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Anno XXXV – n. 231 – Gennaio 2013<br />
NOTIZIARIO<br />
Provincia <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a “S. Carlo Borromeo”<br />
dei <strong>Frati</strong> <strong>Minori</strong><br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
In co<strong>per</strong>tina:<br />
“l’arte dell’incontro”…<br />
…in vista dell’unità<br />
Stampato su carta riciclata al 100%<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
In<strong>di</strong>ce<br />
Collegio dei Ministri del Nord Italia<br />
M<strong>il</strong>ano – 18 Gennaio 2013 1<br />
Dal Definitorio<br />
M<strong>il</strong>ano – 16 Gennaio 2013 4<br />
Dai Monasteri 6<br />
Testimonianze <strong>di</strong> vita fraterna<br />
Anno Sabbatico 8<br />
Epifania dell’affetto – Monza 10<br />
Patior ergo sum… 11<br />
Martiri <strong>di</strong> Praga 13<br />
I vizi capitali<br />
5/7 Lussuria: l’eros senza pienezza 18<br />
Dialogo ecumenico 27<br />
F<strong>il</strong>miAmo 30<br />
LeggiAmo 32<br />
Notizie <strong>di</strong> Casa 33<br />
In Memoriam 35<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Collegio dei Ministri del Nord Italia<br />
Presiede l’incontro fr. Francesco Bravi; presenti fr. Mario Vaccari,<br />
fr. Bruno Bartolini, fr. Antonio Scabio, fr. Gabriele Trivellin e fr. Francesco<br />
Patton. Sono presenti anche <strong>il</strong> Dott. Delama e <strong>il</strong> Dott. Serof<strong>il</strong>li <strong>di</strong><br />
Diathesis. Si inizia alle 9.30 leggendo un breve brano del recentissimo<br />
sussi<strong>di</strong>o dell’Or<strong>di</strong>ne La nostra identità francescana e con la preghiera<br />
Omnipotens FF 233. Subito dopo <strong>il</strong> Presidente del CM fr. Francesco Bravi<br />
presenta la cartella <strong>di</strong> documentazione <strong>per</strong> <strong>il</strong> lavoro o<strong>di</strong>erno, l’OdG e<br />
le modalità <strong>di</strong> lavoro della giornata.<br />
1. Relazione del Collegio dei Ministri ai Capitoli<br />
Viene presentata l’ultima e<strong>di</strong>zione della Relazione, con alcune<br />
integrazioni fatte dopo le osservazioni dei Ministri. Si concorda <strong>di</strong> citare<br />
nell’introduzione <strong>il</strong> documento sul ri<strong>di</strong>mensionamento promulgato da<br />
Definitorio generale, <strong>per</strong> ricordare che <strong>il</strong> cammino è stato fatto in<br />
sintonia con l’Or<strong>di</strong>ne.<br />
Si passa poi in rassegna lo stato dell’arte delle altre relazioni previste<br />
<strong>per</strong> i Capitoli del 2013:<br />
- Fr. Mario Vaccari precisa che la relazione economica sarà<br />
affrontata nel prossimo incontro degli Economi, l’8 febbraio a<br />
Piacenza, tenendo conto dei criteri formulati nel Documento<br />
finale <strong>di</strong> Pergine.<br />
- Fr. Mario Vaccari sentirà anche <strong>il</strong> Segretario Formazione e Stu<strong>di</strong><br />
fr. Franco Mirri <strong>per</strong> verificare se <strong>il</strong> Segretariato Formazione e Stu<strong>di</strong><br />
sta lavorando alla relazione e sollecitarlo a portarla a termine<br />
entro i tempi previsti.<br />
- Fr. Bruno Bartolini ricorda che <strong>il</strong> Segretariato Missioni ed<br />
Evangelizzazione si ritroverà <strong>il</strong> 7-8 febbraio a Peschiera e inizierà<br />
a lavorare anche su questo importante compito, in vista dei<br />
Capitoli provinciali.<br />
2. Assemblea Definitòri 2013: decisione dopo le ipotesi e dopo aver<br />
consultato i Definitori<br />
Fr. Francesco Bravi ricorda quanto concordato nella riunione <strong>di</strong><br />
Bologna 1 . Tutti e sei i Definitòri accettano queste date e questa<br />
modalità. Si conferma la scaletta lì elaborata, l’unica data sub<br />
con<strong>di</strong>cione è quella dell’Assemblea dei Definitòri, <strong>per</strong>ché è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />
trovare un posto <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e dal 5 al 10 agosto.<br />
1 cfr. verbale Collegio 12-11-23: “Si arriva <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> a concordare la seguente scaletta:<br />
- CM post capitolare l’8 luglio 2013 <strong>per</strong> fare <strong>il</strong> punto della situazione;<br />
- tra l’8 luglio e <strong>il</strong> 5 agosto prima parte del Congresso capitolare e collo<strong>qui</strong> coi frati;<br />
- Assemblea dei Definitòri contenente la seconda parte del Congresso capitolare 5-<br />
10 agosto;<br />
- presentazione delle Tavole <strong>di</strong> Famiglia dopo l’Assunta;<br />
- spostamenti entro l’8 settembre”.<br />
1<br />
M<strong>il</strong>ano<br />
s. Antonio<br />
18 Gennaio<br />
2013<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
3. Instrumentum Laboris e materiale <strong>per</strong> i<br />
Capitoli<br />
a) Il lavoro della Commissione <strong>per</strong> l’IL:<br />
aggiornamento sull’IL, sulle ipotesi <strong>di</strong> interazione<br />
tra i Capitoli e sulla proposta <strong>di</strong> Ordo Capituli. Fr.<br />
Francesco Patton, a partire dal verbale<br />
dell’ultima riunione della Commissione, presenta<br />
<strong>il</strong> lavoro svolto e ciò che resta da fare.<br />
a1) Il testo dell’IL 2013 fin <strong>qui</strong> elaborato è stato<br />
inviato in allegato al CM, contiene l’impianto<br />
generale che prevede una <strong>di</strong>visione in due<br />
parti, la prima a carattere interprovinciale, la<br />
seconda a carattere provinciale. La prima parte<br />
a sua volta è sud<strong>di</strong>visa in tre sezioni, la prima<br />
delle quali dovrà contenere le proposizioni<br />
elaborate dal Collegio dei Ministri a partire dai<br />
mandati ricevuti nelle ultime Assemblee dei<br />
Definitòri; la seconda sezione contiene <strong>il</strong><br />
materiale elaborato dalla Commissione a<br />
partire da quanto è stato deciso nelle ultime<br />
Assemblee dei Definitòri, in particolare contiene<br />
la decisione da votare da parte dei singoli<br />
Capitoli <strong>per</strong> procedere alla nascita della nuova<br />
Provincia OFM del Nord Italia nel 2016; la terza<br />
sezione della prima parte verrà elaborato non<br />
appena le Segreterie provinciali invieranno le<br />
riflessioni delle fraternità sintetizzate in brevi<br />
proposizioni; la Commissione si ritroverà <strong>per</strong><br />
completare questo lavoro <strong>il</strong> prossimo 11 marzo a<br />
Verona.<br />
Nel <strong>di</strong>alogo si danno chiarimenti su ciò<br />
che i Capitoli devono approvare e su ciò che<br />
sono chiamati ad esaminare portando anche<br />
integrazioni e contributi. Si evidenzia che nella<br />
seconda parte dell’Ordo Capituli è chiarito<br />
molto bene <strong>il</strong> ruolo attivo dei Capitoli e <strong>il</strong> loro<br />
possib<strong>il</strong>e apporto, anche sulle questioni relative<br />
alla mappatura, <strong>di</strong>stinguendo i verbi esaminare<br />
e approvare.<br />
Si concorda che le proposte del CM <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />
cammino futuro entrino nell’Intrumentum Laboris<br />
<strong>di</strong> modo che tutte le proposte siano contenute<br />
nell’IL.<br />
Si ricorda <strong>di</strong> rammentare alle Segreterie<br />
provinciali la tempistica <strong>per</strong> la formulazione<br />
delle proposizioni: entro fine gennaio devono<br />
<strong>per</strong>venire dalle fraternità alle Segreterie<br />
provinciali ed entro la fine <strong>di</strong> febbraio devono<br />
<strong>per</strong>venire dalle Segreterie provinciali alla<br />
Commissione <strong>per</strong> l’elaborazione dell’IL, in<br />
2<br />
formato elettronico all’in<strong>di</strong>rizzo effepi@pcn.net.<br />
a2) Per quel che riguarda l’interazione tra i<br />
Capitoli, la Commissione concorda che sono da<br />
considerare interazione tra i Capitoli:<br />
- la giornata intercapitolare del 13 maggio;<br />
- l’Assemblea dei Definitòri;<br />
- la comunicazione tempestiva dei Capitoli<br />
<strong>per</strong> le proposte e decisioni a carattere<br />
interprovinciale;<br />
- la comunicazione tra i Capitoli <strong>di</strong> aspetti<br />
a<strong>per</strong>ti che riguardano la mappatura;<br />
- le osservazioni dei Capitoli alle singole<br />
proposte dell’IL <strong>per</strong> poter interagire nel<br />
post-Capitolo;<br />
- lo stesso IL.<br />
Più <strong>di</strong> questo, realisticamente, alla<br />
Commissione sembra impossib<strong>il</strong>e poter realizzare.<br />
a3) In merito all’Ordo Capituli, anch’esso è<br />
stato inviato in allegato al CM. È stato rivisto<br />
insieme alla Commissione IL che ha fatto le sue<br />
osservazioni, offrendo suggerimenti e integrazioni.<br />
In esso viene scelta la linea metodologica <strong>di</strong><br />
lasciare che i Capitoli siano gestiti secondo la<br />
prassi attuale delle Province, vincolando a una<br />
comune procedura solo <strong>per</strong> la parte che si<br />
occupa <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere materia e argomenti a<br />
r<strong>il</strong>evanza interprovinciale, precisando che cosa<br />
sono decisioni e che cosa orientamenti, quali le<br />
proposizioni sulle quali si può votare solo con la<br />
formula placet/non placet e quali invece<br />
possono ottenere integrazioni, introducendo<br />
<strong>per</strong>ò la clausola che all’Assemblea dei Definitòri<br />
venga data la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> negoziare le proposte<br />
integrative dei vari Capitoli e demandato <strong>di</strong><br />
<strong>per</strong>venire a formulazioni <strong>di</strong> consenso.<br />
Il CM concorda che nella giornata<br />
intercapitolare venga presentata la relazione del<br />
CM e ci sia l’approvazione dell’Ordo Capituli<br />
Capitolo <strong>per</strong> Capitolo, <strong>di</strong> modo che l’Ordo abbia<br />
vali<strong>di</strong>tà giuri<strong>di</strong>ca <strong>per</strong> tutti e singoli i Capitoli. Si<br />
concorda <strong>di</strong> far passare <strong>per</strong> ora l’ Ordo Capituli<br />
attraverso i Definitòri.<br />
b) Gli Statuti <strong>di</strong> Coo<strong>per</strong>azione <strong>per</strong> <strong>il</strong> triennio dal<br />
2013 al 2016<br />
Sono stati elaborati dalla Commissione<br />
composta da fr. Francesco Bravi, fr. Bruno<br />
Bartolini e fr. Francesco Patton. Sono stati <strong>di</strong>scussi<br />
nei Definitòri provinciali e ora si tratta <strong>di</strong> arrivare a<br />
una sintesi delle osservazioni <strong>per</strong>venute.<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Vengono passate in rassegna le<br />
osservazioni e concordate le integrazioni,<br />
affidando a fr. Francesco Patton <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere la<br />
forma definitiva che verrà inviata al CM <strong>per</strong> un<br />
ultimo sguardo.<br />
c) L’impianto degli SSPP della nuova<br />
Provincia, Capitolo VII de Regimine riguardante<br />
la forma <strong>di</strong> governo e animazione della nuova<br />
Provincia e la parte riguardante l’Economia.<br />
La proposta <strong>di</strong> SSPP VII è stata elaborata dalla<br />
Commissione composta da fr. Gabriele Trivellin,<br />
fr. Mario Vaccari e fr. Antonio Scabio. Anche<br />
questo testo è passato attraverso <strong>il</strong><br />
<strong>di</strong>scernimento dei Definitòri provinciali ed ora è<br />
necessario fare sintesi <strong>per</strong> <strong>per</strong>venire ad una<br />
proposta <strong>di</strong> massima.<br />
Vengono prese inconsiderazione e<br />
annotate le varie osservazioni. Si chiede alla<br />
Commissione che <strong>per</strong> marzo prepari <strong>il</strong> testo<br />
definitivo, dopo che sarà stato post<strong>il</strong>lato anche<br />
da quei Definitòri che ancora non l’hanno fatto.<br />
Il 26 marzo a Baccanello verrà rivisto l’intero<br />
Instrumentum Laboris e approvato dal CM <strong>per</strong><br />
poterlo poi inviare ai capitolari.<br />
d) Da <strong>qui</strong> al 2016 andranno anche elaborate<br />
delle Norme transitorie <strong>per</strong> la celebrazione del<br />
Capitolo <strong>di</strong> unione, sul modello <strong>di</strong> quanto fatto<br />
dalle province francesi e belghe. Il testo delle<br />
norme transitorie franco-belghe <strong>per</strong> la<br />
celebrazione del Capitolo <strong>di</strong> unione verrà<br />
inviato a tutto <strong>il</strong> CM, <strong>per</strong>ché ogni Ministro lo<br />
possa stu<strong>di</strong>are.<br />
4. Come impostare <strong>il</strong> lavoro sulle fraternità<br />
interprovinciali in vista dell’Assemblea dei<br />
Definitòri<br />
Si concorda <strong>di</strong> prendere in considerazione le<br />
fraternità interprovinciali (e non solo) che hanno<br />
bisogno <strong>di</strong> essere reintegrate o reimpostate con<br />
l’innesto <strong>di</strong> frati <strong>di</strong> altre Province. Si ha da<br />
cominciare a fare <strong>il</strong> quadro delle possib<strong>il</strong>ità e<br />
delle <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità tenendo conto delle<br />
necessità.<br />
5. Varie ed eventuali<br />
a) Seminario sulle nuove fraternità: 4-8 marzo<br />
2013 a Greccio, è arrivata la lettera del<br />
Generale con invito. La nostra partecipazione è<br />
a nome <strong>di</strong> tutte le sei Province, <strong>per</strong> <strong>il</strong> CM<br />
partecipa fr. Mario Vaccari.<br />
3<br />
b) Preghiere in preparazione ai Capitoli: fr.<br />
Francesco Bravi espone l’idea <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzare tutti<br />
quanti la stessa formula <strong>di</strong> preghiera in<br />
preparazione ai Capitoli provinciali. La formula<br />
può ricalcare la modalità ut<strong>il</strong>izzata <strong>per</strong> la<br />
preparazione del Capitolo generale: una<br />
preghiera comunitaria ed una intenzione <strong>per</strong> lo<strong>di</strong><br />
e vespri, nella preghiera si può mettere in<br />
evidenza la richiesta <strong>di</strong> “<strong>il</strong>luminazione” <strong>per</strong> fare<br />
bene <strong>il</strong> <strong>per</strong>corso <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento in vista della<br />
nascita della nuova Provincia OFM del Nord<br />
Italia. Si affida la stesura della preghiera a fr.<br />
Francesco Patton. La recita della preghiera<br />
inizierà a partire dalla data stab<strong>il</strong>ita dai rispettivi<br />
Ministri e Definitòri.<br />
c) Fr. Francesco Patton riferisce anche sul lavoro<br />
svolto dalla Commissione <strong>per</strong> <strong>il</strong> progetto<br />
formativo unico <strong>di</strong> FAV e Postulato. La<br />
Commissione completerà <strong>il</strong> proprio lavoro <strong>il</strong><br />
prossimo 24 gennaio, <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> passerà <strong>il</strong> progetto<br />
elaborato al CM <strong>per</strong>ché faccia le sue<br />
osservazioni, <strong>di</strong>rima le questioni <strong>di</strong> sua<br />
competenza e in<strong>di</strong>chi come procedere da <strong>qui</strong> in<br />
avanti, sapendo che tale progetto andrà<br />
comunque presentato, secondo quanto deciso<br />
a Pergine 2012, alla prossima Assemblea dei<br />
Definitòri.<br />
d) Fr. Francesco Bravi presenta la proposta FoPe<br />
<strong>per</strong> <strong>il</strong> 2013-2016 inviatagli da fr. Fabio Piasentin. Il<br />
progetto andrà letto e stu<strong>di</strong>ato dai Ministri <strong>per</strong><br />
poi sentire collegialmente fr. Fabio Piasentin e<br />
<strong>di</strong>scutere con lui <strong>il</strong> progetto.<br />
Seguono alcune altre comunicazioni,<br />
<strong>qui</strong>n<strong>di</strong> <strong>per</strong> la prossima riunione ci si dà<br />
appuntamento all’ISE (Venezia) anziché a<br />
Genova, <strong>il</strong> 15-16 febbraio (con arrivo <strong>il</strong> 14 sera).<br />
Alle 16.35, con le soavi parole dell’Agimus tibi<br />
gratias, la riunione è sciolta.<br />
Il verbalista<br />
fr. Francesco Patton<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Dal Definitorio<br />
I lavori iniziano alle ore 9.15 con una breve preghiera tratta dal<br />
sussi<strong>di</strong>o “La nostra identità francescana”. Segue l’approvazione del<br />
verbale del XXXIX Congresso definitoriale. Si ricorda con viva<br />
commozione <strong>il</strong> fratello p. Rocco Barbariga, recentemente tornato alla<br />
Casa del Padre; unanime è <strong>il</strong> rammarico <strong>per</strong> la <strong>per</strong><strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un vero frate<br />
minore.<br />
Il Ministro aggiorna circa le con<strong>di</strong>zioni dei fratelli ricoverati<br />
nell’infermeria <strong>di</strong> Sabbioncello, ove da qualche giorno si trova<br />
ricoverato anche fr. Gioacchino, della fraternità del Monte Mesma. Fr.<br />
Taddeo Coradazzi è scivolato, procurandosi alcune fratture,<br />
attualmente si trova ricoverato nell’ospedale m<strong>il</strong>itare<br />
dell’aereonautica argentina.<br />
Il Ministro ricorda che nei prossimi mesi tutti i monasteri delle<br />
sorelle clarisse <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a vivranno <strong>il</strong> capitolo. Le sorelle <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano<br />
hanno già fatto un primo scrutinio orientativo <strong>per</strong> l’elezione della<br />
Madre. Le sorelle <strong>di</strong> Lovere stanno facendo <strong>il</strong> cammino <strong>di</strong><br />
preparazione con fr. Em<strong>il</strong>io Amadeo, che farà l’ascolta su delega<br />
