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Commento del Seminario I di Jacques Lacan 2

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era altro per il soggetto che realtà pura e semplice. Il soggetto abbozza<br />

l’identificazione con degli oggetti, e ogni volta l’ansia arresta l’identificazione<br />

definitiva, la fissazione <strong>del</strong>la realtà. Sarà proprio questo movimento a dar origine a<br />

quel reale infinitamente più complesso che è il reale umano. A questo sta<strong>di</strong>o in cui i<br />

fantasmi sono simbolizzati, segue lo stato genitale in cui la realtà è fissata.<br />

Per Dick la realtà è fissata proprio perché non può eseguire questo an<strong>di</strong>rivieni.<br />

Tuttavia occorre <strong>di</strong>re che la realtà in cui vive è già una realtà <strong>di</strong>sumanizzata. È una<br />

realtà già simbolizzata in quanto le si può dare un senso, ma si tratta <strong>di</strong> una<br />

simbolizzazione anticipata, congelata, <strong>di</strong> un’unica identificazione primaria che ha due<br />

nomi: il vuoto e il nero. Questa beanza è quanto <strong>di</strong> umano vi è nella struttura <strong>del</strong><br />

soggetto, è quello che in lui risponde. Non esiste contatto se non con quella beanza in<br />

cui si può contare un numero assai limitato <strong>di</strong> oggetti, che il soggetto non può<br />

nemmeno nominare.<br />

Prima <strong>di</strong> articolare la posizione <strong>di</strong> <strong>Lacan</strong> sul caso <strong>di</strong> Dick è importante tornare<br />

ancora sul ruolo <strong>del</strong>l’immaginario nella struttura simbolica. <strong>Lacan</strong> ricorda che i tre<br />

registri <strong>del</strong> simbolico, <strong>del</strong>l’immaginario e <strong>del</strong> reale sono essenziali per orientarsi nella<br />

tecnica e nell’esperienza freu<strong>di</strong>ana. Aggiunge poi che quel che conta quando si tenta<br />

<strong>di</strong> elaborare l’esperienza non è tanto quello che si capisce ma piuttosto quello che non<br />

si capisce: è a partire da ciò che non si capisce che si possono ricavare le risposte per<br />

esplorare i segreti <strong>del</strong> testo. 6<br />

Analizzando il testo <strong>di</strong> Melanie Klein ci si è potuti domandare quale fosse la<br />

funzione propria <strong>del</strong>l’interpretazione kleiniana, che si presenta con un carattere<br />

d’intrusione, quasi <strong>di</strong> braccaggio <strong>del</strong> soggetto. La risposta ci viene fornita dalla triade<br />

S-I-R.<br />

Il simbolico lo abbiamo già identificato nel linguaggio. “Non è evidente dal caso<br />

clinico che è proprio nella misura in cui Melanie Klein parla che qualcosa accade?<br />

6 Occorre tenersi in guar<strong>di</strong>a dal cercare <strong>di</strong> capire più <strong>di</strong> quanto nel <strong>di</strong>scorso <strong>del</strong> soggetto ci sia. Interpretare e<br />

immaginare <strong>di</strong> capire non sono la stessa cosa, anzi sono quasi l’una il contrario <strong>del</strong>l’altra; ad<strong>di</strong>rittura si potrebbe <strong>di</strong>re<br />

che è proprio su un certo rifiuto <strong>di</strong> comprendere che si apre la porta <strong>del</strong>la comprensione analitica.

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