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La sfida del clima nel XXI secolo

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la <strong>sfida</strong> <strong>del</strong> <strong>clima</strong> <strong>nel</strong> xxi <strong>secolo</strong><br />

I cambiamenti <strong>clima</strong>tici<br />

sono ancora percepiti dalla<br />

stragrande maggioranza<br />

come un rischio modesto<br />

e remoto, che colpirà<br />

innanzitutto persone<br />

e luoghi distanti <strong>nel</strong>lo<br />

spazio e <strong>nel</strong> tempo<br />

r a p p or t o sul l o s v il uppo um a no 2007- 2008<br />

rivelato un livello molto più alto di fatalismo<br />

nei paesi ricchi, con un grande scetticismo in<br />

merito alla possibilità di evitare i cambiamenti<br />

<strong>clima</strong>tici 96 .<br />

Indagini approfondite a livello nazionale<br />

confermano queste conclusioni globali generali.<br />

Negli Stati Uniti, la mitigazione dei cambiamenti<br />

<strong>clima</strong>tici è ora oggetto di acceso dibattito<br />

in seno al Congresso. Tuttavia, lo stato<br />

attuale <strong>del</strong>l’opinione pubblica non offre una<br />

base sicura per un’azione urgente.<br />

• Circa quattro americani su dieci ritengono<br />

che l’attività umana sia responsabile <strong>del</strong> riscaldamento<br />

globale, ma altrettanti ritengono<br />

che il riscaldamento si possa ricondurre<br />

ai cicli naturali dei sistemi <strong>clima</strong>tici<br />

terrestri (21 per cento) o che non esistano<br />

prove <strong>del</strong> riscaldamento globale (20 per<br />

cento) 97 .<br />

• Il 41 per cento degli americani considera<br />

i cambiamenti <strong>clima</strong>tici un «problema<br />

grave», il 33 per cento lo considera solo<br />

«abbastanza grave» e il 24 per cento «non<br />

grave». Solo il 19 per cento ha espresso<br />

grande preoccupazione personale, un livello<br />

di gran lunga inferiore rispetto ad<br />

altri paesi <strong>del</strong> G8 e drasticamente inferiore<br />

rispetto a molti paesi in via di sviluppo 98 .<br />

• Permane una divisione sulla base <strong>del</strong>l’orientamento<br />

politico. Gli elettori democratici<br />

registrano livelli più elevati di preoccupazione<br />

rispetto a quelli repubblicani, anche<br />

se né gli uni né gli altri collocano i cambiamenti<br />

<strong>clima</strong>tici ai primi posti <strong>nel</strong> loro<br />

elenco di priorità. Su una scala di 19 tematiche<br />

elettorali, i cambiamenti <strong>clima</strong>tici si<br />

sono classificati al 13° posto tra i democratici<br />

e al 19° posto tra i repubblicani.<br />

• I modesti livelli di preoccupazione <strong>nel</strong>l’opinione<br />

pubblica sono dovuti alla percezione<br />

<strong>del</strong>la collocazione geografica dei<br />

rischi e <strong>del</strong>le vulnerabilità. In una classifica<br />

di problemi di interesse collettivo, soltanto<br />

il 13 per cento degli interpellati era<br />

molto preoccupato <strong>del</strong>le conseguenze per<br />

la propria famiglia o comunità, mentre la<br />

metà riteneva che gli effetti più immediati<br />

riguardassero i cittadini di altri paesi, o la<br />

natura 99 .<br />

I dati raccolti nei sondaggi di opinione<br />

devono essere interpretati con cautela. L’opinione<br />

pubblica non è statica e può cambiare.<br />

Vi sono alcune notizie positive. Circa il 90 per<br />

cento degli americani che hanno sentito parlare<br />

<strong>del</strong> riscaldamento <strong>clima</strong>tico pensa che il<br />

paese dovrebbe ridurre le sue emissioni di gas<br />

serra, a prescindere da ciò che faranno altri<br />

paesi 100 . Ciononostante, se «la politica è sempre<br />

locale», l’attuale livello di valutazione <strong>del</strong><br />

rischio da parte <strong>del</strong>l’opinione pubblica difficilmente<br />

potrà garantire un forte impulso politico.<br />

I cambiamenti <strong>clima</strong>tici sono ancora percepiti<br />

dalla stragrande maggioranza come un<br />

rischio modesto e remoto, che colpirà innanzitutto<br />

persone e luoghi distanti <strong>nel</strong>lo spazio<br />

e <strong>nel</strong> tempo 101 .<br />

<strong>La</strong> chiara indicazione che l’opinione pubblica<br />

europea è molto più avanti di quella americana<br />

non è corroborata dai dati provenienti<br />

dai sondaggi di opinione. Più di otto europei<br />

su dieci sono consapevoli <strong>del</strong> fatto che il modo<br />

in cui consumano e producono energia ha un<br />

impatto negativo sul <strong>clima</strong> 102 . Tuttavia, soltanto<br />

la metà afferma di essere «abbastanza<br />

preoccupata»; una percentuale molto più alta<br />

esprime preoccupazione riguardo alla necessità<br />

di diversificare le fonti di approvvigionamento<br />

energetico in Europa.<br />

In alcuni paesi europei, l’atteggiamento<br />

<strong>del</strong>l’opinione pubblica è caratterizzato da un<br />

eccezionale livello di pessimismo. Per esempio,<br />

in Francia, Germania e Regno Unito, la<br />

percentuale di persone d’accordo con l’affermazione<br />

«riusciremo a fermare i cambiamenti<br />

<strong>clima</strong>tici» è compresa tra il 5 e l’11 per cento.<br />

L’aspetto allarmante è che quattro persone su<br />

dieci in Germania ritengono che non valga<br />

neanche la pena provarci, in gran parte perché<br />

non si può fare nulla 103 . Tutto ciò dimostra la<br />

grande necessità di porre un maggiore accento<br />

sull’informazione pubblica e sulle campagne<br />

di sensibilizzazione.<br />

I dati forniti dai sondaggi di opinione sono<br />

preoccupanti su più livelli. Innanzi tutto, sollevano<br />

dubbi riguardo alla consapevolezza dei<br />

cittadini <strong>del</strong>le nazioni ricche <strong>del</strong>le conseguenze<br />

<strong>del</strong>le loro azioni. Se le persone comprendessero<br />

meglio le conseguenze <strong>del</strong>le loro azioni per le

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