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SPREAD V Ed - Capitolo 5

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70<br />

Sintesi 5-6<br />

La RM con tecnica DWI è in<br />

grado di documentare il danno<br />

ischemico recente (“core”) già a<br />

distanza di pochi minuti dall’evento<br />

ischemico.<br />

La RM con tecnica PWI è utile<br />

nella valutazione della penombra<br />

ischemica.<br />

La RM convenzionale si utilizza<br />

per il monitoraggio della lesione<br />

ischemica, soprattutto nelle fasi<br />

subacuta e cronica.<br />

Figura 5-5. Angio-TC dei tronchi<br />

epiaortici. La figura documenta la<br />

presenza di una placca ateromasica<br />

parzialmente calcifica a livello<br />

della biforcazione carotidea,<br />

che determina una stenosi non<br />

significativa dell’arteria carotide<br />

interna all’origine. Normalmente<br />

visualizzata l’arteria vertebrale.<br />

<strong>SPREAD</strong> – Stroke Prevention and <strong>Ed</strong>ucational Awareness Diffusion<br />

Ictus cerebrale: Linee guida italiane<br />

5.6.4.2 Angio-TC<br />

La tecnica Angio-TC è utilizzata per valutare la pervietà vasale intra ed extracranica.<br />

L’impiego di questa metodica è comunque limitato a casi selezionati, in quanto, oltre a basarsi<br />

sull’impiego di radiazioni ionizzanti, si esegue impiegando una dose rilevante di mezzo di<br />

contrasto iodato, come già detto, potenzialmente dannoso per il parenchima cerebrale, soprattutto<br />

nella fase acuta. L’esame è particolarmente indicato per la valutazione della parete arteriosa,<br />

delle calcificazioni parietali oltre che per valutare il grado di stenosi (Figura 5-5) ed è<br />

generalmente impiegato in fase subacuto-cronica in previsione di un trattamento chirurgico<br />

tradizionale e/o intravascolare quando, esami non invasivi non siano stati in grado di fornire<br />

dati esaustivi.<br />

5.6.4.3 Risonanza Magnetica (RM)<br />

La RM ha acquisito sempre più importanza in questi ultimi anni anche grazie all’introduzione<br />

delle nuove tecniche avanzate. Continua ad avere limiti intrinseci rappresentati dagli elevati<br />

costi di manutenzione delle apparecchiature, dalla difficoltà di esecuzione in pazienti non collaboranti,<br />

dalle controindicazioni di carattere generale come pace-maker ed elementi metallici<br />

intra-corporei.<br />

Attualmente la valutazione del paziente con ictus ischemico acuto, mediante RM, si effettua<br />

con le immagini in diffusione (diffusion-weighted imaging, DWI) e in perfusione (perfusionweighted<br />

imaging, PWI).<br />

La DWI è una tecnica altamente sensibile ai movimenti Browniani di traslazione delle molecole<br />

d’acqua su piccole distanze. Essa permette di documentare in pochi minuti un’area di<br />

alterato segnale nel contesto del parenchima cerebrale, legata ad una restrizione del movimento<br />

delle molecole stesse, indice di sofferenza e rappresentativa del core del tessuto ischemico,<br />

78-82 talvolta ancor prima che il danno diventi evidente nelle immagini convenzionali. 83,84<br />

Queste ultime comunque mantengono la loro importanza diagnostica nel monitoraggio nel<br />

tempo della lesione ischemica e nella diagnosi differenziale con gli infarcimenti emorragici nel<br />

contesto della stessa lesione come illustrato nei paragrafi precedenti. Entro 6 ore dalla sintomatologia<br />

ictale la DWI mostra una sensibilità del 95% ed una specificità di circa il 100%. 84<br />

La tecnica PWI identifica invece lo studio attraverso il quale è possibile rilevare la riduzione<br />

del flusso cerebrale regionale, secondaria all’occlusione arteriosa. La combinazione della stessa<br />

con la DWI, può definire il core della lesione ischemica (DWI) e la zona di penombra ischemica<br />

(PWI) con basso flusso cerebrale (Figura 5-6). Tuttavia, la mancanza di standardizzazione<br />

delle tecniche in DWI e PWI rappresenta un problema, soprattutto in relazione al reale<br />

significato da attribuire alle stesse in previsione della decisione di effettuare la trombolisi. 85<br />

La questione è attualmente dibattuta anche nei TIA, nei quali è possibile riscontrare alterazioni<br />

in DWI già indicative di danno. 86,87<br />

stesura 16 febbraio 2007<br />

Per quanto riguarda la RM convenzionale, essa continua<br />

ad avere un impiego specifico soprattutto per il<br />

monitoraggio nel tempo della lesione ischemica. Nella<br />

fase iperacuta, entro le prime 6 ore, la RM convenzionale<br />

risulta essere normale oppure può mostrare un’alterazione<br />

di segnale del lume del vaso arterioso interessato<br />

con scomparsa del vuoto di segnale endoluminale<br />

(flow void) nelle sequenze T2 pesate, associata a segni<br />

indiretti di lesione cerebrale (rigonfiamento dei giri<br />

corticali, scomparsa dei solchi e perdita dell’interfaccia<br />

grigia-bianca) nelle sequenze T1 pesate. Dopo la somministrazione<br />

del mezzo di contrasto paramagnetico,<br />

considerato minimamente dannoso, si assiste al potenziamento<br />

intravascolare (75% dei casi), che non interessa<br />

il tessuto cerebrale. Nella fase acuta, a 6-48 ore<br />

dall’evento, è possibile rilevare un’area di alterato<br />

segnale, iperintensa nelle sequenze T2 pesate e, dopo<br />

contrasto, si può osservare un potenziamento dei vasi<br />

arteriosi (75% dei casi). Le variazioni del segnale RM

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