dell’Or<strong>di</strong>nario, <strong>il</strong> vescovo <strong>di</strong> Brescia. La Presidente della federazione, sr.<br />
Chiara Benedetta Conte, è stata al monastero <strong>di</strong> Bienno <strong>per</strong> alcuni<br />
incontri. Fr. Enzo Maggioni farà l’ascolta <strong>di</strong> tutte le sorelle e <strong>il</strong> Ministro<br />
provinciale presiederà <strong>il</strong> Capitolo verso la metà <strong>di</strong> marzo 2013. Le<br />
sorelle clarisse <strong>di</strong> Bergamo attendono in<strong>di</strong>cazioni dell’Or<strong>di</strong>nario, <strong>il</strong><br />
vescovo <strong>di</strong> Bergamo, <strong>per</strong> l’ascolta e la celebrazione del capitolo.<br />
Fr. Luca Diegoli aggiorna circa gli sv<strong>il</strong>uppi legati alla nuova<br />
comunità <strong>di</strong> Voltri. Il gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> cui egli fa parte, sta<br />
progressivamente dando forma al progetto, che dovrebbe partire<br />
collocandosi provvisoriamente all’interno dell’attuale fraternità <strong>di</strong><br />
Voltri.<br />
Il Ministro provinciale informa che al prossimo Convegno<br />
Nazionale dei santuari, organizzato dalla COMPI, parteci<strong>per</strong>anno,<br />
come rappresentanti della Provincia, fr. Carlo Calloni e fr. Roberto<br />
Mariani.<br />
Fr. Renato Beretta, economo provinciale, presenta le riflessioni e<br />
le proposte del CAE della Provincia circa l’inventario dei conventi,<br />
l’Assemblea economica e la valutazione dei lavori presentati.<br />
La proposta <strong>di</strong> realizzare un inventario informatico è nata dalla<br />
4<br />
Curia<br />
Provinciale<br />
16 Gennaio<br />
2013<br />
M<strong>il</strong>ano<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
necessità <strong>di</strong> aggiornare l’unico inventario <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e, quello realizzato da fr. F<strong>il</strong>iberto Sabba<strong>di</strong>n.<br />
Fr. Ambrogio Pessina è stato <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> incaricato <strong>di</strong> seguire la nuova catalogazione informatica. Il<br />
lavoro è stato realizzato <strong>per</strong> quasi tutti i conventi (eccetto: Dongo, s. Gaetano, s. Antonio e s.<br />
Angelo). Si decide <strong>di</strong> archiviare le schede degli inventari sul server della Provincia. Ogni<br />
convento potrà accedere me<strong>di</strong>ante una password, in modalità <strong>di</strong> lettura, solo alle schede dei<br />
beni <strong>di</strong> propria competenza. Il CAE propone inoltre <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere un regolamento ad hoc <strong>per</strong> la<br />
gestione dei beni <strong>di</strong> r<strong>il</strong>evante valore storico e artistico (collocazione, conservazione…). Il<br />
Definitorio accoglie all’unanimità le proposte e incarica <strong>il</strong> CAE <strong>di</strong> realizzare quanto suggerito.<br />
Vengono visionati i lavori richiesti dalle fraternità e <strong>il</strong> parere del CAE. Il Definitorio esprime<br />
dunque un parere preventivo che verrà presentato all’Assemblea economica.<br />
Si passa all’organizzazione dell’Assemblea economica. Ci si confronta a lungo<br />
sull’efficacia del lavoro proposto in or<strong>di</strong>ne al reale cambiamento della vita delle fraternità e<br />
degli st<strong>il</strong>i <strong>di</strong> vita. Si riba<strong>di</strong>sce che la cosa importante è conservare (e, in molti casi, far crescere)<br />
una capacità critica sulla <strong>di</strong>mensione economica della vita, solo così si può giungere ad una<br />
riflessione sul tenore <strong>di</strong> vita (cfr. Orientamento n. 12 - Capitolo 2010).<br />
Il Ministro chiede al Definitorio <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre le proprie impressioni sul lavoro all’interno del<br />
Consiglio, egli ne terrà conto <strong>per</strong> la parte della Relazione del Ministro ove si parla dell’o<strong>per</strong>ato<br />
del Definitorio. Tutti convengono sul fatto che <strong>il</strong> clima è sempre stato sereno, <strong>di</strong> collaborazione e<br />
<strong>di</strong> stima reciproca, con la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> esprimere liberamente <strong>il</strong> proprio pensiero; sempre si è<br />
ricercato <strong>il</strong> bene delle <strong>per</strong>sone e non si sono mai prese decisioni con fretta o leggerezza.<br />
Ciascuno poi espone i propri r<strong>il</strong>ievi critici.<br />
Fr. Almiro Modonesi e fr. Andrea Bizzozero sono incaricati <strong>di</strong> correggere <strong>il</strong> Regolamento del<br />
Capitolo, integrandolo con quello preparato dalla Commissione <strong>per</strong> l’Instrumentum Laboris. La<br />
Commissione infatti ha pre<strong>di</strong>sposto un Regolamento comune a tutte le Provincie <strong>per</strong> le decisioni<br />
in materia <strong>di</strong> Interprovincialità, rimandando <strong>per</strong> tutto <strong>il</strong> resto alla prassi delle singole province.<br />
Fr. Cesare Vaiani, fr. Giampaolo Possenti e fr. Giuseppe Maffeis vengono incaricati <strong>di</strong><br />
formulare una ipotetica struttura delle giornate capitolari. Vista la complessità del lavoro e degli<br />
argomenti si potrà giungere ad ipotesi più verosim<strong>il</strong>i quando si <strong>di</strong>sporrà dell’ Instrumentum<br />
Laboris.<br />
I lavori del Congresso Definitoriale si concludono alle ore 17.00 circa.<br />
A laude <strong>di</strong> Cristo e del Poverello Francesco. Amen!<br />
5<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Capitolo<br />
elettivo<br />
sorelle<br />
Clarisse<br />
<strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano<br />
25 gennaio2013<br />
sr. Enrica Madre<br />
Serena<br />
sr. Chiara Vicaria<br />
Benedetta<br />
sr. Chiara Discrete<br />
Veronica<br />
sr. Maria<br />
Letizia<br />
sr. Chiara<br />
Francesca<br />
…dai Monasteri<br />
“… fa’ che ci lasciamo convertire al Vangelo<br />
<strong>per</strong>ché l’evento <strong>di</strong> grazia che stiamo <strong>per</strong> vivere<br />
ci rinsal<strong>di</strong> nella fedeltà a quanto abbiamo promesso …”<br />
Con questa preghiera ci siamo preparate al Capitolo,<br />
<strong>di</strong>sponendoci a vivere un nuovo passaggio nella vita della nostra<br />
fraternità. Un Capitolo è occasione <strong>di</strong> cambiamento e, si sa, ogni<br />
cambiamento richiede accoglienza, risposta, <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità. Un Capitolo<br />
può così <strong>di</strong>ventare ulteriore spazio dove rinnovare la “fedeltà a quanto<br />
abbiamo promesso”.<br />
Se così è stato, vorremmo ringraziare <strong>di</strong> cuore anche tutti i fratelli<br />
che, in vario modo, ci hanno accompagnato in queste settimane,<br />
aiutandoci a vivere l’evento capitolare come un “evento <strong>di</strong> grazia”; al <strong>di</strong><br />
là <strong>di</strong> tutti i cambiamenti esteriori e più visib<strong>il</strong>i, a ciascuna <strong>di</strong> noi e all’intero<br />
corpo della comunità è stato offerto <strong>il</strong> dono <strong>di</strong> poter continuare a<br />
rispondere con fedeltà alla chiamata ricevuta.<br />
Accanto al grazie, resta <strong>il</strong> desiderio che in questa ripresa si possa<br />
continuare a camminare insieme, in una comunione sempre rinnovata e<br />
approfon<strong>di</strong>ta, <strong>per</strong>ché anche la nostra vita <strong>di</strong> fratelli e sorelle possa essere<br />
sempre più una parola buona <strong>di</strong> Vangelo, da donarci reciprocamente e<br />
da regalare a molti, con semplicità.<br />
Allora … Buon cammino con<strong>di</strong>viso!<br />
6 4 5<br />
Sr. Enrica Serena e sorelle<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
fr. Em<strong>il</strong>io<br />
Amadeo<br />
è stato<br />
nominato<br />
Assistente<br />
della<br />
Federazione<br />
dei Monasteri<br />
delle sorelle<br />
clarisse <strong>di</strong><br />
Lombar<strong>di</strong>a,<br />
Piemonte e<br />
Liguria<br />
…dai Monasteri<br />
4 7<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Testimonianze <strong>di</strong> vita Fraterna<br />
fr. Valeriano<br />
Sandrinelli<br />
“Anno<br />
Sabbatico”:<br />
proposta<br />
preziosa, da<br />
accogliere e<br />
s<strong>per</strong>imentare<br />
Stendo una breve relazione del mio “anno sabbatico”, vissuto<br />
nell’anno appena trascorso. Lo faccio con fatica, quasi <strong>per</strong> obbe<strong>di</strong>enza,<br />
<strong>per</strong>ché non amo molto scrivere e tanto meno scrivere <strong>di</strong> me stesso. Lo<br />
faccio anche <strong>per</strong> un dovere fraterno, dato che non pochi mi chiedono:<br />
Come è andata? …ne è valsa la pena? …sei cambiato? …cosa ti ha<br />
spinto a chiedere questo “moratorium”?<br />
In sintesi: “Mi è andata benissimo! sarei pronto a ripeterne<br />
l’es<strong>per</strong>ienza”, es<strong>per</strong>ienza r<strong>il</strong>assante, rasserenante, che favorisce<br />
prolungati tempi <strong>di</strong> preghiera, <strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o… ; riserva possib<strong>il</strong>ità<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre del tempo in totale libertà…<br />
Ho chiesto <strong>di</strong> poter vivere un anno sabbatico, <strong>per</strong>ché già da<br />
qualche anno desideravo fortemente <strong>di</strong> sganciarmi da ogni struttura e<br />
da ogni incarico fisso, <strong>per</strong> mettermi più seriamente davanti al Signore,<br />
…poiché gli anni passano (e i miei ormai sono tanti!) e mettermi <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> in<br />
una più costante consapevolezza che la vita è davvero un<br />
pellegrinaggio…; è <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> necessario pensare <strong>di</strong> più alla meta.<br />
Due richiami evangelici risuonavano costantemente nella mia<br />
testa: “Siate <strong>per</strong>fetti come…”(Mt 5,48) e: “Se qualcuno vuol venire con<br />
me, smetta <strong>di</strong> pensare a se stesso…”(Lc 9,23 - traduz. ABU). Sono convinto<br />
che la <strong>per</strong>fezione, verso la quale Gesù sollecita tutti i suoi fedeli, è una<br />
santa “utopia”, ma è certamente “l’ideale” al quale devo tendere, nel<br />
tentativo <strong>di</strong> riuscire ad avvicinarlo <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e. E c’è, poi, anche<br />
l’impegnativa richiesta: “…smetta <strong>di</strong> pensare a se stesso”. Ne ero sicuro<br />
che ciò era quanto dovevo fare, paradossalmente <strong>per</strong> pensare <strong>di</strong> più a<br />
me stesso “nel modo giusto”, senza dovermi “occupare” degli altri,<br />
almeno <strong>per</strong> un po’.<br />
Sentivo rivolto anche a me <strong>il</strong> fortissimo incitamento <strong>di</strong> P.<br />
Giacomo Bini (Min. Gen.):<br />
“…Dobbiamo avere <strong>il</strong> coraggio <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire un<br />
moratorium più o meno lungo…, sia <strong>per</strong>sonalmente che in<br />
Fraternità, <strong>per</strong> ri-orientare la nostra vita, <strong>per</strong> “ritornare al<br />
Padre” (…), un tempo <strong>di</strong> grazia che può <strong>di</strong>ventare:<br />
- un kairos <strong>per</strong> ritrovare <strong>il</strong> legame tra vita interiore, vita<br />
sacramentale, vita <strong>di</strong> Fraternità e <strong>di</strong> evangelizzazione nella<br />
trama quoti<strong>di</strong>ana della nostra esistenza.<br />
- un kairos <strong>per</strong> riscoprire <strong>il</strong> valore della gratuità…<br />
(…)<br />
- un “moratorium” <strong>per</strong>…, <strong>per</strong>…, <strong>per</strong>…”<br />
(v. Relaz. Al Cap. Gen.2003, nn.69-70).<br />
Questa accalorata esortazione e forte incitamento<br />
aveva trovato puntuale co<strong>di</strong>ficazione in un vincolante testo<br />
della legislazione dell’Or<strong>di</strong>ne (v.: “Il Signore ti <strong>di</strong>a Pace”: Proposte<br />
nn. 32-33 e “RFF” 2003, n. 119) e anche in un in un vincolante testo<br />
della nostra Provincia (v.: “Ecco faccio una cosa nuova”, II. A., n.15).<br />
8<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Mi ero proposto <strong>di</strong> riuscire a leggere integralmente durante questo anno la S.BIBBIA e le<br />
FONTI FRANCESCANE. Ci sono riuscito, con immensa sod<strong>di</strong>sfazione! Ripeto: mi sono limitato a<br />
“leggere”; non potevo fare <strong>di</strong>versamente, anche se non sono mancati momenti forti <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>tazione. Desideravo tanto avere una visione piena della Parola <strong>di</strong> Dio nel suo evolversi<br />
della storia sacra e dare maggiore fondamento alla mia vocazione con le Fonti Francescane.<br />
Devo <strong>per</strong>ò anche timidamente affermare che <strong>di</strong> quanto ho letto, forse mi è stato impresso<br />
molto poco nella memoria; …sono gli scherzi della vecchiaia che avanza. Ciò nonostante io<br />
sono contentissimo <strong>di</strong> essere riuscito a fare così!<br />
Ho scelto <strong>di</strong> trascorrere <strong>il</strong> mio anno sabbatico in tre ambienti <strong>di</strong>versi: al Monte Mesma, ad<br />
Assisi e, più a lungo, a Lourdes.<br />
Nel convento del Monte Mesma ho goduto la bellezza (<strong>il</strong> fascino) <strong>di</strong> una vera vita fraterna, <strong>il</strong><br />
clima <strong>di</strong> raccoglimento, i tempi prolungati <strong>di</strong> preghiera: mi sono sentito spiritualmente<br />
rinvigorito, mentalmente e fisicamente riposato.<br />
Ad Assisi ho pellegrinato moltissimo tra i luoghi francescani, che “mi parlavano” e mi<br />
aiutavano a interiorizzare quanto leggevo nelle Fonti Francescane: ad Assisi è più fac<strong>il</strong>e<br />
s<strong>per</strong>imentare la presenza paterna <strong>di</strong> S. Francesco e la materna assistenza <strong>di</strong> S. Chiara.<br />
Dimoravo nel conventino <strong>di</strong> S. Damiano, gustando <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, la splen<strong>di</strong>da liturgia e <strong>il</strong><br />
raccoglimento.<br />
A Lourdes ho fatto es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> una più spontanea contemplazione della immacolata<br />
bellezza della Madre <strong>di</strong> Dio, patrona dell’Or<strong>di</strong>ne, ma sentendo presente Maria soprattutto<br />
come ‘Madre Dolorosa’, cercata ed invocata appassionatamente dagli innumerevoli malati:<br />
“A te ricorriamo, …gementi e piangenti in questa valle <strong>di</strong> lacrime”. Lì, a Lourdes non c’è <strong>il</strong><br />
rischio <strong>di</strong> una devozione mariana intimistica, <strong>per</strong>ché a Lourdes <strong>il</strong> centro non è la Madonna, ma<br />
l’Eucarestia, resa vivamente presente nelle numerose celebrazioni liturgiche. E proprio anche lì<br />
la Madonna sollecita sempre ad andare da Gesù: “<strong>Fate</strong> quello che Lui vi <strong>di</strong>rà”.<br />
Non credo, tuttavia, <strong>di</strong> essere cambiato. Lo affermo in tutta verità: mi ritrovo con gli stessi<br />
limiti e con tutta la mia povertà…: davvero nessuna ra<strong>di</strong>cale conversione.<br />
Lo straor<strong>di</strong>nario è <strong>per</strong>ò che mi ritrovo con un gigantesco sentimento <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne <strong>per</strong> chi<br />
mi ha benevolmente concesso questo ‘anno <strong>di</strong> grazia’ (<strong>il</strong> p. Provinciale con suo Definitorio).<br />
Ma, infinitamente <strong>di</strong> più, è all’incommensurab<strong>il</strong>e bontà del Signore che rendo grazie e<br />
bene<strong>di</strong>zione, <strong>il</strong> quale ha voluto anche con questo inestimab<strong>il</strong>e dono <strong>di</strong>mostrarmi che Lui mi<br />
accompagna sempre con evidente pred<strong>il</strong>ezione. Gli canto <strong>il</strong> mio grazie con lo stesso spirito <strong>di</strong><br />
riconoscenza che mi aveva spinto a stampare sull’immagine-ricordo del mio 50° <strong>di</strong> Sacerdozio<br />
queste consolanti parole, certamente anche a me rivolte e che ritengo tanto vere:<br />
“Per tutto <strong>il</strong> cammino <strong>per</strong>corso fin <strong>qui</strong> <strong>il</strong> Signore tuo Dio ti ha<br />
portato come un padre porta <strong>il</strong> proprio figlio”(Dt 1, 31b). Il Signore –<br />
ne sono certissimo- continua ad accompagnarmi con questo<br />
tenerissimo amore paterno. Perciò: Grazie, Signore. “Celebratelo<br />
[anche voi con me], <strong>per</strong>ché egli è buono”(Sal 117, 1).<br />
Avendolo s<strong>per</strong>imentato, posso testimoniare che l’anno<br />
sabbatico può essere davvero, <strong>per</strong> chi si decide a viverlo, una<br />
“pausa” efficace ed arricchente, <strong>per</strong> riprendere con maggior<br />
slancio <strong>il</strong> cammino della vita. Ho letto in qualche luogo che nella<br />
musica “la pausa” serve <strong>per</strong> riprendere la musica; anche la<br />
pausa serve a creare la musica. Comporre la musica della nostra<br />
vita è generalmente un compito lento e faticoso… E’ bene<br />
interrom<strong>per</strong>e -almeno una volta- la melo<strong>di</strong>a della nostra vita con<br />
questa BUONA PAUSA!<br />
9<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Testimonianze <strong>di</strong> vita Fraterna<br />
Monza<br />
4-6<br />
Gennaio<br />
2013<br />
EPIFANIA<br />
DELL’<br />
AFFETT0:<br />
legami<br />
<strong>di</strong> coppia<br />
Affetti, affettività, legami, legami <strong>di</strong> coppia, amicizia, scoppiati ed<br />
