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E cosi me ne andai in America, dove vivo ormai da trent'anni.<br />
Quando arrivai, terminai gli studi superiori e poi mi iscrissi ad Harvard, alla<br />
facoltà di legge. La sola i<strong>de</strong>a mi ripugnava. Volevo diventare un poeta, ma il cugino<br />
di mio padre non era disposto ad ascoltare simili sciocchezze. «La poesia, la poesia,»<br />
diceva. «Credi di essere un secondo Schiller? Sai quanto guadagna un poeta? Prima<br />
studia legge. Poi, nel tempo libero, potrai scrivere tutte le poesie che vorrai.»<br />
E così studiai legge. A venticinque anni divenni avvocato e sposai una ragazza<br />
di Boston da cui ho avuto un figlio. Nel mio mestiere me la sono cavata piuttosto<br />
bene, anzi, molti sarebbero disposti ad affermare che sono un uomo di successo.<br />
In apparenza non si potrebbe dare loro torto. Ho tutto quello che ci vuole: un<br />
appartamento che si affaccia sul Central Park, <strong>de</strong>lle automobili, una casa di<br />
campagna, senza contare che sono socio di parecchi club ebraici e via dicendo. Ma io<br />
non la penso così. Non ho mai fatto quello che mi sarebbe piaciuto fare: scrivere un<br />
buon libro e un'unica bella poesia. All'inizio mi mancava il coraggio di mettermi<br />
all'opera perché non avevo soldi, ma ora che i soldi li ho, il coraggio mi manca<br />
ugualmente perché non ho sufficiente fiducia in me. È per questo che, in fondo al<br />
cuore, mi consi<strong>de</strong>ro un fallito. Non che questo importi molto. Sub specie aeternitatis<br />
tutti noi, senza eccezione, siamo <strong>de</strong>i falliti. Non ricordo più dove ho letto che "la<br />
morte intacca la nostra fiducia nella vita mostrandoci che, in fin <strong>de</strong>i conti, tutto è<br />
ugualmente futile se visto in rapporto alle tenebre che ci attendono." Sì, "futile" è la<br />
parola esatta. Eppure non posso lamentarmi: ho più amici che nemici e ci sono<br />
momenti in cui sono quasi felice di essere al mondo - quando guardo il sole che<br />
tramonta e la luna che spunta, o vedo la neve sulla cima <strong>de</strong>lle montagne. Ci sono<br />
anche altre compensazioni, come quando riesco a esercitare la mia influenza a favore<br />
di una causa che consi<strong>de</strong>ro giusta, sia essa l'eguaglianza razziale o l'abolizione <strong>de</strong>lla<br />
pena capitale. Sono felice di aver raggiunto una buona posizione finanziaria perché<br />
essa mi ha permesso di aiutare gli ebrei a costruire Israele e gli arabi a sistemare<br />
qualcuno <strong>de</strong>i loro profughi. Ho persino mandato <strong>de</strong>i soldi in Germania.<br />
I miei genitori sono morti, ma per fortuna non sono finiti a Belsen. Un giorno un<br />
nazista ricevette l'incarico di piazzarsi fuori dalla porta <strong>de</strong>llo studio di mio padre con<br />
un cartello su cui era scritto: "Te<strong>de</strong>schi, attenti. Evitate gli ebrei. Chiunque avrà a che<br />
fare con un ebreo sarà rovinato." Mio padre, allora, indossò l'uniforme da ufficiale, vi<br />
appuntò tutte le sue <strong>de</strong>corazioni, tra cui la Croce di Ferro di prima classe, e andò a<br />
mettersi di fianco al nazista. Questi aveva l'aria sempre più imbarazzata, mentre, pian<br />
piano si radunava attorno a loro una piccola folla. All'inizio la gente rimase in