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Da quando Konradin era stato a casa mia mi aspettavo di essere invitato a mia<br />
volta, ma i giorni e le settimane passavano senza che questo avvenisse. Indugiavamo<br />
sempre davanti al cancello sormontato dai due grifoni che reggevano lo stemma <strong>de</strong>gli<br />
Hohenfels fino al momento in cui lui mi salutava e, aprendo il pesante cancello,<br />
risaliva il vialetto odoroso, bordato di oleandri, che portava al portico e all'ingresso<br />
principale. Bussava piano all'enorme portone nero, che si apriva silenziosamente, e<br />
spariva all'interno come se non dovesse mai più ricomparire. Di tanto in tanto, io<br />
restavo ad aspettare per qualche istante, nella speranza che Sesamo si aprisse di<br />
nuovo e che Konradin riemergesse, facendomi cenno di entrare. Ma la mia speranza<br />
non si avverava mai e la porta incombeva minacciosa quanto i due grifoni che mi<br />
scrutavano dall'alto, cru<strong>de</strong>li e impietosi, con gli artigli acuminati e le lingue biforcute<br />
a forma di falce, pronti a strapparmi il cuore. Giorno dopo giorno subivo la tortura<br />
<strong>de</strong>lla separazione e <strong>de</strong>ll'esclusione, giorno dopo giorno la casa, che conteneva la<br />
chiave <strong>de</strong>lla nostra amicizia, cresceva in importanza e in mistero. Con la fantasia la<br />
riempivo di tesori: stendardi di nemici sconfitti, spa<strong>de</strong> di crociati, armature, lampa<strong>de</strong><br />
che un tempo avevano diffuso la loro luce a Isfahan e a Teheran, broccati provenienti<br />
da Samarcanda e da Bisanzio. Ma le barriere che mi tenevano lontano da Konradin<br />
continuavano a ergersi come se non dovessero mai crollare. Non riuscivo a capire.<br />
Era impossibile che lui, così attento a non ferire nessuno, così premuroso, sempre<br />
pronto a scusare la mia impulsività e l'aggressività con cui reagivo ogniqualvolta non<br />
si dimostrava d'accordo con la mia Weltanschauung, si fosse dimenticato di<br />
invitarmi. Frattanto io, troppo orgoglioso per chie<strong>de</strong>rglielo, divenivo sempre più<br />
sospettoso ed agitato, mentre il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di penetrare nella roccaforte <strong>de</strong>gli<br />
Hohenfels si trasformava in un'ossessione.<br />
Un giorno - stavo quasi per andarmene - si voltò all'improvviso e mi disse:<br />
«Vieni <strong>de</strong>ntro, non hai mai visto la mia stanza.» Senza lasciarmi il tempo di<br />
rispon<strong>de</strong>re, spinse il cancello di ferro battuto e i due grifoni retroce<strong>de</strong>ttero, ancora<br />
minacciosi ma momentaneamente impotenti, sbattendo invano le loro ali predatrici.<br />
L'invito mi aveva colto alla sprovvista ed ero terrorizzato. Il coronamento <strong>de</strong>i<br />
miei sogni era giunto così inatteso che per un attimo provai la tentazione di fuggire.<br />
Avrei dovuto conoscere i suoi genitori così, con le scarpe impolverate e il colletto<br />
sporco? Come avrei potuto affrontare sua madre che una volta avevo scorto da<br />
lontano, sagoma scura su uno sfondo di magnolie rosa, con la pelle <strong>de</strong>l colore <strong>de</strong>lle<br />
olive - non bianca come quella di mia madre -, gli occhi a forma di mandorla e, nella<br />
mano <strong>de</strong>stra, un parasole bianco che faceva ruotare come una girandola? Ma non mi<br />
restava altro che seguirlo tremando. Così come gli avevo già visto fare sia nella realtà