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sero a perpetrare un crimine punito<br />
con la pena di morte immediata, per<br />
quanto primitive fossero, avrebbero<br />
cercato di proteggersi da quel rischio<br />
di essere colti in flagrante. Ora, il caso<br />
in questione si realizzò in condizioni<br />
tali da far pensare che difficilmente<br />
non sia stato pianificato da terzi,<br />
interessati al suo conseguimento.<br />
I farisei invocano una<br />
legge in disuso<br />
4 gli dicono: “Maestro, questa<br />
donna è stata sorpresa in flagrante<br />
adulterio. 5 Ora Mosè, nella<br />
Legge, ci ha comandato di lapidare<br />
donne come questa. Tu che ne<br />
dici?”. 6 Questo dicevano per metterlo<br />
alla prova e per avere di che<br />
accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si<br />
mise a scrivere col dito per terra.<br />
L’espressione “sorpresa in flagrante<br />
adulterio” conferisce ancor più sostanza<br />
all’ipotesi di un crimine pianificato<br />
da varie persone, con uno scopo che diventerà<br />
esplicito nella rivelazione contenuta<br />
nel versetto seguente. Oltretutto,<br />
l’affermazione fortemente categorica<br />
da parte loro evitava che fossero accusati<br />
da Gesù rispetto alle prove, perché<br />
neppure la donna stessa cercava<br />
di difendersi. Forse, per la delicatezza<br />
<strong>della</strong> sua anima femminile, non faceva<br />
neppure delle insinuazioni su chi fosse<br />
il suo complice in quel crimine.<br />
Flavio Giuseppe, famoso storico<br />
giudeo di quei tempi – e dunque, in<br />
un certo modo, insospettabile -, ci racconta<br />
che era caduta in disuso la legge<br />
che puniva con la pena di morte i rei<br />
condannati per questo tipo di crimine.<br />
Rigorismo in mezzo alla<br />
rilassatezza generale dei costumi<br />
Sotto il regno di Erode, la corruzione<br />
dei costumi a Gerusalemme era<br />
giunta ai limiti estremi. Chissà se questa<br />
era una circostanza propizia ai farisei<br />
e scribi per creare, in Gesù, l’impasse<br />
di come procedere in quel caso<br />
di adulterio. Comunque sia, “sotto<br />
l’apparenza dello zelo per la Legge, que-<br />
1 Salvami Regina · Marzo 2007<br />
gli uomini ipocriti e vendicativi preparavano<br />
a Gesù una trappola mal dissimulata:<br />
Erano sicuri che Colui che chiamavano<br />
ironicamente con l’epiteto di<br />
‘amico di peccatori e pubblicani’ Si sarebbe<br />
mostrato indulgente con la colpevole;<br />
ed allora essi Lo avrebbero accusato<br />
di violare la Legge divina in un<br />
punto fondamentale” ( 4 ).<br />
Sulla stessa linea, commenta Don<br />
Andrés Fernandez Truyols, SJ: “ La<br />
domanda, apparentemente rispettosa e<br />
persino onorifica per Gesù, era in realtà<br />
insidiosa. Se Lui si fosse pronunciato<br />
per il castigo, lo avrebbero tacciato di<br />
essere duro; se avesse assolto, sarebbe<br />
stato accusato di violare la Legge” ( 5 ).<br />
D’altra parte, vale la pena osservare<br />
il contrasto tra i fedeli, che ascoltano<br />
estasiati le parole del Salvatore, e la<br />
Decidendo per<br />
l’una o l’altra<br />
soluzione, Gesù,<br />
o si sarebbe<br />
sollevato contro il<br />
potere romano, o si<br />
sarebbe dichiarato<br />
in disaccordo<br />
rispetto a Mosè e,<br />
pertanto, rispetto<br />
al Sinedrio<br />
furia dei dottori <strong>della</strong> Legge e dei farisei<br />
nel condannare Gesù. “Mentre i pacifici<br />
e i semplici ammiravano le parole<br />
del Salvatore, gli scribi e i farisei Gli facevano<br />
domande, non per apprendere,<br />
ma per ordire trappole alla verità” ( 6 ).<br />
Vogliono rendere Gesù reo<br />
<strong>della</strong> sua stessa sentenza<br />
È diventato famoso il dilemma<br />
creato dai farisei a proposito del pagamento<br />
dell’imposta, se a Cesare o al<br />
Tempio. Quel “rendete dunque a Cesa-<br />
re quello che è di Cesare e a Dio quello<br />
che è di Dio”(Mt 22, 21) ha segnato<br />
la Storia. Il caso portato alla luce dalla<br />
Liturgia di oggi fu montato con un’abilità<br />
di gran lunga maggiore. Decidendo<br />
per l’una o l’altra soluzione, Gesù,<br />
o si sarebbe sollevato contro il potere<br />
romano, o si sarebbe dichiarato discordante<br />
rispetto a Mosè e, pertanto,<br />
rispetto al Sinedrio. Se la sua sentenza<br />
fosse stata a favore <strong>della</strong> lapidazione,<br />
sicuramente i suoi nemici avrebbero<br />
cercato di consegnarLo a Pilato con<br />
l’accusa di aver violato la legge imposta<br />
da Roma alle province conquistate<br />
e alle sue suffragane: il diritto di vita e<br />
di morte gli apparteneva con esclusività.<br />
Senza contare che avrebbero avuto<br />
elementi per sollevare il popolo contro<br />
la sua radicalità e intransigenza.<br />
Gesù contro Mosè...<br />
Se Gesù l’avesse assolta, avrebbero<br />
fomentato i fedeli per il fatto che Lui<br />
si opponeva alla Legge di Mosè e Lo<br />
avrebbero trascinato al Sinedrio per essere<br />
scomunicato e consegnato all’autorità<br />
romana. Probabilmente, “volevano<br />
mettere Cristo in opposizione con la<br />
Legge di Mosè, dando ad intendere che<br />
Lo consideravano un altro Mosè, il quale<br />
portava una legge più perfetta di quella<br />
del primo. Tutto era fatto per incentivar-<br />
Lo e provocarLo, in modo che Lui prendesse<br />
posizione contro la Legge di Mosè,<br />
dando loro l’occasione di accusarLo.<br />
Che dici Tu a questo? Contrapponendolo<br />
a Mosè, come se Lo elevassero al di<br />
sopra di Mosè. Tu, che sei più grande di<br />
Mosè, a cui non si applicano le sue leggi,<br />
perché non ne promulghi un’altra migliore<br />
e più perfetta, che ne dici? Approvi<br />
o disapprovi la sentenza <strong>della</strong> legge mosaica?<br />
Con tutti i mezzi, cercano di metterLo<br />
nella tentazione di dire qualcosa<br />
contro Mosè, di fronte a tutto quel pubblico,<br />
visto che Lo riconoscono come superiore<br />
al grande legislatore ( 7 ).<br />
Gesù risponde per iscritto<br />
Richiama moltissimo all’attenzione<br />
l’inedita attitudine del Divino Maestro,<br />
di chinarsi, rimanendo seduto,