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Premessa - ANPI Versilia

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Dopo aver scambiato numerosi colpi di cannone e mitragliatrice con i nemici attestati oltre il fiume a Ponterosso, la<br />

pattuglia tornò indietro, riferendo al comando sulla situazione. Alle ore 17,30 il comando delle batterie B e C ricevette<br />

l’ ordine di inviare pattuglie corazzate verso il fiume per stabilire una linea di difesa tra Ponterosso e Ponte di Tavole,<br />

obiettivo raggiunto rispettivamente alle ore 19,00 ed alle ore 22,00. Alle ore 21,00 il comando del 2 gruppo Corazzato<br />

impartì l’ordine di proseguire l’avanzata alle ore 8,00 del mattino successivo , 21 settembre. C/434 AAA doveva tenersi<br />

in stretto contatto con il 435 AAA nella zona di Ponte di Tavole, B/434 AAA attraversare il fiume appena il 47 LAA<br />

avesse raggiunte le alture alla destra del settore. A e D/434 AAA dovevano esser pronte a muoversi il giorno successivo<br />

per raggiungere le posizione lasciate dalla C e B/434 AAA, che alle ore 8,00 dovevano muovere in avanti di pari passo<br />

al 435 AAA ed alla 47 LAA”.<br />

Purtroppo, a sessanta anni di distanza, i protagonisti di quelle giornate sono ormai in gran parte deceduti e, molto<br />

probabilmente la dinamica della Liberazione di Forte dei Marmi non potrà più essere ricostruita in modo preciso e<br />

dettagliato.<br />

Rimane il rimpianto che le loro testimonianze non siano state raccolte a suo tempo e che così si isa perduta la memoria<br />

di un’importante pagina della storia locale.<br />

La Liberazione di Stazzema e di Seravezza<br />

Non è possibile indicare una data precisa per la Liberazione del territorio di Stazzema, poiché le sue numerose frazioni<br />

furono liberate in un arco di tempo compreso tra il settembre 1944 e l’aprile 1945.<br />

La prima località ad essere raggiunta dagli Alleati fu La Culla, dove il 20 settembre arrivò una pattuglia inglese della<br />

131/47 LAA, poi fu la volta di Sant’Anna in cui si recò un’altra pattuglia inglese per compiere un sopralluogo sui<br />

luoghi della strage, di cui avevano avuto notizia nei giorni precedenti. I Brasiliani arrivarono a Pomezzana il 27, a<br />

Palagnana, Stazzema e Cardoso il 28, mentre il 30 settembre reparti inglesi del 39 LAA occuparono Farnocchia e le<br />

alture a ridosso del torrente Vezza, sovrastanti Mulina, Pontestazzemese e Ruosina. Nella prima metà di ottobre i<br />

soldati della “Buffalo” raggiunsero Pontestazzemese, poi l’8 di novembre, Levigliani, Retignano e Terrinca. Invece,<br />

rimasero sotto il controllo dei nazifascisti la zona a ridosso dei monti Corchia, Pania eAltissimo, con il paese di Arni e<br />

le località vicine, dove erano schierati i repubblichini del battaglione “Intra” , che furono liberate solo il 19 aprile 1945,<br />

dopo il crollo del fronte in Garfagnana.<br />

Anche il territorio di Seravezza fu liberato in momenti diversi. Le frazioni della piana, cioè Pozzi, Querceta e Ripa,<br />

furono raggiunti dai reparti del 434 AAA Bn tra il 25 e il 26 settembre, mentre a Seravezza i primi reparti americani<br />

arrivarono il 6 ottobre, in occasione dell’attacco al m.Canala, condotto dal 370 reggimento della “Buffalo”.<br />

I partigiani, però, vi erano già entrati da alcuni giorni con una pattuglia inviata in ricognizione dal comando del 47<br />

LAA. Infatti, subito dopo la liberazione di Pietrasanta, alcuni reparti della “Bandelloni” erano stati aggregati agli inglesi<br />

del 39 LAA e del 47 LAA, operanti sulla fascia collinare a ridosso di Pietrasanta, che, il 24 settembre, raggiunsero il<br />

m.Costa, il cui controllo era indispensabile per procedere verso Vallecchia e Seravezza.<br />

Mario Salvatori era uno di quei partigiani:“Qualche giorno dopo essere giunti a Pietrasanta, forse il 22 o 23<br />

settembre ’44, una squadra di noi partigiani della formazione Bandelloni fu aggregata ad un raggruppamento di<br />

soldati inglesi, giunti e attestati a Capriglia. Eravamo una ventina al comando di Oscar Dal Porto. A fianco degli<br />

Inglesi partimmo da quel luogo verso la linea più avanzata del fronte, ancora non del tutto stabilizzato.<br />

Passammo da Monte Ornato, luogo a noi ben noto, e proseguendo per il sentiero dalla parte nord del monte,<br />

giungemmo alla cava di marmo sul monte Costa. Questa è già rivolta verso la valle del Vezza. La via della lizza<br />

discende rapida verso il fiume a Seravezza, il suo ravaneto biancheggia al sole. Gli inglesi presero posizione,<br />

piazzarono mitragliatrici e mortai, appostarono sentinelle nei passi verso la cava e il monte. In quel momento era il<br />

punto più avanzato del fronte verso le meno accessibili montagne, in <strong>Versilia</strong>(…) Restammo alla cava con quei soldati<br />

pochi giorni. Il nostro compito, ancora non lo conoscevo, era un altro; presto ci rendemmo conto quale fosse.<br />

Partimmo di lì, seguendo l’acciottolato della via della lizza, discendendo verso il fiume e la via laggiù in fondo.<br />

Attraversato il fiume, prendemmo a salire da quella parte il monte verso il Montorno, ma non era quella la metà. La<br />

nostra meta era Fabbiano. Noi eravamo la pattuglia avanzata, oltre la linea attuale del fronte. Il nostro compito,<br />

assegnato dal comandante di quel reparto inglese che era sulla cava della Costa, era quello di dare informazioni sui<br />

luoghi dove eravamo, di segnalare, possibilmente, le posizioni e i movimenti dei tedeschi, se fossimo riusciti a scoprirli.<br />

La nostra marcia non fu breve, ma infine prendemmo posizione nei dintorni di Fabbiano. Muoversi in quei luoghi era<br />

assai difficile e oltremodo rischioso; è comprensibile per chi conosce i luoghi e che sa e ricorda la posizione del fronte<br />

in quel momento. Come ho detto, gli Alleati più vicini alla valle del Vezza e alle montagne di Seravezza erano gli<br />

Inglesi sulla Costa.<br />

Toccò a me fare la spola fra la pattuglia partigiana e quella postazione. Il nostro comandante Oscar mi consegnava il<br />

suo messaggio da dover recapitare. Partivo da Fabbiano, o dalla zona circostante e solo come un cane e con l’ignoto<br />

intorno, riscendevo il monte fino alla via e al fiume, risalendo poi la via della lizza fino al piazzale della cava. Le<br />

sentinelle appostate sapevano la cosa o avevano avuto ordini in merito. Forse avevano memorizzato la mia immagine e,

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