Agosto-Settembre n 207 - Frati Minori di Lombardia

Anno XXXII – n. 207 – Agosto e Settembre 2010
NOTIZIARIO
Provincia di Lombardia “S. Carlo Borromeo”
dei Frati Minori

INDICE
NORD ITALIA
Verbale Incontro dei Ministri provinciali - 4 Settembre 2010 4
VITA DELLA PROVINCIA
La fraternità definitoriale informa 6
Saluto e introduzione al Congresso definitoriale con i Guardiani (Rezzato 27 settembre 2010) 8
Programma Fo.Pe. del Triennio 10
Omelia nella s. messa a conclusione Definitorio con i Guardiani (Rezzato 28 settembre 2010) 11
Saluto e introduzione alla festa della Provincia (Rezzato 28 settembre 2010) 12
Omelia nella s. messa a conclusione Festa della Provnicia (Rezzato 28 settembre 2010) 14
TESTIMONIANZE DI VITA FRATERNA
4 Settembre - Vestizione di Emanuele Alberio 16
4 Settembre - Professione di fr. Cristiano Castegnaro 17
25 Settembre - Ordinazione Diaconale di fr. Raffaele Casiraghi 18
Onorare il tempo che passa (fr. Bruno Ducoli) 19
30 Settembre 1979 (f.p.g.) 20
NOTIZIE DI CASA
NOTIZIE ECUMENICHE
IN MEMORIAM
Fr. Martino Massa 25
Lettera del Ministro Provinciale in ricordo di frate Martino Massa 25
Non c’è fedeltà senza amore - Card. Dionigi Tettamanzi 27
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21
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NORD ITALIA
VERBALE
DELL’INCONTRO DEI MINISTRI PROVINCIALI DEL NORD ITALIA
1. Incontro con Guardiano e Maestro
Dopo la preghiera iniziale tratta dagli Scritti
di S. Francesco si passa all’ascolto del
Maestro e del Guardiano, per la consueta
verifica dell’anno di noviziato.
Il Guardiano Fr. Maurizio Conti presenta
l’andamento positivo della Fraternità. Ha
cercato di curare i passaggi di consegna con
Fr. Marco Tomasi, Fr. Pio Prandina arriverà
il 5 settembre p.v., poi ci sarà la settimana di
verifica e programmazione. Alle partenze di
Fr. Maurizio Conti e Fr. Giuseppe Bonato
corrispondono gli arrivi di Fr. Marco Tomasi
e Fr. Pio Prandina di modo che la Fraternità
mantiene la sua consistenza.
Nel corso dell’anno non ci sono state
situazioni particolari.
Nell’ultima settimana c’è stato l’impegno a
chiarire la situazione dei Novizi albanesi,
arriveranno in tre la prossima settimana.
Data la sua esperienza in Albania, si pensa
di chiedere a Fr. Almiro Modonesi di tenere i
collegamenti con l’Albania per quanto
riguarda i giovani in formazione, per conto
dei Ministri del Nord.
C’è un senso di gratitudine per i fratelli della
comunità, al termine del mandato, che
hanno aiutato e accompagnato nel servizio.
Fr. Maurizio ricorda poi che si è confrontato
con Fr. Marco su due aspetti economici:
- la nuova centrale termica che è quasi
completata, e richiederà un contributo da
parte delle Province;
- quando i Novizi sono pochi l’economia
della casa è tirata.
Terminato l’intervento del Guardiano Fr.
Bruno Bartolini lo ringrazia per il servizio
svolto nel corso di questi anni.
Prende poi la parola Fr. Enzo Maggioni,
Maestro dei novizi, il quale ringrazia i
confratelli perché il compito formativo è stato
portato avanti assieme. Grazie a Fr.
Maurizio per l’aiuto dato come Guardiano e
Baccanello, 4 Settembre 2010
4
vice Maestro. L’anno è stato tranquillo. Le
relazioni sui novizi sono state consegnate ai
Ministri dei singoli candidati.
Fr. Bruno Bartolini ringrazia Fr. Enzo per il
servizio svolto e gli augura buon lavoro per
l’anno entrante.
2. Confronto su Armeno
Viene fatta qualche ultima correzione, di
modo da poter pubblicare il documento
finale quanto prima e si ricorda che verrà
presentato ai Guardiani a novembre
(Castelletto s/G) dal Presidente del Collegio.
Ci sono degli adempimenti che vanno fatti e
vengono presi in considerazione di seguito:
- Commissione delle Case: Fr. Gabriele
Trivellin (Presidente), Fr. Francesco Patton,
Fr. Alberto Tosini, Fr. Luca Diegoli, Fr.
Claudio Battagion, Fr. Maurizio Piazza;
- Commissione Preparatoria per il Capitolo
2013: verrà completata e nominata in uno
dei prossimi incontri;
- Ministro provinciale Delegato per le 3
Fraternità interprovinciali (Torino, Celle,
Bologna Antoniano): Fr. Francesco Patton;
- Ministro provinciale Delegato per le Case
formative: Fr. Antonio Scabio;
- Ministro provinciale Delegato per gli
Economi: Fr. Mario Vaccari;
Fr. Mario Vaccari ricorda che occorre
passare comunicazioni al Coordinatore dei
Segretari per le Missioni e
l’Evangelizzazione, va ipotizzato un incontro
con lui da parte del Collegio dei Ministri. I
Ministri concordano di invitarlo al prossimo
incontro del Collegio.
3. Elezioni Case interprovinciali
Arco di Trento Casa di Postulato:
Vice maestro: Fr. Paolo Moser

Coetus: Fr. Saverio Biasi (Maestro); Fr.
Paolo Moser (Vice-Maestro); Fr. Enzo
Pellegatta (Guardiano); Fr. Fabrizio
Michelon
Baccanello Casa di Noviziato:
Guardiano: Fr. Marco Tomasi
Maestro: Fr. Enzo Maggioni
Economo: Fr. Andrea Nico Grossi
Vicario: Fr. Andrea Nico Grossi
Vice maestro: Fr. Pio Prandina
Coetus: Fr. Enzo Maggioni (Maestro); Fr. Pio
Prandina (Vice-Maestro); Fr. Marco Tomasi
(Guardiano); Fr. Andrea Nico Grossi
Verona Casa per i Professi temporanei:
Guardiano: Fr. Giampaolo Cavalli
Maestro: Fr. Almiro Modonesi
Economo: Fr. Franco Canale
Vicario: Fr. Tecle Vetrali
Vice maestro: Fr. Stefano De Cao
Coetus: Fr. Almiro Modonesi (Maestro); Fr.
Stefano De Cao (Vice-Maestro); Fr.
Giampaolo Cavalli (Guardiano e
Prefetto STISB); Fr. Tecle Vetrali; Fr. Matteo
Salvadori; Fr. Maurizio Brunelli
Segretariato Interprovinciale Formazione
e Studi:
Fr. Franco Mirri (Segretario)
Fr. Paolo Dozio (Vice e Delegato Centri di
Studio)
Fr. Costantino Tamagnini (Economo,
Maestro dei Professi temporanei)
Fr. Saverio Biasi (Maestro dei Probandi)
Fr. Enzo Maggioni (Maestro dei Novizi)
Fr. Almiro Modonesi (Maestro dei Professi
temporanei)
5
Fr. Fabio Piasentin (Coordinatore della
Formazione Permanente)
Fr. Maggiorino Stoppa (Coordinatore degli
Animatori Vocazionali)
Segue un breve scambio sull’importanza di
partecipare al Convegno nazionale dei
formatori.
4. Elezione del Presidente del Collegio
dei Ministri del Nord Italia
Dopo uno scambio e un confronto tra i
Ministri sul lavoro che aspetta il prossimo
Presidente del Collegio si passa alla
votazione. Viene proposto ed eletto Fr.
Francesco Bravi.
5. Calendario incontri del Collegio dei
Ministri
Si concorda l’ipotesi di calendario per i
prossimi tre mesi:
- settembre incontro col MG: ipotesi il 24
settembre
- durante l’Assemblea CISM a inizio
novembre
- 3 dicembre Milano S. Antonio
6. Varie
Si ritiene opportuno esprimere il
ringraziamento a Diathesis per il lavoro
svolto, Fr. Bruno scriverà la lettera di
ringraziamento. Dopo un breve scambio tra i
Ministri, constatato il valore della consulenza
per procedere con una metodologia seria, si
ritiene di confermare la collaborazione.
Fr. Francesco Patton, Verbalista

VITA DELLA PROVINCIA
LA FRATERNITÀ DEFINITORIALE INFORMA
1 Settembre 2010
Il Congresso definitoriale, tenutosi presso la Curia Provinciale in Milano, ha inizio alle ore 09.15
con un breve momento di preghiera. Per vivere la giornata di lavoro in comunione con tanti fratelli che in
questi giorni hanno vissuto l’esperienza del trasferimento, la preghiera si concentra sul tema del
Cambiamento-Sradicamento.
Il Ministro informa della presenza in Provincia di fr. Gianni Losio, per un tempo di riposo e di
cure, e di fr. Giuseppe Branchi, che presto partirà per la sua nuova destinazione in Burundi. Viene resa
nota la condizione dei fratelli malati e infermi. Si ricordano in particolare Fr. Fiorenzo Reati e fr. Franco
Azzimonti, che hanno recentemente subito un’operazione alla prostata.
Si passa alla verifica del Congresso Capitolare. Il Ministro ricorda che il lavoro del Congresso
si è svolto avendo come priorità il bene delle singole persone e l’adempimento delle decisioni capitolari.
Tutti concordano circa il clima collaborativo e sereno all’interno del Definitorio, c’è stato lo spazio per un
confronto libero e franco su tutti gli argomenti. La presenza del Visitatore Generale, fr. Alberto Tosini, è
stata percepita da tutti come una presenza realmente fraterna, grazie anche alla sua partecipazione ai
lavori come un fratello che si sente realmente coinvolto nel cammino della nostra Provincia. Da più parti
si segnala tuttavia la fatica di far fronte a tutte le situazioni, si ha l’impressione di essere al limite delle
forze; emerge così in maniera sempre più chiara la necessità di un ridimensionamento.
Si analizza la bozza del Documento Finale dell’incontro dei Definitori del Nord ad Armeno
(24-27 Agosto). Si gioisce della sintonia ormai raggiunta su molti aspetti, si ha la decisa impressione di
un cambio di prospettiva che coinvolge tutte e sei le Provincie del Nord. Questo sentire concorde ha
permesso di definire passi concreti e ben circostanziati da compiere nei prossimi anni per arrivare ad
una visione comune della presenza francescana nel Nord Italia e a scelte conseguenti per la
costituzione della nuova Entità nel 2016. Il Documento, nella sua redazione definitiva, verrà
consegnato ed illustrato nell’incontro interprovinciale dei Guardiani che si terrà a Castelletto di Brenzone
dall’8 all’11 novembre p.v.
