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Recensioni<br />
Invecchiamento<br />
e consumo di farmaci<br />
A cura dell’editore Il Sole 24 Ore nel gennaio<br />
2005 è stato pubblicato un interessante<br />
volumetto dal titolo Invecchiamento e consumo di<br />
farmaci di Vittorio Mapelli, Professore Associato di<br />
Economia Sanitaria nell’Università degli Studi di<br />
Milano. Il volume riferisce i risultati di una<br />
ponderosa ricerca, patrocinata da Farmindustria,<br />
finalizzata a dare risposta a due quesiti oggi di<br />
importanza vitale per tutti coloro che si occupano<br />
istituzionalmente del management della sanità .<br />
Quante medicine consumano gli anziani? Quanto<br />
crescerà la spesa farmaceutica per effetto<br />
dell’invecchiamento? Il libro è stato presentato in<br />
occasione di un convegno organizzato il 14<br />
febbraio scorso a Milano presso la sede di<br />
Assolombarda.<br />
La ricerca è stata condotta presso la ASL<br />
Milano 1: questa ASL comprende città a economia<br />
mista, industriale e/o agricola, come Legnano,<br />
Rho, Garbagnate, Magenta, Abbiategrasso per un<br />
totale di 930.000 assistiti e ha perciò una<br />
popolazione superiore a quella di intere regioni<br />
italiane come Valle d’Aosta, Province Autonome di<br />
Trento e Bolzano, Umbria, Molise, Basilicata.<br />
Cercando di riassumere solo i dati più salienti che<br />
emergono dalla lettura di questo libro, credo di<br />
dover segnalare alcuni punti. Con adeguati<br />
strumenti matematici l’Autore calcola che se si<br />
applicano alla popolazione studiata i tassi di<br />
crescita previsti dall’Istat per le regioni del Nord<br />
Italia si può prevedere per il 2010 un incremento<br />
della popolazione dell’1,4% non dissimile da<br />
quello dell’Italia in toto, con una crescita più<br />
accentuata della popolazione anziana (+ 17%) e<br />
delle classi giovanili (+ 5,3%) e una contrazione<br />
delle classi centrali d’età (- 2,8%). Orbene, se gli<br />
attuali tassi di prevalenza delle malattie non<br />
dovessero cambiare, se i consumi specifici di<br />
farmaci per età non dovessero cambiare, se il<br />
120<br />
prezzo medio delle confezioni di farmaci<br />
rimanesse invariato, per il solo effetto crescita e<br />
invecchiamento della popolazione si dovrebbe<br />
prevedere per il 2010 un aumento della spesa<br />
farmaceutica solo del 9,4%. Ipotizzando invece un<br />
peggioramento delle condizioni di salute della<br />
popolazione per malattie croniche e acute del<br />
10%, l’incremento della spesa farmaceutica<br />
potrebbe salire al 18,4%. Se però si considera<br />
che negli ultimi anni la propensione al consumo di<br />
farmaci è aumentata stabilmente con un trend di<br />
incremento del + 2% annuo e se questo trend si<br />
mantenesse identico sino al 2010, la spesa<br />
farmaceutica aumenterebbe del 44,3%. Ma, se mi<br />
è permesso un commento, sia un peggioramento<br />
delle condizioni di salute della popolazione<br />
generale, sia la propensione a un sempre<br />
maggiore consumo di farmaci potrebbero essere<br />
corretti o addirittura evitati da interventi sanitari<br />
ed educativi adeguati e si potrebbe così tornare a<br />
ipotizzare un incremento della spesa di poco<br />
superiore al 9,4%. Però se si tiene conto anche<br />
del trend di aumento del costo dei farmaci<br />
verificatosi nel quinquennio 1995-2000 e se tale<br />
trend non venisse modificato l’aumento della<br />
spesa farmaceutica previsto per il 2010 salirebbe<br />
al 142,7%. Questo impressionante aumento della<br />
spesa, assolutamente insostenibile, sarebbe quasi<br />
insignificante a livello dei giovani, modesto sino<br />
alla classe di età dei 50 anni e sarebbe tutto<br />
imputabile alle classi di età più anziane. Si tratta<br />
di risultati che, a mio parere, lasciano prevedere<br />
gravissimi problemi e imprevedibili tensioni non<br />
solo sul piano sanitario ed economico, ma anche<br />
sul piano sociale per quanto riguarda gli equilibri<br />
di solidarietà tra le diverse generazioni.<br />
Questi risultati e queste previsioni sono<br />
estrapolabili a livello nazionale? È la domanda che<br />
si pone anche l’Autore: in effetti la proiezione dei