appaiati, tutti appagati come responso (mi <strong>per</strong>metto <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo anche <strong>per</strong><br />
chi non lo fosse stato). Relazioni ed interazioni, la base della società e<br />
della socialità, <strong>il</strong> richiamo dell'uomo sociale: l'altro, gli altri, <strong>il</strong> rimando<br />
inevitab<strong>il</strong>e a sé stessi. Me stesso.<br />
Temi <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong>scutendo ciò che nel quoti<strong>di</strong>ano si vive, ognuno<br />
vive, e anche <strong>per</strong> chi non vi si fosse mai soffermato a pensarci, tutto ciò<br />
lo ricerca, l'occasione offerta da una “due giorni” <strong>di</strong> trovarsi e ri-trovarsi<br />
nel clima che la casa fraterna offre, dona e accoglie fraternità,<br />
comunionalità. Dividere. Insieme <strong>di</strong> luoghi e spazi, <strong>di</strong> idee, <strong>di</strong> vissuti, <strong>di</strong><br />
passati ancora presenti, <strong>di</strong> ferite a<strong>per</strong>te e <strong>di</strong> cicatrici, <strong>di</strong> amici.<br />
Con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> vite e verità, in verità, sì <strong>per</strong>ché <strong>il</strong> livello che si <strong>per</strong>cepisce<br />
necessita <strong>di</strong> un passaggio ulteriore, <strong>di</strong> una pala, un piccone, una trivella,<br />
si scava più a fondo ed uno mette sul banco sé stesso, ci si prova<br />
almeno, non è fac<strong>il</strong>e, si è vulnerab<strong>il</strong>i ed esposti al <strong>di</strong> là del giu<strong>di</strong>zio. La<br />
reciprocità crea l'unità, almeno nel gruppo, con le inevitab<strong>il</strong>i <strong>di</strong>fficoltà<br />
che porta con sé una convivenza, seppur breve.<br />
L'intensità è abbinata alla flessib<strong>il</strong>ità, risate tra dolci fatti in casa e<br />
bollicine italiane con<strong>di</strong>scono ottimi momenti in leggerezza. Un bel f<strong>il</strong>m. A<br />
tema, saggiamente, che offre spunti nuovi <strong>di</strong> critica ed auto-critica,<br />
riflessione, “Qualcosa è cambiato” o dovrebbe, potrebbe cambiare,<br />
affrontare l'amore ed i legami è sempre coinvolgente, in prima <strong>per</strong>sona,<br />
tira in causa e chiede una scelta, richiede una co-scelta, nella libertà<br />
della reciprocità, una visione matura che necessita maturazione <strong>di</strong><br />
giorno in giorno nell'attesa del tempo <strong>per</strong> un <strong>per</strong>corso che<br />
quoti<strong>di</strong>anamente siamo chiamati a compiere vivendo.<br />
Un partecipante<br />
10<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Testimonianze <strong>di</strong> vita Fraterna<br />
fr. Ernesto<br />
Dezza<br />
“PATIOR<br />
ERGO<br />
SUM”:<br />
ovvero,<br />
considerazioni<br />
(in)attuali<br />
sull'esistenza<br />
La conversazione era iniziata più o meno così: “Ci vuole più<br />
pratica e meno teoria”, <strong>di</strong>sse l'anziano frate in refettorio, non ricordo più<br />
a proposito <strong>di</strong> cosa. Mi venne d'istinto, un po' <strong>per</strong> la mia vena polemica,<br />
che mi porta a contrad<strong>di</strong>re le opinioni altrui <strong>per</strong> problematizzare <strong>il</strong><br />
<strong>di</strong>scorso, un po' <strong>per</strong> contrastare una certa mentalità anti-intellettuale<br />
<strong>di</strong>ffusa nei nostri ambienti: “Ma è possib<strong>il</strong>e una pratica senza teoria, così<br />
come anche una teoria senza pratica?”. La provocazione funzionò, e<br />
portò con sé, come sasso gettato in uno stagno, onde concentriche <strong>di</strong><br />
riflessioni ad alta voce che si <strong>per</strong>sero nella vasta sala del nostro refettorio<br />
intersecandosi e increspando la su<strong>per</strong>ficie della conversazione. Poi si<br />
tornò a parlare <strong>di</strong> nomine vescov<strong>il</strong>i, <strong>di</strong> M<strong>il</strong>an e Juve, <strong>di</strong> S<strong>il</strong>vio (Berlusconi) e<br />
<strong>di</strong> Roberto (Formigoni), della nebbia e del panettone... i nostri <strong>di</strong>scorsi a<br />
tavola.<br />
Ma <strong>il</strong> sasso gettato nello stagno del nostro parlare continuò a<br />
provocare onde dentro <strong>di</strong> me. La mia provocazione si ritorceva contro <strong>il</strong><br />
mio cervello. Presumevo <strong>di</strong> avere almeno un po' <strong>di</strong> ragione, non avevo<br />
detto ciò che avevo detto <strong>per</strong> solo gusto <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zione. Non c'è<br />
pratica degna dell'uomo che non sia anche “pensata”, cioè sostenuta<br />
da un ragionamento, anche se non magari strutturato in teoria. C'è<br />
sapienza nell'usare bene le mani come nel sa<strong>per</strong> parlar bene. E non c'è<br />
vera es<strong>per</strong>ienza umana se non attraverso la rielaborazione che <strong>il</strong> nostro<br />
intelletto compie <strong>di</strong> quanto viviamo anche senza pensarci. La grande<br />
marcia della scienza moderna è iniziata con i piccoli passi compiuti<br />
grazie al valore dato all'es<strong>per</strong>ienza e all'osservazione più che all'autorità<br />
degli antichi, ma è Gal<strong>il</strong>eo stesso che ci ricorda come occorra tenere<br />
insieme “sensate es<strong>per</strong>ienze” e “necessarie <strong>di</strong>mostrazioni”: anzi, <strong>il</strong><br />
metodo “s<strong>per</strong>imentale” non è tale <strong>per</strong>ché nasce dall'(e)s<strong>per</strong>ienza, ma<br />
<strong>per</strong>ché mette alla prova dell'(e)s<strong>per</strong>ienza le teorie che lo scienziato<br />
ipotizza nella sua mente.<br />
Come <strong>di</strong>ceva Francesco Bacone, <strong>il</strong> grande teorico della<br />
rivoluzione scientifica: “l'uomo tanto può quanto sa”, trasformando così <strong>il</strong><br />
bellissimo apoftegma <strong>di</strong> Francesco d'Assisi: “tanto un uomo sa quanto<br />
fa” (Leggenda <strong>per</strong>ugina, 74). Che era, d'altronde, l'altro polo della mia<br />
provocazione: non c'è vera teoria senza anche una pratica; non<br />
possiamo, infatti, <strong>di</strong>re <strong>di</strong> conoscere qualcosa se non mettiamo alla prova<br />
dei fatti la nostra conoscenza.<br />
Fin <strong>qui</strong> la conversazione in refettorio e l'imme<strong>di</strong>ata eco nei miei<br />
pensieri. Poi, come <strong>il</strong> lento lavorio <strong>di</strong> una goccia d'acqua (ora è l'acqua<br />
a trasformare <strong>il</strong> sasso – gutta cavat lapidem – e non <strong>il</strong> sasso a trasformare<br />
l'acqua dello stagno), ed ecco l'affiorare in me <strong>di</strong> altre considerazioni.<br />
Ma è proprio vero che la nostra conoscenza sta in quello che<br />
facciamo? O ciò che facciamo, che agiamo, viene saputo da altri<br />
meglio che da noi? Chi può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> sa<strong>per</strong>e che cosa sia l'omelia che egli<br />
pronuncia dall'ambone la domenica meglio <strong>di</strong> quanto non lo sappiano i<br />
suoi u<strong>di</strong>tori, ciò che provoca in essi, gli effetti della sua parola negli affetti<br />
delle <strong>per</strong>sone (<strong>per</strong>ché non c'è parola che non abbia ri<strong>per</strong>cussioni<br />
pratiche)? Chi conosce meglio <strong>il</strong> gesto <strong>di</strong> dare da mangiare a un<br />
11<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
povero: chi dona o chi riceve?<br />
E poi: che cos'è l'es<strong>per</strong>ienza? Qualcosa che noi facciamo o qualcosa che noi subiamo?<br />
Tutto ciò che noi conosciamo <strong>per</strong> es<strong>per</strong>ienza passa attraverso i sensi, secondo l'adagio<br />
me<strong>di</strong>evale, nisi est in intellectu quod prius non fuerit in sensu. Ma i nostri sensi sono più passivi<br />
che attivi, nel sentire. Sono recettori della realtà che ci circonda più che attori che la<br />
trasformano. Ed ecco allora <strong>il</strong> dubbio: non c'è forse più sapienza nel subire che nell'agire? La<br />
vera pratica sta forse nella resa più che nell'azione?<br />
E allora mi tornano alla mente le parole della Lettera agli Ebrei, laddove si afferma che<br />
Cristo “imparò l'obbe<strong>di</strong>enza da ciò che patì” (Eb 5, 8). O ancora l'apparente docta ignorantia<br />
<strong>di</strong> Paolo, <strong>il</strong> quale scrivendo ai Corinzi ricorda che “quando venni tra voi, non mi presentai ad<br />
annunciarvi <strong>il</strong> mistero <strong>di</strong> Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti <strong>di</strong><br />
non sa<strong>per</strong>e altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso” (1Cor 2, 1-2).<br />
Non è artificio retorico, quello <strong>di</strong> Paolo. Il cristiano veramente non sa altro se non Gesù<br />
Cristo, nel senso che tutto quello che può sa<strong>per</strong>e <strong>per</strong> sentito <strong>di</strong>re o anche quello che può<br />
conoscere <strong>per</strong> es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong>retta poco importa: l'unica cosa che conta è sa<strong>per</strong>e Gesù Cristo,<br />
cioè, averne subito <strong>il</strong> fascino, l'attrazione e la forza della sua presenza.<br />
Gesù Cristo non impara solo l'obbe<strong>di</strong>enza dal patire. Tutto si impara dal patire, cioè<br />
dall'esporre la propria <strong>per</strong>sona, la propria mente, <strong>il</strong> proprio cuore, <strong>il</strong> proprio corpo alla mercé<br />
altrui, degli umani, degli spiriti invisib<strong>il</strong>i, degli animali e degli eventi. E <strong>di</strong> Dio.<br />
Che cosa so io del gusto del pane se non attraverso l'atto con cui lo faccio mio<br />
mangiandolo? Sembra che sia io ad agire, anzi, <strong>il</strong> mio fagocitarlo lo fa scomparire dalla serie<br />
degli oggetti reali intorno a me. Io agisco, lui subisce. Ma nel mangiarlo, è lui che mi trasforma.<br />
Accolgo, senza poter intervenire sugli eventi, <strong>il</strong> suo colore, <strong>il</strong> suo sapore, la sua fragranza, la sua<br />
consistenza e tem<strong>per</strong>atura. I suoi carboidrati <strong>di</strong>ventano miei. E la sua forma si è impressa nella<br />
mia mente in modo indeleb<strong>il</strong>e, cosicché esso non è vero che non esiste più. Non esiste come<br />
ente reale al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> me. Ma esiste come ente <strong>di</strong> ragione dentro <strong>di</strong> me.<br />
E se questo avviene con <strong>il</strong> cibo, a maggior ragione avviene “ai piani alti” della nostra<br />
coscienza, quando ci imbattiamo negli eventi della vita e quando, vivendo a contatto con<br />
altre <strong>per</strong>sone, la nostra libertà e quella altrui si affacciano ed entrano in relazione.<br />
C'è più sapienza in una ferita che in un intero libro <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina. Io so <strong>di</strong> me più <strong>per</strong> quello<br />
che ho patito che <strong>per</strong> quello che ho agito. Non c'è vera conoscenza senza la pratica del<br />
patire. E allora, su<strong>per</strong>ando la <strong>di</strong>cotomia teoria-pratica, penso che la realizzazione <strong>di</strong> un uomo,<br />
la mia realizzazione, quella dei fratelli che vivono con me e quella delle <strong>per</strong>sone che incontro<br />
nell'avventura della vita, avviene non tanto nell'affrontare l'esistenza con la pretesa <strong>di</strong><br />
cambiarla, ma con la sapienza <strong>di</strong> lasciarsi ferire, attraversare e trasformare, conservando la<br />
consapevolezza <strong>di</strong> subire agendo. Pati, cioè “patire”, è in latino un verbo deponente: in<strong>di</strong>ca<br />
un'azione (significato attivo) pur avendo forma grammaticale passiva.<br />
Patior ergo sum, potrei sintetizzare, con gusto un po' retrò alla Cartesio.<br />
Ha qualcosa da <strong>di</strong>re tutto questo alla nostra vita, in questo momento <strong>di</strong> patimenti, <strong>di</strong><br />
passione e <strong>di</strong> sofferenza <strong>per</strong> la chiusura dei conventi, <strong>il</strong> ri<strong>di</strong>mensionamento delle nostre attività,<br />
la morte della nostra Provincia?<br />
“Patire”, cioè paschein, in greco. Molto,<br />
troppo vicino linguisticamente a “pasqua”.<br />
Passaggio e pazienza, patimento e passione, <strong>per</strong><br />
vivere attivamente la nostra pasqua verso <strong>il</strong><br />
nuovo che ci attende. Che non ci sia <strong>qui</strong>, se lo<br />
sapremo vivere ad occhi a<strong>per</strong>ti, un aumento <strong>di</strong><br />
conoscenza e <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienza benefico <strong>per</strong> noi e<br />
<strong>per</strong> la nostra identità <strong>di</strong> uomini realizzati come<br />
frati minori felici?<br />
12<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Testi<br />
liturgici<br />
approvati<br />
<strong>per</strong> la<br />
celebrazione<br />
della<br />
memoria<br />
dei martiri<br />
<strong>di</strong> Praga<br />
fissata <strong>il</strong><br />
15<br />
febbraio<br />
Martiri <strong>di</strong> Praga<br />
COLLETTA<br />
Dio onnipotente ed eterno, che ai beati Federico e<br />
compagni, martiri, hai concesso <strong>di</strong> vivere nel vincolo della carità <strong>di</strong><br />
Cristo e <strong>di</strong> morire in fedeltà alla sua Chiesa, conce<strong>di</strong> a noi, sul loro<br />
luminoso esempio, <strong>di</strong> su<strong>per</strong>are ogni <strong>di</strong>visione <strong>per</strong> essere un cuor<br />
solo ed un anima sola. Per <strong>il</strong> nostro Signore.<br />
La colletta sottolinea due aspetti esemplari della santità del<br />
gruppo <strong>di</strong> martiri.<br />
a) la vita religiosa autenticamente osservante della regola, vissuta<br />
in intima comunione alla <strong>per</strong>sona del Cristo, centro <strong>di</strong> adesione dei singoli<br />
e della comunità (nel vincolo della carità <strong>di</strong> Cristo);<br />
b) l’eroica fedeltà e l’incon<strong>di</strong>zionato amore alla Chiesa, sposa <strong>di</strong><br />
Cristo, fino al martirio (<strong>di</strong> morire in fedeltà alla sua Chiesa);<br />
Tale esempio <strong>di</strong> santità è detto “luminoso”, “splendente”, in<br />
riferimento ai segni pro<strong>di</strong>giosi che si manifestarono nel luogo del martirio e<br />
della sepoltura dei frati, in particolare in riferimento al grande splendore<br />
che <strong>per</strong> alcune notti avvolse <strong>il</strong> tempio <strong>di</strong> S. Maria della Neve in Praga.<br />
Come frutto della preghiera, in riferimento alla prima comunità<br />
cristiana descritta in Atti 4, è chiesto <strong>il</strong> dono <strong>di</strong> su<strong>per</strong>are ogni <strong>di</strong>visione e <strong>di</strong><br />
amare tutti gli uomini come fratelli.<br />
UFFICIO DELLE LETTURE - SECONDA LETTURA<br />
DALLA PASSIONE DEI MARTIRI SCRITTA DA MARIANO DE ORSCELAR, SACERDOTE OFM.<br />
(CHRONICA, INGOLSTADII, 1625, CAP. XXXI, P.522-527)<br />
AL PASCOLO DEL BUON PASTORE LA MORTE NON HA ALCUN POTERE<br />
La Chiesa universale ha finora venerato quattor<strong>di</strong>ci santi<br />
aus<strong>il</strong>iatori, ciascuno <strong>per</strong> una specifica protezione, ed ora anche<br />
quella Chiesa più piccola che è la famiglia dei <strong>Minori</strong>, si è resa<br />
meritevole della nostra commossa memoria, piena <strong>di</strong><br />
compassione, <strong>per</strong> quattor<strong>di</strong>ci intercessori <strong>di</strong> tutto l’im<strong>per</strong>o, rivestiti<br />
d’innocenza, ammirevoli senza pari nella regia città <strong>di</strong> Praga in<br />
Boemia.<br />
Crescevano [a quel tempo] sospetti, risse, <strong>di</strong>spute, duelli,<br />
giuramenti e pubbliche provocazioni. Cresceva anche l’ar<strong>di</strong>re e<br />
cresceva <strong>il</strong> numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui armati che, impugnando ciò che<br />
l’ira metteva loro a <strong>di</strong>sposizione, assetati soltanto del sangue dei<br />
cattolici, piombavano sui luoghi sacri minacciando con l’aspetto,<br />
con i gesti e con le parole una spietata strage. Come leoni feroci a<br />
caccia <strong>di</strong> preda, irrompendo in or<strong>di</strong>ne sparso in chiese e conventi<br />
13<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Martiri <strong>di</strong> Praga<br />
in un’unica massa furiosa composta da migliaia <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone,<br />
scelsero <strong>per</strong> compiere l’efferato delitto la chiesa <strong>di</strong> Santa Maria<br />
della Neve, dove i <strong>Frati</strong> <strong>Minori</strong> della stretta osservanza br<strong>il</strong>lavano<br />
notoriamente <strong>per</strong> la loro alta santità <strong>di</strong> vita. V’era tra quella folla chi<br />
fomentava l’ira sanguinaria contro i nostri Padri asserendo che<br />
quella razza <strong>di</strong> men<strong>di</strong>canti s’introduceva nelle <strong>di</strong>more regali come<br />
pure nelle case dei citta<strong>di</strong>ni, infiammavano l’animo dei magnati<br />
alla lotta e a venire meno alla fedeltà che avevano pubblicamente<br />
prestato adducendo subdole lettere e si dava da fare <strong>per</strong><br />
annientare la confessione evangelica.<br />
Il reverendo vicario del Convento, informato dell’iniqua<br />
congiura, con molto ardore esortava i suoi amati padri e frati alla<br />
palma del martirio, cosicché, dopo essersi abbracciati gli uni gli<br />