Dopo un approfondito scambio di idee circa le prospettive di FoPe fatte dalla Commissione, il
Definitorio passa ad organizzare il Congresso definitoriale con la partecipazione dei Guardiani (27-
28 settembre p.v. a Rezzato), individuando in quel consesso il luogo di governo deputato a decidere il
cammino di qualificazione della nostra vita per il prossimo triennio. Appare ormai chiaro che questo
cammino non può prescindere dall’orizzonte della costituzione della nuova Entità.
Il giorno 29 settembre, a Rezzato, a conclusione del lavoro del Definitorio con i Guardiani verrà
presentato il cammino di FoPe che insieme si sarà delineato. A seguire si festeggeranno i fratelli che
ricordano l’anniversario della loro professione religiosa o della loro ordinazione sacerdotale. Questo
momento verrà allietato dalla proiezione di alcune foto di archivio che ripercorrono momenti della storia
della nostra Provincia.
Si affrontano alcune questioni personali ed altre legate a lavori straordinari. Si autorizzano: la
sistemazione dello studio di fr. Donato Ginelli, distrutto da un incendio; la riparazione del tetto e delle
gronde del campanile della chiesa di s. Angelo (MI).
Come ormai molti sanno, fr. Giovanni Farimbella si trova presso la Certosa di Farneta (Lucca)
per un anno di discernimento, lo accompagniamo con la nostra fraterna preghiera affinchè questo tempo
chiarisca sempre meglio l’orizzonte della sua vocazione.
Il Congresso si conclude alle ore 17.45 circa.
A laude di Cristo e del Poverello Francesco. Amen!
27-28 settembre 2010
Il VI Congresso Definitoriale si è tenuto a Rezzato il 27 e il 28 settembre u.s. alla presenza di fr.
Francesco Bravi, Ministro provinciale, dei definitori e di tutti i guardiani delle case della provincia, a cui si
è aggiunto fr. Enzo Pellegatta, guardiano di Arco di Trento.
6

I lavori della mattina del 27 settembre si sono aperti con una Lectio sul vangelo di Mc 2, 1-22,
tenuta da fr. Giampaolo Possenti, a cui è seguito un tempo prolungato di preghiera personale. Nel
pomeriggio ogni guardiano ha condiviso la situazione della propria fraternità a partire dalla Parola
meditata e pregata nella mattinata. E’ stato questo un momento di condivisione di particolare intensità e
profondità; ma anche un momento di definitorio, ciò significa che il racconto del vissuto è diventato il
punto di partenza per le decisioni circa il cammino di Fo.Pe.
Le condivisioni hanno evidenziato il bene e la positività nascoste nell’ordinarietà e nella
quotidianità dell’esistenza di ogni fraternità, aiutando ciascuno a crescere nella stima reciproca. Da più
parti si è sottolineato la bellezza del partire dalla Parola, per chiedersi “Come sto? come sta il mio
fratello?” Si è cercato di superare una visione che si fissa sul limite, su ciò che manca, per cogliere
invece la presenza del Signore che opera. Questo nuovo atteggiamento di fede è stato un principio di
guarigione, che ha creato l’attesa di un qualcosa di nuovo e di autentico.
La verità del raccontarsi ha fatto emergere anche i limiti e le ferite del peccato: l’incapacità di
comunicare, soprattutto le cose più personali; la fatica di adattarsi alle novità dopo i recenti spostamenti;
la difficoltà a vivere la correzione fraterna e di iniziare adeguati percorsi di guarigione del proprio peccato
e di quello del fratello; la fatica di sentirsi custodi gli uni degli altri.
Il Ministro ha concluso questo momento sottolineandone l'importanza. Quanto è stato vissuto ha
aiutato a capire che cosa significa “qualità di vita”: è ciò che si è espresso nelle nostre attese, è quello
che ha suscitato il Signore nella mattinata di preghiera, è quello che è stato presentato a Lui attraverso
la condivisione.
L’ascolto reciproco è stato così il punto di partenza per le scelte degli strumenti che
consentiranno di fare passi in avanti nel cammino di qualificazione della nostra vita di frati minori.
Dopo aver approfondito la conoscenza dei documenti di riferimento per la progettazione del cammino
Fo.Pe. (fine pomeriggio 27 settembre), ci si è divisi in due gruppi di studio per formulare proposte Fo.Pe.
per il tirennio (mattinata 28 settembre). Si sono così formulate due proposte: una a livello delle fraternità
locali ed una a livello provinciale. (cfr. Scheda consegnata alla festa della provincia e allegata)
Prima proposta (cammino per ogni fraternità)
La metodologia proposta, sostanzialmente la metodologia di Emmaus, è stata condivisa da tutti.
E’ stato molto apprezzato il nuovo punto di partenza: la descrizione del vissuto con una particolare
attenzione ai semi di bene che ci sono e a come ciascuno si sente all’interno della realtà descritta. Si
dovrebbe maturare un sorta di atteggiamento contemplativo dell’esistenza: ciò che si vive ha già un
contenuto, un senso. Anche se non lo si coglie immediatamente, Dio parla e si rivela sempre. La Parola
aiuta in questa dinamica di rivelazione del senso di ciò che si vive e della presenza del Signore.
Per quanto riguarda la scelta dei contenuti da dare alla Fo.Pe., si è fatto riferimento alle delibereorientamenti
capitolari (cfr in particolare Delibera n. 3), con l’invito a concentrarsi sulle cose ordinarie
della vita, non tanto su quelle straordinarie (sempre cogliendo il positivo che c’è).
Seconda Proposta (livello provinciale - a libera partecipazione)
Si è deciso di istituire “gruppi di condivisione fraterna”: la Parola, accolta e pregata in un
contesto fraterno (collatio-condivisione), ha la capacità di trasformare la vita. L'intento non è di fare una
lectio, ma di ritrovare ciò che accomuna. L'intento è di comunicare non ciò che si sa, ma ciò che si vive,
ma a partire da un riferimento comune: la Parola.
Si è ipotizzata la partecipazione libera, con un numero massimo di partecipanti. All’interno delle
persone interessate si individuerà un referente-animatore che fungerà da coordinatore del gruppo. Il
gruppo avrà una certa autonomia nel gestire il proprio percorso di Fo.Pe.
Si è rimandato alla Commissione Fo.Pe. per un chiarimento circa la concreta realizzazione
dell’iniziativa. La Commissione predisporrà una scheda da presentare a tutte le fraternità, per raccogliere
le adesioni dei frati interessati. Si è pensato poi di dare inizio a qualche esperienza in forma
sperimentale entro la fine dell'anno pastorale (si ipotizzano tre incontri), da verificare al termine
dell’anno.
Il Ministro ha concluso i lavori ricordando che già tutto il lavoro svolto nei due giorni è stata
Fo.Pe., proprio secondo lo stile che si è scelto per il futuro. Si è infatti partiti dalla condivisione del
vissuto alla luce della Parola.
A laude di Cristo e del Poverello Francesco! Amen.
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SALUTO E INTRODUZIONE AL CONGRESSO DEFINITORIALE CON I GUARDIANI
REZZATO 27 SETTEMBRE 2010
Saluto fraternamente il Vicario provinciale, i Definitori, il Segretario provinciale e in particolare
ogni Guardiano. Grazie fratelli Guardiani per avere accettato di servire i vostri fratelli in questo prezioso
ruolo di animazione e di governo; vi accolgo tutti, anche a nome degli altri componenti il definitorio
provinciale, con le parole di S. Chiara: Il Signore sia sempre con voi, ed Egli faccia che voi siate sempre
con lui ( BsC 14 ).
Nella lettera di convocazione ( prot. 115/10 del 3 settembre 2010 ) erano indicate brevemente le
ragioni del nostro trovarci; ragioni che vorrei ora riprendere in modo più ampio per ricordarci il senso del
lavoro di questi giorni.
La delibera n.1 del Capitolo provinciale impegna il Ministro e il Definitorio ad un ampio
coinvolgimento nella programmazione e nella verifica del cammino FoPe e in modo particolare chiede
che, per questa ragione, i Guardiani siano convocati più volte all’anno al Congresso definitoriale. Il
lavoro di questi giorni dunque ci vedrà impegnati proprio nella programmazione triennale della FoPe per
tutta la fraternità provinciale. Il capitolo provinciale, come sappiamo, ha riflettuto a lungo su questo tema.
Il Documento finale nell’introduzione alla prima parte, dove si parla appunto di FoPe come qualità della
vita, sintetizza l’interessante discussione e confronto capitolare offrendoci delle indicazioni importanti per
il nostro discernimento e le nostre decisioni: La prospettiva di FoPe emersa dalla riflessione capitolare
vuole superare un’impostazione intellettualistica. Il Capitolo propone una modalità di formazione più
legata alla realtà quotidiana e all’attenzione alla qualità della nostra vita. In sintonia con i documenti
dell’Ordine si propone pertanto la “ metodologia di Emmaus” che
parte dalla narrazione della vita, la illumina con la parola delle
Scritture per ritornare, infine, alla vita. Questo ci chiede di sentirci
costantemente in progetto, in una realtà sempre dinamica, ma si
avvale anche di momenti particolari e determinati nel tempo, vissuti
sia a livello provinciale che interprovinciale. È tenendo presenti
queste prospettive che dovremo confrontarci e lavorare per
individuare un percorso concreto da offrire a tutti i nostri fratelli.
Un’altra ragione del nostro trovarci, indicata anch’essa nella
lettera di convocazione, è che vogliamo vivere questo incontro come
luogo di reale partecipazione alla responsabilità di governo della
Provincia; insieme, infatti, siamo chiamati a fare scelte concrete e
attuabili per aiutarci nel necessario cammino di qualificazione della
nostra vita. Come previsto dall’articolo 80 dei nostri SS.PP. questi
giorni sono giorni di Definitorio con tutto quello che comportano di
senso di responsabilità e di impegno per la ricerca del bene comune.
Lo sguardo che dobbiamo avere è dunque quello più ampio che,
partendo dalla nostra fraternità locale, si apre alla vita e alle
necessità di tutta la Provincia.
