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L’INCHIESTA<br />
Israele» spiega Roberto Malini, co-presidente<br />
di Everyone, gruppo per la<br />
cooperazione internazionale sulla cultura<br />
dei diritti umani. Una volta presa<br />
la decisione, molti attraversano illegalmente<br />
il confine tra Eritrea e Sudan<br />
a piedi, perché non esiste altro modo<br />
consentito dalla legge per lasciare il<br />
Paese. Dopo aver fatto tappa al campo<br />
per rifugiati eritrei di Shagrab gestito<br />
dall’Unhcr, procedono in direzione della<br />
città di Kassala, centro di smistamento<br />
verso Libia, Arabia Saudita ed<br />
Egitto. È qui che solitamente vengono<br />
reclutati da persone, spesso eritree, le<br />
quali dicono loro che, una volta giunti<br />
nel Sinai, dovranno pagare circa<br />
2.500 dollari per l’ingresso in Israele. Il<br />
viaggio dal Sudan all’Egitto avviene in<br />
POPOLI E MISSIONE - GENNAIO <strong>20</strong>12<br />
condizioni difficili – camion affollati,<br />
poco cibo e poca acqua – ma non<br />
ancora drammatiche. I campi in cui<br />
approdano etiopi ed eritrei sono nel<br />
Sinai settentrionale. Un tempo i centri<br />
di questo traffico erano Rafah, al confine<br />
con i Territori palestinesi, El-Arish<br />
e Gorah. Oggi si pensa che buona parte<br />
dei traffici si svolgano a Taba, cittadina<br />
sull’estrema punta settentrionale<br />
del Golfo di Aqaba, presso il confine<br />
con Israele, o anche a Mahdia, nel centro<br />
del Sinai.<br />
Se all’inizio i profughi sono trattati<br />
relativamente bene e la “tariffa” è<br />
ancora intorno ai tremila dollari, a un<br />
certo punto vengono apparentemente<br />
venduti da un gruppo all’altro (in realtà<br />
pare che si tratti di un’unica rete