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Commento del Seminario I di Jacques Lacan 2

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Socialmente definiamo noi stessi attraverso l’interme<strong>di</strong>ario <strong>del</strong>la legge: due persone<br />

sono l’una rispetto all’altra in una posizione assai <strong>di</strong>versa a seconda se si trovano<br />

insieme al commissariato <strong>di</strong> polizia, in una sala <strong>di</strong> ricevimento o a passeggio lungo un<br />

viale. La relazione simbolica definisce il grado <strong>di</strong> maggiore o minore perfezione, <strong>di</strong><br />

completezza, <strong>di</strong> approssimazione <strong>del</strong>l’immaginario. In questa rappresentazione si fa<br />

riferimento alla <strong>di</strong>stinzione tra io ideale e ideale <strong>del</strong>l’io. L’ideale <strong>del</strong>l’io comanda il<br />

gioco <strong>di</strong> una relazione da cui <strong>di</strong>pende ogni relazione con gli altri; da questa relazione<br />

<strong>di</strong>pende il carattere più o meno sod<strong>di</strong>sfacente <strong>del</strong>la struttura immaginaria.<br />

Uno schema siffatto ci mostra che l’immaginario e il reale giocano allo stesso<br />

livello. Per comprenderlo possiamo anche postulare un ulteriore perfezionamento:<br />

supponiamo che questo sia lo specchio <strong>di</strong> un vetro. Guar<strong>di</strong>amo nel vetro e ve<strong>di</strong>amo<br />

gli oggetti al <strong>di</strong> là; gli oggetti reali passano attraverso l’interme<strong>di</strong>ario <strong>del</strong>lo specchio e<br />

tramite esso sono allo stesso posto <strong>del</strong>l’oggetto immaginario.<br />

Quel che è proprio <strong>del</strong>l’immagine è l’investimento da parte <strong>del</strong>la libido. Si può<br />

arrivare a cogliere la posizione desiderante <strong>del</strong>l’uomo nella misura in cui si trova una<br />

guida al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>l’immaginario, al livello <strong>del</strong> piano simbolico e che può anche<br />

incarnarsi nello scambio verbale tra esseri umani: questa guida che comanda il<br />

soggetto è l’ideale <strong>del</strong>l’io. Grazie a questa fondamentale <strong>di</strong>stinzione possiamo capire<br />

quel che succede nell’analisi sul piano immaginario, che noi – <strong>di</strong>ce <strong>Lacan</strong> -<br />

chiamiamo transfert.<br />

L’ideale <strong>del</strong>l’io, in quanto parlante, può venire a porsi nel mondo degli oggetti al<br />

livello <strong>del</strong>l’io ideale, al livello in cui può prodursi quella frattura narcisistica <strong>di</strong> cui ci<br />

parla Freud. Nel momento in cui si produce questa confusione (ad esempio quando ci<br />

si innamora), si capisce bene che non è più possibile alcun tipo <strong>di</strong> regolazione<br />

<strong>del</strong>l’apparecchio.<br />

Quando si è innamorati – <strong>di</strong>ce un vecchio detto – si è pazzi. Forse siamo adesso in<br />

grado <strong>di</strong> chiarire la psicologia <strong>del</strong> colpo <strong>di</strong> fulmine, come <strong>di</strong>ceva Goethe a proposito<br />

<strong>di</strong> Werther che, quando per la prima volta vede Carlotta con un bambino, si innamora

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