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Una fraternità provinciale, la nostra, che è inserita con decisione nel percorso che con le altre
Province del Nord Italia va verso la creazione di una nuova entità. Il Capitolo – ci ricorda il nostro
documento finale – ha ribadito la volontà della Provincia di muoversi con decisione verso la Nuova Entità
e ha consegnato al Ministro alcuni passaggi che ritiene utili per arrivare a tale obbiettivo. Permane il
desiderio di vivere questo momento non subendolo come fosse una ristrutturazione aziendale, bensì
come Kairos, momento favorevole, occasione per ripensare e ricostruire la nostra vita in nuova fedeltà
alla Regola e alle Costituzioni Generali. La recente assemblea dei Definitori del Nord ha poi, nel suo
documento finale, indicato percorsi concreti verso l’unificazione. Questo testo vi sarà consegnato in
questi giorni e sarà presentato ufficialmente nell’incontro dei Guardiani del Nord previsto dal 8 al 11
Novembre a Castelletto di Brenzone. L’orizzonte ampio dell’ interprovincialità verso l’unione va dunque
tenuto ben presente anche nella nostra programmazione. Diverse decisioni del nostro Capitolo
Provinciale sulla FoPe e sul tema dell’unione sono entrate nel documento finale dell’Assemblea dei
Definitori del Nord. Il cammino verso la nuova realtà francescana del Nord chiederà anche scelte difficili
rispetto alle nostre presenze e attività attuali, ci ricorda il documento finale del nostro Capitolo. Già nella
lettera che presentava le Carte di Famiglia abbiamo scritto che si impone con urgenza l’esigenza di un
ridimensionamento degli impegni, e forse anche delle presenze. Il lavoro che ogni singolo definitorio
deve portare avanti richiederà confronto aperto, consultazione e coinvolgimento di tutti in particolare di
voi Guardiani.
C’è poi un’altra ragione che guida e sostiene questo nostro incontro, ragione non espressa nella
convocazione, ma altrettanto importante. Il Visitatore nella sua relazione al Capitolo, facendo riferimento
alle aspettative dei fratelli Guardiani incontrati in visita, la esplicitava con queste parole: con i guardiani
strutturare una condivisione più sistematica ed un maggior sostegno affettivo ed effettivo al loro servizio
locale. Nella consapevolezza dell’importanza di questo sostegno e di questa vicinanza, questo incontro
vuole dunque essere un primo segno di attenzione e di cura per il vostro delicato e prezioso servizio di
Guardiani.
Come vivremo questi giorni? Avete visto il programma: il percorso delineato intende farci vivere
queste giornate come un vero momento di formazione esperienziale per maturare insieme le decisioni
da presentare poi ai frati della Provincia nella giornata del 29 settembre. Quattro sono le tappe di questo
itinerario. Iniziamo con l’ascolto e il confronto personale con la Parola di Dio. Aiutati da fr. Gianpaolo
vivremo questa mattinata il momento della Lectio divina. In un secondo momento ogni Guardiano, alla
luce della Parola ascoltata e meditata, racconterà il vissuto della propria fraternità. Il terzo momento
prevede la presentazione, a cura di fr. Cesare Vaiani, dei testi di riferimento per la definizione del
cammino FoPe: le decisioni capitolari e i documenti dell’Ordine. Il lavoro proseguirà poi nei gruppi che,
aiutati da una scheda di lavoro, saranno guidati da fr. Almiro e fr. Andrea. L’ultima tappa prevede la
restituzione dei lavori di gruppo in assemblea e le decisioni finali. Il frutto di tutto questo lavoro sarà
presentato ai frati radunati per la festa della Provincia perché operino poi conformemente alle indicazioni
maturate.
Augurando a tutti delle giornate proficue ci introduciamo al lavoro del Definitorio, come è
consuetudine, con alcune notizie sulla vita della Provincia.
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Programma Fo.Pe. del trennio
Proposta di un cammino per ogni fraternità
Si propone questo metodo di riflessione (è la metodologia di Emmaus):
Ogni singola fraternità esamina momenti del proprio vissuto ordinario e li descrive; li legge alla luce della parola
(Leggere alla luce della parola vuol dire non solo giudicare il vissuto, ma anche illuminarlo svelandone il senso -
dimensione rivelativa della parola); scopre i segni di Dio positivi presenti nella vita (prima di tutto quelli positivi;
solo in seconda battuta, se necessario, quelli negativi); decide come assecondare e coltivare questi buoni semi.
La Commissione FoPe preparerà delle schede per aiutare la descrizione del vissuto: schede dettagliate che
insistano sul come ci sentiamo e sul positivo che già esiste.
I contenuti di questa riflessione potrebbero essere i seguenti:
1° anno Accogliere il dono del vangelo:
Vedere giudicare e agire sui temi: vita di fede e preghiera/ fraternità
Contenuti per vita di preghiera : preghiera ordinaria, lectio, ritiro mensile, ecc.
Contenuti per vita di fraternità: capitolo locale, pasti, incontri di fraternità, momenti ricreativi, rapporto
con la famiglia francescana, relazioni tra frati (comunicazione), cura della casa, appartenenza a diversi
livelli, ecc.
2° anno Restituire il dono del Vangelo:
vedere giudicare e agire sui temi: presenza nella chiesa e nel mondo
Contenuti per la presenza nella chiesa: evangelizzazione, pastorale giovanile, predicazione, confessione,
collaborazione con la diocesi/parrocchia, ecc.
Contenuti per presenza nel mondo: i poveri, i problemi sociali, la famiglia, giustizia e pace, il lavoro utilizzo
degli spazi, ecc.
3° anno Instrumentum laboris del capitolo 2013
Nel 2013 tutte le sei Provincie del Nord terranno il Capitolo con uno stesso Instrumentum laboris, in vista
dell’unificazione del 2016.
Proposta per il livello provinciale (è ancora in cantiere)
Si propongono gruppi di condivisione fraterna a partire dalla parola di Dio e dalla Regola/CCGG. Dovranno essere
gruppi liberi che si basano sulla responsabilità personale per la propria formazione
Metodo:
1 lettura della parola, regola e CCGG
2 lettura della propria vita: raccontarsi a partire dalla parola. È l’elemento determinante della proposta.
3 agire: tradurre vangelo, regola e CCGG in scelte operative per la vita
Si affida alla commissione FoPe di elaborare la proposta, per proporre qualcosa di più chiaro e farlo partire come
esperienza/ esperimento per quest’anno.
Si fa la proposta a tutti i frati per l’adesione libera; sui nomi degli iscritti si individuano dei nomi per gli animatori;
per quest’anno si prevedono tre incontri; il percorso specifico dovrà essere meglio definito dal gruppo stesso. È
auspicabile, alla fine del primo anno verificare il percorso.
Gli incontri dei guardiani (quello svolto in questi due giorni e quelli futuri) come pure il progetto del Laboratorio di
pastorale giovanile sono forme di attuazione di questo metodo di condivisione fraterna, attuato da gruppi
specifici di frati.
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OMELIA NELLA S. MESSA A CONCLUSIONE DEFINITORIO CON I GUARDIANI
MEMORIA DEL BEATO BERNARDINIO DA FELTRE
REZZATO 28 SETTEMBRE 2010
Concludendo il nostro lavoro di queste giornate, nella preparazione del percorso triennale di
Formazione Permanente per i frati della Provincia, ci imbattiamo nella interessante figura di un nostro
confratello beato: Bernardino da Feltre. La coincidenza provvidenziale ci offre una prima interessante
riflessione sul senso del nostro lavoro di questi giorni. La programmazione della formazione permanente
nelle sue varie iniziative e progetti deve tendere a far crescere in ciascuno di noi l’anelito alla santità. Il
Ministro generale presentando il documento sulla formazione permanente dell’Ordine si chiedeva e ci
chiede: Il cuore della Formazione permanente non sta forse proprio nel dinamismo di questa apertura
libera al Mistero santo di Dio, che ci è stato rivelato nella vita e nella parola di Gesù di Nazareth? Questo
appello non ci raggiunge forse nel cuore della nostra umanità, arricchita di ogni dono di grazia e pur così
limitata e fragile? La nostra risposta quotidiana al carisma dei frati minori da vivere in questo tempo e nei
molteplici contesti in cui siamo immersi, potrà essere fedele e creativa senza un cammino che tocchi la
nostra volontà, ci renda più capaci di amare e quindi di conoscere e rendere ragione della speranza che
è in noi? L’obiettivo generale della Formazione permanente, secondo le nostre Costituzioni Generali, è
infatti quello di rendere possibile a tutti i Frati…sotto l’azione dello Spirito Santo, la continua sequela di
Cristo, secondo la forma e la vita di san Francesco e la Regola, nella concreta situazione del loro tempo.
La via della santità è dunque la sequela di Colui che è Via, Verità e Vita. Il brano evangelico
odierno ci apre poi alle prospettive più profonde di questa sequela; si tratta, come Gesù, di prendere la
ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme. Gesù inizia la sua lunga marcia verso
Gerusalemme, la città del suo destino ultimo. È un lungo viaggio non solo geografico e spaziale ma
spirituale e teologico verso la meta della morte e della gloria pasquale. Il discepolo è colui che con
decisione si pone in questa logica; è colui che fa la stessa scelta decisa di Gesù; il discepolo è colui che,
come il suo maestro, entra nella logica della consegna della vita per amore al progetto del Padre per la
salvezza degli uomini. Percorrere questa strada non è facile: ci sono rifiuti e incomprensioni. Seguire il
maestro verso Gerusalemme vuol dire preparasi al rifiuto e all’incomprensione; fin dall’inizio del
cammino i discepoli devono misurarsi su queste realtà e soprattutto devono misurarsi con le loro
reazioni umane e le loro chiusure. Accogliere e vivere le esigenze della sequela richiede, da parte del
discepolo, molta decisione e perseveranza; occorre anche, come
ci ha ricordato il brano del Vangelo, che ci lasciamo “rimproverare”
da Gesù per purificare continuamente le nostre ragioni e le nostre
modalità di una sequela alle volte fatta a nostra misura esclusiva.
Per la verifica della nostra sequela, del nostro cammino
verso la santità oggi ci viene offerta la testimonianza del nostro
confratello Bernardino da Feltre. Una vita, quella di Bernardino,
spesa per annunciare ovunque la Parola di Dio e per difendere i
poveri specie contro l’usura con la fondazione dei Monti di Pietà.
Un frate minore che, come abbiamo detto nella preghiera con la
quale abbiamo iniziato la nostra celebrazione, acceso di zelo
apostolico, ha istruito, con la vita e la parola, il popolo cristiano.
Il nostro confratello fr. Marcellino Ripamonti, in un profilo
del beato, lo definisce Uomo della Parola: questa fu la
fondamentale attività a cui dedicò tempo, studio, energie,
intelligenza, sacrifici. Nell’epigrafe, che si legge ancora oggi sul
11

suo venerato sepolcro nella chiesa del Carmine a Pavia, si afferma che il beato scrisse ben 3600
sermoni. I temi che si ritrovano nei 120 sermoni che sono stati ritrovati danno un’idea dello spessore
dell’impegno di Bernardino per l’annuncio della Parola di Dio: sulla Natività, la Passione, la Resurrezione
di Cristo; sulla dignità del Sacerdozio ( sotto il pontificato di Alessandro VI ); sul Nome di Gesù; sulla
Penitenza, l’Eucaristia, i Novissimi, la Corona francescana, la devozione a S. Giuseppe, il Terz’ordine
francescano; sul mutuo ad interesse e sui Monti di pietà ecc..
