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Alcuni rituali degli adolescenti - Provincia di Pesaro e Urbino

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tentativo per rifondare una comunicazione simbolica basata su un co<strong>di</strong>ce con<strong>di</strong>viso, fatta <strong>di</strong><br />

attesa e <strong>di</strong> speranza <strong>di</strong> venire contattati.<br />

Altri riti fondamentali sollecitati dai <strong>di</strong>namismi della moda sono quelli connessi all’apparire.<br />

Riconoscersi ed essere riconosciuti sono per un adolescente sensazioni estremamente legate alle<br />

modalità con cui si è in grado <strong>di</strong> uniformarsi ai cambiamenti imposti dalla moda nel campo<br />

dell’abbigliamento e, ancor più, <strong>degli</strong> accessori <strong>di</strong> abbigliamento 35 . In questo ambito sono<br />

estremamente vincolanti i parametri imposti dai mass me<strong>di</strong>a e in particolare dalla televisione. Il<br />

fenomeno più interessante da rilevare a questo proposito è il grande cambiamento imposto dal<br />

fenomeno dei reality show nei meccanismi <strong>di</strong> identificazione <strong>degli</strong> <strong>adolescenti</strong> 36 . Mentre fino a<br />

un decennio fa le gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettrici della moda e dell’apparire erano dettate dai cantanti <strong>di</strong><br />

successo internazionale – basti citare il caso <strong>di</strong> Madonna negli anni Ottanta e Novanta – con<br />

l’avvento <strong>di</strong> programmi quali “Il Grande Fratello” e “Uomini e Donne”, coloro che guidano i<br />

criteri dell’apparire sono ragazzi comuni che hanno ricevuto notorietà solo per il fatto <strong>di</strong> essere<br />

stati protagonisti <strong>di</strong> tali programmi senza particolari meriti artistici. I modelli <strong>degli</strong> <strong>adolescenti</strong><br />

sono dunque essi stessi sempre più <strong>di</strong>namici ed intercambiabili, ma nel medesimo tempo ancora<br />

più idealmente vicini dal momento che vengono proposti come “persone comuni”. Il consumo<br />

<strong>di</strong>viene un rituale <strong>di</strong> adeguamento a modelli avvertiti come vincenti e soprattutto come modalità<br />

per acquisire una forma socialmente riconoscibile. Più precisamente, il vero rito, con<strong>di</strong>viso,<br />

necessitante, efficace, non sta solo nei comportamenti che questi programmi riescono ad<br />

attivare, ma si estende anche ai programmi stessi che si propongono con una serialità a lungo<br />

termine. Seguire l’evolversi delle vicende <strong>di</strong>viene necessario per acquisire un linguaggio e uno<br />

stile comuni e viene favorito anche dall’avvento dei canali satellitari che programmano 24 ore<br />

su 24 in presa <strong>di</strong>retta gli eventi relativi ai protagonisti dei reality. Un fenomeno nuovo è poi<br />

rappresentato dal programma “Amici”, condotto da Maria de Filippi e trasmesso dall’emittente<br />

“Canale 5”, sicuramente il reality più seguito ed amato dagli <strong>adolescenti</strong>. Si tratta <strong>di</strong> un<br />

programma in cui alcuni ragazzi con doti artistiche nei più <strong>di</strong>sparati campi dello spettacolo si<br />

sfidano settimanalmente al fine <strong>di</strong> eliminarsi fino all’in<strong>di</strong>viduazione del migliore, secondo il<br />

giu<strong>di</strong>zio del pubblico televisivo, espresso me<strong>di</strong>ante televoto. Le vicende <strong>di</strong> “Amici” vengono<br />

seguite con molta attenzione dagli <strong>adolescenti</strong> per <strong>di</strong>versi motivi: in primo luogo, perché il<br />

programma simula le lezioni <strong>di</strong> una scuola con finalità artistiche, proponendosi come modello<br />

ideale <strong>di</strong> istruzione, ossia come scuola davvero interessante perché lontana dai cliché abituali; in<br />

secondo luogo, perché i protagonisti vengono a ricoprire dei ruoli abbastanza riconoscibili (il<br />

solitario, l’eclettico, il socievole, l’altruista, il perfido, l’arrivista, il timido…) nei quali i<br />

telespettatori <strong>adolescenti</strong> a casa possono facilmente identificarsi; in terzo luogo, perché il<br />

programma riesce ad in<strong>di</strong>viduare e a rilanciare le aspirazioni <strong>di</strong> notorietà che sono molto <strong>di</strong>ffuse<br />

tra gli <strong>adolescenti</strong>. Seguire il programma <strong>di</strong>viene dunque un vero e proprio culto per i ragazzi e,<br />

in particolar modo, per le ragazze che, attraverso il meccanismo identificativo, vivono le<br />

vicende dei protagonisti mischiando i piani della finzione e della realtà, fino ad avvertire il<br />

successo o l’insuccesso del personaggio preferito come se fosse il proprio. Anche qui siamo in<br />

presenza <strong>di</strong> una certa formalizzazione del rito, offerta dalla standar<strong>di</strong>zzazione televisiva, che si<br />

esprime con un linguaggio verbale e simbolico altamente con<strong>di</strong>viso e imme<strong>di</strong>atamente<br />

deco<strong>di</strong>ficabile dai ragazzi 37 . Le sfide vengono ad essere delle vere e proprie liturgie, con<br />

35 A questo proposito, offre un panorama descrittivo estremamente ricco l’indagine svolta sui co<strong>di</strong>ci del vestire<br />

dall’antropologa O. Kyra Pistilli, la quale si sofferma ad analizzare il neosincretismo <strong>degli</strong> stili e delle mode <strong>di</strong> questi<br />

ultimi anni, legandoli anche al mondo giovanile. Cfr. O. K. PISTILLI, Dress Code. Sincretismi, cultura, comunicazione<br />

nella moda contemporanea, Castelvecchi, Roma 2005, in particolare le conclusioni, pp. 173-174.<br />

36 Cfr. P. G. LIVERANI, Minimanuale della famiglia televisiva, EDB, Bologna 2000.<br />

37 In un altro contesto, ossia analizzando la figura <strong>di</strong> Giovanni Paolo II come comunicatore me<strong>di</strong>atico, Daniel Dayan ha<br />

chiarito in modo estremamente efficace il ruolo della televisione nell’immaginario collettivo e nella costruzione <strong>di</strong><br />

comportamenti <strong>rituali</strong> nell’uomo <strong>di</strong> oggi: “E’ chiaro che la televisione non ha la funzione <strong>di</strong> un relais in<strong>di</strong>fferenziato, <strong>di</strong><br />

un semplice organo <strong>di</strong> trasmissione <strong>degli</strong> avvenimenti: la sua stessa tecnica ha una propria retorica che tende a plasmare<br />

la risposta <strong>degli</strong> spettatori, ai quali impone, se non dei contenuti precisi, almeno un certo registro <strong>di</strong> esperienza, e

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