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Scarica pdf - Scuola Lacaniana di psicoanalisi

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APPUNTI SPECIALE OTTO NOVE DIECI GIUGNO 2012 40<br />

DELLE PICCOLE DIFFERENZE<br />

Rosa Elena Manzetti<br />

Che cosa permette che un bambino, che fino a oggi ha vissuto in una con<strong>di</strong>zione privilegiata all’interno<br />

della famiglia in cui aveva la mamma a prendersi cura <strong>di</strong> lui, possa accogliere, senza troppo<br />

terrorizzarsi e senza perdersi, una nuova con<strong>di</strong>zione come quella <strong>di</strong> andare all’asilo in cui viene a<br />

trovarsi in mezzo a molti altri simili a lui e con i quali deve con<strong>di</strong>videre le attenzioni degli adulti?<br />

Sicuramente la virtù pacificatrice dell’identificazione. I piccoli che si inseriscono in questa nuova<br />

con<strong>di</strong>zione, vale a <strong>di</strong>re che riescono ad accogliere questa rinuncia all’unicità, sono quelli che non si<br />

sono soltanto identificati a un’immagine e conformati ad essa, ma che si sono identificati a un<br />

significante, sufficientemente ancorato all’Altro, che dà consistenza all’immagine e permette loro <strong>di</strong><br />

sostenersi senza perdersi nella folla dei simili. Se l’identificazione è soltanto con un’immagine, senza il<br />

sostegno dell’identificazione significante, l’esperienza del passaggio da una posizione in cui si è l’unico<br />

a quella in mezzo a una folla <strong>di</strong> simili, può essere catastrofica. Infatti in quel caso il bambino perde i<br />

suoi segni <strong>di</strong> riferimento, la sua immagine vacilla producendo angoscia, e questo ha come conseguenza<br />

l’isolamento dall’insieme degli altri bambini.<br />

L’identificazione nella sua molteplicità è il principio stesso del legame sociale: si sta in un gruppo<br />

perché ci si può contare e perché si con<strong>di</strong>vide con gli altri del gruppo dei significanti che costituiscono<br />

l’ideale. Questo fa sì che il significante che ci rappresenta abbia connessione con i significanti che<br />

rappresentano gli altri.<br />

Il soggetto si ritrova sotto il significante che lo rappresenta ed è barrato perché così rappresentato dal<br />

significante padrone deve rinunciare a ciò che lo particolarizza, altrimenti non potrebbe stare nel<br />

gruppo. Tuttavia dopo essere entrato nel gruppo, sulla rinuncia alla sua particolarità non è detta<br />

l’ultima parola, poiché può farsi sentire per il tramite del sintomo. Pensiamo a coloro che quando si<br />

trovano in un gruppo raccontano senza sosta barzellette, mettendosi in tal modo al centro della scena<br />

e facendosi strumenti del riso dell’Altro, per recuperare un posto singolare e non finire nell’anonimato.<br />

Nel suo seminario sull’identificazione Lacan mette in rilievo che occorre <strong>di</strong>stinguere il tratto unificante<br />

e il tratto <strong>di</strong>stintivo, entrambi inclusi nel significante-padrone, S1, in<strong>di</strong>cato così da Lacan per segnalare<br />

che è il primo <strong>di</strong> una serie ma che è anche il significante dell’unità.<br />

Su questo principio si fonda il narcisismo delle piccole <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> cui parla Freud, che si oppone ai<br />

sentimenti che agevolano la tenuta <strong>di</strong> un gruppo. Freud riferisce questo narcisismo delle piccole<br />

<strong>di</strong>fferenze soprattutto all’aspetto immaginario, per esempio alla rivalità con il simile, pur<br />

domandandosi perché siano proprio i tratti <strong>di</strong>fferenziali ad essere oggetto <strong>di</strong> grande sensibilità.<br />

Lacan riferirà piuttosto il narcisismo delle piccole <strong>di</strong>fferenze alla struttura del significante: la piccola<br />

<strong>di</strong>fferenza non è altro che la <strong>di</strong>fferenza assoluta, senza alcun paragone possibile. Ciascun significante si<br />

definisce per essere ciò che gli altri non sono. Questa piccola <strong>di</strong>fferenza, questo tratto unario, è<br />

qualcosa che particolarizza e non soltanto qualcosa che unisce, che fa legame.<br />

Queste piccole <strong>di</strong>fferenze sono puramente significanti. Si vede bene dal fatto che quanto più si cerca <strong>di</strong><br />

globalizzare una lingua, tanto più riprendono forza i <strong>di</strong>aletti che le persone tornano a parlare facendoli<br />

<strong>di</strong>ventare un segno <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza, un modo <strong>di</strong> sentirsi presso <strong>di</strong> sé, <strong>di</strong> potersi situare nella lingua<br />

globalizzata. Non si tratta <strong>di</strong> faccende <strong>di</strong> comunicazione, ma <strong>di</strong> un mezzo <strong>di</strong> go<strong>di</strong>mento.<br />

Nel 1967 Lacan raccorda questo narcisismo delle piccola <strong>di</strong>fferenza, che Freud a partire dalla sua<br />

esperienza riteneva un elemento irriducibile, all’oggetto a.<br />

Questo raccordo operato da Lacan ci permette <strong>di</strong> cogliere come l’oggetto a <strong>di</strong> Lacan nel suo versante<br />

reale, sia il resto dell’operazione <strong>di</strong> identificazione che si svolge nel campo significante. Si tratta <strong>di</strong> un<br />

resto dell’operazione che <strong>di</strong>vide il soggetto quando si aliena all’Altro e che permane impren<strong>di</strong>bile dal<br />

significante.<br />

Questo resto dell’operazione <strong>di</strong> identificazione, la parte più extima <strong>di</strong> ciascun parlessere, la sua<br />

essenziale unicità, è la vera posta in gioco del legame sociale che le identificazioni significanti fanno<br />

subire al soggetto.

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