di ricordi - Campo de'fiori
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<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Interno dell’Abbazia<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 23<br />
militare Marcantonio de’<br />
Rossi, ma alcuni stu<strong>di</strong>osi sono<br />
certi che contribuirono anche<br />
il Borromini e il Bernini. La<br />
struttura del borgo, per alcuni<br />
esperti <strong>di</strong> urbanistica,<br />
ricorderebbero la forma <strong>di</strong><br />
Piazza Navona <strong>di</strong> Roma. È<br />
certo che le case furono<br />
costruite da coloro che poi vi<br />
si stabilivano “riscattandole”.<br />
È un esempio antico <strong>di</strong> case<br />
popolari. Nel borgo c’era<br />
tutto il necessario: dalle osterie<br />
agli spacci, dal Teatro al<br />
lavatoio. Attorno correva la<br />
fortificazione, composta da<br />
<strong>di</strong>versi baluar<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dagli<br />
eventuali attacchi dei briganti,<br />
interrotta da due porte, la<br />
Montana e la Viterbese, quest’ultima<br />
ideata dal Borromini<br />
e con lo stemma della famiglia<br />
Pamphili. Il borgo è<br />
accessibile da queste due<br />
porte e si sviluppa attorno<br />
all’abbazia cistercense, l’unica<br />
dell’alto Lazio, risalente al<br />
XIII secolo e al Palazzo<br />
Pamphili. La facciata dell’abbazia<br />
è tipicizzata dalle grande<br />
polifora gotica centrale,<br />
inquadrata da due torri campanarie<br />
seicentesche, <strong>di</strong><br />
gusto normanno, progettate<br />
anch’esse dal Borromini, sormontate da<br />
cuspi<strong>di</strong> piramidali. L’interno ampio e solenne,<br />
a croce latina, con volte a crociera, è<br />
<strong>di</strong>viso in tre navate, scan<strong>di</strong>te da archi ad<br />
ogiva, poggiati su pilastri cruciformi e<br />
cilindrici, che sopportano il peso delle<br />
volte. Lo stemma sul capitello della prima<br />
colonna <strong>di</strong> destra della navata centrale,<br />
verso l’altare, è del car<strong>di</strong>nale Francesco<br />
Piccolomini Tedeschini. Nel transetto <strong>di</strong><br />
destra vi si conserva una pregevole tela <strong>di</strong><br />
Mattia Prete (1613-1699), raffigurante la<br />
carità <strong>di</strong> San Martino. In quello <strong>di</strong> sinistra<br />
è posto un organo dei primi del<br />
Novecento, a trasmissione meccanica,<br />
proveniente da una chiesa anglicana. E’<br />
conservato anche un affresco trecentesco,<br />
con la Madonna col Bambino. La cancellata<br />
barocca, con insegne pamphiliane,<br />
accoglie un fonte battesimale del<br />
Seicento. Sul pavimento della navata centrale,<br />
all’ingresso, una grande lapide <strong>di</strong><br />
marmo, dettata nel XVII secolo da Olimpia<br />
Pamphili, ricorda il car<strong>di</strong>nale Raniero<br />
Capocci, benefattore della costruzione e il<br />
car<strong>di</strong>nale Francesco Piccolomini, committente<br />
<strong>di</strong> concreti rifacimenti dell’abbazia<br />
del XV secolo. Un’altra lapide marmorea<br />
nel presbiterio è posta sulla tomba della<br />
principessa Olimpia, cui si deve nella metà<br />
del XVII secolo la costruzione del palazzo<br />
sopra alcune strutture abbaziali e il restauro<br />
della sala capitolare. L’interno del palazzo<br />
presenta un ricco piano nobile con saloni<br />
affrescati, soffitti lignei finemente lavorati,<br />
fregi in affresco, una notevole scala in<br />
peperino e un camino monumentale.<br />
Oggi, completamente restaurato, è a<strong>di</strong>bito<br />
a centro congressuale.<br />
Girando il borgo si colgono altri piccoli<br />
gioielli d’arte: la fontana a fuso, tipica<br />
della zona, severa nel grigio della pietra<br />
locale, il peperino viterbese, adorna la<br />
piazza presso Palazzo Pamphili.<br />
Caratteristico borgo