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La liberazione del Mezzogiorno e l'unità nazionale - Consiglio ...

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Figure di funzionari di polizia come quelle <strong>del</strong> famoso Maniscalco, di spie ed<br />

agenti locali, che erano disseminati dappertutto, avevano attirato su di sé un<br />

odio profondo da parte di un numero di persone ben più grande che non i<br />

piccoli nuclei politicamente sospetti; mentre il secolare malcontento dei contadini,<br />

che fino allora era stato represso in un sistema feudale di violenti e di<br />

oppressione, restava inalterato e minaccioso in tutta l’isola.<br />

Rivolte e tentativi insurrezionali esplosero, quindi, ripetutamente in questa<br />

situazione: nel gennaio <strong>del</strong> 1850 tredici rivoltosi furono fucilati a Palermo<br />

nella piazza <strong>del</strong>la Fieravecchia; nel 1856 venne soffocata l’insurrezione capeggiata<br />

dal mazziniano Francesco Bentivegna a Mezzoiuso; nel 1857 un tentativo<br />

insurrezionale stroncato a Cefalù; due anni dopo, una rivolta scoppiò a<br />

Santa Flavia e Villabate; ancora il 27 novembre <strong>del</strong> ‘59 il direttore di polizia,<br />

Maniscalco, venne pugnalato a Palermo.<br />

Anche se non erano riusciti ad acquistare un ampio respiro ed erano di<br />

volta in volta rapidamente soffocati, questi tentativi erano appunto<br />

l’espressione di uno stato d’animo e atteggiamento cui partecipavano, per<br />

diversi motivi, larghi strati <strong>del</strong>la popolazione siciliana.<br />

I termini politici di questo fermento furono, da un lato, l’unitarismo e, dall’altro,<br />

l’autonomismo, il quale aveva le sue radici in una antica tradizione<br />

politica isolana, ma che aveva ormai perduto i suoi originari caratteri aristocratici<br />

ed acquistato un contenuto nuovo in cui il problema dei rapporti tra<br />

Napoli e Sicilia e tra questa e il futuro Stato <strong>nazionale</strong> era connesso al problema<br />

<strong>del</strong> rinnovamento <strong>del</strong>le istituzioni e <strong>del</strong> sistema di governo in senso<br />

liberale o democratico.<br />

Ma al di là e al di sotto <strong>del</strong>le formulazioni politiche più mature, era un<br />

fatto di grandissima importanza che lo scontento ed il risentimento esistenti<br />

nelle classi più numerose <strong>del</strong>la popolazione e derivanti dalla profonda crisi<br />

economica, sociale e politica che travagliava l’isola confluissero comunque in<br />

questa opposizione, si colorassero di anti-borbonismo.<br />

Occorre sottolineare con forza il carattere e la larghezza di questa opposizione<br />

popolare che esisteva in Sicilia prima <strong>del</strong> 1860 e che aveva finito col<br />

costituire una barriera insuperabile tra governo e popolazione. Essa fu un elemento<br />

fondamentale sia nel determinare la convinzione, l’entusiasmo e la<br />

fiducia che furono necessari per avviare un’opera che a molti poteva apparire<br />

disperata e sulla quale pesava il doloroso ricordo <strong>del</strong> tragico tentativo di Pisacane,<br />

sia nel creare le condizioni che portarono al successo la spedizione.<br />

Non molti degli stessi protagonisti <strong>del</strong>la spedizione dei Mille si resero conto,<br />

all’inizio, <strong>del</strong>l’importanza di questo fattore. Molti volontari si aspettavano di<br />

trovare, al loro arrivo a Marsala, ordinate schiere di insorti pronte ad unirsi a<br />

loro; e restarono <strong>del</strong>usi quando queste rosee previsioni non si verificarono.<br />

“Dove son mai quelle falangi d’insorti che magnificavi tanto a Genova,<br />

dove sono le città ribellate?”: questa domanda rivolgeva uno dei Mille, il gior-<br />

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