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Compendio di relatività - Liceo Scientifico Galilei

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TEORIA DELLA RELATIVITÀ<br />

LA RELATIVITÀ GALILEIANA - INVARIANZA DELLA VELOCITÀ DELLA LUCE<br />

La meccanica classica definisce sistemi inerziali quei riferimenti in cui vale rigorosamente il principio<br />

<strong>di</strong> inerzia, cioè nei quali i corpi non soggetti a forze perseverano nel loro stato <strong>di</strong> quiete o <strong>di</strong> moto<br />

rettilineo uniforme. Ciò che stabilisce il primo principio della meccanica non vale per i sistemi <strong>di</strong><br />

riferimento solidali con la Terra, a causa dell’accelerazione dovuta al suo moto <strong>di</strong> rotazione e<br />

rivoluzione. Nei sistemi inerziali un osservatore non può stabilire, con un esperimento <strong>di</strong> meccanica,<br />

se sia fermo o si stia muovendo <strong>di</strong> moto rettilineo ed uniforme, rispetto ad<br />

un altro sistema inerziale.<br />

In questi, secondo la meccanica newtoniana, il tempo è un concetto assoluto,<br />

un’entità cioè che scorre uniformemente ed in<strong>di</strong>pendentemente dal sistema<br />

<strong>di</strong> riferimento.<br />

Le leggi <strong>di</strong> trasformazione, note come trasformazioni <strong>di</strong> Galileo, descrivono<br />

le relazioni tra le <strong>di</strong>mensioni spazio-temporali <strong>di</strong> due sistemi <strong>di</strong> riferimento<br />

S e S’ che si muovono lungo la sola <strong>di</strong>rezione x, con una velocità v uniforme,<br />

l’uno rispetto all’altro:<br />

x’ = x-vt<br />

y’ = y<br />

z’ = z<br />

t’ = t<br />

Come già detto, il tempo è assoluto, cioè è possibile sicronizzare due orologi nei due riferimenti,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalla velocità relativa dei due sistemi.<br />

Ciò fu messo in <strong>di</strong>scussione per la prima volta con lo stu<strong>di</strong>o dei fenomeni elettrici e magnetici, nella<br />

prima parte del secolo scorso. Nel 1873 l’elettromagnetismo trovò l’elaborazione più evoluta nella<br />

teoria <strong>di</strong> J.K. Maxwell, che prevedeva l’esistenza <strong>di</strong> onde elettromagnetiche, la cui velocità <strong>di</strong><br />

propagazione è elevatissima ma ben definita, uguale a quella della luce (c=3x108 Galileo <strong>Galilei</strong><br />

m/s).<br />

Maxwell propose che la luce stessa doveva essere un’onda elettromagnetica, o meglio la risposta<br />

visiva ad una ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica la cui lunghezza d’onda è compresa fra 0,4 e 0,7 micron;<br />

ciò fu confermato nel 1887 da H.R. Hertz.<br />

L’inatteso comportamento dei fenomeni elettromagnetici passando da un sistema <strong>di</strong> riferimento ad<br />

un secondo in moto traslatorio uniforme rispetto al primo, violava il principio <strong>di</strong> <strong>relatività</strong> galileiana.<br />

Infatti, secondo quest’ultimo la velocità c, come ogni velocità, dovrebbe trasformarsi in:<br />

c’ = c-v’ .<br />

L’osservatore, misurandola e trovando un valore <strong>di</strong>verso da c, potrà stabilire <strong>di</strong> muoversi con velocità<br />

v’ rispetto all’altro riferimento. Questo sarà quin<strong>di</strong> il sistema <strong>di</strong> riferimento assoluto, l’unico in cui la<br />

luce ha velocità c. Ma questa tesi fu confutata dall’esperienza <strong>di</strong> Michelson e Morley, i quali trovarono<br />

che la velocità della luce è in<strong>di</strong>pendente dalla velocità della sorgente o <strong>di</strong> chi la misura.<br />

L’ESPERIMENTO DI MICHELSON E MORLEY<br />

Attorno al 1890 due fisici americani Albert Michelson ed Edward Morley, tentarono <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare<br />

l'esistenza dell'etere e decisero <strong>di</strong> verificare l’ipotesi della misurabilità del moto della Terra usando la<br />

velocità della luce come riferimento tramite un esperimento.<br />

Si era ipotizzata l'esistenza dell'etere in linea teorica, in quanto non si poteva ammettere che la luce<br />

si propagasse nell’universo attraversando il vuoto: l’etere sarebbe stato il mezzo attraverso il quale<br />

la luce viaggiava, la sostanza esistente ovunque si propagassero onde luminose; esso serviva, per<br />

così <strong>di</strong>re, a “portare” le onde luminose, così come l’acqua “porta” l’onda che in essa si propaga.<br />

La scoperta della natura elettromagnetica delle onde luminose compiuta da Maxwell ed Hertz aveva<br />

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