Un lungo elenco di temi che mostrano la sua passione per il Vangelo da annunciare e il suo
essere ben inserito nella vita e nei problemi della gente del suo tempo; consumato da questa passione
apostolica muore a Pavia il 28 settembre 1494.
S. Antonio di Padova in un suo sermone ha scritto: I santi sono per il mondo tenebroso le stelle
che brillano nel firmamento. La loro nascita avvenne per la gioia di molti, è un bene comune; la loro
comparsa è per l’utilità di tutti. Così è anche del nostro beato: la sua ferma decisione di seguire il
Signore Gesù e il suo impegno a farlo amare e conoscere diventano per noi stimolo ed esempio da
seguire.
Il recente Capitolo generale nel documento finale ci ha ricordato come il dono del Vangelo sta
all’origine della nostra fraternità e come fin dai primi giorni la fraternità si scopre chiamata ad annunciare
quello che vive. La vita evangelica del frate minore, come sappiamo, si esprime nella Regola, nostro
progetto di vita, dove si afferma: La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo
Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo vivendo in obbedienza senza nulla di proprio e in castità. Il
Vangelo accolto e vissuto diventa annuncio credibile. È proprio questa consapevolezza che va
ricuperata continuamente. Dobbiamo tornare tutti ad ascoltare e ad accogliere il Vangelo nella nostra
vita; dobbiamo lasciarci di nuovo e sempre evangelizzare perché il nostro annuncio sia credibile e abbia
lo spessore della vita. La qualità della vita sostiene la credibilità del nostro annuncio.
Questo ci insegna il nostro fratello beato; questo chiediamo al Signore per l’intercessione del
beato Bernardino; questa è la via che, se percorsa con fedeltà, ci renderà beati. Anche noi allora, alla
fine di questi giorni prendiamo la ferma decisione di metterci in cammino verso Gerusalemme con il
Signore Gesù.
SALUTO E INTRODUZIONE ALLA FESTA DELLA PROVINCIA
REZZATO 29 SETTEMBRE 2010
Carissimi fratelli,
Benvenuti alla festa della Provincia. Un saluto particolare a tutti quelli che ricordano uno speciale
anniversario di ordinazione o di professione ( vedi elenco ); un ricordo per i fratelli che celebrano oggi il
loro onomastico: fr. Raffaelangelo Radice, fr. Arcangelo Zucchi, fr. Michele Montemitro, fr. Michele
Cafagna, fr. Raffaele Casiraghi, fr. Gabriele Dall’Acqua. Ricordiamo i fratelli che non hanno potuto
essere oggi con noi per diversi motivi.
È bello riservarci quest’annuale occasione d’incontro per fare memoria grata al Signore per il
dono della nostra vocazione. È giusto e doveroso non solo rendere grazie al Signore ma anche
ringraziare i fratelli per il loro servizio, la loro perseveranza e per tutto il bene che hanno compiuto per la
Provincia, per la Chiesa e per ogni fratello e sorella che hanno incontrato e servito. Così ci edifichiamo a
vicenda nel servizio del Signore e dei fratelli scoprendo e quasi gustando, ancora una volta, come
ciascuno di noi ha legato profondamente la propria vita a una comune storia di salvezza collocabile in un
cammino storico ben preciso: quello della nostra fraternità provinciale.
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Come ricordavo nella lettera di convocazione è in
queste occasioni che riconosciamo chiaramente di aver
ricevuto in consegna dai confratelli che ci hanno preceduto
un’eredità e al contempo un mandato. Il nostro incontrarci
diventa allora occasione per rinnovare l’impegno a una vita
francescana fedele alle proprie radici e allo stesso tempo
creativa, aperta al domani. È proprio questa la ragione che ci
ha fatto scegliere di presentare oggi, mentre ricordiamo e
celebriamo i diversi anniversari, la programmazione triennale
della FoPe elaborata nei giorni immediatamente precedenti
dal lavoro congiunto del Definitorio con i Guardiani. La
qualità della nostra vita la costruiamo infatti in un cammino di
fedeltà quotidiana dove la risposta e l’impegno dei singoli
diventa fondamentale per costruire un vero progetto di vita
che sostiene e accompagna il cammino di tutti. È guardando
allora i volti, la vita e la storia dei fratelli che oggi ricordano
gli anniversari di ordinazione o di professione, che
comprendiamo che la qualità della vita è fatta di diuturna
perseveranza, di scelte quotidiane di dedizione e di servizio,
di accettazione serena del proprio limite, di forte e decisa
lotta contro il proprio peccato, di gesti umili e nascosti di
accoglienza, di misericordia e di perdono.
Parlare di formazione permanente che sostiene la qualità della vita in questo contesto di memoria
dei diversi cammini di consacrazione, significa riscoprire la forza e la bellezza di quella che il documento
finale del Consiglio plenario dell’Ordine del 2001 ha chiamato la centralità della persona in relazione. La
struttura base dell’Ordine – dice il documento finale del Consiglio plenario - è il singolo frate mosso dallo
Spirito ( Rnb 2,1 )…questo Spirito…spinge il Frate a divenire Frate in relazione, persona capace di
mettere in gioco la propria vocazione con gli altri….La sua vita e il suo modo di agire sono quindi segnati
fondamentalmente non dall’autosufficienza e dall’isolamento, ma da parole e azioni che esprimono la
sua vera identità. Sono parole e azioni di collaborazione, comunione, solidarietà, corresponsabilità,
reciprocità, compartecipazione, scambio, consultazione, interdipendenza, condivisione delle risorse,
cura e affetto e interesse per il bene dell’altro ( n.2 ). La storia e la vita dei fratelli che ricordano oggi gli
anniversari di ordinazione o di professione credo ci ridica proprio queste parole e queste azioni e ci
stimola a scrivere altrettante pagine di storia segnate ancora da queste parole e da queste azioni anche
dentro il più ampio orizzonte dell’interprovincialità. Contemporaneamente mi sembra che tutto ciò
manifesti un'altra grande verità: La persona in relazione con se stessa, con gli altri, con il creato e con
Dio – afferma il documento della FoPe dell’Ordine – cresce attraverso l’esercizio responsabile della sua
libertà nel contesto sociale e culturale concreto in cui vive. Il frate Minore, in quanto persona originale e
irripetibile, è cosciente di accogliere il dono della libertà di Cristo, che si sviluppa grazie all’operazione
discreta e potente dello Spirito del Signore in un costante processo di crescita attraverso le età della vita,
anche nei suoi limiti e condizionamenti. ( N 4 ). Si tratta cioè di riscoprire continuamente la fondamentale
chiamata al vivere la nostra libertà in Cristo come il fondamento del nostro cammino di consacrazione; è
a partire da questa prospettiva che si comprende – come afferma sempre il documento FoPe dell’Ofm –
il ministero proprio della formazione, sviluppato attraverso agenti e mediazioni diversificati ( n. 3 ). A
questo punto lascio la parola a fr. Cesare Vaiani, moderatore provinciale FoPe, perché ci presenti la
programmazione triennale che il Definitorio con i Guardiani ha elaborato in questi giorni e che ora
consegniamo a tutti i frati della Provincia. Seguiranno poi, come da programma, gli auguri ai festeggiati
accompagnati dalla proiezione di alcune foto d’archivio e la celebrazione Eucaristica con il pranzo.
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Ringrazio di cuore la fraternità di Rezzato che ci ospita; come sapete abbiamo affidato a questi
fratelli il delicato compito della accoglienza e del discernimento. La fraternità continua così una lunga
tradizione formativa e di accoglienza che la caratterizza da tanto tempo. Molti di noi poi proprio qui
hanno vissuto momenti importanti del cammino formativo: il noviziato, il postulato, il tempo della
professione temporanea. Il ricordo si trasformi in rendimento di grazie e in invocazione al Signore perché
sostenga i nostri passi nel cammino che ci sta davanti e per le scelte impegnative che ci attendono nel
percorso che stiamo facendo con le altre Province verso la nuova entità francescana del Nord Italia.
Il Signore vi dia pace e buona giornata a tutti.
OMELIA NELLA MEMORIA DEI SANTI ARCANGELI MICHELE ,GABRIELE E RAFFAELE
FESTA DELLA PROVINCIA
REZZATO 29 SETTEMBRE 2010
Il padre S. Francesco – ci ricorda il Celano – venerava col più grande affetto gli angeli, che sono
con noi sul campo di battaglia e con noi camminano in mezzo all’ombra della morte. Dobbiamo
venerare, diceva, questi compagni che ci seguono ovunque e allo stesso modo invocarli come custodi.
Insegnava che non si deve offendere il loro sguardo, né osare alla loro presenza ciò che non si farebbe
davanti agli uomini. E proprio perché in coro si salmeggia davanti agli angeli, voleva che tutti quelli che
potevano si radunassero nell’oratorio e li salmeggiassero con devozione ( FF 785 ). E noi raccogliendo
questo invito del serafico padre abbiamo ripetuto nel salmo responsoriale: A te cantiamo, Signore,
davanti ai tuoi angeli. E così, in questa festa dei santi Arcangeli, mentre celebriamo gli anniversari di
ordinazione e di professione dei nostri fratelli, vogliamo fare proprio quel che fanno le schiere angeliche,
le schiere celesti: vogliamo dare gloria a Lui, dare gloria a Dio. Dare gloria a Dio per la sua bontà e la
sua fedeltà che oggi risplende nei confratelli che fanno memoria del loro cammino di consacrazione.
Insieme a questi fratelli ci mettiamo ancora una volta in attento ascolto della Parola di Dio, Parola
che illumina e sostiene il cammino di tutti noi e che offre ai festeggiati di oggi nuovi spunti per una
rinnovata e creativa fedeltà. Dio si manifesta al profeta Daniele, nella prima lettura, in una grandiosa
visione. Appare nella sua ricca maestà circondato da santi e da angeli. Il momento culminante della
visione è l’investitura solenne del Figlio dell’uomo: a lui è dato il potere e la gloria e l’onore. È proprio lui
e non gli Angeli ad essere introdotto fino al trono di Dio. È a lui che il Vegliardo “da’ il potere, la gloria e il
regno”, è “a lui che tutti i popoli serviranno”. La cosa simile osserviamo anche nel brano evangelico:
“Vedrete i cieli aperti e gli angeli di Dio salire a scendere sul Figlio d’uomo”. Anche qui gli angeli sono al
servizio del Figlio dell’uomo, di Gesù Cristo. La nostra lode, la nostra adorazione non è rivolta ai santi,
nemmeno quando si tratta degli angeli o arcangeli. La nostra lode e il nostro culto va indirizzato solo a
Dio e al Figlio di Dio. Gli angeli sono solo servitori suoi che Dio, nella sua immensa bontà, mette anche
al nostro servizio perché anche noi come loro, rendiamo lode e gloria al figlio di Dio. Ecco il senso di una
vita: rendere lode a Dio.