altri, e aver versato molte lacrime, compiuto <strong>il</strong> rito della penitenza e<br />
rinfrancati al banchetto <strong>di</strong> vita, si spronavano e si incoraggiavano a<br />
vicenda a nutrirsi nell’altro mondo - laddove la morte violenta non<br />
ha potere - al pascolo del Buon Pastore, con <strong>il</strong> copioso cibo della<br />
consolazione dell’Agnello: pieni <strong>di</strong> gioia e <strong>di</strong> fiducia<br />
comprendevano che avrebbero ricevuto nei cieli a loro <strong>per</strong>enne<br />
conforto <strong>il</strong> premio della gloria eterna, <strong>di</strong> gran lunga su<strong>per</strong>iore alla<br />
moltitu<strong>di</strong>ne delle pene che durano un solo istante. I soldati <strong>di</strong> Cristo<br />
restavano sal<strong>di</strong> in questo legame <strong>di</strong> pietà fraterna, quando la folla<br />
scalmanata <strong>di</strong> quegli omici<strong>di</strong>, facendo irruzione nel luogo sacro a<br />
Dio, infranse dapprima le porte del convento, come se si stesse<br />
avventando contro un nascon<strong>di</strong>glio <strong>di</strong> predoni, senza <strong>per</strong>ò riuscire<br />
in alcun modo ad aprirlo, poi con brutale accanimento e sfrenata<br />
avi<strong>di</strong>tà volse ad impossessarsi degli arre<strong>di</strong> liturgici; ma prima, spinta<br />
dal desiderio <strong>di</strong> far scorrere sangue, colpì a colpi <strong>di</strong> fuc<strong>il</strong>e quei frati,<br />
alcuni dei quali <strong>per</strong> umana paura erano saliti fin sul campan<strong>il</strong>e<br />
della chiesa <strong>di</strong> Santa Maria della Neve, facendoli cadere giù<br />
dall’alto con un volo spaventoso. Quin<strong>di</strong>, gettandosi<br />
selvaggiamente sui corpi ancora in vita, presero a squarciare in<br />
due i moribon<strong>di</strong>, a conficcare le statue sacre nelle viscere a<strong>per</strong>te e<br />
lacerate, a troncare mani e pie<strong>di</strong>, e massacrarono cosi i quattor<strong>di</strong>ci<br />
frati, dei quali soltanto un <strong>qui</strong>n<strong>di</strong>cesimo rimase salvo <strong>per</strong> caso. Al<br />
termine della carneficina, si precipitarono verso <strong>il</strong> convento e la<br />
chiesa, dove sottoposero a sacr<strong>il</strong>ego furto, come prede <strong>di</strong> uomini<br />
folli, non soltanto tutto ciò che fosse suppellett<strong>il</strong>e, ma la stessa<br />
venerata custo<strong>di</strong>a in argento dorato del Corpo <strong>di</strong> Cristo,<br />
profanandola come avrebbero fatto i Tartari e gettando a terra <strong>il</strong><br />
Pane celeste. Infine, depredarono gli utens<strong>il</strong>i appesi alle travi e alle<br />
pareti e finanche i chio<strong>di</strong> conficcati nel legno.<br />
Ma Dio, che non può essere ingannato, rivelò subito in<br />
14<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Martiri <strong>di</strong> Praga<br />
maniera manifesta con pro<strong>di</strong>gi <strong>di</strong> gloria i meriti dei suoi amici<br />
martiri. Anzitutto, conservò incorrotto <strong>il</strong> sangue lì sparso dai martiri e<br />
rappreso sulla terra, affinché <strong>per</strong> chi lo avesse visto fosse motivo <strong>di</strong><br />
compassione e testimonianza dell’innocenza del martirio. Poi a<br />
qualche giorno dal sanguinoso ecci<strong>di</strong>o si udì <strong>il</strong> coro dei martiri che<br />
dava l’impressione <strong>di</strong> salmo<strong>di</strong>are in quei luoghi l’ufficio notturno<br />
con melo<strong>di</strong>a celeste e soavissima; questo [fenomeno] poterono<br />
constatarlo non soltanto i cattolici, ma furono costretti ad ascoltarlo<br />
anche la feccia, rimasta desta, <strong>di</strong> quella corrotta plebaglia. Infine,<br />
nella profonda oscurità della notte, chi vegliava poté vedere, e non<br />
una volta soltanto, <strong>il</strong> campan<strong>il</strong>e <strong>di</strong> Santa Maria della Neve<br />
interamente avvolto <strong>di</strong> luce e lo sfolgorio <strong>di</strong> singole fiamme.<br />
Rallegrati, o beata innocenza, <strong>per</strong>ché sei ovunque sicura,<br />
ovunque <strong>il</strong>lesa, temuta da quanti ti o<strong>di</strong>ano e sempre vittoriosa,<br />
anche quando i giu<strong>di</strong>ci della terra possano fallire! Questi sono<br />
coloro che ti giu<strong>di</strong>cano gareggiando nei cieli, dove con le loro<br />
ghirlande e corone <strong>di</strong> lode non figurano ultimi tra le schiere<br />
purpuree dei martiri: la loro can<strong>di</strong>da palma risplende nel novero<br />
dei beati, mentre va spargendo sulla terra gigli <strong>di</strong> incontaminata<br />
purezza..<br />
A modo <strong>di</strong> “atti dei martiri”, si propone come testo della seconda<br />
lettura un brano della Chronica Observationis Strictioris, scritta dal<br />
francescano Padre Mariano da Orscelar e pubblicata a Ingolstadt nel<br />
1625. Il documento è inserito nella Positio su<strong>per</strong> martyrio, (Documento 45,<br />
pag.164-170) ed è considerato, <strong>per</strong> la sua antichità e completezza, un<br />
documento <strong>di</strong> primaria importanza ai fini della <strong>di</strong>mostrazione del martyrio<br />
in o<strong>di</strong>um fidei sofferto dai Beati. Mariano da Orscelar, nato a Gand<br />
(Fiandre spagnole, Belgio), <strong>di</strong> origini calviniste, al tempo dell’aggressione<br />
passaviense si trovava a Praga e fu testimone oculare dell’uccisione dei<br />
religiosi da parte della folla e vide i segni soprannaturali seguiti al martirio<br />
dei quattor<strong>di</strong>ci francescani. Egli, al pari <strong>di</strong> altre <strong>per</strong>sone non <strong>di</strong> fede<br />
cattolica, visse evidentemente l’episo<strong>di</strong>o come occasione <strong>di</strong> una grande<br />
trasformazione spirituale, che ne guidò la conversione alla fede cattolica<br />
e l’ingresso nell’Or<strong>di</strong>ne dei <strong>Frati</strong> <strong>Minori</strong> a Landshut, in Baviera, dove morì<br />
nel 1633.<br />
L’autore, a quattor<strong>di</strong>ci anni dal martirio dei Servi <strong>di</strong> Dio del<br />
Convento della Beata Maria Vergine della Neve, pubblicò la “Cronaca<br />
del Terz’Or<strong>di</strong>ne”, un capitolo della quale è de<strong>di</strong>cato ai tragici<br />
avvenimenti praghesi del febbraio 1611 e alle loro cause. Va notato che<br />
l’autore si sentiva, in qualche modo, corresponsab<strong>il</strong>e dell’accaduto,<br />
<strong>per</strong>ché, come altri che osservavano i segni del crescente o<strong>di</strong>o religioso,<br />
non reagì affinché la trage<strong>di</strong>a potesse essere evitata. La folla, sob<strong>il</strong>lata<br />
dai protestanti (erant inter eos, <strong>qui</strong> truculentas iras in Patres nostros<br />
incenderent) si incamminò verso <strong>il</strong> Convento dei <strong>Frati</strong> <strong>Minori</strong>. Segue la<br />
15<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Martiri <strong>di</strong> Praga<br />
descrizione della preparazione dei francescani alla morte, dell’irruzione<br />
della folla nella chiesa e nel convento, della scena del martirio dei<br />
religiosi e della profanazione del Santissimo Sacramento e dei paramenti<br />
sacri. Gli aggressori infierirono anche sulle salme dei quattor<strong>di</strong>ci<br />
francescani. Nel testo, oltre la descrizione dell’evento martiriale, l’autore<br />
inserisce considerazioni spirituali che possono aiutare <strong>il</strong> lettore nella<br />
me<strong>di</strong>tazione orante, propria della Liturgia delle Ore.<br />
RESPONSORIO cfr F<strong>il</strong> 1,27-29<br />
V/. Comportatevi in modo degno del vangelo <strong>di</strong> Cristo: state sal<strong>di</strong> in<br />
un solo spirito e combattete unanimi <strong>per</strong> la fede del Vangelo<br />
* senza lasciarvi intimi<strong>di</strong>re in nulla dagli avversari.<br />
R/. Perché, riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo <strong>di</strong><br />
credere in lui, ma anche <strong>di</strong> soffrire <strong>per</strong> lui.<br />
V/. senza lasciarvi intimi<strong>di</strong>re dagli avversari.<br />
Il Responsorio è confezionato con i versetti 27-29 del capitolo primo<br />
della Lettera ai F<strong>il</strong>ippesi, dove l’Apostolo esorta i cristiani ad essere forti<br />
nella fede. Il testo evoca adeguatamente la vicenda biografica dei<br />
martiri francescani <strong>di</strong> Praga che, in virtù della consacrazione religiosa,<br />
ebbero la grazia <strong>di</strong> vivere <strong>per</strong> Cristo e, in virtù <strong>di</strong> una vocazione<br />
particolare, <strong>di</strong> morire testimoniando la fede cattolica. I versetti 27-29<br />
propongono <strong>di</strong>scretamente <strong>il</strong> tema dell’unità della Chiesa (in uno Spiritu<br />
unanimes statis), <strong>per</strong> la quale unità <strong>il</strong> vero <strong>di</strong>scepolo è <strong>di</strong>sposto a<br />
sacrificare la propria vita.<br />
La <strong>per</strong>icope F<strong>il</strong> 1, 27-30, figura nell’Ordo lectionum Missae tra le<br />
letture neotestamentarie proposte <strong>per</strong> le Messe pro christianis<br />
<strong>per</strong>secutione vexatis (OLM, n. 878, 4).<br />
16<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Brescia<br />
9<br />
Marzo<br />
2013<br />
Parrocchia<br />
<strong>di</strong> Mompiano<br />
ore 16.30<br />
S. Messa <strong>di</strong><br />
ringraziamento<br />
<strong>per</strong> la<br />
beatificazione<br />
<strong>di</strong> fr. Giovanni<br />
Bodei<br />
presieduta da<br />
mons. Luciano<br />
Monari,<br />
vescovo <strong>di</strong><br />
Brescia.<br />
Tutti i frati e i<br />
fedeli sono<br />
invitati<br />
a partecipare<br />
a questo<br />
ren<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> grazie<br />
Martiri <strong>di</strong> Praga<br />
Fra Giovanni Bodei, nato a Mompiano, si fece francescano. A Praga<br />
svolgeva <strong>il</strong> servizio <strong>di</strong> ortolano; aiutava, inoltre, <strong>il</strong> frate sacrestano nella<br />
cura della chiesa e nelle celebrazioni liturgiche. Il giorno 15 febbraio del<br />
1611, verso le 11 del mattino, una grande turba formata da Hussiti,<br />
Calvinisti, Luterani e da altri acattolici fece irruzione nel convento<br />
francescano <strong>di</strong> Praga, de<strong>di</strong>cato a Santa Maria della Neve.<br />
Dei <strong>di</strong>ciassette religiosi che formavano quella Fraternità francescana<br />
ne furono massacrati ben quattor<strong>di</strong>ci.<br />
I carnefici catturarono Fra Giovanni mentre era intento al suo lavoro.<br />
Lo trascinarono presso la cappella <strong>di</strong> Santa Maria, lo coprirono <strong>di</strong><br />
male<strong>di</strong>zioni e <strong>di</strong> atroci insulti. Insieme col martire Padre Bartolomeo<br />
Dalmasoni, fu <strong>per</strong>cosso orrib<strong>il</strong>mente con flagelli e nerbi <strong>di</strong> bue. Giovanni e<br />
Bartolomeo esalarono lo spirito immersi nel proprio sangue.<br />
E’ stato beatificato a Praga insieme ai suoi tre<strong>di</strong>ci confratelli <strong>il</strong> 13<br />
ottobre 2012.<br />
Dio onnipotente<br />
e misericor<strong>di</strong>oso<br />
che hai coronato<br />
con <strong>il</strong> martirio<br />
la vita del beato<br />
Giovanni Bodei,<br />
mentre era intento<br />
al suo prezioso lavoro,<br />
<strong>per</strong> l’intercessione<br />
<strong>di</strong> questo <strong>di</strong>scepolo fedele<br />
<strong>di</strong> San Francesco d’Assisi<br />
e um<strong>il</strong>e servitore<br />
dei suoi fratelli,<br />
conce<strong>di</strong> a noi <strong>di</strong> imitare<br />
la sua o<strong>per</strong>osa obbe<strong>di</strong>enza<br />
e <strong>per</strong>severante costanza<br />
nelle prove<br />
<strong>per</strong> godere con lui<br />
della gloria beata dei santi.<br />
Per Cristo, tuo Figlio che vive<br />
e regna nei secoli dei secoli.<br />
Amen.<br />
17<br />
Immagine del beato Giovanni Bodei<br />
realizzata <strong>per</strong> la Chiesa <strong>di</strong> Mompiano<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
5/7<br />
“Ammonisco<br />
ed esorto gli stessi<br />
frati che, nella loro<br />
pre<strong>di</strong>cazione,<br />
le loro parole siano<br />
ponderate e caste,<br />
a ut<strong>il</strong>ità e<br />
a e<strong>di</strong>ficazione<br />
del popolo,<br />
annunciando<br />
ai fedeli<br />
i vizi e le virtù”<br />
dal Cap. IX<br />
Regola Bollata<br />
Ciclo <strong>di</strong><br />
conferenze sui<br />
Vizi Capitali tenute<br />
a Spoleto<br />
dal 29 giugno<br />
al 4 luglio 2012<br />
durante<br />
Spoleto55<br />
Festival<br />
dei 2Mon<strong>di</strong><br />
in collaborazione<br />
con <strong>il</strong> Pontificio<br />
Consiglio<br />
<strong>per</strong> la Nuova<br />
Evangelizzazione<br />
LUSSURIA:<br />
l’eros senza pienezza<br />
mons. Gianfranco Ravasi<br />
«Nella seduzione, beatitu<strong>di</strong>ne; sciagura a prova fatta. Un<br />
sorridente sogno, prima; una chimera, dopo. E’ cosa che chiunque sa<br />
bene. Ma nessuno sa bene sottrarsi al cielo che conduce gli uomini<br />
in tale inferno». Ancora una volta è <strong>il</strong> genio <strong>di</strong> Shakespeare (Sonetto 129)<br />
a intuire nella trama <strong>di</strong> una vicenda erotica tutto <strong>il</strong> miele e <strong>il</strong> fiele che<br />
vi si celano. Gli approcci amorosi sono un mirab<strong>il</strong>e gioco <strong>di</strong> seduzione<br />
che genera felicità e attesa.<br />
Tutto appare come un sogno dorato, un dolce vagheggiamento.<br />
Ti sembra <strong>di</strong> essere così lieve da toccare <strong>il</strong> cielo. Ecco, <strong>per</strong>ò, a questo<br />
punto <strong>il</strong> crinale: è significativo che spesso si usi un verbo brutale come<br />
“consumare” <strong>per</strong> in<strong>di</strong>care l’atto sessuale, quasi fosse un dare fondo a<br />
un piatto più o meno prelibato o esaurire una scorta <strong>di</strong> energia;<br />
anche la comune locuzione “fare all’amore” riduce una realtà così<br />
complessa e simbolica a un oggetto da manipolare e da modellare<br />
o a un atto da eseguire. Ora, se è vero, come affermava lo scrittore<br />
austriaco Karl Kraus, che «<strong>il</strong> vizio e la virtù sono parenti, come <strong>il</strong><br />
carbone e i <strong>di</strong>amanti» che hanno una base comune nel carbonio,<br />
cerchiamo innanzitutto <strong>di</strong> risalire alla matrice <strong>di</strong> partenza da cui <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ramano la virtù dell’amore e <strong>il</strong> vizio della lussuria.<br />
Sesso, eros, amore<br />
Il para<strong>di</strong>gma strutturale della sessualità umana ha <strong>il</strong> suo asse<br />
portante nella sua “simbolicità”. L’uomo assegna alla relazione<br />
sessuale, a <strong>di</strong>fferenza dell’animale, una molteplicità <strong>di</strong> valori ulteriori<br />
che travalicano la mera copula, <strong>il</strong> puro e semplice congiungimento<br />
carnale, regolato dall’estro e dall’istintività. Questa “eccedenza” è,<br />
<strong>qui</strong>n<strong>di</strong>, <strong>di</strong> indole non fisica ma ideale e spirituale. Potremmo, <strong>per</strong>ciò,<br />
ricomporre questa es<strong>per</strong>ienza umana secondo tre livelli coor<strong>di</strong>nati,<br />
che la lussuria invece scar<strong>di</strong>na e deforma. Il primo è quello del sesso<br />
nella sua fisicità e biologicità: appetitus ad mulierem est bonum<br />
donum Dei, recitava un adagio me<strong>di</strong>evale, che pur nella forma<br />
masch<strong>il</strong>ista del tempo, ben <strong>il</strong>lustrava la legittimità della pulsione<br />
sessuale, definita un “buon dono <strong>di</strong>vino”. L’uomo e la donna, <strong>per</strong>ò,<br />
non si fermano a questo livello <strong>di</strong>namico-istintuale, iscritto nella loro<br />
stessa organicità fisiologica. Essi ascendono a un piano su<strong>per</strong>iore <strong>di</strong><br />
natura s<strong>qui</strong>sitamente simbolica: l’eros, che è desiderio allusivo,<br />
18<br />
9<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
5/7<br />
LUSSURIA:<br />
l’eros senza pienezza<br />
mons. Gianfranco Ravasi<br />
passione, tenerezza, intuizione della bellezza, fascino,<br />
attrazione, fantasia, gioco dell’apparire e dello<br />
sparire, del velarsi e dello svelarsi. L’eros lascia, come<br />
nei testi poetici, ampi spazi bianchi che ciascuno<br />
colma con la sua creatività, con l’invenzione,<br />
l’intuizione, la proiezione verso significati ulteriori. Si ha,<br />
dunque, con l’eros – che non è da confondere con<br />
l’accezione popolare ora dominante, soprattutto<br />
nella forma già ri<strong>di</strong>mensionata <strong>di</strong> “erotismo”, ove è<br />
spesso sinonimo <strong>di</strong> pornografia – un trascen<strong>di</strong>mento<br />
della mera corporeità e carnalità.<br />
È, <strong>per</strong>ò, a<strong>per</strong>ta una terza strada che porta a<br />
pienezza la parabola della sessualità umana. Si tratta<br />
del livello dell’amore che ingloba in sé e trasfigura le<br />
tappe precedenti, conducendo alla comunione e<br />
alla donazione reciproca. Illuminante, al riguardo, è lo<br />
straor<strong>di</strong>nario poemetto biblico del Cantico dei cantici<br />
che, senza falsi pudori, esalta <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo della fisicità<br />
nella reiterata descrizione dei corpi dei due innamorati (cc. 4; 5; 7), ma che conduce<br />
