Commento del Seminario I di Jacques Lacan 2
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oggetti d’amore. Smette <strong>di</strong> amare. Il malato dunque ritira sull’io i propri interessi<br />
libi<strong>di</strong>ci, e torna ad esternarli nuovamente fuori <strong>di</strong> sé dopo la guarigione.<br />
Oltre allo stato <strong>di</strong> malattia c’è un’altra con<strong>di</strong>zione che esibisce un ritiro narcisistico<br />
<strong>del</strong>l’importo libi<strong>di</strong>co sulla propria persona. Questa con<strong>di</strong>zione è rappresentata dal<br />
sonno, dall’esclusivo desiderio <strong>di</strong> dormire: l’egoismo tipico dei sogni - osserva Freud<br />
- si inscrive perfettamente in questo contesto. L’ipocondriaco, inteso come colui che<br />
avverte dolorose sensazioni corporee, in generale un certo malessere organico, anche<br />
lui ritira dagli oggetti <strong>del</strong> mondo esterno interesse e libido, e li concentra sull’organo<br />
che lo interessa.<br />
Se nella malattia organica le sensazioni penose sono fondate su alterazioni<br />
organiche, ciò non avviene nell’ipocondria. “Tuttavia saremmo in perfetto accordo<br />
con la nostra consueta concezione dei processi nevrotici se ci risolvessimo a<br />
<strong>di</strong>chiarare che l’ipocondria deve avere ragione e che certamente anche in essa non<br />
mancano alterazioni <strong>di</strong> natura organica” 20 .<br />
Sensazioni corporee <strong>di</strong> natura spiacevole paragonabili a quelle <strong>del</strong>l’ipocondria si<br />
riscontrano anche in altre nevrosi. Per questo - <strong>di</strong>ce Freud - già nel passato aveva<br />
proposto <strong>di</strong> includere l’ipocondria nel novero <strong>del</strong>le nevrosi attuali, accanto alla<br />
nevrastenia e alla nevrosi d’angoscia. Inoltre non è eccessivo sostenere che una<br />
piccola componente ipocondriaca concorra inevitabilmente alla configurazione <strong>del</strong>le<br />
altre nevrosi.<br />
Il mo<strong>del</strong>lo più noto <strong>di</strong> organo dolorosamente teso è l’organo genitale quando è in<br />
stato <strong>di</strong> eccitamento. Se chiamiamo erogenicità la capacità che un’area corporea ha <strong>di</strong><br />
inviare alla psiche stimoli sessualmente eccitanti, e se teniamo conto che grazie alle<br />
acquisizioni <strong>del</strong>la teoria sessuale siamo avvezzi da tempo all’idea che determinate<br />
altre zone <strong>del</strong> corpo - le zone erogene - possono prendere il posto dei genitali e<br />
comportarsi in maniera analoga ad essi, non ci resta che fare un passo ulteriore.<br />
Giungeremo allora alla conclusione che l’erogenicità è una caratteristica generale <strong>di</strong><br />
20 Ib., p. 32.