Gli angeli e gli arcangeli ci sono compagni e ci insegnano dunque come rendere lode a Dio con
la vita. I Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele ci indicano già con il loro nome come possiamo, in
una vita fedele, rendere gloria al Signore. Michele, nome ebraico che vuol dire « Chi è come Dio? »
viene ricordato nel libro di Daniele, nella lettera di san Giuda e nell’Apocalisse come colui che lotta per il
popolo di Dio e lo difende dall’assalto del male. Gabriele «forza di Dio», si presentò a Zaccaria come
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«colui che sta al cospetto di Dio» . Portare l’annuncio di Dio è il compito che gli riconosce Daniele:
annunziò infatti la nascita del Battista e di Gesù Cristo. Raffaele, «Dio ha curato», compare nel libro di
Tobia come accompagnatore nel viaggio del giovane Tobia e come portatore di salvezza al vecchio
padre cieco.
Difendere dal male, annunciare il progetto del Signore, prendersi cura dei fratelli e delle sorelle
nel bisogno; ecco come rendere lode e gloria a Dio con tutta un’intera esistenza. Ecco come essere
anche noi Angeli che lodano il Signore.
Sono certo che i nostri fratelli che oggi ricordano la loro ordinazione e la loro professione sono
stati e sono ancora questi angeli che attraverso la loro consacrazione e il ministero hanno difeso il
popolo di Dio dal male, hanno annunciato la Parola del Signore a tanti fratelli e sorelle, hanno curato
tante persone nei loro più svariati bisogni spirituali e corporali. È proprio attraverso la vostra
testimonianza e la vostra vita, cari fratelli che tutti noi abbiamo bisogno di capire come poter anche noi
insieme a voi, continuare a rendere lode al Signore con una vita francescana fedele; come essere
ancora, insieme ai Santi Arcangeli a cui chiediamo protezione e sostegno, coloro che mostrano all’uomo
di oggi il volto di Dio. Si perché i Santi Arcangeli, con il loro proprio e tipico ministero non hanno fatto e
non fanno altro che svelare agli uomini il volto del Padre; di colui cioè che li difende, che gli mostra la via
da seguire, che li cura amorevolmente. Siate allora per noi angeli che conducono la ricerca e il
discernimento per trovare le vie per arrivare al cuore dell’uomo di oggi; siate con noi contemplatori del
volto di Dio per poterlo dire poi nelle scelte coerenti e fedeli dentro la vita delle nostre fraternità locali e
dell’intera Provincia. Cosi avvereremo nella vita ciò che abbiamo detto nella Colletta, iniziando questa
celebrazione : O Dio, che chiami gli Angeli e gli uomini a cooperare al tuo disegno di salvezza,concedi a
noi pellegrini sulla terra,la protezione degli spiriti beati, che in cielo stanno davanti a te per servirti e
contemplano la gloria del tuo volto.
Per il padre S. Francesco i cieli sono gli angeli e i santi; così infatti si esprime nella parafrasi del
padre nostro. Dio non abita i templi costruiti dalle mani dell’uomo e nemmeno i cieli incorruttibili: la
dimora di Dio è la creatura. È proprio questo che con i santi Arcangeli vogliamo essere: dimora di Dio in
questa nostra storia, perché anche questa storia, con tutte le sue cose belle e le sue contraddizioni, sia
ancora storia di salvezza. Con i Santi Arcangeli, con voi fratelli che celebrate oggi i diversi anniversari,
con i fratelli che celebrano il loro onomastico, con tutti i frati della Provincia, parafrasando le parole di S.
Francesco chiediamo allora: illuminaci Signore alla conoscenza, perché tu Signore, sei luce; infiammaci
all’amore, perché tu Signore, sei amore; poni in noi la tua dimora e riempici di beatitudine, perché tu
Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene
( Cf. Pater, 2 ).
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TESTIMONIANZE DI VITA FRATERNA
4 SETTEMBRE 2010
VESTIZIONE DI EMANUELE ALBERIO
“Rispondendo all’impulso dello Spirito Santo,
desidero condividere la vita della famiglia francescana
nell’ordine dei frati minori.
Ti chiedo pertanto di rivestirmi dei panni della prova
e di aiutarmi a camminare nella via della penitenza,
a vivere secondo la forma del santo Vangelo,
a seguire l’umiltà e la povertà del nostro Signore Gesù Cristo,
ad avere lo spirito del Signore, a pregare sempre con cuore puro,
a crescere nello spirito dell’amore fraterno”.
Con queste parole insieme ad altri due miei compagni di cammino, ho espresso di fronte al
Ministro provinciale il desiderio di proseguire in questa nuova tappa del cammino intrapreso. Mi
chiamo Emanuele e sono nato a Como il 25 dicembre del 1980. La mia famiglia attuale è composta
da dieci persone: mamma, papà, un fratello coetaneo sposato con un bambino, due sorelle di poco
più piccole, di cui una sposata con una bambina e una nonna.
Quella nella quale sono nato è una famiglia di fede che ha sempre vissuto attivamente la
propria fede nel l’ambito parrocchiale e al di fuori di questo. Anche io, cresciuto in questo ambiente,
ho fin da piccolo, partecipato attivamente alla vita della mia parrocchia natale nella quale ho ricevuto
i sacramenti.
Circa cinque anni fa ho conosciuto i frati ad Assisi poi, a distanza di un anno, sempre ad Assisi,
sono stato accompagnato in un percorso di discernimento da una fraternità di suore francescane. Al
termine di questo periodo ho proseguito il cammino nella fraternità dei frati di Monza.
L’anno scorso mi sono recato ad Arco (TN) dove ho camminato, nell’anno di postulato insieme
ad altri quattro ragazzi. Il 4 settembre, presso la fraternità di Baccanello (BG), con il rito della
vestizione, ho iniziato l’anno di noviziato e, ai miei compagni Dario e Ivo, si sono aggiunti: Davide,
Anton, Kolë e Anton.
Due aspetti, all’inizio di questo anno, attirano in modo particolare la mia attenzione: Il primo
riguarda il significato del tempo della prova che ben si spiega nel testo biblico come un periodo nel
quale la fede deve essere necessariamente messa alla prova dalla vita poiché essa, che è molto più
preziosa dell’oro, destinato a perire e tuttavia purificato con il fuoco, venga restituita in tutto il suo
splendore. Solo così infatti, è possibile maturare una risposta sempre più autentica e decisa a Dio e
alla sua volontà. Il secondo riguarda il fulcro stesso del cammino che è la crescita nell’amore a Dio e
ai fratelli: “Carissimi amiamoci gli uni gli altri
perché l’amore è da Dio e chiunque ama è
stato generato da Dio e conosce Dio. Chi
non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio
è amore”. (1 Gv 4,7-8) “Come il Padre ha
amato me anche io ho amato voi. Rimanete
nel mio amore. Se osservate i miei
comandamenti rimarrete nel mio amore,
come io ho osservato i comandamenti del
Padre mio e rimango nel suo amore”. (Gv
15,9-10)
E in particolare quest’ultimo invito di
Gesù a rimanere nel Suo amore per portare
frutto è l’augurio che desidero fare, all’inizio
di questo nuovo cammino di fede, a me
stesso e alla fraternità con la quale sono
chiamato a vivere.
Fr. Emanuele Alberio
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4 SETTEMBRE 2010
PROFESSIONE DI FR. CRISTIANO CASTEGNARO
Baccanello 4 settembre 2010,
ogni passaggio importante della
nostra vita è legato ad un preciso
momento, luogo e tempo.
Ognuno di noi ricorda i momenti
importanti della sua vita, quegli
incontri, quelle decisioni, che
hanno dato una svolta al nostro
cammino. Certo ci sono stati
anche momenti di attesa, di
silenzio, di deserto come se ci
aspettassimo una conferma alla
nostra decisione; non ci volevamo
sentire soli ma accompagnati su
questa nuova svolta che
presentava gioia ma tante
incognite. La mia vita è stata così,
fatta di tante tappe, per qualcuno
forse troppe, ma necessarie per
arrivare li a quel 4 settembre 2010. I primi due anni di formazione sono stati per me senza alcuna
particolare fatica, ormai avevo chiaro nel mio cuore che quella chiamata era stata fatta molti anni fa,
ma a quel tempo ebbi paura (tutto Signore ma quello non chiedermelo… era stata la mia risposta),
ed è proprio vero il versetto del vangelo di Luca (10,2) che dice:”Pregate dunque il signore della
messe, perché mandi (stani) operai nella sua messe” (la traduzione più corretta del termine greco
sarebbe stanare) e il Signore te lo fa capire chiaramente ti viene a cercare non si arrende, quasi te
lo chiede, sembra strano ma è come se si prostrasse a terra implorandoti che ha bisogno di te. Ma
dopo tutti i doni che mi aveva fatto, anche l’amore di una moglie che di fronte a tutte le difficoltà
della vita mi invitava sempre e costantemente a guardare al centro, a Lui, unica Roccia di salvezza,
come potevo ancora rifiutare il Suo Amore. Il capire come Francesco di essere stati amati,
desiderati, voluti e attesi in questa nuova vita è stata per me la scoperta e il regalo più bello e più
grande che potesse farmi.
Ora in quel chiostro in cui tutto sembrava avere un armonia speciale, con i celebranti, con tutta la
fraternità pronta ad accoglierci, con tutta la gente di calusco, i parenti, amici, io insieme ai miei 4
confratelli eravamo pronti a sottoscrivere un Patto con Dio seppur ancora temporaneo. Tutto parlava
e la mente vagava in ricordi lontani, l’emozione, la gioia, le lacrime prendevano il soppravvento, in
quella celebrazione che per qualcun altro era una semplice celebrazione. Ma lo Sposo era li che ci
attendeva con le braccia aperte e pronto a prendere le nostre mani e stringerle tra le sue. E
finalmente il momento atteso arriva, ora sono di fronte a te che mi stringi le mani, che mi fai sentire
tutto il tuo calore e la tua forza e quasi mi chiedi… allora Cristiano cosa vuoi fare…?, vuoi ancora
fuggire…?
Ora non più, perché so che tu mi AMI e vorrei esserti fedele sempre, obbediente, senza nulla di
proprio e in castità, con l’aiuto della tua grazia e dei fratelli che mi hai dato.
Ora mi alzo e ricomincio a camminare, la strada è ancora lunga.
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Fr. Cristiano Castegnaro

25 SETTEMBRE 2010
ORDINAZIONE DIACONALE DI FR. RAFFAELE CASIRAGHI
Sabato 25 settembre ho avuto la gioia di essere ordinato diacono dal Vescovo di Brescia
Luciano Monari, con sei seminaristi diocesani e due frati carmelitani, presso la Cattedrale di Brescia.
Dopo la professione solenne che ho celebrato con fra Matteo il 10 ottobre dell'anno scorso ho avuto
la possibilità di continuare il discernimento nella fraternità di Rezzato per capire se il Signore mi
chiama a servire i fratelli e le persone che mi affida anche come sacerdote e una tappa di questo
discernimento è stata l'ordinazione diaconale.
