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disponibile il numero di maggio 2013 anno XIV de "I ... - Ars Militaris

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I Qua<strong>de</strong>rni <strong>de</strong>lla SCSM<br />

taccato <strong>il</strong> nemico con certezza <strong>di</strong> insuccesso e <strong>di</strong> avere abbandonato <strong>il</strong> posto durante la ritirata. Pertanto non<br />

accolse la richiesta <strong>de</strong>l Sostituto Avvocato Generale Bacci <strong>di</strong> una pena <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> reclusione m<strong>il</strong>itare. Tut -<br />

tavia nella sentenza si legge: «Il Tribunale non può astenersi dal <strong>de</strong>plorare che la somma <strong>de</strong>l comando, in una<br />

lotta così <strong>di</strong>suguale e in circostanze tanto <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i, fosse affidata ad un generale che si <strong>di</strong>mostrò tanto al <strong>di</strong> sotto<br />

<strong>de</strong>lle esigenze <strong>de</strong>lla situazione». Nonostante i meriti <strong>di</strong> guerra che Baratieri aveva colto nelle campagne contro<br />

i <strong>de</strong>rvisci, e la gran<strong>de</strong> popolarità che per le sue vittorie lo aveva circondato negli anni recenti, venne allontana -<br />

to dall’Esercito.<br />

Adua, in ultima analisi, fu una strage inut<strong>il</strong>e perché portò al precipitoso abbandono <strong>de</strong>ll’intera impresa d’Etio -<br />

pia. Addossare la colpa a qualcuno, dal momento che si trattò in realtà <strong>di</strong> un complesso <strong>di</strong> colpe che investiva -<br />

no politici avari <strong>di</strong> risorse finanziarie per le colonie ma <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rosi <strong>di</strong> azioni belliche <strong>di</strong> gran<strong>de</strong> prestigio, <strong>di</strong>plo -<br />

matici come l’Antonelli leggeri e per lo più ignoranti <strong>de</strong>lla situazione etiopica, autorità coloniali impreparate, e<br />

m<strong>il</strong>itari o troppo riflessivi o troppo audaci, ma comunque impru<strong>de</strong>nti nell’affrontare l’affrettata marcia finale, sa -<br />

rebbe tutto sommato ingiusto. Potremmo pensare invece che, all’origine <strong>de</strong>l grave cumulo <strong>di</strong> errori commessi<br />

in quel frangente, vi fosse una ragione comune: l’Italia come Nazione, Regno e Stato Unitario, da poco formata,<br />

da poco uscita da un lungo Risorgimento, ancora frag<strong>il</strong>e per i <strong>numero</strong>si problemi interni, con una classe po -<br />

litica ancora in formazione, era troppo giovane ed immatura per tentare un’impresa coloniale <strong>di</strong> gran<strong>de</strong> respiro<br />

come quella d’Etiopia. Altri Paesi avevano intrapreso la via <strong>de</strong>ll’espansione coloniale dopo secoli <strong>di</strong> unità, ed<br />

erano in grado <strong>di</strong> sopportare le inevitab<strong>il</strong>i battute d’arresto ed i rovesci che queste guerre a sca<strong>de</strong>nza quasi re -<br />

golare richie<strong>de</strong>vano: dai massacri in Algeria alla sollevazione <strong>de</strong>i sepoys, dalle campagne contro gli zulu a<br />

quelle contro i boeri. Noi, ar<strong>di</strong>tamente, o poco assennatamente, volemmo affrontarla dopo pochi <strong>de</strong>cenni.<br />

E l’inesperienza <strong>di</strong> tutti ci fu fatale.<br />

Adua non fu affatto <strong>il</strong> più grave <strong>di</strong>sastro m<strong>il</strong>itare <strong>de</strong>l colonialismo europeo, come gli orecchianti <strong>de</strong>lla storia,<br />

guarda caso italiani e non stranieri, sostengono.<br />

Volendo fare un arido ed in certo senso o<strong>di</strong>oso ricorso alle cifre, nel 1842, sul Passo Khyber, <strong>di</strong> 4.500 soldati e<br />

12.000 civ<strong>il</strong>i inglesi in fuga dall’Afghanistan ne sopravvisse uno soltanto perché portasse in In<strong>di</strong>a la notizia <strong>de</strong>l<br />

massacro. A Isandlwana, <strong>il</strong> 22 gennaio <strong>de</strong>l 1879, erano presenti oltre 4.600 soldati inglesi, <strong>de</strong>i quali sopravvis -<br />

sero pochissimi. A Karthoum l’intera guarnigione egiziana comandata da Gordon Pascià fu annientata e con<br />

essa morirono 4.000 civ<strong>il</strong>i. Nessun popolo, però, come quello italiano, in seguito anche alla più tragica <strong>de</strong>lle<br />

