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Pdf de L'amico ritrovato

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13<br />

Da quando Konradin era stato a casa mia mi aspettavo di essere invitato a mia<br />

volta, ma i giorni e le settimane passavano senza che questo avvenisse. Indugiavamo<br />

sempre davanti al cancello sormontato dai due grifoni che reggevano lo stemma <strong>de</strong>gli<br />

Hohenfels fino al momento in cui lui mi salutava e, aprendo il pesante cancello,<br />

risaliva il vialetto odoroso, bordato di oleandri, che portava al portico e all'ingresso<br />

principale. Bussava piano all'enorme portone nero, che si apriva silenziosamente, e<br />

spariva all'interno come se non dovesse mai più ricomparire. Di tanto in tanto, io<br />

restavo ad aspettare per qualche istante, nella speranza che Sesamo si aprisse di<br />

nuovo e che Konradin riemergesse, facendomi cenno di entrare. Ma la mia speranza<br />

non si avverava mai e la porta incombeva minacciosa quanto i due grifoni che mi<br />

scrutavano dall'alto, cru<strong>de</strong>li e impietosi, con gli artigli acuminati e le lingue biforcute<br />

a forma di falce, pronti a strapparmi il cuore. Giorno dopo giorno subivo la tortura<br />

<strong>de</strong>lla separazione e <strong>de</strong>ll'esclusione, giorno dopo giorno la casa, che conteneva la<br />

chiave <strong>de</strong>lla nostra amicizia, cresceva in importanza e in mistero. Con la fantasia la<br />

riempivo di tesori: stendardi di nemici sconfitti, spa<strong>de</strong> di crociati, armature, lampa<strong>de</strong><br />

che un tempo avevano diffuso la loro luce a Isfahan e a Teheran, broccati provenienti<br />

da Samarcanda e da Bisanzio. Ma le barriere che mi tenevano lontano da Konradin<br />

continuavano a ergersi come se non dovessero mai crollare. Non riuscivo a capire.<br />

Era impossibile che lui, così attento a non ferire nessuno, così premuroso, sempre<br />

pronto a scusare la mia impulsività e l'aggressività con cui reagivo ogniqualvolta non<br />

si dimostrava d'accordo con la mia Weltanschauung, si fosse dimenticato di<br />

invitarmi. Frattanto io, troppo orgoglioso per chie<strong>de</strong>rglielo, divenivo sempre più<br />

sospettoso ed agitato, mentre il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di penetrare nella roccaforte <strong>de</strong>gli<br />

Hohenfels si trasformava in un'ossessione.<br />

Un giorno - stavo quasi per andarmene - si voltò all'improvviso e mi disse:<br />

«Vieni <strong>de</strong>ntro, non hai mai visto la mia stanza.» Senza lasciarmi il tempo di<br />

rispon<strong>de</strong>re, spinse il cancello di ferro battuto e i due grifoni retroce<strong>de</strong>ttero, ancora<br />

minacciosi ma momentaneamente impotenti, sbattendo invano le loro ali predatrici.<br />

L'invito mi aveva colto alla sprovvista ed ero terrorizzato. Il coronamento <strong>de</strong>i<br />

miei sogni era giunto così inatteso che per un attimo provai la tentazione di fuggire.<br />

Avrei dovuto conoscere i suoi genitori così, con le scarpe impolverate e il colletto<br />

sporco? Come avrei potuto affrontare sua madre che una volta avevo scorto da<br />

lontano, sagoma scura su uno sfondo di magnolie rosa, con la pelle <strong>de</strong>l colore <strong>de</strong>lle<br />

olive - non bianca come quella di mia madre -, gli occhi a forma di mandorla e, nella<br />

mano <strong>de</strong>stra, un parasole bianco che faceva ruotare come una girandola? Ma non mi<br />

restava altro che seguirlo tremando. Così come gli avevo già visto fare sia nella realtà

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