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pevole di tali carenze, l’AIFO ha iniziato<br />
da 30 anni ad affiancare all’impegno<br />
per le persone con disabilità,<br />
quello rivolto ai malati di lebbra.<br />
Questi ultimi, d’altra parte, sono<br />
spesso anch’essi affetti da disabilità<br />
prodotte dalla malattia. Era dunque<br />
naturale per l’AIFO associare alle cure<br />
sanitarie un’attività di riabilitazione,<br />
che non poteva limitarsi alle persone<br />
colpite dalla lebbra. Partendo da queste<br />
premesse, l’AIFO ha iniziato negli<br />
anni Ottanta ad implementare nei<br />
suoi progetti la cosiddetta “riabilitazione<br />
su base comunitaria”, una<br />
metodologia di intervento promossa<br />
dall’Oms (Organizzazione mondiale<br />
della sanità) per garantire la reale<br />
efficacia sul piano comunitario delle<br />
attività riabilitative.<br />
La “riabilitazione su base comunitaria”<br />
parte dal presupposto che la comunità<br />
deve essere direttamente coinvolta nel<br />
processo riabilitativo. Così il personale<br />
del progetto non si limita a lavorare<br />
per la riabilitazione fisica, ma dà una<br />
formazione a chi è coinvolto nel programma<br />
(persone disabili, genitori e<br />
componenti il nucleo familiare, operatori<br />
di base, volontari) sul come una<br />
persona disabile può essere aiutata<br />
nelle attività della vita quotidiana, con<br />
l’obiettivo di accrescerne l’autonomia<br />
personale, operando un trasferimento<br />
di conoscenze e di competenze riabilitative<br />
dai tecnici a chi opera nella<br />
comunità. La visuale quindi si sposta<br />
dall’individuo al contesto: non ci si<br />
AIFO<br />
Contro vecchie e nuove lebbre<br />
UNA ESPERIENZA<br />
Una ragazza nel progetto AIFO<br />
ad Alessandria d’Egitto<br />
A smaa,<br />
25 anni, di Mandare, ha un fratello con paralisi cerebrale e una<br />
sorella con disabilità mentale. Asmaa racconta che la sua famiglia ha<br />
vissuto per decenni in una condizione di vergogna e isolamento, finché sua<br />
madre non ha conosciuto un volontario che raccoglieva donazioni per le<br />
persone con disabilità. Con sua madre, Asmaa ha cominciato a frequentare<br />
il Centro SETI, gestito dalla Caritas Egitto e finanziato dall’AIFO.<br />
All’inizio suo padre non approvava tali attività. Allora un membro dello staff<br />
di SETI è andato a parlargli di persona, convincendolo dell’utilità del progetto<br />
e dei benefici che la famiglia avrebbe potuto trarne. Asmaa ha ricevuto<br />
una formazione specifica per poter aiutare concretamente i suoi fratelli. Nel<br />
<strong>20</strong>04 ha vinto l’Award of Excellence, un riconoscimento come miglior<br />
volontaria del Centro. Ora Asmaa e la sua famiglia aiutano molte altre famiglie<br />
ad uscire dall’isolamento e a diventare consapevoli delle potenzialità dei<br />
loro figli con disabilità. D.S.<br />
limita a curare l’individuo, ma si riabilita<br />
la comunità intera affinché essa<br />
possa garantire alla persona una piena<br />
integrazione e il rispetto dei suoi diritti.<br />
Le ricadute positive di tale approccio<br />
sono evidenti in tutti i progetti<br />
AIFO, in particolare quelli in cui la<br />
“riabilitazione su base comunitaria”<br />
costituisce il fulcro e il fondamento di<br />
ogni attività.<br />
POPOLI E MISSIONE - GENNAIO <strong>20</strong>12<br />
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