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Premessa - ANPI Versilia

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Nel settore della TF 45, i primi reparti a guadare l’Arno, nei pressi Caprona, poco dopo mezzogiorno del 1 settembre,<br />

furono alcune pattuglie del 100 battaglione di fanteria con il supporto di 6 carri armati che, poi, mossero verso Asciano.<br />

La mattina del 2 settembre occuparono la parte settentrionale di Pisa, già raggiunta da pattuglie partigiane, i reparti del<br />

435 Battaglione, che superarono il fiume con sette carri armati leggeri, utilizzando delle barche e i resti di un ponte fatto<br />

saltare dai Tedeschi, mentre i carri pesanti passarono a guado nella zona est della città. L’attraversamento si svolse sotto<br />

un modesto fuoco dell’artiglieria tedesca, che, tuttavia, creò seri fastidi, soprattutto con un cannone semovente, poi<br />

messo fuori uso dai pezzi anticarro. Notevoli , invece, furono i problemi provocati dai campi minati, che causarono<br />

perdite alle pattuglie in ricognizione. Alle ore 16,00 del 2 settembre il 100 e il 435 battaglione erano attestati due<br />

chilometri a nord di Pisa, mentre il 434, completato l’attraversamento dell’Arno, rastrellava accuratamente i dintorni<br />

della città. In serata iniziarono a passare il fiume anche reparti del 39 reggimento britannico, dirigendosi nella zona tra<br />

la via Aurelia e Cascine Nuove, dove fu annientato un caposaldo nemico e fatti 7 prigionieri. La folta vegetazione lungo<br />

la costa e la presenza dei campi minati crearono seri ostacoli alla loro avanzata e 12 soldati sminatori furono catturati da<br />

una pattuglia tedesca.<br />

Il giorno seguente anche la TF 45 raggiunse l’obiettivo assegnatole: “Nella serata del 3 settembre- riporta il Diario<br />

Storico- il 100 Bn ed il 435 Bn raggiunsero la linea del fiume Serchio, incontrando una debole resistenza nemica. Un<br />

caposaldo nemico venne fatto fuori dal 100 Bn e i Tedeschi hanno avuto 5 morti, 4 feriti e 6 prigionieri. Il 2 Gruppo<br />

Corazzato in quel momento era dislocato ad ovest della strada statale Aurelia con tutto il 39 Reg e il 47 Reg; al 107<br />

AAA Gr era stato assegnato il settore ad est della statale con il 100 Inf Bn ed il 435 AAA Bn, mentre il 434 AAA Bn era<br />

impiegato a presidiare e a pattugliare Pisa. Il fuoco nemico d’ armi leggere, mitragliatrici, mortai e d’artiglieria si era<br />

intensificato e sono stati subiti dai nostri reparti tre bombardamenti e attacchi a bassa quota di aerei nemici”.<br />

Nel settore della 1 Divisione Corazzata, il pomeriggio del 3 settembre, il III battaglione del 370 CT mosse in direzione<br />

di Lucca attraverso i sentieri e le balze del Monte Pisano, arrivando a Vorno (4 km dalla città) verso le ore 16,00,<br />

seguito, intorno alle 17,15, da reparti d’artiglieria. Alle 22,00 il colonnello Sherman, comandante del 370 CT, fu<br />

informato che un partigiano aveva riferito che in Lucca si trovavano circa 200 uomini della formazione “ Bonacchi”<br />

pronti ad occupare la città , mentre la strada tra Lucca e Vorno era ancora sotto il controllo tedesco. Il comando<br />

americano prese contatto con la Resistenza per avere notizie precise e ne concordò un altro per la mattina successiva,<br />

che avvenne intorno alle 6,00 quando una pattuglia di partigiani riuscì a passare le linee tedesche al Ponte dei Frati ed a<br />

raggiungere quelle americane, recando un messaggio annunciante che nella notte la Resistenza aveva assunto il<br />

controllo della città, mentre i Tedeschi avevano ancora quello delle zone periferiche 7 .<br />

7 La Liberazione di Lucca è descritta nella relazione della formazione partigiana “Bonacchi”: “La sera del 3 settembre 1944 giunse<br />

notizia che pattuglie di punta americane, provenienti da sud, erano giunte in prossimità del Canale Ozzeri, posto a Km.2 a sud della<br />

città, sulla cui sponda settentrionale i tedeschi avevano stabilito una linea di resistenza. Prevedendo un attacco alla città, Renato<br />

