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che passava sui capelli biondi. Mi rilassavo solo quando, al pari di chiunque altro,<br />
anche lui cominciava ad annoiarsi e a giocherellare, nell'attesa che suonasse la<br />
campana che annunciava l'intervallo tra una lezione e l'altra. Studiavo il suo volto<br />
fiero, dai tratti finemente cesellati e sono certo che nessun innamorato guardò mai<br />
Elena di Troia con altrettanta intensità, né fu più conscio <strong>de</strong>lla sua inferiorità. Chi ero<br />
io per avere l'ardire di rivolgergli la parola? In quale ghetto d'Europa erano stati<br />
rintanati i miei progenitori quando Fe<strong>de</strong>rico von Hohenstaufen aveva porto a Anno<br />
von Hohenfels la sua mano ingioiellata? Cosa potevo mai offrire io, che ero figlio di<br />
un medico ebreo, nipote e bisnipote di rabbini e discen<strong>de</strong>nte da una famiglia di<br />
piccoli commercianti e mercanti di bestiame, a quel ragazzo dai capelli d'oro il cui<br />
solo nome bastava a riempirmi di tanta rispettosa ammirazione?<br />
Come avrebbe potuto, dall'alto <strong>de</strong>lla sua gloria, capire la mia timi<strong>de</strong>zza, il mio<br />
orgoglio, la mia suscettibilità e il mio timore di venire ferito? Cosa poteva mai avere<br />
Konradin von Hohenfels in comune con me, Hans Schwarz, privo com'ero di<br />
sicurezza e di qualsiasi dote mondana?<br />
Per quanto possa sembrare strano, non ero l'unico a cui la sola i<strong>de</strong>a di rivolgergli<br />
la parola provocasse un simile stato di agitazione. Anche gli altri lo evitavano.<br />
Nonostante l'abituale grossolanità <strong>de</strong>i gesti e <strong>de</strong>l linguaggio, gli epiteti disgustosi che<br />
erano sempre pronti a rivolgersi l'un l'altro - Puzzone, Fogna, Ammassodilardo,<br />
Facciadiporco - e la facilità a menar le mani anche senza ragione, quando se lo<br />
trovavano davanti ammutolivano, assumendo un'aria imbarazzata e, ovunque<br />
andasse, gli ce<strong>de</strong>vano il passo. Anch'essi sembravano stregati. Se uno qualsiasi di noi<br />
avesse osato presentarsi vestito come Hohenfels, si sarebbe coperto di ridicolo. Nel<br />
suo caso, invece, persino Herr Zimmermann sembrava preoccuparsi di non<br />
disturbarlo.<br />
E non era tutto; anche i suoi compiti venivano corretti con la massima cura.<br />
Mentre Zimmermann si limitava a scrivere a margine <strong>de</strong>i miei fogli commenti<br />
lapidari come «Mal costruito», «Cosa significa?», «Non c'è male» o « Più attenzione,<br />
per piacere», i suoi elaborati erano chiosati con un'abbondanza di osservazioni e<br />
spiegazioni che dovevano essere costate al nostro professore un bel po' di lavoro<br />
supplementare.<br />
Hohenfels, tuttavia, non sembrava soffrire <strong>de</strong>l fatto di essere lasciato a se stesso.<br />
Forse ci era abituato. Eppure non dava mai l'impressione di essere orgoglioso,<br />
vanitoso, o animato dal <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di differenziarsi dagli altri, anche se, al contrario di<br />
noi, era sempre estremamente gentile, sorri<strong>de</strong>va quando qualcuno gli rivolgeva la<br />
parola e teneva aperta la porta per far passare quelli che volevano uscire. Ciò<br />
nonostante i ragazzi avevano paura di lui. Penso che fosse il mito <strong>de</strong>gli Hohenfels a<br />
ren<strong>de</strong>rli, come me, timidi e incerti.<br />
Persino il principe e il barone lo lasciarono in pace, all'inizio, ma una settimana<br />
dopo il suo arrivo vidi tutti i von avvicinarglisi nell'intervallo tra la seconda e la terza<br />
ora di lezione. Il principe fu il primo a parlargli, seguito dal barone e dal Freiherr.<br />
Non riuscii ad afferrare che qualche frammento <strong>de</strong>lla loro conversazione. «Mia zia<br />
Hohenlohe», «Maxie ha <strong>de</strong>tto» (chi era Maxie?). Furono citati altri nomi<br />
evi<strong>de</strong>ntemente familiari a tutti loro. Alcuni suscitarono l'ilarità generale, altri vennero