all’ebbrezza <strong>di</strong> un eros fatto <strong>di</strong> passione e <strong>di</strong> fascino <strong>per</strong> approdare all’apice della<br />
mutua appartenenza dei due protagonisti, all’amore appunto. Due professioni <strong>di</strong><br />
amore della donna del Cantico sono fondamentali <strong>per</strong> <strong>il</strong>lustrare <strong>il</strong> vertice e la meta del<br />
para<strong>di</strong>gma descritto: “Il mio amato è mio e io sono sua… Io sono del mio amato e <strong>il</strong><br />
mio amato è mio” (2, 16; 6, 3).<br />
Alla “meccanica” del sesso si associa lo sfarfallio creativo dell’eros che sboccia<br />
nella donazione d’amore. Questo trittico compone la completa e autentica sessualità<br />
umana. Scindere questa trama ideale e accontentarsi solo del primo livello, è quello<br />
che noi denominiamo come “lussuria”. Anche un eros del tutto sganciato da<br />
un’intimità d’amore – intimità che rende i due veramente “una carne sola”, ossia<br />
un’unica esistenza e corporeità (secondo <strong>il</strong> celebre asserto <strong>di</strong> Genesi 2, 24) – è ancora<br />
un’incompiutezza, una pienezza non raggiunta, una <strong>per</strong>fezione che aspira ad attuarsi.<br />
Infatti come suggeriva <strong>il</strong> teologo svedese Anders Nygren in un noto stu<strong>di</strong>o dal titolo Eros<br />
e agape (1930), a <strong>di</strong>fferenza dell’agápe che designa l’amore cristiano, l’eros è ancora<br />
possesso, è tensione verso la bellezza o <strong>il</strong> valore dell’altro <strong>per</strong> con<strong>qui</strong>starli; <strong>il</strong> partner<br />
rimane ancora <strong>per</strong> certi versi un oggetto, anche se trasfigurato. L’amore è, invece,<br />
donazione reciproca libera e gioiosa, che riconosce e crea <strong>il</strong> valore dell’altro in<br />
un’o<strong>per</strong>azione al tempo stesso epifanica e creativa.<br />
19<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
5/7<br />
La logica della “liberazione”<br />
LUSSURIA:<br />
l’eros senza pienezza<br />
mons. Gianfranco Ravasi<br />
Ebbene, la lussuria rispetto alla tr<strong>il</strong>ogia appena <strong>il</strong>lustrata segue un sistema<br />
alternativo che risponde a un’altra concezione. Si cancella la simbolicità ra<strong>di</strong>cale<br />
dell’umanità e ci si avvia verso una frammentazione e materializzazione della creatura<br />
umana. Cerchiamo, allora, <strong>di</strong> identificare alcune caratteristiche <strong>di</strong> questa logica che<br />
“<strong>per</strong>verte” l’armonia unitaria della triade.<br />
Un primo aspetto <strong>di</strong> questa nuova visione è la logica della “liberazione”, co<strong>di</strong>ficata<br />
nel mito del “corpo liberato”. Il punto <strong>di</strong> partenza è stata la ribellione a quelli che erano<br />
ritenuti vincoli repressivi, siano essi naturali o culturali. Si voleva elaborare un nuovo<br />
co<strong>di</strong>ce che non avesse norme, ma fosse solo retto dall’imme<strong>di</strong>atezza,<br />
dall’“irregolarità”, dalla pulsione. Certo, non c’è bisogno <strong>di</strong> ricordare che sulla sessualità<br />
umana – a partire dalla depressione svalutativa introdotta dalla cultura greca riguardo<br />
alla corporeità, considerata tomba dell’anima –si era stesa una pesante stratificazione<br />
moralistica, ascetico-puritana. Essa aveva scar<strong>di</strong>nato a suo modo l’interazione sessoeros-amore:<br />
la stessa interpretazione allegorica del Cantico dei cantici, che<br />
trasformava quei corpi e quella coppia in evanescenti o trasparenti metafore spirituali<br />
dell’anima e <strong>di</strong> Dio, ne era una conferma emblematica.<br />
Da quell’eccesso spiritualistico si è precipitati nel polo opposto <strong>di</strong> una carnalità<br />
istintiva reiterata, spoglia <strong>di</strong> qualsiasi valore aggiunto che non fosse quello della<br />
spontanea e imme<strong>di</strong>ata fruib<strong>il</strong>ità. Quello che Dante definiva un “seguir come bestie<br />
l’appetito” sessuale (Purgatorio 26, 84) è celebrato come liberazione da tabù oppressivi e<br />
repressivi. Si giunge anche al punto <strong>di</strong> concepire un modello che cancelli le <strong>di</strong>fferenze:<br />
pensiamo a certe rockstar che incarnano un indecifrab<strong>il</strong>e androginismo, al traffico<br />
notturno dei travestiti, ai segni sessuali miscelati in combinazioni che forzano la stessa<br />
fisiologia umana. La scelta o<strong>per</strong>ata è un po’ quella che puntualizzava ancora Dante a<br />
proposito dei “peccator carnali”, cioè coloro “che la ragion sommettono al talento”<br />
(Inferno 5, 39).<br />
La qualità viene così ricercata attraverso l’eccezionalità stravagante. Lo spirito <strong>di</strong><br />
emulazione riduce la sessualità a esercizio, a sfida, al ricorso a stimolanti sempre più<br />
eccitanti, a una pornografia sempre più bieca, all’imitazione che incide anche nel<br />
corpo attraverso la chirurgia estetica, capace <strong>di</strong> enfatizzare alcune componenti<br />
sessuali. Il sesso rimane, così, imprigionato nella sua materialità denudata da ogni segno<br />
simbolico, è solo “carne” e l’uso e l’abuso del nudo televisivo o pubblicitario ne è la<br />
continua attestazione. Mai come in questo caso si vede che la virtù calpestata non è<br />
tanto quella della castità quanto piuttosto quella della tem<strong>per</strong>anza, e <strong>il</strong> vizio che può<br />
essere appaiato alla lussuria è quello <strong>di</strong> gola, come insegnava <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m La grande<br />
abbuffata <strong>di</strong> Marco Ferreri.<br />
20<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
5/7<br />
La logica del possesso<br />
LUSSURIA:<br />
l’eros senza pienezza<br />
mons. Gianfranco Ravasi<br />
Un secondo aspetto della lussuria si esprime nella logica del possesso. Proprio<br />
l’incapacità dell’ammirare e vivere la qualità conduce a un accumulo <strong>di</strong> “quantità”: si<br />
moltiplicano le es<strong>per</strong>ienze <strong>il</strong>ludendosi che <strong>per</strong> questa via si raggiunga la profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />
un incontro. In realtà si rimane sempre a un contatto <strong>di</strong> pelle, a un accoppiamento che<br />
non ha neppure come effetto <strong>il</strong> piacere. Si configura, così, un vero e proprio mercato<br />
del sesso che mette “on-line” i suoi prodotti. Significativa è l’offerta sessuale virtuale<br />
attraverso Internet: una fredda e anonima consumazione <strong>di</strong> atti solitari, con la sicurezza<br />
<strong>di</strong> poter dominare l’altro, senza impegnarsi in un incontro <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone. Questa riduzione<br />
del <strong>di</strong>alogo amoroso a semplice ac<strong>qui</strong>sto e possesso <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> immagini mob<strong>il</strong>i, <strong>di</strong><br />
oggetti manipolab<strong>il</strong>i, molto meno impegnativi del<br />
confronto inter<strong>per</strong>sonale, era già stata configurata<br />
nella mitologia.<br />
E’ la figura virg<strong>il</strong>iana <strong>di</strong> Pigmalione, re <strong>di</strong> Tiro, che<br />
s’innamora talmente <strong>di</strong> una statua d’avorio della<br />
dea Afro<strong>di</strong>te, da desiderare <strong>di</strong> unirsi ad essa. Il mito<br />
ha, <strong>per</strong>ò, un esito liberatorio <strong>per</strong>ché la dea fa vivere<br />
la statua, trasformandola in una donna che<br />
Pigmalione sposerà. Ben <strong>di</strong>verso è lo sbocco del<br />
cultore o<strong>di</strong>erno <strong>di</strong> icone erotiche virtuali: egli in un<br />
certo senso si riduce ad aggrapparsi a una statua, a<br />
una cosa, in una forma maniacale <strong>di</strong> possesso. E’<br />
ciò che è stato rappresentato, ad esempio, nel f<strong>il</strong>m<br />
Life size – Grandezza naturale, <strong>di</strong>retto nel 1974 da<br />
Luis Garcia Berlanga con Michel Piccoli nelle vesti <strong>di</strong><br />
un dentista parigino che si fa <strong>per</strong>venire dal<br />
Giappone una donna-bambola <strong>di</strong> gomma,<br />
anatomicamente completa e appunto <strong>di</strong><br />
grandezza naturale, innamorandosene follemente e<br />
gelosamente.<br />
La logica dell’eccesso<br />
Un altro f<strong>il</strong>m, ancora con Michel Piccoli ma anche con Gérard Depar<strong>di</strong>eu e Ornella<br />
Muti, ci introduce in un terzo aspetto della lussuria, quello che potremmo definire la<br />
logica dell’eccesso. Il f<strong>il</strong>m, <strong>di</strong>retto da Marco Ferreri nel 1976 s’intitolava L’ultima donna e<br />
vedeva come protagonista un giovane professionista violento che, abbandonato dalla<br />
moglie, passa <strong>di</strong> amante in amante sempre con la voluttà del dominio e alla fine si<br />
21<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
5/7<br />
LUSSURIA:<br />
l’eros senza pienezza<br />
mons. Gianfranco Ravasi<br />
decide a compiere su se stesso un’emblematica evirazione. Sì, <strong>per</strong>ché l’eccesso<br />
conduce a impotenza. Il possesso, a cui prima si accennava, ti <strong>per</strong>mette certo <strong>di</strong><br />
ac<strong>qui</strong>stare quanto vuoi, più o meno, come accade <strong>per</strong> le auto che <strong>di</strong> solito la<br />
pubblicità associa a fanciulle <strong>di</strong>scinte e provocanti: possedere l’una è come avere<br />
l’altra, con una gratificazione sociale e sessuale. Il ricco può ostentare un parcomacchine<br />
e un harem <strong>di</strong> ragazze.<br />
Questa <strong>di</strong>smisura incontinente ha come risultato paradossale la caduta della<br />
potenza sessuale e del desiderio, la saturazione e <strong>per</strong>sino la paura. La donna, sempre<br />
più aggressiva ed eccessiva nella seduzione, spesso non attira ma allontana. E<br />
soprattutto questa esplosione pirotecnica <strong>di</strong> sessualità, che non è mai integrata da un<br />
tessuto <strong>di</strong> passione, <strong>di</strong> tenerezza, <strong>di</strong> vero eros e, naturalmente, <strong>di</strong> amore, alla fine ha<br />
come approdo la solitu<strong>di</strong>ne. Il grande mercato del sesso imban<strong>di</strong>to dalla pornografia<br />
virtuale o cartacea, esaltata da un’offerta esas<strong>per</strong>ata ed estenuante, produce non la<br />
sazietà che colma lo spirito ma la nausea che genera anoressia comunicativa. L’uomo<br />
contemporaneo, libero da ogni vincolo, dopo aver <strong>per</strong>corso tutte le strade della<br />
trasgressione, si ritrova non pieno <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienze ma colmo <strong>di</strong> vuoto e solitu<strong>di</strong>ne.<br />
In una raccolta <strong>di</strong> saggi intitolata suggestivamente La terra desolata dei teenagers<br />
(1990) Raymond Jalbert rappresentava così quelli che definiva “i ragazzi nello<br />
scantinato”, sepolti appunto nell’incomunicab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un oscuro bassofondo: “Occhi<br />
incollati alla tv, orecchie sig<strong>il</strong>late dalle cuffie, lasciato a se stesso, un estraneo in casa<br />
sua. Ma un giorno dovrà unirsi al mondo <strong>di</strong> sopra e non ce la farà a sopravvivere”. E’<br />
incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e, ma proprio quell’assoluta moltiplicazione <strong>di</strong> contatti sessuali imme<strong>di</strong>ati, ha<br />
prodotto isolamento <strong>per</strong>ché l’uomo e la donna non sono organi sessuali in azione ma<br />
<strong>per</strong>sone che col corpo devono non solo consumare ma comunicare la loro umanità.<br />
La logica della spudoratezza<br />
C’è un quarto elemento che<br />
contribuisce a demolire l’armonia unitaria<br />
tra sesso, eros e amore: è la logica della<br />
spudoratezza. Si ba<strong>di</strong> bene che non<br />
abbiamo parlato semplicemente <strong>di</strong><br />
“impu<strong>di</strong>cizia” che è <strong>il</strong> frutto scontato della<br />
lussuria, incapace <strong>di</strong> conoscere la<br />
delicatezza dello svelamento,<br />
dell’ammiccamento, della finezza. La<br />
spudoratezza è l’ostentazione non solo<br />
della nu<strong>di</strong>tà fisica ma anche <strong>di</strong> quella<br />
intima. Il f<strong>il</strong>osofo Max Scheler giustamente<br />
22<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
5/7<br />
LUSSURIA:<br />
l’eros senza pienezza<br />
mons. Gianfranco Ravasi<br />
osservava nell’o<strong>per</strong>a de<strong>di</strong>cata al Pudore e sentimento del pudore (1933) che esso<br />
“consiste in un ritorno dell’in<strong>di</strong>viduo su se stesso, volto a proteggere <strong>il</strong> proprio sé<br />
profondo dalla sfera pubblica”. Ognuno calibra questa rivelazione secondo cerchi<br />
concentrici che vanno dall’intimità più intensa con chi ti ama e col quale sei in<br />
comunione <strong>di</strong> vita interiore fino alla chiusura più netta con chi ti è estraneo a cui riservi<br />
solo l’esteriorità che è, <strong>per</strong>ò, pur sempre un certo svelamento <strong>di</strong> sé (talora inconscio e<br />
incontrollab<strong>il</strong>e).<br />
Oggi, invece, in certi programmi televisivi, che sono “osceni” anche nel senso<br />
etimologico del termine <strong>per</strong>ché mettono sulla ribalta della scena vergogne <strong>di</strong> ogni<br />
genere, si assiste alla caduta <strong>di</strong> ogni pudore, proprio <strong>per</strong>ché non esiste più la<br />
comunicazione modulata e <strong>per</strong>sonale, ma solo l’apparire volgare. Si vomita<br />
spudoratamente tutto <strong>il</strong> contenuto dell’anima, dopo essersi denudati anche<br />
sessualmente nell’impu<strong>di</strong>cizia. Alla base <strong>di</strong> tutto questo c’è un nuovo im<strong>per</strong>ativo<br />
dell’o<strong>di</strong>erna comunicazione <strong>di</strong> massa: <strong>per</strong> essere bisogna apparire. E così, dopo aver<br />
mostrato corpo e cose, pur <strong>di</strong> essere apparendo, si svuota <strong>il</strong> re<strong>per</strong>torio segreto<br />
dell’intimità, a partire proprio dalle cosiddette “storie d’amore” che in realtà sono solo<br />
storie <strong>di</strong> sesso. La precedente logica del mercato ha <strong>qui</strong> una sua variante, rendendo<br />
pubblico e <strong>di</strong> proprietà comune ciò che dovrebbe essere <strong>per</strong>sonale e privato, in un<br />
colossale emporio in cui si vende ancora e solo sesso.<br />
La logica della riduttività<br />
C’è una <strong>qui</strong>nta e ultima forma <strong>di</strong> abbattimento del para<strong>di</strong>gma iniziale fatto <strong>di</strong><br />
armonia tra sesso, eros e amore: è la logica della riduttività. È forte ai nostri giorni, in<br />
nome delle pur giuste autonomie delle scienze, la tentazione <strong>di</strong> procedere soltanto<br />
settorialmente, secondo statuti stab<strong>il</strong>iti e definiti, rendendo totalizzante ed esclusivo un<br />
solo approccio a una determinata realtà. Nel campo della sessualità un evento<br />
importante è stata l’introduzione della psicoanalisi. Il suo contributo è, al riguardo, <strong>di</strong><br />
grande r<strong>il</strong>ievo e non può certo essere marginalizzato. Basti solo evocare <strong>il</strong> nome <strong>di</strong><br />
Sigmund Freud <strong>per</strong> riuscire a comprendere come, dopo <strong>di</strong> lui, non sia possib<strong>il</strong>e anche al<br />
f<strong>il</strong>osofo e al teologo moralista analizzare la sessualità senza tener conto delle<br />
interpretazioni e delle osservazioni dello stu<strong>di</strong>oso viennese.<br />
Detto questo, <strong>per</strong>ò, non si può con<strong>di</strong>videre quella sorta <strong>di</strong> integralismo<br />
psicoanalitico che Freud alla fine ha imposto nella sua concezione della sessualità e<br />
della stessa <strong>per</strong>sona umana. La legittimità <strong>di</strong> altri approcci <strong>per</strong>mane; anzi, è necessario<br />
che i criteri <strong>di</strong> verifica e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> una realtà così complessa com’è l’uomo e la<br />
donna rimangano ancora in funzione. A nostro avviso l’anima umana, la psychè,<br />
comunque la si intenda, è molto più ampia della “psiche” freu<strong>di</strong>ana e rivela altri livelli <strong>di</strong><br />
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LUSSURIA:<br />
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mons. Gianfranco Ravasi<br />
manifestazione. Gli approcci esclusivamente psicologici o neurologici della sessualità,<br />
pur in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>i, non riescono a esaurire la ricchezza e la grandezza del fenomeno<br />
umano e della sua sostanza metafisica e esistenziale. La logica della riduttività<br />
impe<strong>di</strong>sce un’analisi globale, rispettosa della <strong>di</strong>versità e della molteplicità. Essa non<br />
riuscirebbe mai a spiegare, ad esempio, <strong>il</strong> senso della castità che non è un “andare<br />
vestiti tutti d’acciaio”, come <strong>di</strong>ceva John M<strong>il</strong>ton, pur grande poeta inglese.<br />
Un f<strong>il</strong>osofo “laico” ma capace <strong>di</strong> evitare ogni riduzionismo come Salvatore Natoli<br />
nel citato Dizionario dei vizi e delle virtù (1996) scriveva acutamente: “Vi sono uomini <strong>di</strong><br />
Chiesa che <strong>per</strong> primi sviano l’attenzione: proponendo una versione etico-moralistica<br />