Bitossi del CLN, d’intesa col Commissario Politico, Vannuccio Vanni (“Alfredo”), e col comandante la formazione Mario Bonacchi,<br />

ordinò la mobilitazione generale e improvvisa delle forze dei patrioti, mentre ai Tedeschi si era riusciti a tener segreti fino all’ultimo<br />

momento il numero delle forze, il loro armamento e il luogo di raduno. Nel piano d’azione fu previsto il passaggio al Comando delle<br />

Unità Alleate della zona, del seguente messaggio in lingua inglese, inviato dal CLN di Lucca, debitamente timbrato e firmato dal<br />

Commissario Politico “Alfredo”.<br />

Eccone il testo in italiano: Al Comando delle Truppe Alleate. Venuti a conoscenza dell’approssimarsi delle truppe alleate a Lucca è<br />

stato deciso che i patrioti procedano nella notte dal 3 al 4 settembre all’occupazione della medesima. Si rende perciò inutile ogni<br />

bombardamento di essa. Si attendono istruzioni tramite la pattuglia, latrice della presente. Firmato “Alfredo”<br />

Il piano d’azione fu quindi il seguente:1) Stabilire il contatto con il Comando Alleato della zona al fine di evitare l’eventuale<br />

bombardamento della città e - nello stesso tempo – ricevere istruzioni.<br />

2) Procedere all’occupazione della città a tergo della linea di resistenza tedesca sul Canale Ozzeri.<br />

3) Attaccare alle spalle detta linea al fine di provocare l’arretramento del fronte o, per lo meno, di facilitare alle truppe alleate il<br />

superamento della medesima. Gli uomini disponibili furono 231. Essi erano così ripartiti: i meglio armati circa 100 dovevano<br />

attaccare la linea tedesca. Altri 50 circa dovevano svolgere servizio di pattuglia all’esterno della città, fuori dalle mura, per seguire<br />

i movimenti delle truppe tedesche in prossimità della medesima. Circa 50 uomini all’interno della città dovevano eliminare la<br />

resistenza dei tedeschi con azioni improvvise. I rimanenti servivano di rinforzo. I tre plotoni della forza di 100 armati al comando del<br />

capo formazione, all’una del giorno 4 effettuarono la marcia di avvicinamento alla linea tedesca, movendo dal cimitero della città<br />

dove si era effettuato il concentramento degli uomini. Sotto il bombardamento degli obici americani, particolarmente intenso per<br />

tutta la notte del 3 settembre, le squadre dei patrioti, militarmente disposte, giunsero nella zona di San Concordio, dove effettuarono<br />

una sosta al fine di passare dal dispositivo di marcia a quello d’attacco alla linea tedesca di resistenza sul Canale Ozzeri. Tale linea<br />

comprendente il settore Gattaiole-Ponte alle Morelle, era costituita da centri di resistenza posti a distanza di circa 500 metri l’uno<br />

dall’altro.Ogni centro di resistenza possedeva una mitragliatrice pesante, una mitragliatrice leggera, alcune pistole mitragliatrici<br />

con la forza di circa 25-30 uomini. Nel punto chiamato Ponte dei Frati vi erano circa 25 uomini con due mitragliatrici pesanti, due<br />

mitragliatrici leggere ed altre armi individuali. In una boscaglia presso Corte Novellini, si trovavano circa 40 tedeschi in buona<br />

parte armati di armi automatiche e, forse, impiegati per rinforzo. Nelle retrovie in prossimità della città si trovavano alcune<br />

pattuglie tedesche. In totale in tale settore e nelle retrovie- tra il Canale Ozzeri e il fiume Serchio- si calcolavano esistenti 300-350<br />

tedeschi con circa 15 mitragliatrici pesanti, 15 mitragliatrici leggere ed altre armi automatiche individuali. A sostegno di questa<br />

linea stavano più indietro- in località Monte San Quirico – alcuni pezzi di artiglieria tedesca da 88 m/m. L’attacco a detta linea di<br />

resistenza fu svolto secondo i seguenti concetti: 1) Attacco ad uno dei principali centri di resistenza, posto presso il Ponte dei Frati<br />

con improvvisa azione di fuoco e passaggio di una pattuglia di quattro uomini recanti il messaggio del CLN per il Comando<br />

Americano di Vorno. 2) Azioni di disturbo eseguite da pattuglie ai due centri di resistenza limitrofi. Si voleva raggiungere l’effetto<br />

materiale di recare il maggior danno possibile alla linea tedesca unitamente all’effetto morale esercitato dall’improvvisa e

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