CITTàA OSTACOLI - Cinque Quotidiano

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18 sabato 20 ottobre 2012 MANGIAR&BERE Carciofo WEB: cinquegiorni.it @: info@cinquegiorni.it Ottimi i suoi impacchi per la pulizia del viso Sconsigliato per l’alimentazione dei bambini LA RICETTA Carciofi glassati INGREDIENTI PER 4 PERSONE ■ 650 g di carciofi freschi ■ 70 g di zucchero ■ 15 g di olio extravergine di oliva ■ succo di limone ■ pepe bianco ■ sale A cura di Cucina Leggera 1. Taglia il gambo dei carciofi ed elimina le prime foglie che risultano troppo dure e taglia la parte superiore. 2. Vuota accuratamente la parte interna dei carciofi ed elimina la peluria della parte centrale, che è indigesta e decisamente sgradevole. 3. Metti i carciofi in un recipiente e coprili con acqua e limone per evitare che anneriscano per effetto dell’ossidazione. 4. Metti i carciofi a testa in già in una pentola con l’olio, spolverali con lo zucchero e un po’ di sale e pepe. Quando iniziano a friggere abbassa il fuoco al minimo e continua la cottura per altri 30 minuti. I carciofi sono glassati quando rimane pochissimo liquido. 5. Togli i carciofi dalla pentola, facendo molta attenzione. Tieni da parte il sugo rimasto e usalo successivamente per inumidire i carciofi prima di servirli. Il carciofo fu introdotto in Europa nel Medioevo dagli Arabi che lo importarono dall’Africa settentrionale in Spagna. Il nome italiano di questa pianta deriva proprio dall’arabo “kharshuff”, attraverso lo spagnolo “alcachofa”. La sua coltivazione di maggior rilievo si ha in Italia (Puglia, Lazio, Campania, Sicilia e Toscana), Francia e Spagna. Autentica risorsa di questo ortaggio è la cinarina, principio attivo contenuto nelle foglie e nel succo della pianta di sapore amaro che favorisce la diuresi e la secrezione biliare. I carciofi abbassano il tasso di colesterolo e trigliceridi nel sangue, migliorano la fun- zionalità epatica e danno una mano all’intestino pigro. Il decotto è adatto anche per impacchi e lavaggi per la pulizia della pelle del viso. A causa dell’elevato contenuto di fibre indigeribili e acidi organici può irritare l’intestino dei bambini e quindi è sconsigliato farlo mangiare prima dei tre anni.
TEL: 06.5124466 TEL: 06.5130299 La cooking therapy riaccende la passione sabato 20 ottobre 2012 19 La passione si riaccende cimentandosi insieme ai fornelli. Secondo un nutrito gruppo di esperti, la cooking therapy rappresenta la ricetta migliore per restituire un pizzico di pepe al rapporto di coppia e riscaldare quella complicità e quell’intesa ormai raffreddate. Il 52% degli oltre 90 sessuologi, psicologi e chef intervistati per l’indagine del Polli Cooking Lab, l’osservatorio internazionale creato dall’omonima azienda italiana, sostiene che il rapporto tra cibo ed eros rivitalizza l’armonia di coppia. Dallo studio emerge che attraverso la preparazione di piatti semplici, genuini e gustosi, l’uomo ha la possibilità di stupire (58%) la propria lei, coinvolgerla in un gioco di seduzione (45%), stimolando tutti i suoi sensi (37%). E così la casa si trasforma in un luogo di conquista, battendo perfino le discoteche (37%) e le località turistiche (34%), riuscendo a offrire più intimità (65%), più tranquillità e concedendo maggiore spazio al “gioco” (58%). Vaniglia LA RICETTA Cuore rosa con crema alla vaniglia INGREDIENTI PER 6 PORZIONI Impasto: ■ 200 g di burro ammorbidito ■ 20 g di zucchero ■ 1 bustina di zucchero vanigliato ■ 4 uova ■ 200 g di farina ■ 3 bustine di lievito Crema alla vaniglia: ■ 1 busta di budino alla vaniglia ■ 400 ml di latte ■ 40 g di zucchero Glassa: ■ 150 g di zucchero vanigliato ■ succo di limone ■ colorante alimentare rosa Decorazione: ■ 200 g marmellata di arancia ■ 150 g di mandorle a fette ■ 3 cucchiai di zucchero A cura di Dolci della Nonna 1) Mescola il burro con lo zucchero e lo zucchero vanigliato. Aggiungi le uova. Mischia la farina con il lievito e uniscili agli altri ingredienti. 