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“Ammonisco<br />
ed esorto gli stessi<br />
frati che, nella loro<br />
pre<strong>di</strong>cazione,<br />
le loro parole siano<br />
ponderate e caste,<br />
a ut<strong>il</strong>ità e<br />
a e<strong>di</strong>ficazione<br />
del popolo,<br />
annunciando<br />
ai fedeli<br />
i vizi e le virtù”<br />
dal Cap. IX<br />
Regola Bollata<br />
Ciclo <strong>di</strong><br />
conferenze sui<br />
Vizi Capitali tenute<br />
a Spoleto<br />
dal 29 giugno<br />
al 4 luglio 2012<br />
durante<br />
Spoleto55<br />
Festival<br />
dei 2Mon<strong>di</strong><br />
in collaborazione<br />
con <strong>il</strong> Pontificio<br />
Consiglio<br />
<strong>per</strong> la Nuova<br />
Evangelizzazione<br />
LUSSURIA:<br />
l’eros senza pienezza<br />
mons. Gianfranco Ravasi<br />
«Nella seduzione, beatitu<strong>di</strong>ne; sciagura a prova fatta. Un<br />
sorridente sogno, prima; una chimera, dopo. E’ cosa che chiunque sa<br />
bene. Ma nessuno sa bene sottrarsi al cielo che conduce gli uomini<br />
in tale inferno». Ancora una volta è <strong>il</strong> genio <strong>di</strong> Shakespeare (Sonetto 129)<br />
a intuire nella trama <strong>di</strong> una vicenda erotica tutto <strong>il</strong> miele e <strong>il</strong> fiele che<br />
vi si celano. Gli approcci amorosi sono un mirab<strong>il</strong>e gioco <strong>di</strong> seduzione<br />
che genera felicità e attesa.<br />
Tutto appare come un sogno dorato, un dolce vagheggiamento.<br />
Ti sembra <strong>di</strong> essere così lieve da toccare <strong>il</strong> cielo. Ecco, <strong>per</strong>ò, a questo<br />
punto <strong>il</strong> crinale: è significativo che spesso si usi un verbo brutale come<br />
“consumare” <strong>per</strong> in<strong>di</strong>care l’atto sessuale, quasi fosse un dare fondo a<br />
un piatto più o meno prelibato o esaurire una scorta <strong>di</strong> energia;<br />
anche la comune locuzione “fare all’amore” riduce una realtà così<br />
complessa e simbolica a un oggetto da manipolare e da modellare<br />
o a un atto da eseguire. Ora, se è vero, come affermava lo scrittore<br />
austriaco Karl Kraus, che «<strong>il</strong> vizio e la virtù sono parenti, come <strong>il</strong><br />
carbone e i <strong>di</strong>amanti» che hanno una base comune nel carbonio,<br />
cerchiamo innanzitutto <strong>di</strong> risalire alla matrice <strong>di</strong> partenza da cui <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ramano la virtù dell’amore e <strong>il</strong> vizio della lussuria.<br />
Sesso, eros, amore<br />
Il para<strong>di</strong>gma strutturale della sessualità umana ha <strong>il</strong> suo asse<br />
portante nella sua “simbolicità”. L’uomo assegna alla relazione<br />
sessuale, a <strong>di</strong>fferenza dell’animale, una molteplicità <strong>di</strong> valori ulteriori<br />
che travalicano la mera copula, <strong>il</strong> puro e semplice congiungimento<br />
carnale, regolato dall’estro e dall’istintività. Questa “eccedenza” è,<br />
<strong>qui</strong>n<strong>di</strong>, <strong>di</strong> indole non fisica ma ideale e spirituale. Potremmo, <strong>per</strong>ciò,<br />
ricomporre questa es<strong>per</strong>ienza umana secondo tre livelli coor<strong>di</strong>nati,<br />
che la lussuria invece scar<strong>di</strong>na e deforma. Il primo è quello del sesso<br />
nella sua fisicità e biologicità: appetitus ad mulierem est bonum<br />
donum Dei, recitava un adagio me<strong>di</strong>evale, che pur nella forma<br />
masch<strong>il</strong>ista del tempo, ben <strong>il</strong>lustrava la legittimità della pulsione<br />
sessuale, definita un “buon dono <strong>di</strong>vino”. L’uomo e la donna, <strong>per</strong>ò,<br />
non si fermano a questo livello <strong>di</strong>namico-istintuale, iscritto nella loro<br />
stessa organicità fisiologica. Essi ascendono a un piano su<strong>per</strong>iore <strong>di</strong><br />
natura s<strong>qui</strong>sitamente simbolica: l’eros, che è desiderio allusivo,<br />
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Anno XXXV ● N. 231 ● Gennaio 2013