della castità, ne impoveriscono <strong>il</strong> valore simbolico, impe<strong>di</strong>scono l’insorgere <strong>di</strong> quello<br />
spaesamento che invita <strong>per</strong>fino gli estranei a domandarsi:… E se vi fosse dell’altro? Vi<br />
sono uomini che lo testimoniano nella loro carne secondo le antiche parole: Perché Tu<br />
hai già preso possesso delle mie viscere. E non sono folli, sono amanti. Amanti <strong>di</strong> Dio”.<br />
Parole folgoranti che inducono anche nel libertino deluso <strong>il</strong> sospetto e che<br />
inse<strong>di</strong>ano una ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> libertà ben <strong>di</strong>versa da quella impugnata da chi si <strong>il</strong>lude che<br />
essa sventoli solo nell’eccesso e non nell’ascesi. A proposito <strong>di</strong> quest’ultima, è riduttivo<br />
concepirla come “rinuncia” <strong>per</strong>ché in greco àskesis è “esercizio” e, <strong>qui</strong>n<strong>di</strong>, è ab<strong>il</strong>ità,<br />
creatività, padronanza <strong>di</strong> sé. Il corpo dell’acrobata e della danzatrice classica sfida la<br />
gravità, si fa lieve, è dominatore <strong>per</strong>ché è dominato, si libra nello spazio in libertà<br />
assoluta <strong>per</strong>ché è controllato. Tutto questo sboccia non dalla corrività bensì<br />
dall’esercizio, dalla fatica che <strong>di</strong>venta bellezza, dalla rinuncia a un piacere <strong>per</strong> aver un<br />
go<strong>di</strong>mento ben più emozionante e sublime.<br />
“A immagine <strong>di</strong> Dio, maschio e femmina li creò”<br />
24<br />
La lussuria tenta, dunque, brutalmente <strong>di</strong><br />
tarpare le ali a un’ascensione verso <strong>il</strong> valore<br />
pieno e “simbolico” della sessualità umana,<br />
nella convinzione che sia l’agitarsi eccitato,<br />
frenetico e scomposto della libi<strong>di</strong>ne la<br />
grande possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> go<strong>di</strong>mento, <strong>di</strong> felicità, <strong>di</strong><br />
appagamento. Thomas Stearns Eliot nel<br />
Frammento <strong>di</strong> un agone (1922) sintetizzava in<br />
modo incisivo la brutalità riduttiva <strong>di</strong> una<br />
certa lettura della <strong>per</strong>sona umana: “Nascita,<br />
copula e morte, tutto <strong>qui</strong>, tutti <strong>qui</strong>, tutto <strong>qui</strong>,<br />
nascita, e copula e morte. E se tiri le somme,<br />
è tutto <strong>qui</strong>”. Ad andare oltre questo<br />
riduzionismo è in particolare la genuina<br />
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LUSSURIA:<br />
l’eros senza pienezza<br />
mons. Gianfranco Ravasi<br />
teologia cristiana. Proviamo, allora, ad abbozzare un<br />
ritratto della <strong>per</strong>sona secondo la Bibbia <strong>per</strong> intuire<br />
quale collocazione abbia la sessualità. Già si è visto<br />
– attraverso <strong>il</strong> Cantico dei Cantici – che la sua anima<br />
profonda è donazione, comunione totale, intimità<br />
<strong>per</strong>sonale.<br />
C’è, <strong>per</strong>ò, un altro passo che è posto “in<br />
principio” alla Bibbia stessa, quasi come<br />
un’asserzione <strong>di</strong> principio. Si legge, infatti, nella<br />
Genesi: “Dio creò l’uomo a sua immagine, a<br />
immagine <strong>di</strong> Dio lo creò, maschio e femmina li creò”<br />
(1, 27). L’elemento curioso <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>chiarazione<br />
non è semplicemente nell’assegnazione alla<br />
creatura umana <strong>di</strong> una “immagine <strong>di</strong>vina”<br />
attraverso l’anima, quanto piuttosto nell’identificare<br />
tale “immagine” proprio nella bipolarità sessuale e,<br />
<strong>qui</strong>n<strong>di</strong>, nella coppia maschio-femmina. E’ ciò che risulta dallo stretto “parallelismo”<br />
semitico che regge la frase: a “immagine <strong>di</strong> Dio” corrisponde appunto “maschio e<br />
femmina”. Dio, allora, è forse sessuato e, accanto a lui, si asside una compagna <strong>di</strong>vina,<br />
come l’Ishtar-Astarte bab<strong>il</strong>onese o la Giunone latina? La risposta è ovviamente<br />
negativa, sapendo con quanta asprezza la Bibbia polemizzi contro nozze e coppie<br />
<strong>di</strong>vine e contro i culti della fert<strong>il</strong>ità <strong>di</strong>ffusi in tutta l’area dell’antico Vicino Oriente.<br />
Dio resta trascendente, ma la fecon<strong>di</strong>tà della coppia umana che ama e genera è<br />
parallela all’atto creativo <strong>di</strong>vino, è un segno visib<strong>il</strong>e del Dio creatore e salvatore. La<br />
vera effigie <strong>di</strong>vina non è solo nell’uomo maschio, come vorrà una successiva tra<strong>di</strong>zione<br />
giudaica, attestata da san Paolo che scriveva: “L’uomo è immagine e gloria <strong>di</strong> Dio, la<br />
donna è gloria dell’uomo” (1 Corinzi 11, 7). Il nostro legame “naturale” col Creatore è da<br />
cercare, al contrario, proprio nell’umanità in quanto comprende i due sessi, la<br />
capacità <strong>di</strong> unirsi e <strong>di</strong> generare, in ultima analisi <strong>di</strong> amare. Questa è l’antropologia<br />
teologica fondamentale che ha nel matrimonio e nella generazione la sua espressione<br />
capitale. Si comprende, allora, <strong>per</strong>ché la morale cristiana abbia centrato nel<br />
matrimonio dell’uomo e della donna l’emblema della sessualità che si dona<br />
reciprocamente, in un’ideale pienezza <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> fedeltà. Si intuisce anche <strong>per</strong>ché,<br />
a partire dai profeti (Osea è <strong>il</strong> primo, nell’VIII sec. a.C., sulla base <strong>di</strong> una <strong>per</strong>sonale<br />
es<strong>per</strong>ienza matrimoniale travagliata) fino a Cristo stesso e a san Paolo (Efesini 5, 25-33), la<br />
teologia ha considerato l’unione nuziale come simbolo dell’alleanza tra Dio e<br />
l’umanità.<br />
E’ proprio su questo valore “simbolico” (nel senso reale e non metaforico del<br />
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mons. Gianfranco Ravasi<br />
termine, capace cioè <strong>di</strong> “tenere insieme” <strong>di</strong>vino e umano) che si è sv<strong>il</strong>uppata la<br />
dottrina cattolica del matrimonio come sacramento: nell’atto sessuale nuziale, segno<br />
reale <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> donazione, non è solo in azione <strong>il</strong> Dio della vita ma si ha anche<br />
un’epifania dell’amore <strong>di</strong>vino <strong>per</strong> l’umanità. In questa luce si comprende quanto sia<br />
lontana dalla genuina spiritualità cristiana uno spiritualismo <strong>di</strong>sincarnato, che <strong>di</strong>sprezzi<br />
corporeità e sessualità. L’e<strong>qui</strong>librio da raggiungere è, certo, delicato, ma non si<br />
con<strong>qui</strong>sta attraverso un’eterea astrazione dalla realtà concreta dell’essere umano che<br />
è appunto sesso, eros, amore.<br />
In sé la sessualità umana contiene<br />
un germe che può fiorire nel cielo della<br />
bellezza e dell’amore. Il vizio è<br />
limitazione, riduzione <strong>per</strong>ché restringe e<br />
mortifica le potenzialità trascendenti<br />
che la <strong>per</strong>sona umana ha in se stessa.<br />
Apparente celebrazione della libertà<br />
senza vincoli, la lussuria si ritrova<br />
incatenata alla bruta “consumazione”,<br />
alla reiterazione, all’isolamento<br />
possessivo. Ignora la creatività dell’eros<br />
autentico, i palpiti emozionanti del<br />
sentimento, <strong>il</strong> fascino della totalità insito<br />
all’amore. Il grande tragico greco<br />
Sofocle (V sec.a.C.). che pur conosceva<br />
i meandri oscuri e indecifrab<strong>il</strong>i della<br />
sessualità, nell’E<strong>di</strong>po a Colono<br />
concludeva: “Una parola ci libera da<br />
tutto <strong>il</strong> peso e <strong>il</strong> dolore <strong>di</strong> una vita:<br />
questa parola è amore”. E chi ha vissuto<br />
un amore pieno e genuino può<br />
comprendere senza esitazione ciò che<br />
un lussurioso non capirà e che lo<br />
scrittore francese François Mauriac così<br />
descriveva nel suo <strong>di</strong>ario: “L’amore<br />
coniugale, che <strong>per</strong>siste attraverso m<strong>il</strong>le<br />
vicissitu<strong>di</strong>ni, mi sembra <strong>il</strong> più bello dei<br />
miracoli, benché sia anche <strong>il</strong> più<br />
comune”.<br />
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Comunione<br />
nella stessa<br />
fede<br />
Omelia <strong>di</strong><br />
papa<br />
Benedetto<br />
XVI<br />
in occasione del<br />
Vespro della<br />
Conversione <strong>di</strong> s.<br />
Paolo, giornata<br />
conclusiva<br />
della settimana<br />
<strong>di</strong> preghiera<br />
<strong>per</strong> l’unità<br />
dei cristiani<br />
DIALOGO ECUMENICO<br />
Cari fratelli e sorelle!<br />
E’ sempre una gioia e una grazia speciale ritrovarsi insieme, intorno alla<br />
tomba dell’apostolo Paolo, <strong>per</strong> concludere la Settimana <strong>di</strong> preghiera<br />
<strong>per</strong> l’unità dei cristiani. Saluto con affetto i Car<strong>di</strong>nali presenti, in primo<br />
luogo <strong>il</strong> Car<strong>di</strong>nale Harvey, Arciprete <strong>di</strong> questa Bas<strong>il</strong>ica, e con lui l’Abate<br />
e la Comunità dei monaci che ci ospitano. Saluto <strong>il</strong> Car<strong>di</strong>nale Koch,<br />
Presidente del Pontificio Consiglio <strong>per</strong> la Promozione dell’Unità dei<br />
Cristiani, e tutti i collaboratori del Dicastero. Rivolgo i miei cor<strong>di</strong>ali e<br />
fraterni saluti a Sua Eminenza <strong>il</strong> Metropolita Genna<strong>di</strong>os, rappresentante<br />
del Patriarca ecumenico, al Reverendo Canonico Richardson,<br />
rappresentante <strong>per</strong>sonale a Roma dell’Arcivescovo <strong>di</strong> Canterbury, e a<br />
tutti i rappresentanti delle <strong>di</strong>verse Chiese e Comunità ecclesiali, <strong>qui</strong><br />
convenuti questa sera. Inoltre, mi è particolarmente gra<strong>di</strong>to salutare i<br />
membri della Commissione mista <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo teologico tra la Chiesa<br />
cattolica e le Chiese ortodosse orientali, ai quali auguro un fruttuoso<br />
lavoro <strong>per</strong> la sessione plenaria che si sta svolgendo in questi giorni a<br />
Roma, come pure gli studenti dell’Ecumenical Institute of Bossey, in visita<br />
a Roma <strong>per</strong> approfon<strong>di</strong>re la loro conoscenza della Chiesa cattolica, e i<br />
giovani ortodossi e ortodossi orientali che <strong>qui</strong> stu<strong>di</strong>ano. Saluto infine tutti i<br />
presenti convenuti a pregare <strong>per</strong> l’unità tra tutti i <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Cristo.<br />
Questa celebrazione si inserisce nel contesto dell’Anno della fede,<br />
iniziato l’11 ottobre scorso, cinquantenario dell’a<strong>per</strong>tura del Conc<strong>il</strong>io<br />
Vaticano II. La comunione nella stessa fede è la base <strong>per</strong> l’ecumenismo.<br />
L’unità, infatti, è donata da Dio come inseparab<strong>il</strong>e dalla fede; lo<br />
esprime in maniera efficace san Paolo: «Un solo corpo e un solo spirito,<br />
come una sola è la s<strong>per</strong>anza alla quale siete stati chiamati, quella della<br />
vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un<br />
solo Dio e Padre <strong>di</strong> tutti, che è al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutti, o<strong>per</strong>a <strong>per</strong> mezzo <strong>di</strong> tutti<br />
ed è presente in tutti» (Ef 4,4-6). La professione della fede battesimale in<br />
Dio, Padre e Creatore, che si è rivelato nel Figlio Gesù Cristo, effondendo<br />
lo Spirito che vivifica e santifica, già unisce i cristiani. Senza la fede - che<br />
è primariamente dono <strong>di</strong> Dio, ma anche risposta dell’uomo - tutto <strong>il</strong><br />
movimento ecumenico si ridurrebbe ad una forma <strong>di</strong> “contratto” cui<br />
aderire <strong>per</strong> un interesse comune. Il Conc<strong>il</strong>io Vaticano II ricorda che i<br />
cristiani «con quanta più stretta comunione saranno uniti col Padre, col<br />
Verbo e con lo Spirito Santo, con tanta più intima e fac<strong>il</strong>e azione<br />
potranno accrescere la mutua fraternità» (Decr. Unitatis re<strong>di</strong>ntegratio, 7).<br />
Le questioni dottrinali che ancora ci <strong>di</strong>vidono non devono essere<br />
trascurate o minimizzate. Esse vanno piuttosto affrontate con coraggio,<br />
in uno spirito <strong>di</strong> fraternità e <strong>di</strong> rispetto reciproco. Il <strong>di</strong>alogo, quando<br />
riflette la priorità della fede, <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> aprirsi all’azione <strong>di</strong> Dio con la<br />
ferma fiducia che da soli non possiamo costruire l’unità, ma è lo Spirito<br />
Santo che ci guida verso la piena comunione, e fa cogliere la ricchezza<br />
spirituale presente nelle <strong>di</strong>verse Chiese e Comunità ecclesiali.<br />
27<br />
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DIALOGO ECUMENICO<br />
Nella società attuale sembra che <strong>il</strong> messaggio cristiano incida sempre<br />
meno nella vita <strong>per</strong>sonale e comunitaria; e questo rappresenta una<br />
sfida <strong>per</strong> tutte le Chiese e le Comunità ecclesiali. L’unità è in se stessa un<br />
mezzo priv<strong>il</strong>egiato, quasi un presupposto <strong>per</strong> annunciare in modo<br />
sempre più cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e la fede a coloro che non conoscono ancora <strong>il</strong><br />
Salvatore, o che, pur avendo ricevuto l’annuncio del Vangelo, hanno<br />
quasi <strong>di</strong>menticato questo dono prezioso. Lo scandalo della <strong>di</strong>visione<br />
che intaccava l’attività missionaria fu l’impulso che <strong>di</strong>ede inizio al<br />
movimento ecumenico quale oggi lo conosciamo. La piena e visib<strong>il</strong>e<br />
comunione tra i cristiani va intesa, infatti, come una caratteristica<br />
fondamentale <strong>per</strong> una testimonianza ancora più chiara. Mentre siamo<br />
in cammino verso la piena unità, è necessario allora <strong>per</strong>seguire una<br />
collaborazione concreta tra i <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Cristo <strong>per</strong> la causa della<br />
trasmissione della fede al mondo contemporaneo. Oggi c’è grande<br />
bisogno <strong>di</strong> riconc<strong>il</strong>iazione, <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e <strong>di</strong> comprensione reciproca, in<br />
una prospettiva non moralistica, ma proprio in nome dell’autenticità<br />
cristiana <strong>per</strong> una presenza più incisiva nella realtà del nostro tempo.<br />
La vera fede in Dio poi è inseparab<strong>il</strong>e dalla santità <strong>per</strong>sonale, come<br />
anche dalla ricerca della giustizia. Nella Settimana <strong>di</strong> preghiera <strong>per</strong><br />
l’unità dei cristiani, che oggi si conclude, <strong>il</strong> tema offerto alla nostra<br />
me<strong>di</strong>tazione era: «Quel che <strong>il</strong> Signore esige da noi», ispirato alle parole<br />
del profeta Michea, che abbiamo ascoltato (cfr 6,6-8). Esso è stato<br />
proposto dallo Student Christian Movement in In<strong>di</strong>a, in collaborazione<br />
con la All In<strong>di</strong>a Catholic University Federation ed <strong>il</strong> National Counc<strong>il</strong> of<br />
Churches in In<strong>di</strong>a, che hanno preparato anche i sussi<strong>di</strong> <strong>per</strong> la riflessione<br />
e la preghiera. A quanti hanno collaborato desidero esprimere la mia<br />
viva gratitu<strong>di</strong>ne e, con grande affetto, assicuro la mia preghiera a tutti i<br />
cristiani dell’In<strong>di</strong>a, che a volte sono chiamati a rendere testimonianza<br />
della loro fede in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i. «Camminare um<strong>il</strong>mente con Dio» (cfr<br />
Mi 6,8) significa anzitutto camminare nella ra<strong>di</strong>calità della fede, come<br />
Abramo, fidandosi <strong>di</strong> Dio, anzi riponendo in Lui ogni nostra s<strong>per</strong>anza e<br />
aspirazione, ma significa anche camminare oltre le barriere, oltre l’o<strong>di</strong>o,<br />
<strong>il</strong> razzismo e la <strong>di</strong>scriminazione sociale e religiosa che <strong>di</strong>vidono e<br />
danneggiano l’intera società. Come afferma san Paolo, i cristiani<br />
devono offrire <strong>per</strong> primi un luminoso esempio nella ricerca della<br />
riconc<strong>il</strong>iazione e della comunione in Cristo, che su<strong>per</strong>i ogni tipo <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>visione. Nella Lettera ai Galati, l’Apostolo delle genti afferma: «Tutti voi<br />
siete figli <strong>di</strong> Dio me<strong>di</strong>ante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati<br />
battezzati in Cristo vi siete rivestiti <strong>di</strong> Cristo. Non c’è Giudeo né Greco;<br />
non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, <strong>per</strong>ché tutti voi<br />
siete uno in Cristo Gesù» (3,27-28).<br />
La nostra ricerca <strong>di</strong> unità nella verità e nell’amore, infine, non deve mai<br />
<strong>per</strong>dere <strong>di</strong> vista la <strong>per</strong>cezione che l’unità dei cristiani è o<strong>per</strong>a e dono<br />
