Alcuni rituali degli adolescenti - Provincia di Pesaro e Urbino
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Davanti a tali fenomeni, occorre interrogarsi con luci<strong>di</strong>tà se si vuole cercare una me<strong>di</strong>azione con<br />
gli <strong>adolescenti</strong> 57 . Occorre essere capaci <strong>di</strong> comprendere quanto questa ricerca <strong>di</strong> eccedenza oltre<br />
l’io, questa necessità <strong>di</strong> sospensione dal pensiero, comunichi e sia pregnante nell’orizzonte <strong>di</strong><br />
senso dei ragazzi, pena la mortificazione <strong>di</strong> un vissuto profondo che, in quanto tale, non può<br />
venire solo stigmatizzato dagli adulti. Occorre anche domandarsi se una certa propensione al<br />
<strong>di</strong>onisiaco, inteso come momento <strong>di</strong> hybris, <strong>di</strong> sfrenatezza, <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>atezza, non sia in qualche<br />
modo connaturata all’essere umano. Di conseguenza, è necessario interrogarsi se le nostre<br />
culture, abbandonando la pratica organizzata <strong>di</strong> un certo <strong>di</strong>onisiaco, non l’abbiano fatto scadere<br />
in un momento totalmente selvaggio e scevro da qualsiasi addomesticamento; pericoloso,<br />
dunque, perché incontrollabile.<br />
II. 4. La cura del corpo come rito: le nuove forme della <strong>di</strong>cotomia corporeitàrazionalità<br />
E’ stato da più punti osservato che il postmoderno sarebbe il tempo della riconvergenza tra<br />
corporeo, psichico e spirituale o, come osserva più propriamente Terrin, della nostalgia <strong>di</strong> tale<br />
riconvergenza 58 . Se questo è vero in chi, da nuovo nomade dello spirito, va alla ricerca <strong>di</strong> una<br />
religione trans-religiosa che, dribblando l’appartenenza ad una tra<strong>di</strong>zione, attinge qualcosa da<br />
tutte percorrendo un itinerario spirituale soggettivo, risulta meno vero, o, forse, meno<br />
consapevole nei ragazzi, che vivono il loro tempo e la loro epoca in modo decisamente<br />
imme<strong>di</strong>ato. Se il credente postmoderno si interessa <strong>di</strong> pratiche <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione che fanno del<br />
corpo il centro esperienziale del vissuto religioso, gli <strong>adolescenti</strong>, al contrario, sono<br />
ossessionati da un’idea <strong>di</strong> corpo, indotta dai modelli mass-me<strong>di</strong>atici, <strong>di</strong> cui non sono quasi mai<br />
consapevoli. Nati in un contesto in cui l’apparire è significato primo ed ultimo, i ragazzi <strong>di</strong><br />
oggi sembrano percepirsi risolti nel loro rapporto con la corporeità, che curano come nessuna<br />
generazione precedente ha fatto, ma solo raramente riescono a mettere a tema che, prendendosi<br />
cura della loro fisicità, inseguono un modello ideale e stereotipato, una vera e propria “idea<br />
astratta” del corpo. La <strong>di</strong>cotomia corporeità-razionalità è in loro presente più che mai e si<br />
manifesta in un pensare il corpo che, a volte, rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare una vera e propria ossessione,<br />
quando non <strong>di</strong>viene una patologia. La <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> malattie legate all’alimentazione, quali la<br />
bulimia e soprattutto l’anoressia 59 , ne è un chiaro esempio; ma, quand’anche non si giunga a<br />
una tale ra<strong>di</strong>calità patologica, appare evidente che l’inseguire un modello corporeo non è<br />
affatto vissuto dai ragazzi con serenità. E’ d’obbligo sottolineare come non si abbia fiducia del<br />
corpo come veicolo <strong>di</strong> conoscenza, e come lo si riduca a semplice canale <strong>di</strong> ricezione <strong>di</strong> un<br />
messaggio incapace <strong>di</strong> farsi emozione corporea autentica.<br />
Detto ciò, occorre rimarcare che nessuno ovviamente rimpiange i tempi in cui il corporeo era<br />
sinonimo <strong>di</strong> negatività, nessuno vagheggia un semplice “in<strong>di</strong>etro tutta”, che non ha senso <strong>di</strong> per<br />
sé. Ma è altresì necessario rilevare che tanto il corporeo quanto l’incorporeo <strong>di</strong> questa nostra<br />
civiltà evidenziano che oggi non sappiamo ancora vivere pienamente le urgenze del linguaggio<br />
del corpo e che la fisicità continua a rimanere avvolta nelle nebbie dell’indecifrabile.<br />
E questa idea debole-forte <strong>di</strong> corporeità, per quanto sotterranea e ambigua, è potentissima e<br />
capace <strong>di</strong> avviare una serie <strong>di</strong> riti che si possono inscrivere nell’ambito della “religione della<br />
corporeità”.<br />
57 A tale scopo, risulta molto utile la lettura <strong>di</strong>: F. DOLTO, I problemi <strong>degli</strong> <strong>adolescenti</strong>, Tea, Milano 2005.<br />
58 Cfr. A. N. TERRIN, New Age, cit., p. 22 e ss.<br />
59 Si vedano a questo proposito: B. FABBRONE, Anoressia, bulimia. Una strategia per esistere, Alberti & C, Arezzo<br />
2005; R. A. GORDON, Anoressia e bulimia. Anatomia <strong>di</strong> un’epidemia sociale, Raffaello Cortina, Milano 2004; G.<br />
NARDONE – T. VERBITZ – R. MILANESE, Le prigioni del cibo. Vomitino, anoressia, bulimia, Tea, Milano 2005; P.<br />
BORGNA, Sociologia del corpo, Laterza, Roma-Bari 2005.