Il rischio di considerare il ministero del diaconato semplicemente come una “tappa
obbligatoria” e di passaggio in attesa dell'ordinazione presbiterale è sempre in agguato e nei mesi
scorsi ha interrogato seriamente anche me. In realtà grazie agli esercizi spirituali che ho avuto la
possibilità di vivere prima dell'ordinazione e soprattutto esercitando il ministero in queste prime
settimane, mi sto rendendo sempre più conto che essere diacono è una grazia veramente unica.
Davanti alla Parola del Signore da proclamare all'assemblea o da “spiegare” nell'omelia mi
sento inadeguato e davvero piccolo, così come davanti al sangue del Signore nel calice. Dall'altra
parte è veramente una grande gioia frutto dello Spirito santo, poter servire i fratelli in questo modo
nuovo. Poter poi inginocchiarmi così da vicino davanti al corpo e al sangue di Cristo al momento
della consacrazione è una cosa nuova e un “privilegio” che mi dà una grande emozione.
Il servizio della carità verso i poveri invece è un ministero che mi interroga spesso e che
sinceramente al termine della giornata mi sembra sempre di aver trascurato. La proclamazione del
Vangelo non solo nella celebrazione eucaristica ma lavando i piedi ai fratelli nella quotidianità e
nelle occasioni che il Signore mi presenta qui a Busto o altrove è una sfida continua. Il servizio dei
poveri, che certamente caratterizza anche la vita del presbitero, ma che è tipico del ministero
diaconale, mi sta aiutando a capire anche come mai Francesco ha scelto di rimanere diacono nella
sua vita: forse per poter rimanere sempre più a contatto con i poveri e i lebbrosi.
Dopo queste semplici e spontanee riflessioni “a caldo”, approfitto anche per ringraziare la
fraternità di Rezzato in cui ho vissuto l'anno di preparazione al diaconato e quella di Busto che, oltre
ad avermi accolto da subito a braccia aperte, sta sperimentando e sopportando i miei “impacci
liturgici” nelle varie celebrazioni. Ringrazio anche tutti i frati che hanno partecipato all'ordinazione
diaconale a Brescia e che non ho potuto ringraziare di persona. La fraternità che si sperimenta in
queste occasioni, così come nella professione solenne che io e fra Matteo abbiamo vissuto l'anno
scorso, è sempre una gioia unica e che contagia (anche con un po' di sana invidia...) chi partecipa ai
nostri incontri.
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Fr. Raffaele Casiraghi

ONORARE IL TEMPO CHE PASSA
Non è uno scoop e forse non interesserà nessuno, ma ho appena compiuto 75 anni. Non
stupirà se, mentre il futuro si fa incerto e breve, lo sguardo sul retrovisore della vita mi diventa
accaparrante. Sono tanti 75 anni. Tanti e, i miei, tanto pieni. Come fare memoria utile ad altri di
avvenimenti lieti e tristi che, per lo più, riguardano solo me? Quanto a me, come raccontarmi qualche
speranza che mi aiuti a continuare a vivere e mi prepari a passare dall’altra parte? Anche se resto
convinto che dall’altra parte si passi senza strappi (che sia come addormentarsi?), la totale assenza
d’esperienza mi costringe a definirla ignota. La stessa Parola di Dio è molto sobria sull’argomento.
Del resto, come comunicare quello che non si conosce? “Ciò di cui non si può parlare, è bene
tacerlo”, diceva Wittgenstein. Sarà una sorpresa intera e senza appello. E mai sorpresa sarà stata più
ineffabile. Meno arduo è mettere qualche parola sulla vita: così strana, così amabile, così inedita. La
mia e quella degli altri. Vite tutte uguali e tutte così diverse, anche quando abbiamo vissuto identici
accadimenti. Addomesticandoli a modo suo, ciascuno li ha resi singolari. La singolarità, appunto. Si
crede di conoscere allo stesso modo le cose che facciamo insieme e poi si scopre che abbiamo fatto
cose diverse: ognuno le ha attraversate con la sua profonda singolarità. Sorgente inesauribile di
incomprensione e di novità. E allora mi coglie una domanda: ho conosciuto davvero le persone che
ho frequentato, quelle che ho cercato di aiutare, quelle che ho amato o non amato, quelle che mi
sono state indifferenti? La constatazione che ne siamo usciti da porte diverse, contiene il messaggio
inequivocabile che avevamo privilegiato dettagli diversi. E, alla fine, che cosa è l’insieme se non una
somma di dettagli?
Guardando anche solo superficialmente nel retrovisore non posso dire di essere mai stato solo.
Mi sorprende, anzi, constatare quanto sia stato amato e apprezzato. Una vita benedetta, la mia, e
non tanto per merito mio. Non deve essere stato facile condividere con me speranze, sogni, utopie.
Devo essere stato proprio un compagno di viaggio scomodo. C’è sempre stato qualcosa in me che mi
ha impedito di vivere senza scarti dentro i sogni, le speranze e le utopie che circolavano. Ho cercato
sempre di fare spazio a quello che non erano, persino a quanto combattevano. Incapace per natura di
essere scettico, mi ha accompagnato sempre la consapevolezza che proprio tutto quando diventa
pane di giorni si impasta con la realtà la quale non si fa riguardo di irrompere più ricca della speranza,
più spessa dei sogni e più ribelle delle utopie. E così, mi sono sempre sentito allergico alle ideologie.
Già, perché la mia lunga vita, persa nel secolo breve, di ideologie ne ha incontrate tante e tutte
convinte di essere le migliori. Le più seducenti, meglio, quelle che hanno sedotto più gente, hanno
lasciato sul selciato della storia milioni di morti e alla fine hanno tirato giù il sipario senza neppure
chiedere scusa. L’allusione al nazismo e al comunismo è d’obbligo, ma non si tratta solo di queste
ormai riconosciute malattie del vivere insieme, le filosofie che le hanno preparate e reso possibili sono
ai miei occhi anche più responsabili. Hanno avvelenato il pozzo del pensiero. E così, anche quando le
aberrazioni a cui accennavo sono tramontate, il loro influsso continua in tanti modi tra le pieghe,
neppure tanto segrete, della società. Mi ha segnato l’essere stato testimone oculare della nascita del
muro di Berlino e trovarmi ancora a Berlino quando il muro crollò tra polvere e canti di esultanza. Quel
muro è caduto, ma di muri ne sono venuti su altri, più subdoli e più perniciosi. La radice dei muri non
è morta.
Allergico alle utopie, sono stato invece aperto alla fede. Con gli anni l’ho anzi sentita crescere
nella riflessione e l’ho vista in me purificarsi. Ho creduto talvolta di incontrare anche qualche profeta.
Conoscerli è stata una vera festa dell’anima. Sorprendentemente, nessuno ascoltava l’altro. Mi si dice
che è lo specifico di questa figura alta dello spirito, nata più per inquietare che per pianificare.
Condivido che sia inerente al ruolo, ma con gli anni, mi sono trovato a pensare che questa mancanza
di dialogo finisse per accreditare un metodo pernicioso che fa male alle cose stesse che si vuole
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servire. Senza cedere ad una critica eccessiva e forse ingiusta, sono giunto alla convinzione che
converrà mettere a profitto il prestito di tempo che mi rimane per disarmare denunce e annunci. Mi
pare cruciale che denunce e annunci si preentino aperti alle ragioni dell’altro e disponibili alla sintesi.
La leggerezza del sentirsi “servi inutili”, come suggerisce il Vangelo, svelena la vita da ogni pretesa di
ritenersi “salvatori” del mondo e restituisce al servizio umile, impegnato e discreto di chi sa che i
giochi che contano si svolgono altrove e hanno come assoluta posta in gioco la verità che l’uomo ne
vale la pena. E’ questa inalienabile dignità che fonda la comune vocazione di lavorare con tutti alla
creazione di una comunità di destino.
Fr. Bruno Ducoli
30 settembre 1979
Eppur lo rifarei,
come eco rimbomba in me,
un ritornello come di musica
impertinente e accattivante.
Più di trent’anni fa, che follia!
Errori tanti, tanto di tutto e di più,
soddisfazioni immense,
cocenti delusioni per la mia viltà.
Eppur lo rifarei,
quanti anni, mari e fiumi,
monti e valli, sempre in viaggio.
Sopra ogni cosa,
volti umani un’immensità,
uomini e donne, giovani e vecchi.
E sempre nel cuore, tutto di tutto,
mare di solitudine e dolce nostalgia,
insieme a letizia e consolazione.
Ancor più in su,
mi attira la tua misericordia,
la tua divina umanità mi ferisce,
non mi abbandona.
Ecco perché, lo rifarei.
f.p.g.
ripensando al momento della scelta
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NOTIZIE DI CASA
a cura di f.e.p. & f.g.m..
LUGLIO 2010
20-22, Monterosso al Mare (SP): presso il Convento dei Cappuccini si svolge la prima parte del
Congresso capitolare.
21, Sabbioncello: sorella morte chiama a sé fra Martino (Severino Giuseppe) Massa, a pochi mesi dal
traguardo dei novant’anni. Era nato a Villa di Lozio (BS) il 3 ottobre 1920. Ha legato il suo nome alla
Fraternità della Creta, dove è rimasto fin dalla fondazione della Parrocchia (1958) per 44 anni. Ha fatto
parte a due riprese del Definitorio provinciale. Dal 2002 risiedeva nell’Infermeria provinciale. E’ sepolto
nel cimitero di Pagnano.
29-30, Dongo: nel Convento S. Maria delle Lacrime si svolge la seconda parte del Congresso capitolare.
25, Liguria Cinque Terre: parte dal Monastero delle Clarisse di Leivi la XXX Marcia francescana “Alle
sorgenti della vita”. I marciatori saranno di ritorno da Assisi il 4 agosto.
AGOSTO 2010
1, Sabbioncello: dopo la solenne apertura del Perdono di Assisi, il
Ministro provinciale fr. Francesco Bravi benedice il "Tau Missionario"
posto nel primo chiostro del Convento a ricordo dei nostri fratelli morti in
Africa, mons. Salvatore Colombo, fr. Pietro Turati e fr Angelo Redaelli. Il
Tau è opera di fr. Enzo Maggioni ed è stato messo a dimora il 27 luglio. La
stampa locale e MerateOnline danno risalto alla grande affluenza di fedeli
per la celebrazione del Perdono.
4, Castenedolo (BS): nella Chiesa parrocchiale si celebrano i funerali della sig.ra Lucia Colpani, sorella
di p. Cecilio.
8-14, Rezzato: ha luogo la Settimana biblica sul tema “Giuseppe e i suoi fratelli”.
19-28 Pergine: si svolge il campo di lavoro “...lo avete fatto a me” per la Missione francescana in Cina.
23-28 Assisi: ha luogo la Settimana vocazionale per riflettere sulla domanda “Chi sei tu Signore? Chi
sono io?”
