38 ALESSANDRO TADDEI Fig. 1. Costantinopoli, pianta della città protobizantina (da BAUER, Stadt, Platz und Denkmal cit. [n. 12]). tà della collina e che, in maniera suggestiva, veniva chiamato «Theama» 3 . Nel Theama, luogo di oracoli e di osservazioni astronomiche, Severo avrebbe celebrato numerosi sacrifici. Ulteriori informazioni, quali il fatto che vi fu sacrificata una vergine o la presenza di una statua di Artemis non sembrano del tutto incoerenti fra loro e, probabilmente, costitui- 3 Πάτρια Κωνσταντινουπόλεως II, 19 [Scriptores originum Constantinopolitanarum, recensuit Th. PREGER (d’ora in poi: Patria), II, Lipsiae 1907], pp. 160-161: τι τν Ξηρόλοφον πρώην τινς θέαµα κάλουν· ν ατ γρ στησαν κοχλίαι ιʹ κα ρτέµιδος
LA COLONNA DI ARCADIO A COSTANTINOPOLI 39 scono la traccia «mitizzata» di contesti cultuali di epoca remota, verosimilmente anteriore alla romanizzazione di Byzantion. Nel testo delle Parastaseis e dei Patria coesistono dunque due tipi di informazione relativi al foro e alle sue preesistenze: al piano della realtà monumentale, cui si riferisce la descrizione della collezione statuaria e la destinazione funzionale del sito, si affianca un piano di realtà metastorica, il cui elemento polarizzatore è il personaggio di nome Severo, fondatore del Theama. Il Severo di cui si narra altri non è che la probabile controfigura di un personaggio la cui indubbia realtà storica di rifondatore della città viene a convergere qui con una interessante e ben nota tradizione, dai tratti escatologici, tendente a ricondurre a lui non solamente la paternità ancestrale di diversi complessi monumentali della città ma, in particolare, la prescienza dei destini a essa riservati, fatti da lui scolpire sulle colonne coclidi del Tauros e dello Xerolophos, colonne che la leggenda espropria a Teodosio I e ad Arcadio per riconsegnarle a Severo. Una tradizione in qualche modo «negazionista» dell’eredità costantiniana e teodosiana ma, soprattutto, di gusto antistorico, nata con ogni probabilità nella medesima temperie culturale iconoclasta delle Parastaseis e ribadita nel X secolo – mutatis mutandis – dai Patria (II, 47), laddove si narra che tanto la slanciata e maestosa colonna del Tauros quanto [quella dello] Xerolophos recano, ritratte in scultura (νίστορας γγεγλυµµένας) le vicende della fine della città e della sua presa 4 . Tale tradizione dovette trovare rapidamente una trasposizione letteraria nel notevole e intricatis- συνθετ στήλη κα Σευήρου το κτίσαντος κα θεµάτιον τρίπουν. νθα θυσίαζεν πολλς θυσίας Σευρος· νθα κα χρησµο πολλο τ τόπ γεγόνασιν· καθ’ ν κα κόρη παρθένος τύθη. Κα θέσις ν στρονοµικ λʹ χρόνους διαρκέσασα. Si vedano anche le Παραστάσεις Σύντοµοι Χρονικαί XX [Scriptores originum Constantinopolitanarum, recensuit Th. PREGER, I, Lipsiae 1901 (d’ora in poi: Par.)], p. 32; cf. A. CAMERON - J. HERRIN, Constantinople in the Early Eight Century: The Parastaseis, Leiden 1984, p. 82; G. DAGRON, Constantinople imaginaire: Études sur les recueil des Patria, Paris 1984 (Bibliothèque Byzantine, 8) pp. 41, 80-81, 86. La datazione delle Parastaseis qui riportata è quella proposta di recente da O. KRESTEN, Leon III. und die Landmauern von Konstantinopel, in Römische historische Mitteilungen 36 (1994), pp. 21-52. Cf. anche T.M. MUHAMMAD, Can Παραστάσεις Σύντοµοι Χρονικαί be considered a Real Guide to the Sculptures of Constantinople during the Isaurian Period?, in Byzantinoslavica 54 (2006), pp. 77-98. 4 Patria II, 47 [ed. PREGER cit., pp. 176-177]: µοίως κα κοφος κίων µεγαλεος κεσε κα Ξηρόλοφος τς σχάτας στορίας τς πόλεως κα τς λώσεις χουσιν νίστορας γγεγλυµµένας. Cf. DAGRON, Constantinople imaginaire cit., p. 146. Sugli echi di tale tradizione nelle Parastaseis, cf. A. BERGER, Untersuchungen zu den Patria Konstantinupoleos, Bonn 1988 (Poikila Byzantina, 8), pp. 723-724. Cf. anche DAGRON, Constantinople imaginaire cit., pp. 74-76, ove viene chiaramente delineata la questione in tutti i suoi aspetti; CAMERON - HERRIN, Constantinople in the Early Eight Century cit., p. 268.