tutti i<br />

prodotti freschi della terra e, durante l’inverno,<br />

si usavano quelli essiccati e conservati.<br />

Allora si faceva un grande uso di<br />

fagioli, di ceci, di fave, di cicerchie che<br />

accompagnavano la pasta, rigorosamente<br />

fatta in casa. Il pane veniva cotto nel forno<br />

a legna, che di solito era costruito accanto<br />

all’abitazione, e doveva durare non meno<br />

di una settimana. Con quello raffermo, si<br />

faceva in estate la panzanella, ed il pancotto<br />

in inverno.<br />

I pomodoretti, piccoli e tondi, venivano<br />

composti in mazzetti da appendere ai chiodi<br />

infissi alle travi di legno del soffitto,<br />

accompagnati da mazzi di cipolle, agli e da<br />

grappoli di uva da fare essiccare. Era così<br />

caratteristico vedere tutti quei “lampadari”<br />

appesi. I mobili erano poveri ed essenziali<br />

e c’era, di norma, in cucina, un tavolo, le<br />

sedie, la madia (mattera) dove veniva preparato<br />

e poi conservato il pane, un lavan-<br />

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dino con il secchio dell’acqua potabile ed<br />

un mestolo per bere, i piatti e le pentole di<br />

coccio e di alluminio in bella vista, attaccati,<br />

con i chiodi, alle pareti.<br />

La stanza da letto prevedeva un letto ed<br />

un armadietto, non necessariamente grande,<br />

in quanto i vestiti da riporre potevano<br />

essere, al massimo, di due per persona. Lo<br />

spazio che avrebbe dovuto occupare un<br />

grande armadio, veniva invece riservato<br />

per altri letti dove i figli, che per soprannumero<br />

non entravano nel letto matrimoniale,<br />

potevano dormire.<br />

Ciò che facilmente, invece, si poteva trovare<br />

in una camera da letto dell’epoca, era<br />

uno specchio un po’ sbiadito, un recipiente<br />

(lavamano) dove ci si lavava il viso la<br />

mattina e la brocca dell’acqua.<br />

Infine servizi igienici essenziali, erano<br />

spesso all’esterno e non avevano certo la<br />

doccia o la vasca da bagno.<br />

Con questa descrizione sommaria ho voluto<br />

presentare questo nuovo “filone”, che<br />

verrà approfondito nei prossimi numeri di<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori.

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