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Commento del Seminario I di Jacques Lacan 2

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paziente; anche noi siamo nell’ignoranza, perché ignoriamo la costellazione<br />

simbolica situata nell’inconscio <strong>del</strong> paziente, e ignoriamo anche l’or<strong>di</strong>ne in cui questa<br />

costellazione è strutturata. Quando ci inoltriamo nel territorio <strong>del</strong>l’inconscio,<br />

incontriamo sempre situazioni strettamente organizzate, complesse. Il primo mo<strong>del</strong>lo<br />

che Freud ci ha fornito è stato proprio quello <strong>del</strong> complesso <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po.<br />

<strong>Lacan</strong> ricorda <strong>di</strong> aver messo in luce nei suoi lavori su Freud quanti problemi ponga<br />

il complesso <strong>di</strong> E<strong>di</strong>po e quale ambiguità comporta. Tutto lo sviluppo <strong>del</strong>l’analisi<br />

consiste nella valorizzazione <strong>di</strong> ciascuna <strong>del</strong>le tensioni implicite in questo sistema<br />

triangolare. Si mettono in luce varie <strong>di</strong>ssimmetrie: innanzitutto la relazione che lega il<br />

soggetto alla madre è <strong>di</strong>stinta da quella che lo lega al padre; la relazione narcisistica,<br />

o immaginaria, col padre è <strong>di</strong>stinta da una relazione simbolica, e anche da una<br />

relazione reale che a sua volta è anche una relazione residuale rispetto a quello che ci<br />

interessa nell’analisi, e che <strong>Lacan</strong> lascia intendere essere il simbolico. Malgrado tutte<br />

le riserve, occorre notare che non si è riusciti finora a staccarsi dallo schema fornitoci<br />

da Freud. Questo schema deve tuttavia essere mantenuto, perché è fondamentale non<br />

solo per qualunque comprensione <strong>del</strong> soggetto, ma anche per ogni realizzazione<br />

simbolica <strong>del</strong>l’essere <strong>del</strong>l’inconscio. Tale inconscio non è un insieme <strong>di</strong> pulsioni<br />

<strong>di</strong>sorganizzate, ma è esso stesso sottomesso ad una legge organizzativa precisa.<br />

Occorre attivare la ricostruzione analitica, che il soggetto deve autentificare: il<br />

ricordo deve essere rivissuto con l’aiuto dei vuoti: è proprio Freud a <strong>di</strong>rci che non<br />

possiamo fare completo affidamento sulla memoria. <strong>Lacan</strong> ci consegna una formula<br />

quasi algebrica: il reale, o ciò che è percepito come tale, è quanto resiste in modo<br />

assoluto alla simbolizzazione. In fin dei conti, il sentimento <strong>del</strong> reale si manifesta in<br />

modo massiccio in quella manifestazione <strong>di</strong> una realtà irreale che è l’allucinazione.<br />

Non dobbiamo meravigliarci che queste interpretazioni non siano simbolizzate dal<br />

soggetto. Si manifestano in uno sta<strong>di</strong>o in cui non possiamo in alcuna misura rivelare<br />

<strong>di</strong> quella situazione in quel dominio interdetto che è il suo inconscio, perché sono<br />

ancora sul piano <strong>del</strong>la negazione o <strong>del</strong>la negazione <strong>del</strong>la negazione: qualcosa non è

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