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a XXXXXXXXXXX in quanto trattasi dell’utenza relativa alla<br />
sua abitazione anche se in questo caso non può dirsi che<br />
l’interlocutore sia proprio il XXXXXXXXXXX (si veda<br />
trascrizione integrale della conversazione telefonica del 14<br />
ottobre 1999, bobina n.1, traccia n.2318).<br />
Da detta ultima utenza fissa p<strong>art</strong>ono anche altre<br />
telefonate dirette a XXXXXXXXXXX ovvero quella del 29<br />
settembre 1999, alle ore 19.22 (si veda trascrizione integrale<br />
della conversazione telefonica del 29 settembre 1999, bobina n.1,<br />
traccia n.2075) e quella del 13 ottobre 1999, alle 19.43 ed alle<br />
20,44 (si veda trascrizione integrale della conversazione<br />
telefonica del 13 ottobre 1999, bobina n.1, traccia n.2299 e n.<br />
2300).<br />
Su queste conversazioni appare illuminante la<br />
deposizione del teste XXXXXXXXXXX all’udienza del 20<br />
luglio 2004 il quale non soltanto ha affermato che la voce<br />
intercettata nelle summenzionate ipotesi app<strong>art</strong>iene a<br />
XXXXXXXXXXX ma ha altresì indicato i motivi per i quali è<br />
in grado di sostenere che la telefonata del 13 ottobre 1999, ore<br />
18.00.05 sia stata attribuita erroneamente a XXXXXXXXXXX<br />
(pagg.13 e ss.; pagg.53 e ss.).<br />
L’ufficiale fa, infatti, rilevare come in detta<br />
conversazione, l’interlocutore, che chiama dall’utenza cellulare<br />
intestata a XXXXXXXXXXX, dice testualmente<br />
“XXXXXXXXXXX. Ebbene XXXXXXXXXXX, a differenza<br />
di XXXXXXXXXXX non è sposato (Cfr. verbale d'udienza del<br />
20 luglio 2004, pag.59).<br />
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