La sfida del clima nel XXI secolo
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1<br />
la <strong>sfida</strong> <strong>del</strong> <strong>clima</strong> <strong>nel</strong> xxi <strong>secolo</strong><br />
Figura 1.6 Paesi ricchi,<br />
impronte<br />
ecologiche profonde<br />
Emissioni di CO2<br />
(t CO2 pro capite)<br />
2004<br />
1990<br />
Stati Uniti<br />
20,6<br />
19,3<br />
Canada<br />
20,0<br />
15,0<br />
Russia<br />
10,6<br />
13,4 (1992)<br />
Regno Unito<br />
9,8<br />
10,0<br />
Francia<br />
6,0<br />
6,4<br />
Cina<br />
3,8<br />
2,1<br />
Egitto 2,3 1,5<br />
Brasile 1,8 1,4<br />
Viet Nam 1,2 0,3<br />
India 1,2 0,8<br />
Nigeria 0,9 0,5<br />
Bangladesh 0,3 0,1<br />
Tanzania 0,1 0,1<br />
Etiopia 0,1 0,1<br />
Fonte: CDIAC 2007.<br />
70 r a p p or t o sul l o s v il uppo um a no 2007- 2008<br />
industriale e accesso ai moderni servizi energetici.<br />
Tale relazione richiama l’attenzione su<br />
un tema importante per lo sviluppo umano.<br />
I cambiamenti <strong>clima</strong>tici e la limitazione <strong>del</strong>l’uso<br />
eccessivo di combustibili fossili potrebbero<br />
essere la più grande <strong>sfida</strong> <strong>del</strong> xxi <strong>secolo</strong>,<br />
ma una <strong>sfida</strong> altrettanto urgente e più immediata<br />
è estendere l’offerta di servizi energetici<br />
a costi accessibili ai poveri <strong>del</strong> mondo.<br />
Vivere senza energia elettrica influenza<br />
molti aspetti <strong>del</strong>lo sviluppo umano. I servizi<br />
energetici svolgono un ruolo critico non solo<br />
sotto il profilo <strong>del</strong>la crescita economica e <strong>del</strong>l’occupazione,<br />
ma anche dal punto di vista<br />
<strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>le persone. Circa<br />
1,6 miliardi di persone <strong>nel</strong> mondo non hanno<br />
accesso a tali servizi (figura 1.7). In gran parte<br />
vivono <strong>nel</strong>l’Africa subsahariana 58 , dove solo<br />
un quarto circa degli abitanti utilizza servizi<br />
energetici moderni, e <strong>nel</strong>l’Asia meridionale.<br />
L’enorme deficit globale <strong>nel</strong>l’accesso ai<br />
servizi energetici di base va esaminato <strong>nel</strong><br />
contesto dei problemi legati all’aumento <strong>del</strong>le<br />
emissioni di co 2 nei paesi in via di sviluppo.<br />
Le emissioni di co 2 <strong>del</strong>l’India possono essere<br />
diventate una fonte di preoccupazione<br />
globale per la sicurezza <strong>clima</strong>tica, ma questa<br />
prospettiva è molto parziale. In India, le<br />
persone che vivono senza accesso all’energia<br />
elettrica moderna sono circa 500 milioni, più<br />
<strong>del</strong>la popolazione totale <strong>del</strong>l’ue allargata.<br />
Sono persone che vivono senza nemmeno una<br />
lampadina in casa e dipendono dalla legna da<br />
ardere o dallo sterco animale per cucinare 59 .<br />
Se l’accesso all’energia è in aumento nei paesi<br />
in via di sviluppo, i progressi rimangono lenti<br />
e disomogenei e ostacolano la riduzione <strong>del</strong>la<br />
povertà. A livello mondiale, se le tendenze attuali<br />
proseguiranno, <strong>nel</strong> 2030 vi saranno ancora<br />
1,4 miliardi di persone prive di accesso<br />
ai servizi energetici moderni (riquadro 1.2) 60 .<br />
Attualmente, circa 2,5 miliardi di persone dipendono<br />
dalle biomasse (figura 1.8).<br />
Cambiare questa situazione è indispensabile<br />
per lo sviluppo umano. <strong>La</strong> <strong>sfida</strong> è ampliare<br />
l’accesso ai servizi energetici di base e<br />
Figura 1.7<br />
Vivere senza elettricità<br />
Persone prive di accesso all’elettricità (milioni, 2004)<br />
Asia orientale<br />
224<br />
Africa subsahariana<br />
547<br />
Fonte: IEA 2006c.<br />
Altri<br />
101<br />
Totale: 1,6 miliardi<br />
Asia<br />
meridionale<br />
706<br />
limitare al tempo stesso l’aggravamento <strong>del</strong>l’impronta<br />
ecologica pro capite nei paesi in<br />
via di sviluppo. Le chiavi sono il miglioramento<br />
<strong>del</strong>l’efficienza energetica e lo sviluppo<br />
di tecnologie a basse emissioni di gas serra,<br />
come si dimostra <strong>nel</strong> capitolo 3.<br />
Esistono abbondanti motivi pratici e ragionevoli<br />
per adottare una strategia che rifletta<br />
le responsabilità <strong>del</strong> passato e le capacità<br />
attuali. Le responsabilità e le capacità di mitigazione<br />
non si possono desumere dall’aritmetica<br />
<strong>del</strong>le impronte ecologiche. Ciononostante,<br />
tale aritmetica fornisce alcuni indizi<br />
ovvi. Per esempio, a parità di altre condizioni,<br />
un taglio <strong>del</strong> 50 per cento <strong>del</strong>le emissioni di<br />
co 2 <strong>del</strong>l’Asia meridionale e <strong>del</strong>l’Africa subsahariana<br />
ridurrebbe le emissioni globali <strong>del</strong><br />
4 per cento. Una riduzione analoga nei paesi<br />
ad alto reddito ridurrebbe le emissioni <strong>del</strong> 20<br />
per cento. Gli argomenti relativi all’equità<br />
sono altrettanto persuasivi. Mediamente, un<br />
impianto di condizionamento <strong>del</strong>l’aria in Florida<br />
emette più co 2 in un anno di una persona<br />
in Afghanistan o in Cambogia durante<br />
tutta la vita, e una lavastoviglie in Europa, in<br />
un anno, emette tanta co 2 quanta ne emettono<br />
tre etiopi. Se la mitigazione dei cambiamenti<br />
<strong>clima</strong>tici è una <strong>sfida</strong> globale, è dai paesi<br />
sui quali grava gran parte <strong>del</strong>la responsabilità<br />
storica e tra le persone che lasciano l’impronta<br />
più profonda che si deve cominciare.