2) Versa il composto in una teglia imburrata a forma di cuore e metti in forno a 180 °C per circa 25 minuti. Togli la torta dal forno e mettila a raffreddare su una griglia per dolci. Taglia in due il cuore in senso orizzontale. 3) Sciogli il budino in 6 cucchiai di latte. Unisci il resto del latte e lo zucchero e fallo scaldare sul fuoco. Lascia raffreddare il budino. 4) Metti il primo strato della torta nell’anello a forma di cuore e spalma sopra il budino, aiutandoti con una spatola. Chiudi la torta con l’altro strato. 5) Unisci e mescola lo zucchero vanigliato con il succo di limone e il colorante alimentare rosa e spalma la glassa su tutta la superficie della torta. Unisci le mandorle alla marmellata di arancia e allo zucchero. Amalgamali bene e con una spatola decora il bordo laterale della torta. Decora la torta, a tuo piacimento, con fiori e foglie di marzapane. L’essenza di Montezuma La vaniglia in antichità era già molto usata dalle popolazioni messicane: gli Atzechi preparavano una bevanda mescolando questa essenza al cacao. La leggenda narra che l’imperatore Montezuma offrì a Cortès, il conquistatore del Messico, una bevanda profumata dal gusto un po’ particolare: si trattava di cioccolato profumato alla vaniglia. Così, all’inizio del 1500, Cortès la fece scoprire al resto del mondo portandola in Spagna e successivamente nel 1600 arrivò anche in Francia. La sua grande diffusione però si ebbe solo a metà del 1800 quando la sua coltura si sviluppò grazie alla scoperta del metodo d’impollinazione manuale sull’isola di Riunione. Poi i coloni esportarono la loro esperienza in Madagascar, oggi leader mondiale nella produzione di vaniglia. La vaniglia trova anche vasto impiego nella cosmesi e farmaceutica. Vivi! Vivi! Vivi! La vita è un banchetto e solo gli idioti muoiono di fame dal film “La signora mia zia” IL SOMMELIER Funghi e Meczan di Hofstatter Felice matrimonio di sapori di Simone Ginnetti simoneginnetti@libero.it V ersatili, profumatissimi. E dalla tipica tendenza amarognola. Ovoli, champignon, galletti, porcini: è autunno, tempo di funghi. Crudi o cotti, accompagnano insalate, primi piatti di pasta o riso, polenta, carne e talvolta anche il pesce. Abbinarli al vino richiede qualche accortezza e sebbene le eccezioni siano quasi sempre più delle regole, fissare un paio di punti può aiutarci a non commettere errori grossolani e a non pregiudicare il piacere del nostro palato. Evitare i tannini. Le note amaricanti dei vegetali uniti alla durezza del vino potrebberorivelarsi aspri nemicidell’armonia finale. In questo senso anche talune sensazioni vegetali, primarie ad esempio nei vitigni bordolesi, non aiutano la causa. Caratteristicaprincipale dei funghi è tuttavia l’aromaticità. Fine ma delicata, riconoscibile ma non sempre intensissima. Dovremo accompagnarla bene cercando di non prevaricarla. Se usati crudi come starters, in insalata, potremmo optare per un bianco giovane, profumato, fresco. Se invece addizionati a una langarola tartare di carne, la nostra scelta potrebbe ricadere su un vino rosato, anch’esso giovane, fruttato e saporoso. Un bianco più importante e maturo, magari dopo un passaggio in legno, potrebbe abbinarsi fieramente a un risotto ai porcini mentre un primo piatto in cui fosse previsto l’uso del pomodoro vedrebbe di buon grado la compagnia di un rosato. Uno degli accostamenti più diffusi è quello tra funghi e pinot nero. Rimanendo nella penisola, i migliori provengono dall’Alto Adige e sono adatti alle preparazioni più complesse: zuppe e sformati. Tra i miei preferiti, l’Alto Adige Meczan di Hofstatter; tra i suoi pregi si annoverano bevibilità, riconoscibilità e finezza. Rubino luminoso, tipico nei sentori di piccoli frutti rossi e rosa canina. Sorso fine e armonico, agile ma non sfuggevole, è adatto anche a chi si avvicina per la prima volta a un vitigno non propriamente immediato. Immediata è invece la sua reperibilità in enoteca e accessibile il costo, entro i 10 euro.
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