La liberazione del Mezzogiorno e l'unità nazionale - Consiglio ...
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Un compito, dunque, ingrato, difficile, doloroso spettava ora al nuovo<br />
governo <strong>nazionale</strong> ed a Cavour, che indicava una linea precisa e senza equivoci;<br />
“imporre l’unità alla parte più corrotta e più debole <strong>del</strong>l’Italia. Sui mezzi,<br />
non vi è pure gran dubbiezza: la forza morale e, se questa non basta, la fisica”.<br />
Governo e moderati ebbero la precisa consapevolezza che Napoli ormai costituiva<br />
il banco di prova <strong>del</strong>la unità <strong>nazionale</strong> e che il superamento <strong>del</strong>le difficoltà<br />
che la situazione meridionale presentava avrebbe dato la misura <strong>del</strong>la<br />
forza ideale e politica <strong>del</strong> nuovo Stato.<br />
Ma ormai non si trattava più soltanto di imporre, com’era nelle intenzioni<br />
e nella visione dì Cavour, una rivoluzione dall’alto, un nuovo e più moderno<br />
sistema politico e amministrativo e di adeguare il <strong>Mezzogiorno</strong> al resto <strong>del</strong><br />
Paese vincendo con qualunque mezzo le resistenze che la società meridionale<br />
poteva opporre. Ben presto, il fondamento stesso di questa opera apparve<br />
in pericolo. Una nuova guerra di riconquista si doveva aprire contro il brigantaggio<br />
e i focolai di reazione che si erano riaccesi nelle province e che furono<br />
spenti con gli stati d’assedio, violenze, esecuzioni sommarie, soppressioni di<br />
garanzie e di libertà costituzionali.<br />
Il peso più grave e diretto di questa operazione ricadeva sulle regioni meridionali,<br />
le quali dovevano pagare a caro prezzo la conquista storica <strong>del</strong>l’unità<br />
<strong>nazionale</strong>; ma il carattere che aveva avuto la soluzione <strong>del</strong>la questione napoletana<br />
finì col gravare su tutta la vita politica <strong>nazionale</strong> e col rendere più incerto<br />
il processo di avvicinamento tra governo e Paese, più difficile e drammatico<br />
il cammino <strong>del</strong> popolo italiano verso la democrazia, cammino al quale il<br />
Risorgimento aveva dato il primo avvio.<br />
A conclusione di queste vicende, che liquidavano per sempre nell’Italia<br />
meridionale le velleità di rinascita di un regime sul quale ricadeva in parte la<br />
responsabilità <strong>del</strong>l’arretratezza di queste regioni, il problema <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong><br />
restava ancora aperto e si riproponeva in termini nuovi. Quella che allora<br />
si definiva la “questione napoletana” e che, nell’anno conclusivo <strong>del</strong> Risorgimento,<br />
i moderati identificavano con problemi di “risanamento” politico e<br />
morale – che era, poi, un modo particolare di avvertire le difficoltà di unificazione<br />
di regioni a diverso livello economico e civile – doveva ripresentarsi con<br />
un significato assai più ampio e svolgersi, nel corso <strong>del</strong>la storia unitaria, anche<br />
come contrasto tra le esigenze di rinnovamento <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong> e la linea<br />
generale di sviluppo sulla quale concretamente si indirizzava la vita economica<br />
e politica.<br />
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