23-28, Settimana di Esercizi spirituali: i Postulanti a Montepaolo, guidati da fr. Giuseppe e fr. Roberto
della Fraternità di S. Cesario sul Panaro (MO); i Novizi al Convento di Greccio; i Professi temporanei a
Rezzato, sotto la guida di fr. Valerio Berloffa, della Fraternità di Mezzolombardo (TN).
24-27 Armeno (NO): Incontro dei Definitori del Nord Italia.
29, Cavallino (VE): alla Casa Regina Mundi inizia la Settimana di studio organizzata dallo STISB di
Verona. Felice Accrocca e Raimondo Michetti prendono in considerazione la Vita del Beato Francesco di
Tommaso da Celano.
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30 Agosto, Cividino (BG): “verso le 22.30 ha preso fuoco l'ufficio di P. Donato,
distruggendo molto del materiale all'interno dell'ufficio stesso e sporcando
notevolmente le sale d'accesso. Probabilmente il fuoco si è sprigionato da un
cero rimasto acceso. L'incendio è stato notato per fortuna sul nascere da P.
Pierangelo che ha dato l'allarme, noi con lui poi abbiamo spento il tutto, ma il
fumo è uscito dalle stanze ancora per parecchio tempo. Alcuni vicini hanno
chiamato i vigili del fuoco sono arrivati che ormai tutto era spento, hanno fatto
gli accertamenti di rito… Siamo stati fortunati perchè l'ufficio si trova proprio
sotto la biblioteca”.
SETTEMBRE 2010
1, Curia Provinciale: il Definitorio si riunisce per il suo VI Congresso.
4, Baccanello, Convento s. Maria Assunta: in mattinata si ritrovano per un incontro i Ministri provinciali
del Nord Italia. Al termine della loro riunione, alle ore 11.30 si celebra il rito della Vestizione. Presiede il
Ministro della Provincia di Emilia-Romagna fr. Bruno Bartolini, assieme al Ministro del Piemonte fr.
Gabriele Trivellin, al Ministro della Lombardia fr. Francesco Bravi, al Ministro della Liguria fr. Mario
Vaccari, al Ministro del Veneto fr. Antonio Scabio, al Ministro del Trentino fr. Francesco Patton. Iniziano il
periodo di Noviziato fr. Emanuele Alberio (Provincia Lombarda), fr. Ivo Franchini (Provincia Trentina), fr.
Dario Romeo (Provincia di Emilia-Romagna). Nel pomeriggio alle ore 16.00 concludono il Noviziato con
la Professione temporanea fra Cristiano Castegnaro (Provincia Lombarda), fra Federico Rovarin, fra
Giulio Callegaro, fra Tullio Bonollo e fra Walter Casagrande (Provincia Veneta). L’Eucaristia è presieduta
dal Ministro della Provincia Trentina fr. Francesco Patton.
6, Festa della Madonna delle Lacrime di Dongo (CO): alle ore 11.00 il Ministro Provinciale presiede la
solenne celebrazione eucaristica, all’aperto, alla presenza dei parroci delle Tre Pievi e di una folla
gremita. La sera si vive la tradizionale processione per le vie del paese con il simulacro della Vergine
delle Lacrime.
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25, Cattedrale di Brescia: alle ore 16.00 fra Raffaele Casiraghi riceve l’Ordinazione Diaconale da S.E.
mons. Luciano Monari, Vescovo di Brescia.
27-28 Rezzato, Convento s. Pietro: si svolge il VII Congresso Definitoriale cui sono convocati anche i
Guardiani per delineare il cammino di qualificazione della nostra vita (FoPe) per il triennio 2010-13.
29 Rezzato, Convento s. Pietro: a conclusione del Congresso Definitoriale si celebra la Festa della
Provincia. Si festeggiano molti anniversari di Professione e di Ordinazione Sacerdotale e viene
presentato il programma di FoPe elaborato dal lavoro congiunto del Definitorio e dei Guardiani.
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NOTIZIE ECUMENICHE
SEI PRINCIPI PER UN DIALOGO AUTENTICO
CONGRESSO MONACI CATTOLICI E MONACI ORTODOSSI
MONASTERO DI BOSE: 8-12 SETTEMBRE 2010
Proposta per una riflessione su 6 principi per il dialogo oggi
• “Noi” e “gli altri”: due categorie di pensiero e di vita per istituire relazioni con gli altri, con i diversi,
con gli stranieri. Difficile è definire i confini tra queste due entità, difficile è dire chi
appartiene all’una o all’altra.
• Quando tentiamo questa impresa, possiamo camminare su due percorsi: possiamo passare su un
ponte o andare a sbattere contro un muro. Sempre è possibile scoprire un fecondo intreccio
tra le due categorie, poiché l’uomo è essenzialmente essere-in-relazione: con il mio
prossimo, che è accanto a me, con le passate e con le future generazioni. Posso, consapevole
di questo, contribuire nel bene e (nel male) a quel mirabile corpo collettivo che è l’umanità.
• Destare questa consapevolezza oggi: impresa urgente perché non accada che il diverso da me
muoia, che lo straniero per me non scompaia. E bene che il diverso e lo straniero siano: essi
vengono ad inquietare le nostre false sicurezze.
• Siamo uomini-in-relazione sempre e con tutti: dunque ridestare il “gusto dell’altro” e “far posto
all’altro”: l’altro è l’irriducibile, è colui senza il quale non posso vivere.
• Siamo chiamati oggi a coniugare la coscienza della propria identità e convivenza con l’altro, con lo
straniero. Come riconoscere, alimentare e rafforzare la propria identità senza che essa entri
in un fecondo rapporto dialettico con l’altro, con il diverso da me? E come convivere in un
confronto civile con il diverso senza essere oggi consapevole che l’altro da lontano è fatto
molto vicino, che l’estraneo ci è divenuto familiare?
• L’altro è me, l’altro siamo noi: “lo straniero ti permette di essere te stesso, facendo di te uno
straniero. La distanza che ci separa dallo straniero è quella stessa che ci separa da noi”
(Edmondo Jabès). Che questa distanza sia ponte o baratro dipende da me, da noi.
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Fr. Fiorenzo Reati

IN MEMORIAM
fr. MARTINO (Severino Giuseppe) MASSA
Fr. Martino nasce a Villa di Lozio (BS) il 3 Ottobre 1920 e viene
battezzato nella Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo con il nome di Severino
Giuseppe. Il 2 Ottobre 1934 entra nel Seminario minore di Saiano (BS),
vestendo il 25 Dicembre l’abito del Terz’Ordine, e compie gli studi medi e
ginnasiali. Il 19 Ottobre 1940 riceve il saio della prova a Rezzato (BS) da
fr. Domenico Portesi, Delegato del Ministro provinciale. A Rezzato trascorre
l’anno di noviziato, al termine del quale, il 29 Novembre 1941, emette la
Professione temporanea nelle mani di fr. Sigismondo Bottarelli, Delegato del
Ministro provinciale. Dal 1941 al 1946 è aiutante sacrestano a Milano S.
Angelo, dove l’8 Dicembre 1944 emette la Professione solenne, nelle mani di
fr. Giovanni Chiodini, Ministro provinciale.
L’anno 1946-47 esercita la mansione di questuante per il
Commissariato di Terra Santa a Milano, quindi dal 1947 al 1958 è a Gargnano (BS), presso l’Infermeria
provinciale, come assistente degli ammalati e questuante. Nel 1958 viene trasferito alla Parrocchia di S.
Giovanni Battista alla Creta, in Milano, appena completata e inaugurata da fr. Pancrazio Chiodini,
Ministro provinciale, sul luogo dove due anni prima l’Arcivescovo di Milano, Mons. Giovanni Battista
Montini, aveva posto la prima pietra di una nuova parrocchia affidata alla cura pastorale dei Frati Minori
alla periferia di Milano, nel quartiere denominato “Villaggio Svizzero” in zona di Baggio.
Quindi, fr. Martino è presente fin dalla fondazione della Parrocchia della Creta, con la sua
presenza costante, ferma e cordiale. Punto di riferimento per intere generazioni di parrocchiani, nei suoi
incarichi di sacrestano, portinaio, aiuto economo e responsabile della “San Vincenzo”, fr. Martino ha
sempre svolto con passione e senso del dovere la sua missione di custode e di animatore della
comunità parrocchiale.
Negli anni del dopo-Concilio e del rinnovamento degli Istituti religiosi, che coinvolge anche la
nostra Provincia, è ispiratore e patrocinatore di un coinvolgimento dei fratelli laici nell’assunzione di
responsabilità e di incarichi, anche decisionali. È il primo frate non chierico ad essere Definitore
provinciale, dal 1970 al 1976 e quindi dal 1985 al 1988. Dopo quarantaquattro anni di servizio alla
Parrocchia della Creta, nel 2002 le sue condizioni di salute rendono necessario il suo trasferimento
presso l’Infermeria provinciale di Sabbioncello di Merate (LC), dove inizia l’ultima stagione della sua vita,
segnato dalla malattia. Il 21 Luglio 2010, a pochi mesi dal compimento dei novant’anni di età, fr. Martino
chiude gli occhi a questa terra, morendo nel Signore presso l’Infermeria di Sabbioncello.
A laude di Cristo e del poverello Francesco.
LETTERA DEL MINISTRO PROVINCIALE IN RICORDO DI FRATE MARTINO MASSA
A TUTTI I FRATI
e a TUTTI I FRATELLI E SORELLE IN CRISTO
della Parrocchia di S. Giovanni Battista alla Creta
Carissimi fratelli e sorelle,
La celebrazione che state vivendo è un’occasione per fare memoria grata al Signore del dono di
frate Martino Massa. Non potendo essere presente di persona, ho tenuto a farvi avere queste brevi
parole perché sono convinto dell’importanza di questo momento. E’ infatti un’opportunità per
ricordarci che siamo realmente una comunità vivente, fatta di persone la cui esistenza non è
pensabile separata gli uni dagli altri, ma ciascuno vive nella reciproca appartenenza della propria vita
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a quella dell’altro. Oggi, qui riuniti, diamo visibilità a questo dato, che è parte della nostra fede, e
ringraziamo innanzitutto per il dono che siamo gli uni per gli altri. Così, ricordiamo frate Martino nel
suo essere vitalmente parte della fraternità francescana e della comunità parrocchiale di san Giovanni
Battista alla Creta oltre che della vita di ciascuno di noi.