dello Spirito Santo e va ben oltre i nostri sforzi. Pertanto, l’ecumenismo<br />
spirituale, specialmente la preghiera, è <strong>il</strong> cuore dell’impegno<br />
ecumenico (cfr Decr. Unitatis re<strong>di</strong>ntegratio, 8). Tuttavia, l’ecumenismo<br />
non darà frutti duraturi se non sarà accompagnato da gesti concreti <strong>di</strong><br />
28<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
DIALOGO ECUMENICO<br />
conversione che muovano le coscienze e favoriscano la guarigione dei<br />
ricor<strong>di</strong> e dei rapporti. Come afferma <strong>il</strong> Decreto sull’ecumenismo del<br />
Conc<strong>il</strong>io Vaticano II, «non esiste un vero ecumenismo senza interiore<br />
conversione» (n. 7). Un’autentica conversione, come quella suggerita<br />
dal profeta Michea e <strong>di</strong> cui l’apostolo Paolo è un significativo esempio,<br />
ci porterà più vicino a Dio, al centro della nostra vita, in modo da<br />
avvicinarci maggiormente anche gli uni agli altri. È questo un elemento<br />
fondamentale del nostro impegno ecumenico. Il rinnovamento della<br />
vita interiore del nostro cuore e della nostra mente, che si riflette nella<br />
vita quoti<strong>di</strong>ana, è cruciale in ogni <strong>di</strong>alogo e cammino <strong>di</strong> riconc<strong>il</strong>iazione,<br />
facendo dell’ecumenismo un impegno reciproco <strong>di</strong> comprensione,<br />
rispetto e amore, «affinché <strong>il</strong> mondo creda» (Gv 17,21).<br />
Cari fratelli e sorelle, invochiamo con fiducia la Vergine Maria,<br />
modello impareggiab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> evangelizzazione, affinché la Chiesa, «segno<br />
e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> genere<br />
umano» (Cost. Lumen gentium, 1), annunci con franchezza, anche nel<br />
nostro tempo, Cristo Salvatore. Amen.<br />
29<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
F<strong>il</strong>miAmo…<br />
IO E TE<br />
Lorenzo, adolescente rinchiuso nel proprio mondo, decide <strong>di</strong><br />
non partecipare alla settimana in montagna con la scuola e <strong>di</strong><br />
rifugiarsi nella cantina <strong>di</strong> casa a insaputa dei genitori. Qui<br />
improvvisamente irrompe la sorellastra Olivia in cerca <strong>di</strong> un luogo dove<br />
<strong>di</strong>sintossicarsi da droga e da una vita sballata. L’inevitab<strong>il</strong>e conflitto si<br />
muta lentamente in una inaspettata possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> una<br />
relazione forse fugace ma che può aprire a un domani oltre la<br />
solitu<strong>di</strong>ne e l’in<strong>di</strong>fferenza.<br />
Dopo nove anni Bernardo Bertolucci ha presentato una nuova<br />
o<strong>per</strong>a: un avvenimento. In questo lungo <strong>per</strong>iodo vi è stata<br />
l’accettazione <strong>di</strong> una malattia che lo ha costretto sulla se<strong>di</strong>a a rotelle<br />
e, come lui stesso ha affermato, ha richiesto una nuova posizione <strong>di</strong>etro<br />
alla macchina da presa. Lo st<strong>il</strong>e <strong>per</strong>ò rimane inalterato.<br />
Io e te è un f<strong>il</strong>m tratto dal breve romanzo <strong>di</strong> Niccolò Ammaniti,<br />
non è un capolavoro, ma offre allo spettatore la consueta potenza<br />
dello sguardo del regista, temi a lui cari pennellati con colori nuovi e<br />
alcune inquadrature che valgono l’intera visione (la macchina da<br />
presa sotto un pavimento <strong>di</strong> vetro).<br />
Lorenzo, interpretato dall’esor<strong>di</strong>ente Jacopo Olmo Antinori, è un<br />
adolescente che manifesta problemi <strong>di</strong> relazione con i suoi coetanei,<br />
ma anche con la madre – Sonia Bergamasco. Musica nelle orecchie<br />
<strong>per</strong> isolarsi dagli altri e atteggiamenti scostanti, lo rendono un<br />
adolescente controcorrente che fa domande inopportune alla madre,<br />
provoca e urta. Ha una passione <strong>per</strong> gli animali che osserva in un<br />
negozio, rinchiusi in gabbie <strong>di</strong> vetro. Un gruppo <strong>di</strong> formiche, che<br />
meticolosamente <strong>per</strong>corrono piste prestab<strong>il</strong>ite in una scatola<br />
trasparente, saranno gli unici esseri viventi a fargli compagnia nel suo<br />
rifugio. Lorenzo si rinchiude nella cantina <strong>di</strong> casa, attrezzato con tutto <strong>il</strong><br />
necessario <strong>per</strong> sopravvivere sette giorni: quelli che avrebbe dovuto<br />
passare con la scuola in montagna. La madre lo crede alla settimana<br />
bianca, mentre lui organizza con cura un luogo sotterrano <strong>per</strong> stare<br />
solo, leggere ciò che gli piace, evadere con <strong>il</strong> computer. Ma quel<br />
luogo oscuro e impenetrab<strong>il</strong>e viene inaspettatamente invaso da una<br />
presenza: in una pelliccia nera fino ai pie<strong>di</strong> appare come un animale<br />
infuriato la sorellastra Olivia – Tea Falco, un’altra straor<strong>di</strong>naria sco<strong>per</strong>ta<br />
del regista - . In cerca dei propri oggetti <strong>per</strong>sonali, raccolti in uno<br />
scatolone messo in cantina, sfrutta la circostanza <strong>per</strong> rinchiudersi nel<br />
buio e tentare <strong>di</strong> <strong>di</strong>sintossicarsi dalla droga nella s<strong>per</strong>anza <strong>di</strong><br />
riallacciare una relazione affettiva con un uomo. Lo scontro con <strong>il</strong><br />
fratello è inevitab<strong>il</strong>e.<br />
Lorenzo è costretto ad accettare le convivenza <strong>per</strong> non farsi<br />
stanare dai condomini e dalla madre. In una vicinanza forzata<br />
30<br />
Scheda a cura <strong>di</strong><br />
fr. Davide Sironi<br />
Io e Te<br />
<strong>di</strong> Bernardo<br />
Bertolucci<br />
Con Jacopo Olmo<br />
Antinori, Tea Falco,<br />
Sonia Bergamasco,<br />
Pippo Delbono,<br />
Veronica Lazar<br />
Drammatico<br />
durata 97 min.<br />
Italia<br />
2012<br />
Medusa<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
entrambi scoprono l’occasione <strong>per</strong> conoscersi meglio, <strong>per</strong> guardare l’altro, anche attraverso la<br />
lente <strong>di</strong> ingran<strong>di</strong>mento, e aprirsi all’imprevisto che irrompe e spezza gli schemi. Così come si rompe<br />
la scatola <strong>di</strong> vetro che contiene le formiche.<br />
Bertolucci dopo The Dreamers presenta un’altra storia <strong>di</strong> giovani, <strong>qui</strong> meno idealisti, alla<br />
ricerca <strong>di</strong> una identità, e si scende nelle profon<strong>di</strong>tà della solitu<strong>di</strong>ne, della fatica <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare gran<strong>di</strong>.<br />
Occorre andare nelle cantine della propria esistenza, là dove scorrono i tubi, gli scarichi, dove<br />
speso si trovano polvere, cose ammassate e <strong>di</strong>menticate, incrostazioni, l’istintiva animalità e<br />
cercare <strong>di</strong> guardarsi. Ma <strong>per</strong>ché non sia una chiusura nel proprio mondo, una fuga dalla realtà,<br />
l’altro deve fronteggiarci e consegnarci un sguardo <strong>di</strong>verso. Il proprio punto <strong>di</strong> vista non è mai <strong>il</strong><br />
tutto e l’altro ci costringe a muoverci dalle proprie monolitiche convinzioni, a considerare che c’è<br />
un tu. Lorenzo è sceso in cantina <strong>per</strong> scappare da una realtà <strong>di</strong>stante, Olivia <strong>per</strong> fuggire da un<br />
passato schiavizzante e liberare una sensib<strong>il</strong>ità profonda, capace <strong>di</strong> unirla alle cose, ma orami<br />
intossicata. La vita può essere vissuta da soli come animali in scatole <strong>di</strong> vetro, dove a prima vista<br />
non ci sono barriere, ma in realtà si è isolati. C’è uno schermo invisib<strong>il</strong>e che può relegare in <strong>per</strong>corsi<br />
autistici, in una solida armatura, in una fredda in<strong>di</strong>fferenza.<br />
Bertolucci ci consegna un f<strong>il</strong>m apparentemente claustrofobico, sotterraneo, ma in realtà<br />
penetra nelle zone oscure, passaggio a volte obbligato, <strong>per</strong> riassaporare la vita. Lo fa con l’ab<strong>il</strong>ità<br />
<strong>di</strong> chi sa comunicare intensità e leggerezza, dentro una scenografia limitata eppure ricca, con una<br />
bella colonna sonora. Forse le metafore abbondano e anche una eccessiva preoccupazione<br />
<strong>di</strong>dascalica, ma rimane la consueta passione <strong>per</strong> scavare nelle viscere dell’uomo e questa volta<br />
senza arrivare al torbido irrime<strong>di</strong>ab<strong>il</strong>e, affermando la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> riac<strong>qui</strong>stare un sguardo limpido.<br />
Guarda <strong>il</strong> mondo con gli occhi dei giovani, dagli angoli dove si ritirano e sembra comprendere <strong>il</strong><br />
loro bisogno <strong>di</strong> farcela <strong>per</strong> quello che sono e desiderano. Gli adulti nel f<strong>il</strong>m sono assenti, invisib<strong>il</strong>i<br />
come <strong>il</strong> padre <strong>di</strong> Lorenzo e Olivia, sembrano vicini ma sono altrove. E’ la ritrovata vicinanza tra<br />
fratelli che restituisce loro un sorriso, la voglia <strong>di</strong> ballare, un abbraccio profondo come le ferite. Che<br />
fa rischiare promesse forse troppo gran<strong>di</strong>, ancora frag<strong>il</strong>i, ma che restituisce la luce e l’aria fresca.<br />
Un po’ <strong>di</strong> s<strong>per</strong>anza.<br />
31<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
a cura <strong>di</strong><br />
fr. Paolo Canali<br />
LE<br />
CONVERSIONI<br />
DI FRATE<br />
FRANCESCO<br />
<strong>di</strong> Pierre<br />
Brunette<br />
E<strong>di</strong>zioni Biblioteca<br />
Francescana<br />
Collana Presenza<br />
<strong>di</strong> san Francesco, 52<br />
M<strong>il</strong>ano 2013<br />
LeggiAmo…<br />
LE CONVERSIONI<br />
DI FRATE FRANCESCO<br />
Le riflessioni che compongono questo libro nascono<br />
dall’intuizione che Francesco d’Assisi ha impiegato un tempo<br />
significativo della propria esistenza <strong>per</strong> conoscere, accogliere e<br />
fare propria la volontà <strong>di</strong> Dio sulla sua vita.<br />
Pierre Brunette, frate minore canadese, segue passo passo<br />
la progressiva liberazione del giovane Francesco da uno st<strong>il</strong>e <strong>di</strong><br />
vita centrato sul sé, raccontandone le tappe attraverso una serie<br />
<strong>di</strong> “conversioni” che lo conducono alla piena maturità <strong>per</strong>sonale<br />
segnata dalla sco<strong>per</strong>ta del vero volto <strong>di</strong> Dio, sco<strong>per</strong>ta che si<br />
riflette nella scelta definitiva <strong>di</strong> uno st<strong>il</strong>e fraterno <strong>di</strong> relazione nei<br />
confronti <strong>di</strong> ogni essere vivente.<br />
Il cammino <strong>di</strong> Francesco viene così a manifestarsi come<br />
“esemplare” anche oggi <strong>per</strong> quanti non si accontentano della<br />
su<strong>per</strong>ficialità banale, ma cercano piuttosto <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficare la propria<br />
vita sulla roccia salda <strong>di</strong> una buona relazione con Dio.<br />
È un libro modesto nelle <strong>di</strong>mensioni, ma che può rivelarsi<br />
ut<strong>il</strong>e a tante <strong>per</strong>sone in momenti <strong>di</strong>versi della vita: a chi si sta<br />
interrogando sul proprio<br />
futuro, a chi già ha <strong>per</strong>corso<br />
un buon tratto <strong>di</strong> strada, a<br />
chi ha scelto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre<br />
l’ideale evangelico <strong>di</strong><br />
Francesco…<br />
A tutti l’esempio <strong>di</strong> san<br />
Francesco può essere ut<strong>il</strong>e<br />
<strong>per</strong> ricordare la necessità e<br />
la bellezza <strong>di</strong> uno st<strong>il</strong>e <strong>di</strong> vita<br />
caratterizzato dalla<br />
<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità ad una<br />
conversione continua.<br />
39 32<br />
Buona lettura!<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
GENNAIO 2013<br />
NOTIZIE <strong>di</strong> CASA<br />
Si celebrano i funerali <strong>di</strong> fr. Rocco (Angelo) Barbariga, sacerdote,<br />
<strong>di</strong> anni 91, da Chiari (BS). Nella sua lunga ed esemplare vita è<br />
stato maestro dei novizi, autore <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> spiritualità, assistente<br />
della Piccola Famiglia Francescana, saggia e stimata guida<br />
spirituale, come testimoniato dall’ampia partecipazione<br />
all’Eucaristia <strong>di</strong> commiato. Riposa nel cimitero <strong>di</strong> Musocco<br />
(M<strong>il</strong>ano).<br />
Si svolgono gli Esercizi spirituali guidati con ispirata sapienza da fr.<br />
Massimo Cocchetti sul tema “Le domande <strong>di</strong> Dio…<strong>per</strong> crescere<br />
nella fede”. Unanime <strong>il</strong> plauso della ventina <strong>di</strong> frati partecipanti,<br />
tra cui i lombar<strong>di</strong> fr. Lorenzo Roncareggi e fr. Enzo Pellegatta.<br />
Presso la Curia Provinciale si riunisce <strong>il</strong> Definitorio <strong>per</strong> <strong>il</strong> XL<br />
Congresso.<br />
Si celebra l'a<strong>per</strong>tura della Settimana <strong>di</strong> preghiera <strong>per</strong> l'unità dei<br />
cristiani, organizzata dal Consiglio delle Chiese Cristiane <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano<br />
in collaborazione con Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano – Ecumenismo e<br />
<strong>di</strong>alogo. Ampia la partecipazione sia delle varie realtà che<br />
normalmente frequentano sant’Angelo, sia delle <strong>di</strong>verse<br />
confessioni cristiane.<br />
Nel convento <strong>di</strong> San Pietro si svolge in serata l’incontro <strong>di</strong> scuola<br />
della Parola nell’ambito dell’iniziativa “Ricercando Te”, itinerario<br />
<strong>di</strong> spiritualità <strong>per</strong> giovani in collaborazione con la Diocesi <strong>di</strong><br />
Brescia.<br />
Si riunisce in mattinata la commissione <strong>per</strong> concludere la<br />
formulazione del progetto FAV/Postulato. Sono presenti, oltre al<br />
Coetus <strong>di</strong> Arco, fr. Francesco Patton, Ministro coor<strong>di</strong>natore e gli<br />
Animatori vocazionali del Nord Italia. Questi ultimi continuano la<br />
loro riunione nel pomeriggio e l’indomani in mattinata.<br />
LUGLIO 2011<br />
Nel Monastero delle Clarisse <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano, alla presenza del Ministro<br />
provinciale, ha luogo <strong>il</strong> Capitolo elettivo.<br />
33<br />
A cura <strong>di</strong><br />
fr. Enzo Pellegatta<br />
14 -<br />
S. Angelo (MI)<br />
14-19<br />
Chiampo (VI)<br />
16 -<br />
S. Antonio (MI)<br />
18 -<br />
S. Angelo (MI)<br />
22 -<br />
Rezzato (BS)<br />
24-<br />
Arco <strong>di</strong> Trento (TN)<br />
25 -<br />
M<strong>il</strong>ano<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
GENNAIO 2013<br />
NOTIZIE <strong>di</strong> CASA<br />
Nella Cattedrale <strong>di</strong> Smolny, dopo la Divina Liturgia fr. Stefano<br />
Invernizzi ha ricevuto un riconoscimento in onore <strong>di</strong> Santa<br />
Tatyana nel giorno de<strong>di</strong>cato in Russia agli studenti. Si tratta <strong>di</strong> una<br />
medaglietta d'oro <strong>di</strong> Santa Tatyana e <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ploma firmato dal<br />
Metropolita Vla<strong>di</strong>mir e dal Vescovo Amvrosii con la motivazione:<br />
MAESTRO DELLA GIOVENTÙ. Era presente <strong>il</strong> Governatore della città, <strong>il</strong><br />
Vicegovernatore, <strong>il</strong> presidente della Assemblea legislativa del<br />
Governatorato ed altri. Nella cattedrale c'erano circa 10.000<br />
studenti, rettori delle università e professori, sacerdoti e molta<br />
stampa.<br />
Come da tra<strong>di</strong>zione in mattinata la fraternità <strong>di</strong> noviziato <strong>di</strong><br />
Baccanello si incontra con la fraternità <strong>di</strong> postulato <strong>per</strong> tenere<br />
viva la reciproca conoscenza e collaborazione. Concluso<br />
l’incontro con <strong>il</strong> pranzo, nel pomeriggio ha inizio la Visita<br />
canonica da parte del Visitatore fr. Enzo Maggioni, che si<br />
trattiene fino al giorno 31.<br />
Si svolge <strong>il</strong> primo dei tre incontri sul Conc<strong>il</strong>io Vaticano II, guidato<br />
da Raniero La Valle, giornalista e scrittore, <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> “Avvenire”<br />
negli anni del Conc<strong>il</strong>io. Tema della serata “Interroghiamo <strong>il</strong><br />
Vaticano II” è positiva la partecipazione e <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio delle<br />
numerose <strong>per</strong>sone presenti.<br />
LUGLIO 2011<br />
34<br />
25 -<br />
S. Pietroburgo<br />
(Russia)<br />
29 -<br />
Arco <strong>di</strong> Trento (TN)<br />
30 -<br />
S. Angelo (MI)<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
“Sia fatta<br />
la tua<br />
volontà”<br />
Mt 6, 10;<br />
Mt 26, 42<br />
Fr. ROCCO BARBARIGA<br />
Fr. Rocco nasce a Chiari (BS) <strong>il</strong> 22 novembre 1921 e, due giorni<br />
dopo, viene battezzato nella Parrocchia dei SS. Faustino e Giovita con<br />
<strong>il</strong> nome <strong>di</strong> Angelo.<br />
Il 23 Settembre 1935 entra nel seminario minore a Saiano (BS), dove<br />
