Scarica pdf - Scuola Lacaniana di psicoanalisi
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APPUNTI SPECIALE OTTO NOVE DIECI GIUGNO 2012 20<br />
MOLTEPLICITÀ DELLE IDENTIFICAZIONI UNICITÀ DEL GODIMENTO.<br />
UNO, NESSUNO E CENTOMILA?<br />
Gianni Lo Castro<br />
Nella terra <strong>di</strong> Pirandello, perché non lasciarsi interrogare dalla molteplicità e dalle sue vicissitu<strong>di</strong>ni?<br />
Dall’idea dell’“Uno, nessuno e centomila”?<br />
Nel 1925, anno in cui <strong>di</strong> Freud vedevano la luce “Inibizione, sintomo e angoscia” e gli scritti sulla<br />
“Negazione”, lo scrittore siciliano dava alle stampe “Uno, nessuno e centomila”. Il romanzo era il frutto<br />
<strong>di</strong> un travaglio che aveva avuto inizio nel 1909, l’anno del piccolo Hans e del viaggio in America <strong>di</strong><br />
Freud e delle sue Conferenze sulla <strong>psicoanalisi</strong>. Rimaneggiamenti e mo<strong>di</strong>fiche avevano accompagnato le<br />
vicissitu<strong>di</strong>ni della prima guerra mon<strong>di</strong>ale ed i cambiamento sociali che avevano sempre più fatto<br />
maturare una precisa coscienza: le forze che agiscono all’interno dell’essere umano non sono così<br />
facilmente gestibili come il suo io vorrebbe. La ricerca della “autenticità”, che era stato il grande tema<br />
portante delle opere del futuro premio Nobel, aveva retto sino al magnifico epilogo <strong>di</strong>: Uno, nessuno e<br />
centomila. Il romanzo in cui il personaggio principale, Vitangelo, scopre, parlando con la moglie, che<br />
ognuno si è costruito una sua idea <strong>di</strong> lui, e che questa non coincide con quella che egli ha <strong>di</strong> sé.<br />
Sarà a partire da questa scoperta che egli inizierà la ricerca del vero “se stesso”, incontrando non solo<br />
la questione della duplicità, della <strong>di</strong>varicazione tra immagine <strong>di</strong> sé e immagine vista dall’altro, ma<br />
soprattutto la scoperta che ciò che l’altro vede è l’unicità del corpo e non la molteplicità delle<br />
costruzioni soggettive del contenuto della mente. Contenuto che, come un sottosuolo, <strong>di</strong>ce l’autore, si<br />
sottrae alla presa, scomparendo giusto appena il soggetto ha la sensazione <strong>di</strong> averlo afferrato.<br />
Per lo scrittore la molteplicità ha a che fare si, con i contenuti della mente, ma anche con il soggetto in<br />
quanto in relazione all’altro: “Così è se vi pare!”, titola ancora infatti. Un “pare” che è dell’or<strong>di</strong>ne<br />
dell’apparire, che ha della funzione dello sguardo, così come, lo abbiamo appreso da Lacan, avviene<br />
nello sta<strong>di</strong>o dello specchio. Si tratta <strong>di</strong> uno sguardo che crea, che fa esistere, seppure senza garantire<br />
che ciò che si produce appartiene al soggetto. Lo fa attraverso la molteplicità delle identificazioni che<br />
ambiscono a garantire quel go<strong>di</strong>mento che deriva dall’essere riconosciuti. Eppure, come Vitangelo<br />
<strong>di</strong>ce, è proprio questo che, appena balenato sotto la forma della illusione <strong>di</strong> avere finalmente raggiunto<br />
la propria verità profonda, imme<strong>di</strong>atamente sparisce, per riapparire, per ricomporsi, inutilmente,<br />
come aspetto dell’io cosciente.<br />
La clinica contemporanea ci mostra costantemente le vicissitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> un parlessere che, “uno, nessuno<br />
e centomila”, si muove, personaggio in cerca <strong>di</strong> un Altro che <strong>di</strong> lui sia l’autore, poiché “L’in<strong>di</strong>viduale<br />
non è altro che il soggetto del collettivo”, così come <strong>di</strong>ceva Lacan nel 1974, è arrangiandosi con la<br />
molteplicità delle identificazioni che egli spera che il suo altro lo possa includere tra i suoi oggetti<br />
go<strong>di</strong>mento.