Questa sera molti ricorderanno frate Martino soprattutto nella sua opera di “fondatore” della
parrocchia, di assistenza ai fratelli in difficoltà, di accoglienza, di ministrante all’altare… Io -in qualità
di Ministro, ma soprattutto di fratello- vorrei ricordarlo come frate minore. Per farlo vorrei rileggere
assieme a voi alcune parole che san Francesco rivolse ai suoi frati: “Beato il servo, che non si ritiene
migliore, quando viene lodato e esaltato dagli uomini, di quando è ritenuto vile, semplice e
spregevole, poiché quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più” (dall’Ammonizione
XIX). Credo che frate Martino abbia vissuto tenendo impresse nel cuore queste parole di Francesco:
egli aveva chiaro quanto valeva davanti a Dio e questo gli bastava. Ma soprattutto questa
consapevolezza gli ha permesso di coniugare umiltà e saggezza, umiltà e intraprendenza, umiltà e
senso di responsabilità per la propria vocazione. Mi riferisco all’importante contributo che frate
Martino ha dato al rinnovamento della nostra Provincia nel tempo immediatamente successivo al
Concilio Vaticano II. Egli infatti fu artefice e promotore di un maggior coinvolgimento dei religiosi
fratelli laici nell’assunzione di responsabilità e di incarichi, anche decisionali e di governo. Fu infatti il
primo frate non sacerdote ad essere Definitore (Consigliere) Provinciale, e lo fu per ben 9 anni. E’
bello allora pensare a uomini come lui che, consapevoli delle proprie povertà, ma soprattutto dei
propri talenti, si mettono in gioco nel progetto nel quale Dio li invita a spendersi. Non ci sono scuse,
non ci sono tentativi per sottrarsi e lasciare spazio ad altri quando quello è il posto che il Signore mi
chiama a vivere. Che bello pensare a uomini, come fra Martino, che hanno capito quale è il loro posto
nel piano di Dio e vi rimangono con gioia e fedeltà!
Questa celebrazione non voglia essere solamente la memoria di un grande uomo e di un
grande frate, ma diventi per noi anche un’occasione per crescere, un momento di nutrimento per il
cammino. Sono infatti persuaso che la memoria del passato è un vero cibo, che ci viene donato dalla
nostra tradizione, dalle nostre sante abitudini, dalla nostra gente saggia, e fra Martino appartiene
certamente a questa gente. In questo giorno di commemorazione il nostro sguardo non è rivolto solo
al passato, ma anche verso il futuro; certi che il domani, che ha affondato le sue radici in queste
sante tradizioni, sarà aperto a grandiosi orizzonti di pace e bene.
Augurandovi di dimorare in Colui che è il Sommo Bene,
Fraternamente,
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fr. Francesco Bravi ofm
Ministro provinciale
24 Settembre 2010

NON C’E’ FEDELTA’ SENZA AMORE
OMELIA per la professione religiosa dei voti perpetui
+ Dionigi card. Tettamanzi - Arcivescovo di Milano
Milano-Duomo, 4 settembre 2010
Carissime sorelle,
il gesto che tra poco compirete tocca in profondità il vostro cuore; ma tocca anche tutti quanti noi come
Chiesa, perché ogni vocazione – in specie quella alla vita consacrata – è un dono per chi la riceve e
insieme un dono per tutta la Chiesa. Sulla vocazione vogliamo riflettere, ancora una volta. Di più,
vogliamo pregare.
La vocazione è l’incontro di due “sì” d’amore: il grande “sì” d’amore di Dio che chiama e il nostro “sì”
d’amore con il quale noi rispondiamo. La vocazione, dunque, è un mistero d’amore, che trova la sua luce
più splendida nella parola di Dio. Vogliamo allora riascoltare questa parola così come oggi la liturgia ce
la offre.
CHIAMATI AD UN AMORE FEDELE
Riascoltiamo la parola di Dio attraverso la voce del profeta Osea (2,16.18.21-25), che ci introduce a
cogliere alcuni tratti, alcune caratteristiche dell’amore che Dio ha per noi, da lui chiamati all’incontro,
all’abbraccio, al vincolo del suo amore.
Un primo tratto è la forza, la dolcezza seduttrice. Quello di Dio è un amore che ci attira, ci affascina, ci
conquista, quasi ci sequestra strappandoci da tutte le altre persone. E’ un amore che ha una parola che,
come freccia, giunge diritta al cuore e lo fa tutto suo: “Ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e
parlerò al suo cuore”.
Quello del Signore è poi un amore segnato dall’intensità e dall’intimità proprie della relazione sponsale.
E’ questo l’oracolo – la promessa assolutamente garantita – che Dio indirizza alla sua amata: il tuo
rapporto non è quello del servo o dello schiavo che teme e obbedisce al suo padrone, ma quello della
sposa che si abbandona allo sposo con fiducia e gioia. E’ proprio questo il nostro rapporto con il
Signore: “E avverrà, in quel giorno – oracolo del Signore –, mi chiamerai ‘Marito mio’, e non mi chiamerai
più: ‘Baal, mio padrone’.
E ancora è un amore duraturo, che non conosce tramonto, che ha fame d’infinito, che ha sete d’eternità,
che niente e nessuno possono spezzare e annullare: “Ti farò mia sposa per sempre”. Un amore che ha
la potenza e la solidità della fedeltà: “Ti farò mia sposa nella fedeltà”.
UNA FEDELTÀ FILIALE
Ma quale fedeltà? Anzitutto – e in un certo senso unicamente – la fedeltà dell’amore di Dio verso di noi.
Lui non mette condizioni, perché è fedele in modo assoluto. E la prova della fedeltà divina ci è ricordata
da Paolo all’inizio della sua bellissima lettera agli Efesini (1,3-12): quella di Dio è una fedeltà eterna, di
cui l’apostolo ci ricorda – per così dire – il suo “inizio”, il suo “incominciare”. In realtà non c’è un inizio,
non c’è un incominciare, perché è da sempre, va dall’eternità all’eternità. Il Padre del Signore nostro
Gesù Cristo – scrive Paolo – “ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”. E subito
precisa: “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo”. Ci ha scelti: non solo ci ha pensato, ci ha
desiderato, ci ha voluto; ci ha scelti, e dunque siamo il frutto di una decisione irremovibile, di una vera e
propria predestinazione!
Questa è la fedeltà di Dio, che riveste non più semplicemente, come in Osea, la caratteristica della
sponsalità, ma quella più tenera e commovente, più dolce e convincente, della paternità: il Padre ci ha
scelti… “predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore
della sua volontà…”.
All’amore fedele – assolutamente fedele – di Dio per noi, siamo chiamati a dare risposta con la nostra
fedeltà: il nostro essere figli rende più facile e insieme più esigente la nostra fedeltà. Certo non possiamo
non essere timorosi e preoccupati a causa della nostra debolezza e della nostra incostanza, esposti
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come siamo alla tentazione sino ad essere preda dell’infedeltà e del tradimento. Ma la paternità di Dio in
Cristo rimane sempre come luce che non si spegne, come sorgente che sempre ci riapre alla speranza,
come grazia che ci chiama alla conversione e che ci offre il perdono mediante il sangue di Cristo. Sì, il
sangue del Figlio amato può far risplendere nel nostro cuore la grazia sovrabbondante di una rinnovata
fedeltà a Dio: “In lui (in Cristo), mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia”.
Carissime sorelle di vita consacrata: per voi che oggi con la professione dei voti perpetui giurate la
vostra fedeltà per sempre al Signore, e per voi che già l’avete giurata prego perché la vostra donazione
al Signore sia nel vostro cuore e nella vostra vita un riflesso luminoso e concreto dell’insuperabile fedeltà
d’amore che Dio ha in ogni momento per ciascuna di voi, “a lode dello splendore della sua grazia, di cui
ci ha gratificati nel Figlio amato”. Sì, lodiamo il Signore “perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà
del Signore dura in eterno” (Salmo 116,2).
NELL’AMICIZIA CON CRISTO LA GRAZIA DELLA FEDELTÀ
Ma qual è il vero volto della fedeltà? E’ l’amore! Non c’è fedeltà senza amore e non c’è amore senza
fedeltà! Non è possibile un’autentica e profonda fedeltà nella vita consacrata se ci si limita ad una stanca
e fredda osservanza del nostro esserci donate per sempre al Signore, ad un’obbedienza ai consigli
evangelici senza una più vibrante partecipazione del cuore. La fedeltà vive nell’amore e con l’amore: nel
segno della reciprocità.
Il brano evangelico di Giovanni (15,11-18) svela l’autentico contenuto della fedeltà ricorrendo alla parola
così significativa di “amicizia”. Gesù vi insiste in modo stupendo e affascinante quando si riferisce al suo
comandamento: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici…
Non vi chiamo più servi… ma vi ho chiamato amici…”.
Vi domando: avete una reale, consapevole e voluta “amicizia” con Cristo? Un’amicizia che si fa incontro
vivo di cuori, ascolto della sua parola, condivisione di pensieri e sentimenti, colloquio confidenziale di ciò
che passa nell’anima, fiduciosa e coraggiosa adesione alla sua volontà, prontezza a partecipare alla sua
missione di salvezza?
L’amicizia con Gesù dice intimità d’amore e di vita; non dice però chiusura in se stessi, privatezza che
esclude gli altri. E’ piuttosto un’amicizia contagiosa, che si allarga e accoglie gli altri, come dice Gesù:
“Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”. Un’amicizia, dunque, che genera “comunione”,
suscita “fraternità”, edifica la “Chiesa”. Un’amicizia che sprigiona lo slancio missionario, che ci porta a
tutti perché tutti possano sperimentare il grande dono dell’amicizia con Cristo.
Questa amicizia ci è stata donata, non certo per viverla egoisticamente, ma per ridonarla
generosamente agli altri, specie a chi non la conosce, è indifferente, la teme, la rifiuta. Come
esplicitamente chiede Gesù: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”.
In un mondo che, nonostante ogni apparenza contraria, è affamato e assetato di amore vero e dunque
dono totale di sé nella fedeltà, un posto speciale deve essere occupato da voi, carissime sorelle. La
vostra fedeltà d’amore a Cristo sia sempre segnata da questa straordinaria “amicizia” con il Signore:
un’amicizia che da personale si fa ecclesiale e diventa missionaria. Mostratela a tutti questa amicizia con
la vostra vita, con i gesti quotidiani dell’amore generoso e del servizio umile e gioioso. Non sta forse qui
la chiave per affrontare con fiducia e risolvere in modo efficace il problema delle nuove vocazioni
religiose, che tutti ci preoccupa?
Riascoltiamo, a conclusione, un passo dell’esortazione Vita Consecrata: “Voi sapete a Chi avete creduto
(cfr. 2Tm 1,12): dategli tutto!... Avete un compito immenso nei confronti del domani: specialmente i
giovani consacrati, testimoniando la loro consacrazione, possono indurre i loro coetanei al rinnovamento
della loro vita. L’amore appassionato per Gesù Cristo è una potente attrazione per gli altri giovani, che
Egli nella sua bontà chiama a seguirlo da vicino e per sempre… Non dimenticate che voi, in modo
particolarissimo, potete e dovete dire non solo che siete di Cristo, ma che siete divenuti Cristo!
(San’Agostino, In Ioannis Evang. XXI, 8)” (n. 109).
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