<strong>di</strong>sfatte coloniali, si <strong>di</strong>mostrò tanto ost<strong>il</strong>e verso i suoi m<strong>il</strong>itari, i suoi governanti e la politica colonialistica, tanto<br />

da annullarla <strong>di</strong> fatto sino alla guerra Italo-turca <strong>de</strong>l 1911. E soprattutto, duole riconoscerlo, in nessun altro po -<br />

polo si levarono così tante voci inneggianti al nemico vincitore 66 .<br />

Ad onor <strong>de</strong>l vero va anche <strong>de</strong>tto che <strong>il</strong> pregiu<strong>di</strong>zio sull’inettitu<strong>di</strong>ne o la codar<strong>di</strong>a <strong>de</strong>ll’elemento m<strong>il</strong>itare era<br />

alimentato da un certo senso <strong>di</strong> autoflagellazione che caratterizzò, ed ancora caratteriza gli Italiani a partire<br />

dall’Unità nazionale. Come osserva uno scrittore statunitense: «Per centinaia <strong>di</strong> anni, gli italiani si erano<br />

lamentati per la reputazione che avevano all’estero <strong>di</strong> mancare <strong>di</strong> coraggio, e <strong>il</strong> senso <strong>di</strong> um<strong>il</strong>iazione e <strong>di</strong> rivolta<br />

contro ciò spiega molte <strong>de</strong>lle vicen<strong>de</strong> storiche collegate a D’Annunzio. Eppure, questa reputazione essi per<br />

prima avevano aiutato a <strong>di</strong>ffon<strong>de</strong>rla. Ancora ai giorni nostri, la battaglia <strong>di</strong> Caporetto è nota come la più<br />

<strong>di</strong>sastrosa sconfitta <strong>de</strong>lla Gran<strong>de</strong> Guerra non perché sia stata <strong>maggio</strong>re o peggiore <strong>di</strong> altre - ad esempio la<br />

rotta inglese a Saint Quentin nel marzo 1918, o la <strong>di</strong>sfatta <strong>de</strong>lla Francia sulle Argonne - ma perché gli Italiani<br />

h<strong>anno</strong> voluto che fosse consi<strong>de</strong>rata tale, riven<strong>di</strong>candolo agli occhi <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> mondo» 67 .<br />

Ma Adua non fu soltanto un <strong>di</strong>sastro più morale che materiale per la politica italiana. Le brevi note <strong>di</strong> costume<br />

e <strong>di</strong> cronaca che ho riportato non <strong>de</strong>vono farci <strong>di</strong>menticare <strong>il</strong> suo aspetto umano, e che essa fu un ecci<strong>di</strong>o tale<br />

da lasciare inorri<strong>di</strong>to lo stesso Negus. Quando i suoi guerrieri gli chiesero <strong>di</strong> poter festeggiare la vittoria, egli<br />

vietò loro ogni manifestazione <strong>di</strong> esultanza poiché, tra le pietraie e le colline <strong>di</strong> quei luoghi dall'aspetto lunare,<br />

66 Ad onor <strong>de</strong>l vero occorre anche aggiungere che <strong>il</strong> Governo stesso si <strong>di</strong>mostrò molto refrattario e duro sulla questione <strong>de</strong>l r<strong>il</strong>ascio<br />

<strong>de</strong>i prigionieri, preziosi ostaggi <strong>di</strong> Menelik nelle trattative <strong>di</strong> pace. Ecco quello che <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> Ru<strong>di</strong>nì: «Se Menelik voleva una in<strong>de</strong>nnità<br />

<strong>di</strong> guerra doveva venire a pren<strong>de</strong>rsela <strong>di</strong> viva forza in Roma. Poco importa se <strong>il</strong> mio rifiuto farà soffrire e morire i prigionieri. Il mio do -<br />

vere è <strong>di</strong> rifiutare qualsiasi in<strong>de</strong>nnità, <strong>il</strong> dovere loro è <strong>di</strong> morire per <strong>il</strong> <strong>de</strong>coro <strong>de</strong>lla patria. Potrò rimborsare le spese effettivamente sostenute<br />

per <strong>il</strong> loro mantenimento, ma non <strong>di</strong> più…» (cfr. C. Zaghi, “I Russi in Etiopia” Guida, Napoli, 1972). Peraltro, anche certi go -<br />

verni mo<strong>de</strong>rni sembrano mostrare insofferenza e non avere affatto a cuore, al <strong>di</strong> là <strong>de</strong>lle solite parole, la sorte <strong>de</strong>i loro m<strong>il</strong>itari incol -<br />

pevolmente prigionieri in In<strong>di</strong>a.<br />

67 Rho<strong>de</strong>s A., D’Annunzio the poet as superman, New York, McDowell Obolensky, 1959.<br />

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