compie gli stu<strong>di</strong> ginnasiali. Anche <strong>il</strong> fratello minore Romolo seguirà le<br />
sue orme raggiungendolo a Saiano quattro anni più tar<strong>di</strong>, <strong>di</strong>ventando<br />
frate con <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> Bas<strong>il</strong>io. Fr. Rocco avrà anche la gioia <strong>di</strong> accogliere<br />
la professione solenne del fratello Bas<strong>il</strong>io.<br />
Il 15 Agosto 1940, a Rezzato (BS), riceve da fr. Bonifacio Bertoli,<br />
Delegato del Ministro provinciale, <strong>il</strong> saio della prova. Qui trascorre<br />
l’anno <strong>di</strong> noviziato, al termine del quale, <strong>il</strong> 18 Agosto 1941, emette la<br />
Professione temporanea nelle mani <strong>di</strong> fr. Arcangelo Galli, Ministro<br />
provinciale. Dal 1946 al 1954 attende agli stu<strong>di</strong> liceali e <strong>di</strong> teologia a<br />
Sabbioncello <strong>di</strong> Merate, a Busto Arsizio e <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> a M<strong>il</strong>ano S. Antonio.<br />
A Busto Arsizio <strong>il</strong> 20 Agosto 1944, nelle mani <strong>di</strong> fr. Giovanni Chio<strong>di</strong>ni,<br />
Ministro provinciale, emette la Professione solenne. Il 14 Marzo 1948 a<br />
M<strong>il</strong>ano, nella Chiesa <strong>di</strong> S. Bernar<strong>di</strong>no alle Ossa, viene or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong>acono<br />
da S. Em.za <strong>il</strong> beato Card. Ildefonso Schuster, Arcivescovo <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano,<br />
che lo consacra presbitero <strong>il</strong> 27 Giugno dello stesso anno nel Duomo <strong>di</strong><br />
M<strong>il</strong>ano.<br />
Dopo aver <strong>per</strong>fezionato gli stu<strong>di</strong> a Grottaferrata, conseguendo <strong>il</strong><br />
titolo <strong>di</strong> Lettore generale in Pedagogia, rientra in Provincia e inizia <strong>il</strong><br />
lavoro nel campo della formazione dei giovani frati. Dal 1950 al 1958 è<br />
a Saiano prima con l’incarico <strong>di</strong> Vice Rettore del Collegio Serafico, e<br />
poi con <strong>il</strong> delicato incarico <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore spirituale sia del Collegio<br />
Serafico che dell’Istituto Luzzago <strong>di</strong> Brescia.<br />
Dopo una brevissima es<strong>per</strong>ienza come Rettore del Collegio liceale<br />
<strong>di</strong> Sabbioncello, dal 1958 al 1979 è a Rezzato dove –<strong>per</strong> <strong>di</strong>eci anni– è<br />
Maestro dei novizi e <strong>per</strong> tre mandati successivi anche guar<strong>di</strong>ano. E’<br />
guar<strong>di</strong>ano a Civi<strong>di</strong>no <strong>per</strong> un anno e <strong>qui</strong>n<strong>di</strong>, nel 1980, viene trasferito a<br />
Baccanello. Qui mette a <strong>di</strong>sposizione la sua es<strong>per</strong>ienza e la sua<br />
sapienza <strong>per</strong> la strutturazione della Casa <strong>di</strong> noviziato e del relativo<br />
progetto formativo. Dal 1981 infatti i novizi ritorneranno a vivere l’anno<br />
della prova in un convento della Provincia. Uomo <strong>di</strong> intensa vita<br />
spirituale, amante dello stu<strong>di</strong>o e della preghiera, profondo conoscitore<br />
dell’uomo <strong>per</strong> molti novizi è confessore, confidente e guida saggia e<br />
prudente.<br />
Nei lunghi anni <strong>di</strong> <strong>per</strong>manenza nelle case <strong>di</strong> formazione fr. Rocco è<br />
maestro luminoso <strong>di</strong> vita <strong>per</strong> molte generazioni <strong>di</strong> frati tanto con la<br />
parola sapiente quanto con <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio e con l’esempio <strong>di</strong> una vita sobria<br />
e ra<strong>di</strong>calmente evangelica.<br />
In questi anni si de<strong>di</strong>ca anche alla pubblicazione <strong>di</strong> numerosi<br />
articoli e <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi libri, alcuni dei quali tradotti anche in spagnolo, su<br />
tematiche legate alla formazione e alla vocazione. E’ anche ricercato<br />
<strong>per</strong> la pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> esercizi e <strong>per</strong> conferenze su temi educativi.<br />
Per due trienni, dal 1961 al1964 e dal 1979 al 1982 è Definitore<br />
provinciale.<br />
29 35<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Fr. ROCCO BARBARIGA<br />
Nel 1996 conclude la sua es<strong>per</strong>ienza nel campo formativo e viene trasferito nel<br />
convento <strong>di</strong> s. Angelo, dove rimane fino al suo transito al cielo. Ormai avanzato negli anni<br />
è <strong>per</strong> quattro anni penitenziere nel Duomo <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano ove si pro<strong>di</strong>ga instancab<strong>il</strong>mente nel<br />
ministero della misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong>vina. Sono molti quelli che ricorrono a lui anche come<br />
<strong>di</strong>rettore spirituale o <strong>per</strong> ricevere qualche parola <strong>di</strong> consolazione. Lasciato <strong>il</strong> servizio <strong>di</strong><br />
penitenziere è nella chiesa <strong>di</strong> s. Angelo presenza fedele <strong>per</strong> accogliere, consigliare e<br />
accompagnare alla misericor<strong>di</strong>a del Padre quanti lo incontrano.<br />
Fr. Rocco <strong>per</strong> quasi un ventennio (1975-1993) è Vice assistente Centrale dell’Istituto<br />
della Piccola Famiglia Francescana, lavorando con zelo e affetto grande <strong>per</strong> la cura delle<br />
sorelle dell’Istituto. Nel 1989, proprio <strong>per</strong> l’amore e la vicinanza alla Piccola Famiglia, riceve<br />
l’incarico <strong>di</strong> raccogliere testimonianze, ricor<strong>di</strong> e documenti legati alla vita e all’attività <strong>di</strong> fr.<br />
Ireneo Mazzotti al fine <strong>di</strong> prepararne la causa <strong>di</strong> beatificazione. Ne è seguito <strong>il</strong><br />
convincimento <strong>per</strong>sonale non solo della santità <strong>di</strong> fr. Ireneo ma dell’attualità del suo<br />
modello <strong>di</strong> santità, insieme a quello della “Maestra” Vincenza Stroppa. Per un triennio, dal<br />
1989 al1992, è anche Assistente del gruppo <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano dell’Istituto secolare dei Missionari<br />
della Regalità <strong>di</strong> Cristo.<br />
L’improvviso manifestarsi della malattia conduce ad un rapido indebolimento <strong>di</strong> frate<br />
corpo, ma fr. Rocco vive tutto con serena fortezza e con fiducioso affidamento all’amore<br />
del Padre nelle cui braccia si è definitivamente consegnato al canto dell’angelus dell’11<br />
gennaio.<br />
A laude <strong>di</strong> Cristo e del poverello Francesco.<br />
Omelia del Ministro Provinciale<br />
al funerale <strong>di</strong> fr. Rocco Barbariga<br />
M<strong>il</strong>ano S. Angelo 14 gennaio 2012<br />
Letture: Sapienza 3, 1-9; Luca 2, 22-38<br />
“Dio onnipotente, manifesta anche a noi <strong>il</strong> mistero della nascita del Salvatore<br />
rivelato ai magi dalla luce della stella e cresca sempre più nel nostro spirito”. Queste<br />
le parole che la liturgia ha posto sulle nostre labbra nel giorno in cui <strong>il</strong> nostro fratello<br />
Rocco, frate minore e sacerdote, rendeva la sua anima “all'Onnipotente e buon<br />
Signore”, da Lui servito con fedeltà <strong>per</strong> tutti i suoi lunghi anni <strong>di</strong> vita. Ora <strong>il</strong> mistero<br />
della nascita del Salvatore gli viene pienamente manifestato mentre nasce alla vita<br />
del cielo e la luce della fede si trasforma nello sfolgorante candore della visione<br />
beatifica.<br />
La luce della fede sostiene anche noi che accompagniamo nella preghiera<br />
questo passaggio, questo “transito” - <strong>per</strong> usare una parola cara a noi francescani – <strong>il</strong><br />
“transito” <strong>di</strong> un uomo <strong>di</strong> Dio dalla terra al cielo. Un passaggio che fa vivere ai parenti,<br />
agli amici, alle sorelle della Piccola Famiglia Francescana e a noi suoi fratelli, la fatica<br />
del <strong>di</strong>stacco, nella consapevolezza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un po' più poveri e <strong>di</strong> <strong>per</strong>dere, noi<br />
frati, un tratto della nostra storia in un momento in cui stiamo tentando <strong>di</strong> scrivere<br />
nuove pagine <strong>di</strong> vita in una ricerca non semplice ma entusiasmante. Ci mancherà la<br />
saggezza, la calma e la prudenza <strong>di</strong> un fratello che, avendo lavorato <strong>per</strong> tanti anni<br />
36<br />
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Fr. ROCCO BARBARIGA<br />
nella formazione delle giovani generazioni, poteva essere consigliere fidato e<br />
accompagnatore accorto. “Il Signore ha dato, <strong>il</strong> Signore ha tolto – <strong>di</strong>ciamo con Giobbe<br />
– Sia benedetto <strong>il</strong> nome del Signore” (Giobbe 1, 21b). La luce della fede ci apre dunque<br />
alla s<strong>per</strong>anza, virtù teologale da coltivare continuamente e che in questa celebrazione<br />
<strong>di</strong>venta accoglienza amorosa della Parola <strong>di</strong> Dio. Parola amata, vissuta e annunciata<br />
da frate Rocco con zelo e costanza ( vista la malattia che si aggravava aveva già<br />
preparato le omelie <strong>per</strong> le feste e le domeniche <strong>di</strong> questo tempo liturgico); Parola che ci<br />
aiuta a r<strong>il</strong>eggere la vita del nostro confratello e che sostiene e apre a nuovi significati <strong>il</strong><br />
nostro dolore e la nostra esistenza.<br />
“Le anime dei giusti sono nelle mani <strong>di</strong> Dio” ci ha detto <strong>il</strong> sapiente nella prima lettura;<br />
e <strong>per</strong> alimentare e sostenere la nostra s<strong>per</strong>anza ci ha ripetuto: “coloro che gli sono fedeli<br />
vivranno presso <strong>di</strong> lui nell'amore, <strong>per</strong>ché grazia e misericor<strong>di</strong>a sono riservate ai suoi<br />
eletti”. É questa certezza che unisce oggi la nostra voce a quella <strong>di</strong> frate Rocco e che ci<br />
fa esclamare, con le parole del salmo responsoriale, “Starò alla presenza del Signore<br />
nella terra dei viventi”. Per lui queste parole si compiono in pienezza, <strong>per</strong> noi <strong>di</strong>ventano<br />
sostegno nel cammino e orizzonte colmo <strong>di</strong> s<strong>per</strong>anza che <strong>il</strong>lumina <strong>il</strong> nostro presente<br />
aprendolo ad una meta certa e sicura. Ancora una volta la Parola <strong>di</strong> Dio ci interpreta e<br />
apre la nostra esistenza a nuovi e più gran<strong>di</strong> prospettive; ancora una volta la Parola <strong>di</strong><br />
Dio ci <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> comprendere in profon<strong>di</strong>tà la vita <strong>di</strong> un fratello che possiamo così<br />
chiamare uomo giusto e fedele a Dio e che ormai vive presso <strong>di</strong> lui nell'amore.<br />
Alla luce del testo evangelico poi riscopriamo la saggezza del “vegliardo” frate<br />
Rocco che nei suoi novantuno anni ci è oggi ridonato come immagine vivente dei<br />
vegliar<strong>di</strong> evangelici Simeone ed Anna. Come non r<strong>il</strong>eggere la vita religiosa e<br />
sacerdotale del nostro confratello come un continuo andare nel tempio <strong>di</strong> Dio, mosso<br />
dallo Spirito, <strong>per</strong> incontrare <strong>il</strong> Cristo del Signore? Non è forse proprio questo <strong>il</strong> senso<br />
profondo <strong>di</strong> tutte le cose da lui compiute? Non è forse proprio questo <strong>il</strong> senso profondo<br />
del suo stare, in questi anni, in questa splen<strong>di</strong>da chiesa <strong>per</strong> accogliere, pregare e<br />
servire? Chi resta nel tempio del Signore <strong>per</strong> lodarlo, come la profetessa Anna, poi parla<br />
<strong>di</strong> lui a tutti coloro che aspettano la redenzione: ecco quello che ha fatto frate Rocco,<br />
frate minore e sacerdote nelle tante attività che hanno segnato la sua lunga esistenza e<br />
che abbiamo ricordato all'inizio <strong>di</strong> questa celebrazione.<br />
La dolcezza e la finezza del tratto non lo hanno certo <strong>di</strong>stolto dal presentare con<br />
chiarezza le esigenze evangeliche della sequela. Nella omelia, preparata con largo<br />
anticipo, <strong>per</strong> la festa del battesimo del Signore scrive infatti: “La fede è l'azione libera e<br />
concreta che <strong>per</strong>mette alla identità <strong>di</strong> assumere se stessa in rapporto alla verità che le<br />
appare. Credere è azione vitale, un processo che porta a una presa <strong>di</strong> posizione, dopo<br />
la provocazione, ad assumere responsab<strong>il</strong>mente la propria appartenenza alla sfera<br />
dell'umano”. Così l'uomo giusto e pio Simeone rivive nelle parole e nella vita <strong>di</strong> Rocco.<br />
Aspettando anche lui la consolazione <strong>di</strong> Israele è capace, come Simeone a Maria, <strong>di</strong><br />
presentare l'evangelica contrad<strong>di</strong>zione del Cristo che svela i pensieri profon<strong>di</strong> del cuore<br />
umano. Sempre nell'omelia del Battesimo del Signore <strong>di</strong>ce infatti: “Ci si raduna in nome<br />
<strong>di</strong> chi? E in vista <strong>di</strong> che cosa? In nome <strong>di</strong> Gesù Cristo e del suo Spirito <strong>per</strong> fare es<strong>per</strong>ienza<br />
<strong>di</strong> Dio che ci è Padre. Radunati <strong>per</strong> aiutare ogni essere umano a gustare <strong>il</strong> dono che<br />
questa es<strong>per</strong>ienza è <strong>per</strong> noi”. Colui che frate Rocco ha cercato <strong>di</strong> accogliere fra le<br />
braccia <strong>per</strong> tutti i suoi lunghi giorni ora lo accoglie tra le sue braccia e lascia <strong>di</strong>re al suo<br />
servo, nella verità della fede: “Ora puoi lasciare, o Signore, che <strong>il</strong> tuo servo vada in pace,<br />
29 37<br />
Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013
Fr. ROCCO BARBARIGA<br />
secondo la tua parola, <strong>per</strong>ché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. Così un fratello<br />
che ci viene umanamente tolto ci viene ridonato come esempio nella certezza che -<br />
come afferma la liturgia - “la vita non è tolta ma trasformata” (Prefazio dei defunti).<br />
Così la Parola proclamata dal libro della Sapienza che promette ai giusti: “Il<br />
Signore regnerà <strong>per</strong> sempre su <strong>di</strong> loro” si fa in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> un futuro che nella s<strong>per</strong>anza<br />
si può compiere <strong>per</strong> noi e <strong>per</strong> frate Rocco, certi solo <strong>di</strong> una misericor<strong>di</strong>a senza limiti<br />
che, ald<strong>il</strong>à <strong>di</strong> ogni nostro impegno, <strong>per</strong>dona tutte le colpe e accoglie ogni umana<br />
frag<strong>il</strong>ità.<br />
Probab<strong>il</strong>mente frate Rocco <strong>di</strong> fronte a queste parole, guardandoci con <strong>il</strong> solito suo<br />
sguardo semplice e dolce e pu<strong>di</strong>camente arrossito in volto, ci <strong>di</strong>rebbe in buon<br />
bresciano: a la mago. E noi glielo lasciamo <strong>di</strong>re certi che <strong>di</strong>rà <strong>per</strong> noi, davanti a Dio,<br />
ben altre parole <strong>di</strong> sostegno e <strong>di</strong> intercessione continuando ad esserci fratello e padre.<br />
Da parte mia poi è doveroso ringraziare in modo particolare i confratelli <strong>di</strong> S.<br />
Angelo, che pur nelle <strong>di</strong>fficoltà del momento, hanno fatto <strong>di</strong> tutto, insieme ai me<strong>di</strong>ci,<br />
agli infermieri e a tutto <strong>il</strong> <strong>per</strong>sonale coinvolto, <strong>per</strong> assistere amorevolmente e nel<br />
migliore dei mo<strong>di</strong> fra Rocco.<br />
Nel libro Una rude e dolce santità, dove presenta <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o spirituale e <strong>il</strong> cammino <strong>di</strong><br />
fra Ireneo Mazzotti, fondatore dell'Istituto secolare della Piccola Famiglia Francescana,<br />
frate Rocco riporta alcune parole tratte da uno dei memorandum <strong>di</strong> fr. Ireneo:<br />
“Ricordati <strong>di</strong> camminare ogni giorno sulla pratica dell'um<strong>il</strong>tà, della carità, della<br />
dolcezza e dell'orazione. Ricordati come sacerdote <strong>di</strong> essere me<strong>di</strong>atore <strong>di</strong> Cristo <strong>per</strong> gli<br />
uomini” (cf. Osservatore Romano 22 febbraio 2002). Ma questa è proprio stata la vita <strong>di</strong><br />
frate Rocco, detta quasi profeticamente in anticipo da colui che Rocco stesso ha fatto<br />
conoscere nel suo prof<strong>il</strong>o spirituale.<br />
Ora in para<strong>di</strong>so, davanti al Dio della misericor<strong>di</strong>a e del <strong>per</strong>dono, ricordati <strong>di</strong> noi<br />
carissimo Rocco, e aiutaci a ricordarci ogni giorno <strong>di</strong> ciò che <strong>il</strong> Signore compie in noi<br />
con la sua grazia, <strong>per</strong> vivere una vita fedele, sobriamente povera e generosamente<br />
consegnata al Signore e ai fratelli come è stata la tua.<br />
La Trinità santissima ripeta anche a te: mane nobiscum in aeternum.<br />
38<br />
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Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013