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Catone - il Refuso

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catone domenica yeah:CATONE 14/12/2008 17.32 Pagina 36<br />

36 donne e media<br />

CULTURA<br />

Bia Sarasini ha i capelli corti, come Maria<br />

Teresa Pellegrini Raho che le sta accanto,<br />

come pure Paola D’Agnese. Forse anche lei<br />

dal parrucchiere va poco. Non porta gonne<br />

lunghe, non grida, non provoca, non impone.<br />

Non è brutta, non una “strega”. Non si vergogna<br />

a dirsi femminista. Però lo sa bene, come<br />

lo sa Maria Teresa - che ha organizzato la stagione<br />

di conferenze sul Femminismo a Monte<br />

Porzio - che lo stigma le sta addosso comunque,<br />

al di là del tono gent<strong>il</strong>e, al di là della sua<br />

indiscussa femmin<strong>il</strong>ità.<br />

Bia Sarasini, giornalista, saggista, autrice e<br />

conduttrice di programmi a Radiotre, direttora<br />

di Noidonne, organizzatrice del Centro culturale<br />

Virginia Woolf-Università delle Donne, membro della Società italiane<br />

letterate, docente di Politiche dell’Incontro a Roma Tre, fondatrice del<br />

sito Dea, che sta per Donne E Altri, è un nome di grosso calibro nel<br />

mondo intellettuale internazionale. Ma per fortuna nostra è una donna.<br />

Non una donna arrabbiata, non una donna piena di sé - e ne avrebbe ben<br />

donde - non una donnaincarriera. Una donna, una madre, una moglie,<br />

una giornalista. Parla dei media e di come questi si occupano dei rapporti<br />

tra uomini e donne, tema poco frequentato eppure fondamentale nella<br />

formazione, oggi, di una coscienza di genere. Cita un uomo, lo storico<br />

Giorgio Galli, per spiegare <strong>il</strong> ritorno dello stereotipo ricorrente: come le<br />

streghe, ovvero coloro che travolgevano le dinamiche di relazione tra<br />

uomo e donna, erano perseguitate al fine di cancellare la pericolosa<br />

rimonta di una coscienza di sé, così le Femministe, stigmatizzate come<br />

incendiarie odiatrici di uomini, e da un certo punto in poi, dal ‘78, si sono<br />

dovute ritirare in un mondo altro, parallelo. Femminismo. Si parla più di<br />

associazioni di cacciatori che di movimenti delle donne. I media hanno<br />

cancellato <strong>il</strong> termine. “Anche tra colleghe giornaliste non è fac<strong>il</strong>e”.<br />

Qualche “canale” c’è, raro, ma c’è. Come Concita De Gregorio, neo direttora<br />

de l’Unità: “Introduce nei suoi articoli aspetti presi dalla vita femmin<strong>il</strong>e,<br />

si occupa di donne, ma se le si parla di femminismo è fredda, forse<br />

pensando che sia qualcosa che non si può più usare”. E Marina Terragni,<br />

l’editorialista di Io Donna-Corriere della Sera, autrice de La scomparsa<br />

delle donne, che invita a riprendersi la femmin<strong>il</strong>ità, senza rinunciare a<br />

libertà e felicità. Lo stereotipo però resta. E ti blocca. Accenni un discorso,<br />

l’interlocutore ti chiede se sei femminista e ti ha fregato, non parli<br />

più. Eppure le femministe sono quelle belle ragazze che hanno sudato<br />

per arrivare a ciò di cui oggi godono tutte le donne, veline comprese.<br />

Sono quelle che, si dice, hanno fatto l’unica rivoluzione riuscita dell’umanità.<br />

Vero, “hanno frantumato la relazione tra uomo e donna, hanno<br />

cambiato la famiglia, hanno dato impulso anche ad urbanizzazioni diverse,<br />

ma non hanno cambiato l’organizzazione politica e sociale, pur avendone<br />

minato le basi”. E, a quanto pare, non si vuole che ciò accada.<br />

Nuovo incontro con Femminismo, una storia... non per sole donne, <strong>il</strong> 14<br />

gennaio con Elisabetta Donini per “Donne, genere e scienza”. PB

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